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Alfa Romeo Giulia (1962) wikipedia , lookup

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MAI 2013
Ibidem
Das Blatt der Romanistik-Doktorierenden
Der akademische Nachwuchs berichtet zu aktuellen Veranstaltungen
Attraverso Feldis. Luogo di condivisione e confronto
I giorni 26 e 27 dell‘Aprile 2013, un pugno di dottorandi in lingue e letterature
romanze dell‘Università di Zurigo, ha avuto il privilegio di godere di due opportunità
singolari. La prima: discutere le loro tesi di dottorato sotto la supervisione di un
luminare dell‘Università di Amburgo; la seconda: di poterlo farlo nel cuore di un
incantevole paesino di montagna, incastonato nella Domleschg Valley e custode di
un perfetto e antico retoromancio.
Di RiccaRdo Spagnoli
Occorre entrare in una rossa cella metallica per
raggiungere l‘alta Feldis. Un breve scivolare verso
uno degli alti volti del Domleschg, 1470 metri sopra
il mondo. Il tempo è mite, una leggera pioggia
accarezza le acque, al di sotto dei nostri occhi, di una
vena del fiume “nato libero”, il grande Reno. Siamo in
dodici, la lingua italiana e quella spagnola trovano un
armistizio nel poderoso tedesco, dodici accademici
guidati dalla Prof. Rita Imboden, magnifica ospite dei
due giorni in Feldis.
L‘arrivo è silenzioso e gentile, non c‘è nessuno
ad accoglierci, poche le anime che vivono in questa
piccola cima, poiché nelle vette dimora non chi
fugge, ma chi ardisce ad una prossimità al cielo,
nella distanza dal mondo, ma con lo sguardo che lo
Feldis 1470 metri sopra il mondo
dell‘università di Amburgo; alle sue domande e ai
suoi preziosi suggerimenti. E grazie alla condivisione
delle nostre vite.
Sternahaus
Eccola! La Casa della stella («Sternahaus»), in cima
alla vallata, dove un uomo, una donna, una giovane e
un beagle ci attendono, mostrando l‘ospitalità discreta
ma sincera di questo piccolo frammento di vita e
memoria che è Feldis. Gli unici rumori che toccano la
coltre immacolata del paese sono le nostre parole, ci
stiamo conoscendo.
Qui e lì nascono stradine più o meno moderne,
ma in nessun modo nascosto è il carattere solitario e
raccolto in cui riposano i sentieri che incrociano le case
di Feldis, le case... Ogni casa è una piccola storia, una
Il gruppo di Dottorandi e la Prof. Imboden raggiungono Feldis
raccoglie in quella vicinanza agli dei, poiché nelle
vette dimorano i pochi, coloro che hanno rinunciato a
molto, ma chissà cosa hanno trovato...
Percorriamo con umore allegro le vie del paese
per guadagnare quella che sarà la nostra dimora per
questi due giorni; due giorni dedicati alla conoscenza
e al miglioramento dei nostri lavori grazie al corposo
aiuto offerto dal Professor Jörg Hennig, luminare
Una delle “perle” che colorano le case di Feldis
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Seminario di apertura del Prof. Hennig
Il Prof. Hennig presenta i suoi suggerimenti didattici
memoria, la pacifica resistenza alla moderna velocità.
Ogni casa è una fune tesa verso il passato, l‘equilibrio
per percorrerla è dato solo a chi le appartiene, a noi
è dato lo spettacolo, lo sguardo sul passato, qui dove
il passato è dono, appartenenza, silenzio e festa.
Ogni scritta incisa è una suggestione, nel romancio
di cui si vantano esser i più privilegiati possessori.
In ogni scritta vi è la vita e la morte, nell‘elemento
naturale, nella consueta rimessa al tempo mortale,
nell‘indomandata fiducia nella clemenza del cielo, nel
periodo della semina e in quello della raccolta, nella
giovinezza e nella vecchiaia, ogni scritta è un inno
alla fragilità, e alla bellezza di essa.
La religiosità di Feldis corre per le staccionate in
legno consumato, nella fontana edificata sull‘antica
pietra del mugnaio, nel modo di custodire gli animali
che accompagnano la vita dell‘uomo da sempre,
offrendo nutrimento, riparo dal freddo e, alle volte,
semplice compagnia. La religiosità è incisa nel legno
di un vecchio abbeveratoio, ove scintillano simboli
che somigliano a rune, che scopriamo essere i simboli
delle case stesse, delle famiglie che abitano Feldis e
persino dei loro animali, che rendono Feldis una
minuscola patria.
Il cuore antico di Feldis
Ogni casa, ogni iscrizione, ogni simbolo è un granello
di storia nella storia. Una storia che ha conosciuto, nei
suoi piccoli spazi, ogni dolore e, forse, ogni gioia. Una
storia che ha incontrato occupazioni militari, soldati,
viaggiatori, artisti e nostoi poetici. Il fuoco, come
l‘acqua dei ruscelli, attraversa Feldis, la colora e la
accende... è amico nei freddi inverni, ma non ammette
manchevolezze, non perdona distrazioni né incurie,
egli è imperituro, e quando una donna del paese, nel
1774, sbadatamente ne perse il controllo, l‘intera città
arse, il lavoro solidificato di una vita. Eppure...
Feldis ricostruì se stessa in una stagione, nel consueto
abbandono alla natura, in un modo antico dell‘abitare,
un abitare che è ascolto, preghiera, elevazione. Oggi le
strade e le case di Feldis sono nuove, ma il cemento che
le lega è antico, è il sangue dei suoi figli. Continuità è
ancora la parola che fa battere il cuore dei suoi abitanti.
Plasch Barandun, memoria vivente e artista di Feldis mentre dipana il
“mistero” dei simboli incisi su un antico abbeveratoio
Un suggestivo scorcio offerto dalla Casa della Stella
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Il cuore di Plasch Barandun, l‘artista, l‘incisore
delle scritte, la memoria vivente di Feldis. La sera
tutti insieme ci facciamo guidare da questa splendida
figura di 88 anni, la sua ironia e i suoi lunghi solchi
sul viso parlano e uniscono tutti noi a Feldis, felici
di essere anche noi frammenti di essa, per soli due
giorni, ma che importa, non si abbandona Feldis
“mendicanti di giorni”. Raggiungiamo la chiesa e il
piccolo cimitero che la circonda, lo sguardo si spalanca
sulla vastità del mondo di sotto, il campanile sembra
un minareto pronto a diffondere i canti mai interrotti
delle famiglie di Feldis, canti di padri, madri e figli
che accompagnano nel tempo i propri lutti. Ci si sente
ricchi, dominati dal vento e dalla vicinanza al silenzio,
che imita con parsimonia la pace di quella vetta.
Il secondo giorno, dopo una splendida colazione, ci
aspettano le presentazioni finali dei nostri progetti e la
conferenza di chiusura del Prof. Hennig. E ci aspettano
i saluti.
Con la felicità di quanto ricevuto e un leggero
sbadiglio di nostalgia per un consumato momento
Punti dalla pioggia, insieme, per le strette vie di Feldis
di sospensione, scendiamo la via verso la cella rossa,
salutando il Professor Hennig, la Prof. Imboden,
congedandoci, graffiati dalla pioggia, dal caldo rifugio
che ci ha dato amicizia. Da Feldis.
La via del ritorno
Ora noi tutti siamo più vicini, miracolo consumato in
poche ore, ci conosciamo in un modo più completo, più
vivo; attraverso la condivisione delle nostre ricerche, del
desco, dei sorrisi in tarda ora di Cristina accompagnati
dalla musica arpeggiata di Paul, dalle fragorose risate
della colonia sudamericana nelle gaudenti figure di
Jhemiel, Gloria, Susan, dalle burle di Luis, dalla grazia
delle donne ticinesi, Katia e Maria Chiara, dal colorato
e colorito binomio italiano, Emanuela e Riccardo,
dall‘istanza coraggiosa e impetuosa di un nuovo inizio
di Cristina, il tutto orchestrato da una dotatissima e
disponibile Jasmine, sotto l‘egida della Prof. Imboden e
della saggezza del Prof. Hennig. Attraverso un attimo
di vita, come la intendono gli abitanti di Feldis.
Attraverso Feldis.
La fontana eretta e ricavata dalla pietra del mugnaio
Riccardo Spagnoli è dottorando in letteratura italiana presso
il dipartimento di studi romanzi dell‘Università di Zurigo.
Nel suo progetto di ricerca, sotto la direzione della Prof.
Tatiana Crivelli, affronta la questione del senso della parola
“Nichilismo” nella linea di confine che separa l‘Ottocento dal
Novecento, attraverso la poetica di Giacomo Leopardi e la
produzione letteraria di Carlo Michelstaedter.
IMPRESSUM
Herausgegeben vom «Doktoratsprogramm
Romanistik: Methoden und Perspektiven» der UZH.
Autorinnen und Autoren sind die RomanistikDoktorierenden der Universität Zürich.
Layout und Gestaltung: Paul Sutermeister
Kontakt: [email protected]
Online: www.rose.uzh.ch/doktorat/ibidem.html
Autografo d‘artista su una copia del libro scritto da Barandun
stesso, per la Prof. Imboden e l‘UZH
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«Línguas em contacto Lenguas en contacto»
este tipo el portugués de las comunidades brasileñas
de origen subsahariano (PBS) utiliza una estructura
distinta a la del portugués europeo (PE), al igual que
el portugués de São Tomé (PS) y el de Mozambique
(PM). Esta estructura concuerda con la expresión en
bantú (B) como se puede ver en el cuadro 1 (véase
página siguiente).
La diferencia en estos casos radica en que el PE
utiliza la forma (sujeto implícito –) verbo – objeto directo – objeto indirecto mientras que las demás lenguas utilizan una estructura diferente. Basándose
en la estructura del PE, el objeto indirecto introducido por la preposición a en el PE es expresado por
el orden de palabras en el PBS. Se posiciona lo que
corresponde al OI en PE entre el verbo y el objeto directo evitando de tal modo el uso de la preposición
a. Por lo tanto, en vez de reproducir la construcción
portuguesa al estilo español como El estado le regala
la libertad a los esclavos se expresaría una estructura
Reseña del workshop que tuvo lugar
del 11 al 12 de abril en el Seminario de
lenguas y literaturas románicas de la
Universidad de Zurich.
POR MARIO A. DELLA COSTANZA
El workshop Línguas em contacto – Lenguas en contacto
fue organizado por parte de la lusitanística de la Universität Zürich en conjunto con el Instituto Camões y el
programa de doctorado interuniversitario «Procesos
de transculturación en la Iberorromania». El workshop tuvo lugar en honor de Prof. Dr. Georg Bossong
debido a su próxima jubilación en verano de este año.
Para esta ocasión se ha invitado al Prof. Dr. Alan N.
Baxter (Universidade Federal de Bahia, Brasil) y al Dr.
Hans-Jörg Döhla (SeDyL, CNRS Paris-Villejuif) que a
lo largo de dos días impartieron clases tanto para los
doctorandos como para los todos interesados en el
contacto lingüístico. A parte del workshop el evento
incluía dos ponencias en el mismo campo de interés
para honrar los méritos de Prof. Dr. Georg Bossong.
El primer día constaba de dos lecciones a dos horas
en las que se discutían las investigaciones actuales
de los dos investigadores. La apertura fue hecha por
Alan N. Baxter, quien nos gratificó con la posibilidad
de echar una mirada a un estudio de campo en transcurso. Posteriormente, nos habló Hans-Jörg Döhla de
las bases teóricas y los problemas que surgen al estudiar aspectos sintácticos en situaciones de contacto.
En la tercera y última sesión del workshop, Baxter
planteó la pregunta si el portugués criollo de Malacca utilizaba tonos para expresarse.
El homenajeado profesor Georg Bossong con los dos conferenciantes
invitados, los profesores Alan Baxter (Bahia) y Hans-Jörg Döhla (París)
que equivaldría a la forma El estado regala esclavos
la libertad en la que el cambio de la posición indica la
función gramatical. Esta diferencia estructural no es
especialmente llamativa, ya que existen lenguas que
tan solo usan una de las estructuras como el PE con
el objeto indirecto (cf. rojo en la imagen 1) o el B con
la estructura de doble objeto (cf. celeste en la imagen
1). Sin embargo, algunas lenguas alternan las estructuras y usan una al lado de otra como, por ejemplo,
el inglés donde se encuentra tanto I gave the book to
John como I gave John the book (cf. gris en la imagen
1). Como es visualizado en la imagen 1, se nota un
predominio claro de las estructuras con objeto indirecto en Europa, mientras que en la región subsahariana prevalecen las estructuras con doble objeto. En
cuanto al orden de palabras, el PE conoce la forma
simétrica expresando tanto una estructura de OI +
OD como de OD + OI. En oposición al PE, en algunas
lenguas bantúes sólo existe una expresión asimétrica, es decir, que sólo se realiza una estructura con el
«The double object construction and substrate influence in Afro-Brazilian (and African) Portuguese»
El workshop se abrió con una clase en portugués sobre un fenómeno posiblemente originado en el habla
de los esclavos subsaharianos llevada hasta el portugués brasileño. Se trata del prototipo de la construcción ditransitiva (o dativa), es decir, de la construcción
con el verbo dar que en diferentes idiomas puede tener diferentes expresiones. El punto de partida compone la peculiaridad que en las construcciones de
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Monte Café (São Tomé). Dado
que, por un lado, el PE conocía
la estructura simétrica y, por
otro, el artículo homófono con la
preposición a es acústicamente
muy propenso a ser contraído,
se daba la situación para una relexificación basada en la transferencia en base al modelo de full
access, ya que en ciertos casos el
OI antepuesto al OD concordaba
entonces con la estructura de la
L1. Por ende, las estructuras ditransitivas de doble objeto serían
un reflejo del sustrato subsahariano en el PBS. Al mismo tiempo se ha introducido para expreLos estudiantes y doctorandos interesados acudieron numerosos
sar una estructura simétrica la
a las conferencias de Alan Baxter y Hans-Jörg Döhla
preposición para, evitando de tal
orden fijo entre los dos objetos del estilo OD + OD1
modo la homofonía entre artículo y preposición.
sin variación entre ellos.
«El contacto de lenguas: la replicación de estructuras
Teóricamente la influencia de un sustrato para
morfosintácticas»
Baxter sería explicable mediante dos diferentes acercamientos: Por un lado a través del full access-model
Hans-Jörg Döhla arrancó su clase en español marcando
(Schwartz & Sprouse 2007) y, por otro lado, desde una
que existen contactos entre lenguas que son fáciles de
hipótesis de relexificación como expuesta por Lefebdetectar como los cambios en la fonética, y otros camvre (2008). La primera propuesta proveniente de una
bios que son difíciles de reconocer como los fenómenos
tradición generativista entiende como base en la ada nivel sintáctico o morfosintáctico, dado que pueden
quisición de una L2 siempre los parámetros estableprovenir de un cambio interno de la lengua o resultar
cidos por la L1 que van cambiando paulatinamente.
por un contacto entre dos lenguas (con referencia a HeiEl punto de vista de Lefebvre parte de la semejanza
ne 2012). Los hablantes tampoco tienen la misma conentre L1 y L2, por lo tanto, si un contenido semántico
ciencia para estos cambios sintácticos y, por lo tanto, parecen más sutiles que los cambios fonéticos. Sakel (2007)
concuerda en las dos lenguas o si configuraciones seexplica la diferenciación entre los cambios fonéticos y
mejantes se pueden dar a nivel sintáctico, entonces en
sintácticos con referencia a otra publicación (Matras &
estos casos las estructuras pueden ser transferidas de
una L1 a una L2. Al mismo
tiempo Baxter recurre a un
cuadro sociolingüístico en
el entendimiento de Labov
que explica la situación de
contacto en las antiguas colonias adoptando una perspectiva variacionista.
Los resultados indican
en cuanto a los esclavos
que una parte primordial
de los esclavos afrobrasileños provienen de las regiones bantú-hablantes y que
Cuadro 1: Comparación de la estructura ditransitiva en cuatro variedades de portugués y en bantú
lo mismo se puede decir de
(ejemplos extraídos de la presentación de A. N. Baxter).
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código suceda con un oyente que no hable la LB, primero el propósito de comunicación se pierde, ya que no
se transmite la información, y segundo, infracciones de
las ‘reglas’ sintácticas son percibidas como errores, lo
que no suele ser adaptado por la mayoría de los oyentes. Queda claro que no se sabe aún con certeza cómo
se difunden los cambios, pero sociológica- y sobre todo
psicológicamente hay ciertas restricciones al no encontrarse en un grupo de personas de la misma calidad (=
peers), sin embargo, se trata de un proceso dinámico entre personas (Matras 2012). De este modo, y gracias a
ejemplos extraídos del contacto entre el español y el inglés en los EE.UU., entre el español y el guaraní en Paraguay y entre el español y el quechua en Ecuador, Döhla
mostró cómo funciona un cambio puramente pragmático para excluir a un tercero, cómo se producen cambios
por las acepciones semánticas que determinadas palabras tienen en un idioma sin tenerlas en el otro (ingl.
wintertime vs. esp. estación de invierno), cómo, a veces,
sólo ciertas partículas llamadas marcadores discursivos son intercambiadas (ingl. so, yeah, you know) o cómo
estas y otras palabras funcionan como impulso inicial
Imagen 2: Competencia de habla en situaciones de contacto.
Sakel 2007) como la distinción entre matter y pattern la
que fue adoptada para este workshop. Al haber introducido de tal modo al tema, la pregunta de inicio para
asegurar la solidez de los fundamentos en los próximos
85 minutos era ¿qué es un contacto de lengua? Con la respuesta se aclaró que el contacto entre lenguas sólo existe en el ser humano, más precisamente en nuestro cerebro al utilizar más de una lengua a la vez. Esta situación
se puede dar por varias razones sociológicas que repercuten en lo lingüístico. De esta manera la emigración
individual, pero también la masiva, el
comercio, las guerras y conquistas, o
la escolarización pueden llevar a que
un individuo adquiera dos lenguas en
un momento dado de su vida. El caso
contrario, ser monolingüe, es más bien
infrecuente en el mundo, y en muchas
partes del mundo una persona no sabe
sólo dos lenguas, sino muchas más. No
obstante, la capacidad de expresión y la
fluidez puede variar en los dos (o más)
idiomas en cuestión. Döhla modela las
capacidades lingüísticas a lo largo de la
vida de la manera siguiente (cf. imagen
2):
En su modelo la lengua materna o la Imagen 1: Distribución mundial de las estructuras ditransitivas con dar (sacado de WALS/
primera lengua adquirida no tiene que Haspelmath 2011).
ser forzosamente la lengua dominante y por ello utipara cambiar de una lengua a otra. Existen también caliza, en vez de los términos L1 y L2 (primera lengua y
sos en los que aún se pueden separar las lenguas por
segunda lengua) los términos LA y LB, donde no existe
unidades más grandes u otros idiomas en los que esta
la interrelación entre dominio de lengua y momento de
separación ya parece imposible, dado que la mezcla de
adquisición.
los dos idiomas en cuestión es tan profunda que ni un
Aclarado este punto hizo ver que saber dos lenguas a la
monolingüe en la LA ni uno en la LB logran entender
vez aún no crea transferencias de una variedad lingüística a
la mezcla. El primero sería por ejemplo el jopará, una
otra. Para que se efectúen cambios lingüísticos, todavía
mezcla hablada en Paraguay, donde una informante le
faltan algunos requisitos. Primeramente, el uso, en el
describió el jopará a Döhla explicando que “[el] jopará
caso óptimo, regular de ambas lenguas es primordial,
sería si tu me haces pregunta[sic!] en castellano y yo te
además del hecho de que el oyente y el hablante hablen
respondo en guaraní”, es decir, se cambian a nivel interlas dos (o más) lenguas, porque sólo entonces el uso de
sentencial los idiomas. El segundo caso lo componen el
las lenguas en contacto se produce simultáneamente
jehe’a y la media lengua. La media lengua funciona gray es aceptado. Asumiendo el caso que un cambio de
maticalmente como el quechua, pero todas las palabras
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deducir que la expansión de la MDO se produce como
efecto secundario de otras réplicas del sistema español
adaptadas al tarasco. Döhla concluyó indicando que no
siempre cuando uno espera una réplica realmente nos
encontramos ante una réplica de estructuras ajenas introducidas a un nuevo sistema y que cada caso debe ser
considerado por separado.
con un significado léxico son españolas aunque fonéticamente adaptadas al sistema quechua. Entre estos
dos polos, jopará y media lengua, se encuentra el jehe’a,
donde los cambios son tan frecuentes que los mismos
hablantes ya no se dan cuenta de ellos. Aunque los
cambios requieren un alto grado de aptitud y capacidad lingüísticas, como en los casos del code-switching
inglés-español en el que se mantienen las respectivas
pronunciaciones, la sociedad resulta, por lo normal,
poco tolerante a estos fenómenos y su actitud lingüística los lleva a denominar estos fenómenos como lenguas
impuras, mientras que el prestigio y la expresión culta
se da en el uso puro de las lenguas respectivas que tienen su literatura y una escritura codificada.
Pasando a la aplicación, Döhla enseñó cambios ocurridos en diferentes situaciones de contacto con el español siempre como un posible cambio de pattern resultante de un contacto. Primero señaló que el chabacano
de Manila tiene la peculiaridad de expresarse en un
«Are there “long” and “short” forms of verbs in
Malacca Creole Portuguese (MCP)?»
La última sesión del workshop en honor de Prof. Dr.
Georg Bossong se dedicaba a aspectos fonético-fonológicos. En el papia kristang, lengua hablada en Malasia, se
encuentra la peculiaridad que muchos verbos di- o plurisilábicos pueden variar su acentuación, aunque, por
lo normal, en esta lengua existe una tonicidad fija. Pero
el acento no parece ser distintivo, como se ejemplifica
en (1ab):
El fenómeno no es nuevo del todo y se ha estudiado ya
en varias lenguas criollas. Una explicación para esta variación la da Veenstra (2009) observando que el sustrato
puede influir de tal modo en el proceso que se establezca un resultado como dicha variación. Esto sobre todo
se ha señalado en cuanto a los criollos con una base lexical francesa. Sin embargo, para el papia kristang Baxter quiere encontrar primero regularidades sistemáticas
antes de proponer o aceptar una hipótesis de sustrato.
En un primer momento y para hacer ver lo que significa
un estudio fonético-fonológico, todos los participantes
del workshop obtuvieron un texto transcrito en el que
había que precisar el acento en las palabras di- y plurisilábicas escuchando la Stori rainya “Prispi di kobra”
leída por una persona L1 en papia kristang. Finalizado
el ejercicio, Baxter explicó su procedimiento para la obtención de datos fiables.
En una primera fase fueron seleccionados y grabados 4 hablantes nativos entre 50 y 65 años que contaron oralmente cuentos tradicionales. Dos personas, una
con conocimientos del papia kristang y otra sin ellos,
detectaron los acentos de un total de 763 verbos di- y
plurisilábicos. Los casos divergentes (9%) de los resultados fueron desechados. De los restantes 91% se ha
analizado aún los espectrogramas para verificar independientemente de la persona y de un modo estandarizado los resultados. Estos han sido verificados al 100%.
Participantes del workshop
orden VOS lo que parece ser una replicación del orden
básico de palabras en tagalo, lengua filipina que no tiene contacto con el chabacano en su isla de origen, pero
sí en Manila. También el guaraní en Paraguay parece
haber replicado la estructura del español al usar hoy la
marcación diferencial del objeto (MDO). En las gramáticas
misioneras todavía no se encuentra ninguna huella de
esta marcación lo que lleva a la interpretación de que,
tal vez, esta marca recién se ha introducido con el éxodo
rural a partir de los años 1950. En Bolivia, el aimara en
las primeras gramáticas misioneras parece haber tenido
algo como una MDO, no obstante, se perdió posteriormente. Con el español se reintrodujo esta distinción,
aunque muy probablemente no ex nihilo, ya que las estructuras anteriormente habían existido. En el tarasco
(p’urhépecha, Colombia) existe la MDO desde la colonización de los europeos, pero recién en el siglo xx se ha
extendido su uso. ¿Será un cambio interno o externo?
No queda claro del todo, pero al mismo tiempo se notan
otras entradas al sistema del tarasco, como el artículo
y la gramaticalización de la pluralidad, lo que invita a
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Posteriormente, se ha
buscado 10 posibles variables, unas
gramáticas como la
vocal temática del
verbo o la estructura verbal con verbo
auxiliar, otras fonéticas o pragmáticas
como la distancia a
la próxima sílaba tónica o la fuerza oracional
(afirmación
vs. interrogación vs.
orden).
Los resultados de
Las organizadoras del evento, las doctoras
este análisis muesMaria Ana Ramos y Marilia Mendes
tran que el verbo con
sílaba final tónica es preferido con una probabilidad
estadísticamente significativa cuando posteriormente
se da una pausa. Además, también la fuerza oracional
de una interrogación y las dos vocales temáticas –e e –i
muestran un funcionamiento análogo al igual que las
construcciones intransitivas y predicativas. En cuanto a
los núcleos verbales con auxiliar, estos enseñan una leve
preferencia hacia una sílaba tónica final frente a núcleos
verbales de un solo verbo. Los marcadores temporales
también tienden a llevar el acento hacia la última sílaba
verbal, no obstante, esto no se da con la misma probabilidad anterior (p=0.006), sino con grados menos significativos (p=0.039). Baxter concluye que aspectos fonéticos parecen desencadenar la variación descrita.
Este resultado ahora, como hipótesis para un nuevo
estudio, podría ser interpretado como un reflejo de un
sustrato antiguo en el sentido de Veenstra (2009), pero
aún se tendrá que tener en cuenta los diferentes estados de la lengua y la situación peculiar de renovación
del portugués malayo en el siglo XIX. Al mismo tiempo
aún se tendrá que investigar el estatus del Malacca malay. En un próximo proyecto se tratará de hacer un test
de aceptación de acentos con los propios hablantes del
papia kristang para verificar la otra cara de la moneda,
es decir, si los hablantes están conscientes del cambio
de acentuación o no y si existen preferencias en cuanto
al uso de una u otra acentuación.
El conjunto entre película, workshop y ponencias dio
un panorama amplio y completo desde las bases teóricas pasando por las dificultades del estudio de campo
hasta las investigaciones actuales con las preocupaciones teóricas y prácticas del momento. El workshop en
honor de Prof. Dr. Georg Bossong siempre se iluminaba
especialmente cuando junto al ponente el honrado en
este evento se sumaba a las discusiones y los dos especialistas juntos se invitaban mutuamente a interpretar
los datos expuestos viendo al final que los fenómenos
bastante exóticos a primera vista se encuentran, a veces,
también en nuestras lenguas romances y/o germánicas,
y por consiguiente, no son tan exóticos como se ha pensado en un primer instante.
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El workshop dio la posibilidad de aprender investigando lo que concuerda con el credo de la Universidad de
Zurich de educar a través de la realidad investigadora.
Además, el workshop se complementaba con dos ponencias de los dos invitados sobre su labor investigadora,
es decir, lenguas en contacto en Asia Sudoriental, una
película y, para mimar el paladar lingüista, un bufete.
Mario Andrés Della Costanza es doctorando en Lingüística
española en el Seminario de Lenguas Románicas de la Universidad de Zurich. Su proyecto de investigación, desarrollado bajo la orientación del Prof. Dr. Georg Bossong, trata
de la marcación diferencial del objeto (DOM) en español.
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