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PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE
Uf#icio Comunicazione
***
Rassegna Stampa
APRILE -­‐ GIUGNO 2013
© Ponti(icia Università della Santa Croce Elaborazione: Uf#icio Comunicazione
[email protected] -­‐ +39 06 68164399
* Bollettino ad uso interno *
Rassegna Stampa – APRILE/GIUGNO 2013
Scheda sintetica
Nel secondo trimestre del 2013, dopo le intense giornate della Sede Vacante e dell'elezione di
Papa Francesco, l'attività comunicativa è ritornata alla normalità. La copertura informativa riservata
alle Attività interne della nostra Università ha dato risalto sia al Convegno della Facoltà di Diritto
Canonico su "Fede e diritto canonico" che a quello della Facoltà di Comunicazione su "La figura
del padre nella serialità televisiva". Nel primo caso si è registrata la presenza stabile di un
giornalista dell'Agenzia SIR, che ha rilanciato le sintesi di ciascun intervento.
[SIR, ZENIT, ROMASETTE, AVVENIRE, RADIO VATICANA, ACEPRENSA]
Attenzione è stata riservata anche al Corso per vaticanisti (GAUDIUM PRESS, VATICAN
INSIDER, AGENZIA EFE); alla presentazione del Master su "Finanza e Etica" (ANSA,
FORMICHE, ADNKRONOS, AVVENIRE, IL FATTO QUOTIDIANO, ITALIA OGGI, ZENIT, IL
TEMPO); al simposio su "Joseph Ratzinger e E. Peterson" (OSSERVATORE ROMANO, SIR,
ZENIT); alla presentazione dell'ultimo volume della Sinossi del Concilio Vaticano II (DIARIO DE
BURGOS) e del volume sui 100 giorni del pontificato di Papa Francesco (CATHOLIC.NET,
VATICAN INSIDER, AFP, NOTIMEX).
L'Università è citata relativamente al Convegno "Sacra Liturgia 2013" organizzato dalla Diocesi di
Fréjous-Toulon (Francia) che ha usufruito dei locali dell'Apollinare (ZENIT, CATHOLIC NEWS
AGENCY, CATHOLIC CULTURE.ORG, VATICAN INSIDER); inoltre è indicata nella notizia della
nomina di SER. Mons. Juan Ignacio Arrieta come segretario della commissione per lo studio sullo
IOR istituita da Papa Francesco (EFE, EL MUNDO, LA GAZETA, CORRIERE DELLA SERA, IL
FOGLIO, et all.) e in quella per il 10º compleanno di RomeReports (RELIGION EN LIBERTAD).
Come professori citati sulla stampa, risultano:
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Rev. Martin Schlag (ALMUDI.ORG)
Rev. Luis Romera (ALMUDI.ORG, ABC,
EUROPA PRESS, TE INTERESA.ES,
ZENIT, ADNKRONOS, TMNEWS)
Diego Contreras (LA RAZÓN)
Rev. José María La Porte (AICA,
NATIONAL CATHOLIC REPORTER)
Rev.
Lucio
Ruiz
(AICA,
INTERECONOMIA)
R e v. R o b e r t G a h l
(ASSOCIATED
PRESS, ABC NEWS, THE GUARDIAN)
Rev.
Héctor
Franceschi
(BELLUNOPRESS)
Rev. Martin Rhonheimer
(CATHOLIC NEWS AGENCY)
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Rev. John Wauck (REUTERS)
Rev. José Ángel Lombo (UNAV)
Rev. Johannes Grohe (ACIPRENSA,
ARCHISEVILLA, OPUSDEI)
R e v. C r i s t i a n M e n d o z a (EUROPA
PRESS, INFO CATÓLICA)
Rev. Davide Cito (POLSKA)
Juan
Andrés
Mercado
(INFORMAZIONE.TV, ABRUZZO WEB)
Rev. Bernardo Estrada (AICA)
Rev. Mariano Fazio (ANÁLISIS DIGITAL)
Rev. Carlo Pioppi (OPUS DEI)
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Rev. Eduardo Baura (ROME REPORTS)
Rev. John Wauck (ABC NEWS)
Rev. Pablo Requena (ZENIT)
Rev. Javier López (PALABRA)
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Hanno rilasciato interviste i professori:
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Rev. Philip Goyret (EL OBSERVATOR)
Rev. Miguel Ángel Ortiz (ZENIT)
Rev. Laurent Touze (GLORIA.TV)
R e v . M a r t i n S c h l a g (ALETEIA,
PALABRA)
Sulla rivista PALABRA sono invece apparsi gli articoli dei professori Jerónimo Leal, Ralf van
Bühren, Rev. Ángel Rodríguez Luño, Mons. Mariano Fazio, Rev. Juan José Silvestre, Rev. Paul
O'Callaghan; THE WASHINGTON POST ha ospitato un articolo del Rev. Prof. Robert Gahl,
mentre su L'OSSERVATORE ROMANO è apparso un contributo del Rev. Prof. John Wauck.
© Uf&icio Comunicazione
Indice
APRILE - GIUGNO 2013
Attività interne
1. 05/04/2013 Anno della fede: Univ. Santa Croce,
pag.
Agenzia SIR
1
2. 10/04/2013 De visita en la Congregación para la Doctrina de la Fe
Gaudium Press
2
3. 11/04/2013 Fede e Diritto: Mons Müller,
Agenzia SIR
3
4. 12/04/2013 Fede e Diritto: Francisca Perez (Giurista), Libertà religiosa e ʻincitamento odioʼ
Agenzia SIR
5
5. 18/04/2013 La figura del padre nella serialità televisiva
Agenzia ZENIT
7
6. 23/04/2013 Cinema: Mastroianni (Univ. Santa Croce), “Arrivare al largo pubblico”
Agenzia SIR
8
7. 23/04/2013 La figura del padre en las series de televisión
Agenzia ZENIT
9
8. 23/04/2013 La figura paterna nella "età dell'oro" della TV
Agenzia ZENIT
11
9. 23/04/2013 Cultura e Società: Quale "padre" nelle serie tv?
Roma Sette
13
10. 24/04/2013 “La fiction Made in Italy ha buoni padri”
Avvenire
14
11. 25/04/2013 La figura del padre nelle fiction tv analizzata in un Convegno alla Santa Croce
Radio Vaticana
15
12. 29/04/2013 Teologia: Pont. Univ. Santa Croce, Un simposio su Ratzinger e Peterson
Agenzia SIR
16
13. 30/04/2013 Nostalgia del padre
Aceprensa
17
14. 01/05/2013 De Benedicto a Francisco, los treinta días que cambiaron la Iglesia
Catholic.net
21
15. 01/05/2013 Così diversi e così vicini
LʼOsservatore
Romano
22
16. 06/05/2013 Cardenal Ouellet: ''Un obispo debe promover la santidad de sus fieles''
Agenzia ZENIT
23
17. 07/05/2013 El arzobispo presenta en Roma su último libro
Diario de Burgos
24
18. 13/05/2013 A Ateneo Opus Dei Master Finanza e Etica, Presenta G. Tedeschi
Agenzia ANSA
25
19. 13/05/2013 Finanza ed etica possono convivere?
Formiche
26
20. 16/05/2013 Crisi: Gotti Tedeschi, non ci sarebbe se cattolici avessero letto Encicliche
Agenzia
ADNKRONOS
27
21. 16/05/2013 Crisi: Gotti Tedeschi, in Vaticano si rileggano le Encicliche
Agenzia ANSA
28
22. 17/05/2013 Encicliche da rileggere
Avvenire
29
23. 17/05/2013 Crisi, Gotti Tedeschi: ” La colpa è dei preti che non insegnano la dottrina”
Il Fatto Quotidiano
30
24. 17/05/2013 Indiscrezionario
Italia Oggi
31
25. 18/05/2013 “Risk management, prodotti finanziari ed aspetti etici” è il titolo del master
Agenzia ZENIT
32
26. 24/05/2013 Credere e sapere: fede, tradizione e fiducia nell'attività dell'uomo di scienza
Agenzia ZENIT
33
27. 03/06/2013 Famiglia e Media: un seminario su
Agenzia SIR
34
Gaudium Press
35
“Fede, evangelizzazione e diritto canonico”
“Il compito essenziale di ogni cristiano oggi”
presentato alla Pontificia Università della Santa Croce, lo scorso 16 maggio.
“sfide e opportunità per lʼassociazionismo”
28. 04/06/2013 Dom Fisichella analisa pontificado de Bento XVI
Indice
APRILE - GIUGNO 2013
29. 04/06/2013 Chiesa e abusi. Cosa fa lʼistituzione ecclesiastica per combattere la pedofilia
Vatican Insider
36
30. 06/06/2013 El Vaticano recibe al año 400 casos de abuso sexual contra menores
Agenzia EFE
38
31. 10/06/2013 Famiglia: "Raccontare la famiglia" fuori dagli stereotipi
Roma Sette
40
32. 17/06/2013 Los 30 días que cambiaron la Iglesia
Vatican Insider
41
33. 19/06/2013 Papa/ Guzman Carriquiry: Diabolico opporre Bergoglio e Ratzinger
AFP
42
34. 20/06/2013 Cumple Francisco 100 días de pontificado
NOTIMEX
43
35. 21/06/2013 Da Benedetto a Francesco, dalla rinuncia all'elezione
Agenzia ZENIT
45
36. 25/06/2013 Costantini, si pensa a farlo beato
Messaggero
Veneto
46
Citazioni Università e/o professori
pag.
37. 04/04/2013 Explore "Art and Faith" with John & Ashley Noronha
Chicago Tribune
47
38. 08/04/2013 Economía y ética: ¿Separación o integración?
Almudi.org
48
39. 10/04/2013 Telegénico por naturaleza
La Razón
49
40. 11/04/2013 Getting to the Bottom of Liturgical Reform
Agenzia ZENIT
51
41. 12/04/2013 «El pueblo cristiano necesita nuevos pastores bien formados»
ABC
53
42. 12/04/2013 Concluyó en Chile el II Seminario Internacional de Comunicación de Iglesia
AICA
54
43. 12/04/2013 Rector de Universidad Pontificia de la Santa Cruz:
Europa Press
56
La Razón
58
45. 12/04/2013 Proszą o przyjęcie do Kościoła katolickiego
Nasz Dziennik
59
46. 12/04/2013 Hard questions about Francis in Argentina and a lesson from Chile
National Catholic
Reporter
60
47. 12/04/2013 El papa Francisco "transmite oración,
Te Interesa
62
48. 15/04/2013 Premio De Carli: prorogato il termine
La Stampa.it
64
49. 22/04/2013 Argentine ex-bishopʼs widow wants Pope Francis
Agenzia Associated
press
65
Bellunopress
68
51. 24/04/2013 Theologian: Same-Sex Civil Unions Discriminate Against Married Couples
Catholic News
Agency
69
52. 29/04/2013 Bishop Rey reflects on Pope's liturgy, evangelization connection
Catholic News
Agency
71
53. 01/05/2013 Vatican Radio highlights Sacra Liturgia conference
Catholic Culture /
CWN
72
54. 03/05/2013 Ex-Pope Benedict back at Vatican to live out retirement
Agenzia Reuters
73
55. 08/05/2013 El papa nombra nuevo obispo auxiliar de Brasilia y de Marilia, en Brasil
La Información
75
56. 10/05/2013 Presentazione del libro "Lettera a mia figlia" di Antonio Socci
Tracce
76
"Francisco con sus gestos ejemplifica el magisterio de Benedicto XVI"
44. 12/04/2013 Luis Romera remarca la fuerza de la fe en esta etapa de la Historia
y valora el impulso dado por el Papa
sencillez y misericordia con naturalidad"
to make priestly celibacy optional
50. 23/04/2013 A Vittorio Veneto Due giornate di studi interdisciplinari su diritto e matrimoni. Focus
con medici e docenti su disturbi della personalità e nuove tecnologie
Indice
APRILE - GIUGNO 2013
57. 10/05/2013 Un libro aborda desde la filosofía y
Università Navarra
77
ACIPRENSA
78
59. 14/05/2013 El Simposio de la Academia de Historia subraya la vigencia del Vaticano II
Archisevilla
79
60. 15/05/2013 Con la vista en el Vaticano II
Opus Dei
80
61. 17/05/2013 Riforma finanziaria etica contro la dittatura dellʼeconomia senza volto
Il Tempo
82
62. 21/05/2013 The Pope and the Devil: Is Francis an Exorcist?
ABC News
83
63. 22/05/2013 Polémica por un supuesto exorcismo del Papa Francisco
Agenzia Associated
press
85
64. 23/05/2013 Premio "Giuseppe De Carli": ecco i nomi dei componenti
Agenzia ZENIT
87
65. 24/05/2013 De Carli e l'etica dell'informazione religiosa
Vatican Insider
88
66. 03/06/2013 Unos 50 profesionales de 25 diócesis participarán en una jornada sobre dirección
Europa Press
90
Info Católica
91
68. 09/06/2013 Molestowanie seksualne: afera, która wciąż gnębi Watykan
Polska Times
93
69. 10/06/2013 Sacerdotes en la era digital
Intereconomia
95
70. 15/06/2013 Delegazione della Confartigianato di Ascoli e Fermo
Informazione.TV
96
71. 17/06/2013 Congreso Vocacional Europeo
AICA
97
72. 18/06/2013 Forestazione: agronomi, ʻNoi unica regione senza norma riordinoʼ
AbruzzoWeb
98
73. 18/06/2013 El Papa según don Mariano
Análisis digital
100
74. 20/06/2013 «Fede teologale e pensiero filosofico»
Agenzia ZENIT
101
75. 20/06/2013 Esce un nuovo volume di Studia et Documenta
Opus Dei
102
76. 21/06/2013 Vaticano: Ruini, ʻPremio Ratzingerʼ per la prima volta a un non cattolico
Agenzia
ADNKRONOS
104
77. 21/06/2013 Papa/ Assegnato terza edizione del premio Ratzinger per teologia
TM News.it
105
78. 23/06/2013 Dismay among Britain's Catholics as church
The Guardian
106
79. 26/06/2013 El obispo vasco Arrieta Ochoa será miembro de comisión para reformar el IOR
Agenzia EFE
108
80. 27/06/2013 Lo spagnolo Arrieta Ochoa «leone» dell'Opus Dei
Corriere della Sera
109
81. 27/06/2013 Il Papa si riprende lo Ior in punta di chirografo e lo mette sotto inchiesta
Il Foglio
110
82. 27/06/2013 “Tributo” a Benedetto XVI animatore della riforma liturgica
Vatican Insider
112
83. 28/06/2013 The Bishop's Role in Liturgical Reform
Agenzia ZENIT
113
84. 29/06/2013 Rome Reports: 10 años contando en videos la actualidad de la Iglesia
Religión en Libertad 114
la neurociencia la unidad psicofísica de la persona
58. 14/05/2013 Simposio de Academia de Historia sobre la Iglesia
subraya vigencia del Concilio Vaticano II
de equipos en entidades de la Iglesia
67. 06/06/2013 Mons. Arrieta: «El Derecho canónico tiene como reto
mostrar correctamente la identidad y principios de la Iglesia»
presente allʼassemblea nazionale
says cardinal's successor must lead investigation
è l'uomo chiave del gruppo
y del Papa desde Roma
Indice
APRILE - GIUGNO 2013
Interviste
pag.
85. 06/04/2013 “Francisco representa una buena corriente de aire fresco”
El Observador
115
86. 14/04/2013 «Mi labor será ayudar a Uganda a través de la predicación»
El Norte de Castilla
117
87. 29/04/2013 En qué medida la falta de fe puede ser motivo de nulidad matrimonial
Agenzia ZENIT
119
88. 07/05/2013 L'abbé Laurent Touze - Professeur à l'Université de la Sainte- Croix -
Gloria TV
122
89. 15/05/2013 Etica e finanza, “l'agire economico sia guidato da valori veri”
Aleteia
123
90. 17/05/2013 La penitencia del cardenal Patrick O'Brien:
Rome Reports
125
91. 21/05/2013 Papal Protest Followers Upset By Changes to Religious Custom
ABC News
126
92. 31/05/2013 Serve ancora la bioetica? (Prima parte)
Agenzia ZENIT
127
93. 01/06/2013 Serve ancora la bioetica? (Seconda parte)
Agenzia ZENIT
129
94. 01/06/2013 Es urgente reconducir la economía
Palabra
131
Palabra
132
2ème partie
una explicación desde el Derecho Canónico
financiera al servicio de la economía real
95. 01/06/2013 Claves teológicas de
la enseñanza de san Josemaría
Professori come autori
pag.
96. 01/04/2013 Los primeros cristianos, alma del mundo pagano
Palabra
133
97. 01/04/2013 La iconografía del arte cristiano
Palabra
134
98. 01/05/2013 De la convicción a la actividad política: la coherencia cristiana
Palabra
135
99. 01/05/2013 Con el Papa en Aparecida
Palabra
136
100. 01/05/2013 El legado litúrgico de Benedicto XVI
Palabra
137
101. 01/05/2013 Gestos y mímica. La retórica del arte
Palabra
138
102. 07/05/2013 Can Pope Francis finish the job that Benedict began?
Washington Post
139
103. 01/06/2013 Esperanza y memoria
Palabra
141
104. 01/06/2013 Catequesis con arte
Palabra
142
105. 20/06/2013 More than words
LʼOsservatore
Romano
143
AGENZIA SIR
www.agensir.it
05/04/2013
argomento
Attività interne
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=259598
Anno della fede: Univ. Santa Croce,
“Fede, evangelizzazione e diritto canonico”
In occasione dell‘Anno della fede, la facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università della Santa Croce dedica,
l’11 e il 12 aprile, l‘annuale convegno al tema dell‘evangelizzazione.
Intitolato “Fede, evangelizzazione e diritto canonico”, il convegno rifletterà sulla “rilevanza diretta della fede nel diritto
ecclesiale”. In particolare, si discuterà del rapporto tra fede e ragione nell‘ambito canonico; delle problematiche
giuridiche relative al munus docendi Ecclesiae; dei diritti e doveri dei laici nell‘evangelizzazione; del riconoscimento e
della tutela civile dell‘identità cristiana di istituzioni e persone ispirate alla fede; del rilievo della fede nell
‘organizzazione della Chiesa, soprattutto in ambito missionario e nella tutela della dottrina e della morale.
Tanti i relatori: Carlos José Errázuriz (Santa Croce), Mauro Rivella (consultore Pontificio Consiglio testi legislativi),
Giorgio Feliciani (facoltà di Diritto canonico San Pio X, Venezia), Gaetano Lo Castro (Università La Sapienza),
Francisca Pérez-Madrid (Università di Barcellona), Iñigo Martínez-Echevarría (Santa Croce), Andrea D‘Auria
(Urbaniana), Fernando Puig (Santa Croce). Le quattro sessioni saranno presiedute dal cardinal Stanislaw Rylko, dal
cardinal Francesco Coccopalmerio, da monsignor Gerhard Ludwig Müller, e da monsignor José Tomás Martín de
Agar.
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GAUDIUM PRESS
es.gaudiumpress.org
10/04/2013
argomento
Attività interne
es.gaudiumpress.org/content/45645-De-visita-en-la-Congregacion-para-la-Doctrina-de-la-Fe
De visita en la Congregación para la Doctrina de la Fe
Más de 30 periodistas participaron en la mañana de ayer en un encuentro que tuvo lugar en el Palacio del Santo
Oficio -sede de la Congregación para la Doctrina de la Fe -, con el objeto de conocer de cerca la labor y misión que
desempeña la organización vaticana al servicio de la Iglesia Universal.
Guiado por Mons. Graziano Borgonovo, quien labora en la Oficina Doctrinal de la Congregación, el encuentro ocurrió
como parte de las actividades que desarrolla la Pontificia Universidad de la Santa Cruz en Roma, dentro del Curso
sobre Información Religiosa, en el que participan desde el pasado mes de marzo, hasta el próximo mayo, periodistas
que cubren la fuente de la Iglesia Católica.
Durante el encuentro Mons. Borgonovo recordó que la principal tarea de la Congregación es la de ayudar al Papa "en
su tarea de confirmar a los fieles en la fe". Misión que se desarrolla en la promoción y custodia de la doctrina católica.
"Deseamos custodiar el carácter profético del Evangelio (...) la fe se defiende mejor promoviendo la Doctrina", según
expuso.
A continuación desarrollamos algunos de los aspectos presentados por Mons. Borgonovo durante el encuentro
celebrado ayer:
Constitución Apostólica "Pastor bonus" y la labor de la Congregación
La Congregación para la Doctrina de la Fe es un instrumento en las manos del Papa, que está puesto al servicio de la
Iglesia Universal para salvaguardar y promover la fe en vista del bien de las almas.
La actual organización de la Congregación y sus tareas están estipuladas por la Constitución Apostólica "Pastor
bonus" del Papa Juan Pablo II, en la que se determina: "Es función propia de la Congregación de la Doctrina de la Fe
promover y tutelar la doctrina sobre la fe y las costumbres en todo el orbe católico; por lo tanto, es competencia suya
lo que de cualquier modo se refiere a esa materia".
Asimismo, como sigue la Constitución Apostólica, ella "promueve la doctrina, fomenta los estudios dirigidos a
aumentar la comprensión de la fe y a que se pueda dar una respuesta, a la luz de la fe, a los nuevos problemas
surgidos del progreso de las ciencias o de la cultura humana".
Del mismo modo, la Congregación "ayuda a los obispos, tanto individualmente como reunidos en asambleas, en el
ejercicio de la función por la que están constituidos maestros auténticos de la fe y doctores, oficio por el cual están
obligados a guardar y a promover la integridad de la misma fe".
En este sentido, y de manera específica, el organismo vaticano se encarga de: resguardar todas las cuestiones sobre
la doctrina de la fe y de la vida moral; estudia las nuevas teorías en materia dogmática y moral; aprueba y,
eventualmente, condena las doctrinas que resultan contrarias a los principios de la fe; orienta los documentos de
otros dicasterios que conciernen a su propia competencia; y examina los delitos contra la fe, la moral y la celebración
de los sacramentos.
Labor que se desarrolla desde tres secciones: Sección Doctrinal, Disciplinar y Matrimonial. También hacen parte de la
Congregación la Pontificia Comisión Bíblica y la Comisión Teológica Internacional.
Actualmente el Prefecto de la Congregación es el Cardenal almán Gerhard Ludwig Müller. También fue Prefecto de
este organismo el Cardenal Joseph Ratzinger, Papa Emérito Benedicto XVI.
- 2/144 -
AGENZIA SIR
www.agensir.it
11/04/2013
argomento
Attività interne
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=259863
Fede e Diritto: Mons Müller,
“Il compito essenziale di ogni cristiano oggi”
“Il compito essenziale di ogni cristiano è quello di risvegliare, approfondire e diffondere la comprensione di cosa
significhi essere cattolico”: lo ha detto questa mattina a Roma, inaugurando i lavori del convegno su fede e diritto
canonico promosso dall’Università della Santa Croce, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede,
mons. Gerhard Ludwig Müller. “La mentalità corrente odierna, fondata spesso sulla ricerca del benessere soggettivo e
sulla soddisfazione individuale - ha proseguito - entra a volte in rotta di collisione con la Chiesa e con l’annuncio del
Vangelo, che in tal caso diviene un annuncio scomodo”. L’arcivescovo ha sottolineato che la Congregazione per la
dottrina della fede svolge, a questo riguardo, un compito di studio e di “sostegno al Papa e ai vescovi nell’azione di
annuncio del Vangelo e di correzione degli errori”. In particolare si è riferito ai compiti affidati alle sezioni dottrinale,
disciplinare e matrimoniale, “chiamate a rispondere a domande e questioni di natura teologica e antropologica molto
complesse e delicate. Basti pensare ai temi dei delitti contro la fede e la morale, quali gli abusi in campo sessuale
verso i minori da parte dei chierici”. In conclusione ha ricordato che negli ultimi anni si verifica un avvicinamento di
pastori di altre denominazioni cristiane alla Chiesa cattolica, “ogni settimana sono circa 3-4”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=259864
10:53 - FEDE E DIRITTO: ERRÀZURIZ, “RIFLETTERE SU CIÒ CHE È GIURIDICO NELLA CHIESA”
“Negli ultimi anni siamo diventati specialmente consci dell’ingiustizia inerente agli attentati contro il bene giuridico
naturale dell’intimità e della libertà nella sfera sessuale della persona, specialmente quando vengono compiuti contro
minori e da parte di coloro, come i sacerdoti, che hanno speciali responsabilità nella Chiesa”: è uno dei passaggi della
relazione di apertura dei lavori del convegno “Fede, evangelizzazione e diritto canonico”. Il docente di diritto canonico
mons. Carlos José Erràzuriz ha affermato che “l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI, nel cui ambito s’inserisce
l’odierno convegno, rimanda al binomio fede-ragione invitandoci a riflettere su ciò che è ‘giuridico’ nella Chiesa”.
Sviluppando il rapporto tra “indole soprannaturale del diritto nella Chiesa e dimensione umana naturale dei singoli
credenti”, mons. Erràzuriz ha sottolineato che “l’intreccio tra naturale e soprannaturale nel diritto ecclesiale dà luogo a
una visione profondamente unitaria dell’operare della ragione e della fede nell’ambito canonico”. Da qui “deriva
l’apporto decisivo del cristianesimo alla cultura giuridica, a cominciare dalla coscienza della dignità della persona
umana e del valore dei vincoli sociali. Nel diritto ecclesiale è presente quanto di buono e di nobile, e perciò aperto alla
trascendenza, si trova nella dinamica giuridica naturale”, ha concluso.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=259878
12:30 - FEDE E DIRITTO: MONS. RIVELLA, “UN’IMPRONTA MARCATAMENTE FORMATIVA”
“L’annuncio del Vangelo, per innervarsi efficacemente nella cultura e per ispirare scelte di vita e comportamenti
conseguenti, deve caratterizzarsi per un’impronta marcatamente formativa”: lo ha detto oggi a Roma, nel convegno in
corso su fede e diritto canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce, mons. Mauro Rivella, giudice del
Tribunale ecclesiastico del Piemonte e già sotto-segretario della Conferenza episcopale italiana. Nella sua relazione
sul compito della Chiesa d’insegnare il Vangelo, ha toccato in particolare il rapporto tra i ministri ordinati (vescovi,
preti) e i fedeli laici. A questi ultimi, ha detto, “la Chiesa stessa deve offrire una adeguata formazione religiosa che in
particolare compete poi ai genitori riproporre nell’educazione cristiana dei propri figli”. Mons. Rivella ha poi richiamato
il valore della “cristiana obbedienza” da parte dei fedeli laici agli “insegnamenti dei pastori in quanto maestri di fede”,
rimarcando tale obbligo quando ci si trova di fronte all’“insegnamento infallibile” del Papa e dei vescovi su materie
dottrinali da accogliere come verità rivelata. Tra gli esempi citati “l’illiceità dell’eutanasia, della prostituzione, della
fornicazione” e la “riserva ai soli uomini dell’ordinazione sacerdotale”. Su tutto ha auspicato una “adesione schietta”
agli insegnamenti della gerarchia.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=259910
16:30 - FEDE E DIRITTO: CARD. RILKO, “NON È LECITO A NESSUNO RIMANERE IN OZIO”
“Nel compito vitale per la Chiesa di annunciare il Vangelo oggi un ruolo determinante spetta ai fedeli laici, non è lecito
a nessuno di rimanere in ozio”. Lo ha detto il cardinale Stanislaw Rilko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici,
intervenendo a Roma al convegno su fede e diritto in corso presso la Pontificia Università della Santa Croce.
“L’evangelizzazione odierna non si deve basare su una ‘formula magica’, ma sull’essere veri cristiani da parte di tutti,
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per poter così annunciare Cristo con la vita prima ancora che con le parole”, ha aggiunto. Parlando della “nuova
evangelizzazione”, il cardinale ha poi sottolineato che “nuova” significa “più evangelica”. “Occorre sapersi rivolgere a
ogni forma di difficoltà e lontananza da Dio, quelle situazioni che Papa Francesco ha chiamato le ‘periferie’, non solo
fisiche ma anche esistenziali”, ha concluso il card. Rilko, sottolineando che “bisogna ritrovare il coraggio e lo slancio
missionario nel mondo tramandando la luce di Cristo a tutti”. Da ultimo ha esortato i fedeli a “non chiudersi in una
mentalità clericale, intraecclesiale, riscoprendo la bellezza di essere cristiani nel cuore del mondo, dove solamente
loro, i laici, possono entrare”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=259911
16:42 - FEDE E DIRITTO: FELICIANI (GIURISTA), “RUOLO SEMPRE PIÙ IMPORTANTE DEI FEDELI LAICI”
“Oltre a un impegno diretto e personale nelle realtà temporali generalmente intese, l’apostolato dei laici oggi si può
specificamente manifestare quali ‘ministri della sapienza cristiana’ nell’immenso campo di apostolato che si apre
nell’ordine nazionale e internazionale”. Lo ha detto il giurista Giorgio Feliciani nella sua relazione, oggi pomeriggio
presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, sul tema dei diritti e doveri dei fedeli laici
nell’evangelizzazione. Questa testimonianza, ha proseguito Feliciani, “chiama i fedeli a far valere il peso della propria
opinione in maniera tale che il potere civile venga esercitato secondo giustizia e le leggi corrispondano ai precetti
morali e al bene comune”. Secondo il relatore, “la carità dei fedeli laici è oggi più che mai chiamata ad essere
veramente ‘cattolica’, senza confini prestabiliti, abbracciando tutti quelli che vivono nel proprio raggio d’azione e non
escludendo alcun bene spirituale o temporale realizzabile”. “A causa della diminuzione dei sacerdoti - ha proseguito ai laici oggi può essere chiesto di sostituire in qualche modo gli stessi presbiteri in attività di annuncio. Ne deriva che
oggi l’opera evangelizzatrice dei laici divenga sempre più importante e insostituibile nella vita della Chiesa”.
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Fede e Diritto: Francisca Perez (Giurista), Libertà religiosa e ‘incitamento odio’
“La fede presuppone un atto libero di pieno consenso dell’intelletto alla verità conosciuta, con la disposizione della
volontà di adeguarvi la propria vita e il diritto-dovere di trasmettere la dottrina creduta”. Lo ha detto stamane Francisca
Pérez-Madrid, docente di diritto civile e canonico dell’università di Barcellona (Spagna), aprendo la sua relazione su
identità religiosa e libertà di espressione al convegno su fede e diritto presso l’Università della Santa Croce. “Spesso
- ha proseguito - quanti oggi esercitano la propria libertà di espressione in materia religiosa e il proprio diritto di
partecipazione alla vita politica sono sospettati di voler imporre la propria religione agli altri”. Al riguardo ha richiamato
il caso del vescovo spagnolo Reig Pla che in una omelia aveva parlato di comportamenti quali adulterio, aborto,
rapporti omosessuali, sfruttamento dei lavoratori da parte delle imprese, alcol, droghe, sacerdoti dalla ‘doppia vita’. Il
vescovo aveva affermato che da tali comportamenti “derivano il peccato, l’ingiustizia, l’autodistruzione” ed era stato
denunciato da un’associazione spagnola “per incitamento all’odio”. Secondo la relatrice “non si può considerare ‘hate
speech’ la predicazione che dà giudizi morali su determinati comportamenti” a condizione che “ci sia il rispetto della
persona in quanto tale e si valuti soltanto il comportamento dal quale si dissente”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=259992
13:09 - FEDE E DIRITTO: MARTINEZ-ECHEVARRÌA, LA “TENAGLIA” SULLA “LIBERTÀ DI COSCIENZA”
“All’interno del cosiddetto ‘Obamacare’, la riforma sanitaria varata negli Stati Uniti, l’uso strumentale del diritto alla non
discriminazione è capace di modificare i principi essenziali di reciproca articolazione tra i diritti fondamentali: così la
libertà di coscienza, di pensiero e di religione perde il suo ruolo di diritto alla base dei diritti”. Lo ha detto il giurista
della Pontificia Università della Santa Croce, Inigo Martinez-Echevarrìa, nella sua relazione sul caso “Obamacare”
in rapporto alla “protezione dell’ispirazione cristiana nelle istituzioni mediche, educative e assistenziali”. Secondo
Martinez, che ha analizzato il percorso giuridico dei provvedimenti di riforma sanitaria promossi dal presidente degli
Usa, “viene messo da parte il riconoscimento del ruolo strutturante dei diversi patrimoni morali presenti nella società”.
A venire colpite sono le istituzioni sanitarie da “uno scenario di discriminazione artificiale a partire dalla prestazione
offerta dalle istituzioni stesse e non a partire dai soggetti destinatari dei servizi”. Il riferimento è agli obblighi previsti
per le istituzioni sanitarie cattoliche di erogare servizi di contraccezione, aborto, etc. anche se “contrari alla propria
ispirazione morale e religiosa”. Martinez ha anche parlato di “tenaglia pronta a stringere la libertà di coscienza delle
persone che lavorano in istituzioni religiose”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=260005
15:50 - FEDE E DIRITTO: D’AURIA, CHIESA OGGI TRA “MISSIONARIETÀ” E “PROSELITISMO”
“Non si può negare che da dopo il Concilio Vaticano II le realtà missionarie della Chiesa e il loro stesso impeto
comunicativo hanno subito una crisi. Quella che doveva essere la nuova primavera della Chiesa si è rivelata invece
essere, in parte, una stagione d’incertezza, vecchiaia e disorientamento”. Lo ha detto questo pomeriggio a Roma, al
convegno su fede e diritto presso la Pontificia Università della Santa Croce, Andrea D’Auria nella sua relazione su
“Il diritto missionario nella vita della Chiesa. Questioni problematiche aperte”. Missionarietà ed evoluzione del diritto
canonico in rapporto allo sviluppo delle “giovani Chiese”, questo il tema assegnato a D’Auria, secondo il quale “il
problema si è profilato in questi ultimi anni come piuttosto profondo e radicale, in quanto legato non solo alla
debolezza delle strutture giuridiche e organizzative, quanto piuttosto all’identità teologica e all’autocoscienza della
realtà ecclesiale”. Questa crisi della missionarietà ha però sollecitato - secondo il relatore - una considerazione nuova
“del modo di intendere il dialogo ecumenico ed interreligioso”. L’indebolimento missionario deriva però soprattutto
“dalla crisi delle chiese dei paesi di più antica tradizione cattolica”. Il ruolo missionario è poi messo in crisi dalle
contestazioni che si fanno alla Chiesa per “proselitismo” da parte di numerosi Paesi.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=260018
17:00 - FEDE E DIRITTO: PUIG, “FEDELTÀ DOTTRINALE E MORALE ALL’INTERNO DELLA CHIESA”
“La fedeltà dottrinale e morale dell’azione ecclesiale è una dimensione specifica della vitalità della Parola di Dio nella
Chiesa, perché è in gioco una garanzia qualificata del pacifico possesso e della conservazione di questo bene
ecclesiale della Parola di Dio nella comunità ecclesiale”. Così Fernando Puig, giurista della Pontificia Università
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12/04/2013
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della Santa Croce, ha definito oggi al convegno su fede e diritto il motivo per cui si esige fedeltà dell’organizzazione
ecclesiastica alla dottrina e alla morale della Chiesa. “Non esiste un governo ecclesiale neutrale dal punto di vista
della Parola di Dio - ha proseguito -, una sorta di tecnica di governo ecclesiastico guidato dalla sola efficacia pratica. Il
governo ecclesiale o è in comunione e al servizio dei beni della comunione, o non è giusto”. Per ovviare ai numerosi
casi di “confusione tra i fedeli” dovute ai moderni mezzi della comunicazione sociale, il relatore ha affermato che “la
presenza anche degli organi istituzionali della Chiesa in ambiti quali stampa, televisione, blog, reti sociali ecc. è ormai
un’esigenza irrinunciabile”. “Il buon governo, guidato da criteri di giustizia nel contesto della fede e della morale - ha
poi concluso - è di conseguenza un irrinunciabile ambito di promozione della stessa fede e il diritto nella Chiesa offre
uno spazio ineludibile per il servizio dell’autorità al suo interno”.
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18/04/2013
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La figura del padre nella serialità televisiva
Il 22-23 aprile un convegno della Facoltà di Comunicazione 'Poetica, Comunicazione & Cultura' alla Pontificia
Università della Santa Croce
"La figura del padre nella serialità televisiva" è il tema scelto per la sesta edizione del Convegno 'Poetica,
Comunicazione & Cultura', organizzato ogni due anni dalla Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della
Santa Croce e in programma dal 22 al 23 aprile 2013 (Aula Magna Giovanni Paolo II, Piazza Sant'Apollinare, 49).
Per due giorni, un gruppo di esperti cercherà di riflettere su come la paternità viene rappresentata in varie serie
televisive, a partire dal suo ruolo nella vita familiare, l'assenza della figura paterna, le relazioni tra padri e figli, e così
giungere al tema più generale nella famiglia nella sua rappresentazione popolare.
Secondo gli organizzatori della due giorni di studio, si tratta di un tema rilevante dal momento che viviamo nella
cosiddetta "età dell’oro della fiction televisiva", che negli ultimi anni ha raggiunto "un livello di qualità tecnica quasi
cinematografico". Grazie poi alla globalizzazione e alla diffusione di internet, che sono diventati così influenti e così
capaci di "modellare abiti e consuetudini", i creatori di questo particolare ambito artistico vengono oggi definiti "grandi
narratori del XXI secolo".
Il Convegno prenderà il via lunedì 22 aprile, proprio con una riflessione sulla "età dell'oro" delle fiction televisive, con la
relazione del Prof. Alberto Nahum García, dell'Università di Navarra. La giornalista RAI e scrittrice Costanza Miriano
parlerà invece del ruolo di guida del padre, mentre il Dott. Alberto Fijo, direttore della rivista Fila Siete e caporedattore
di Aceprensa, analizzerà i modelli parentali nelle tre fiction britanniche Dowtown Abbey, Luther, The Hour.
Martedì 23 aprile interverranno, invece, il Prof. Paolo Braga, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, sulla crisi della
figura paterna in alcune cable series statunitensi (Mad Men,Breaking Bad, In Treatment, Shameless, Dexter), e il Prof.
Juan José García-Noblejas, della Santa Croce, sulla "crisi del benessere" e le "nostalgie familiari" nelle serie del
Nordic Noir scandinavo. L'ultima relazione della giornata sarà affidata al Prof. Armando Fumagalli, dell'Università
Cattolica del Sacro Cuore, che racconterà alcune esperienze su come "conciliare il conflitto drammatico con un
approccio positivo alla paternità".
Durante i due giorni sono previste la presentazione di comunicazioni da parte dei partecipanti e due tavole rotonde,
moderate rispettivamente dalla Prof.ssa María Caballero, dell'Università di Siviglia, e dal Rev. Prof. John Wauck, della
Santa Croce.
Nell'ambito del Convegno, alle 18.00 di lunedì 22 aprile è inoltre in programma la presentazione del libro di Armando
Fumagalli Creatività al potere. Da Hollywood alla Pixar (passando per l'Italia), mentre alle 16.35 di martedì, la
presentazione della mostra Nessuno genera se non è generato: alla scoperta del Padre in Omero, Dante, Tolkien,
organizzata con la collaborazione della Fraternità di San Carlo e accessibile al I piano del Palazzo dell'Apollinare fino
a mercoledì 24 aprile.
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AGENZIA SIR
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23/04/2013
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Attività interne
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Cinema: Mastroianni (Univ. Santa Croce), “Arrivare al largo pubblico”
Del fatto che “nei diversi ambiti il pubblico generalista conta sempre di più, e questo innesca un procedimento virtuoso
per cui il prodotto funziona se vicino alla gente e a contatto con tematiche universali” ha parlato Bruno Mastroianni,
docente di Media relations all’Università della Santa Croce: “Nel connubio tra economia e contenuti adatti a un
largo pubblico - ha detto - riscuote successo la storia che parla di amicizia, eroismo, onestà”. Sul fruitore medio, che
“non deve per forza andare a vedere il cinepanettone”, pesa un “pregiudizio che si concretizza se consideriamo il
pubblico in senso astratto, ma non se il pubblico è quello vero: la famiglia, la provincia, dove alcuni valori sono
attaccati e radicati”. Esiste, secondo Mastroianni, “un modo di arrivare al largo pubblico pur mantenendo la qualità dei
temi: il fruitore, dal canto suo, deve scoprire il suo potere”. Se la famiglia, in questo senso, “è il pubblico più ambito in
assoluto”, è proprio in casa, ma anche a scuola e in parrocchia, “che i ragazzi vanno educati ad essere pubblico, a
fruire di beni all’altezza di uomini e donne completi. La storia buona - conclude - non è per forza a lieto fine: anche
contrasti incredibili si sciolgono con il bene, che risulta sempre coinvolgente”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=260629
11:43 - CINEMA: FUMAGALLI (UNIV. CATTOLICA), VICINANZA “AI VALORI DELL’UOMO COMUNE”
“La capacità di raccontare delle storie, proprio in un mondo altamente tecnologico e interconnesso come il nostro, è
diventata una delle più rilevanti competenze che possono arricchire una persona, ma anche la forza di un intero
gruppo sociale, di un complessivo sistema-Paese”. Lo ha detto ieri sera alla Pontificia Università della Santa Croce
di Roma Armando Fumagalli, docente di Storia del cinema alla Cattolica, in occasione della presentazione del suo
nuovo volume intitolato “Creatività al potere. Da Hollywood alla Pixar, passando per l’Italia. Non è questione di lieto
fine, soldi o marketing: a contare, nella produzione culturale, sono “la mentalità delle persone”, e “la storia che viene
raccontata: senza, gli attori famosi sono inutili, così come le grandiose scene di battaglie”. Se le connessioni tra il
mondo dell’entertainment e quello politico si rivelano “molto più strette di quanto fosse immaginabile”, la “forza
principale del cinema hollywoodiano” è rimanere “vicino ai valori dell’uomo comune: i film di successo sono tutti a
favore della libertà del singolo contro l’oppressione di sistemi totalitari, a favore della speranza in un mondo migliore,
dell’uguaglianza degli uomini di fronte alla legge, contro il razzismo e per l’unità della famiglia umana”.
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23/04/2013
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La figura del padre en las series de televisión
Rocío Lancho García
La figura del padre en la televisión es el tema elegido por la sexta edición del Congreso Poetice, Comunicación &
Cultura, organizado cada dos años por la Facultad de Comunicación de la Universidad Pontificia de la Santa
Cruz en Roma, durante los días 22 y 23 de abril.
Durante estos dos días, un grupo de expertos está tratando de reflexionar sobre cómo se presenta la paternidad en
diferentes series televisivas, a partir de su rol en la vida familiar, la ausencia de la figura paterna, las relaciones entre
padres e hijos y así añadir al tema más general de la familia en su representación popular.
Según los organizadores de estas dos jornadas de estudio, es un tema relevante dado que vivimos en la llamada
edad de oro de la ficción televisiva, que en los últimos años ha alcanzado un nivel de calidad técnica casi
cinematográfico.
Las ponencias del día de ayer estuvieron a cargo del profesor Alberto Nahum García, de la Universidad de Navarra,
la periodista de la Radio Televisión Italiana (RAI) Constanza Miriano, y el director de la revista Fila Siete y redactor
jefe de la agencia Aceprensa, Alberto Fijo.
El profesor Nahum analizó los motivos por los que las series de TV tienen hoy este gran éxito entre los que se
encuentran: el empuje de innovación tecnológica que ha hecho alcanzar los niveles del cine, las estructuras
narrativas conducidas siempre a cuestiones antropológicas vivas y actuales, los perfiles morales marcados por una
evidente ambigüedad, la dimensión narrativa de los personajes de la trama con los que entretienen al espectador y
por último el aspecto de la producción que se sirve de la fuerza viral del intercambio de ideas de la red multimedial
ofrecida por internet.
Por su parte, la periodista y escritora Constanza Miriano se centró en el análisis de modelos comportamentales de los
padres y en general de los progenitores, en la relación con los hijos y cómo se refleja esto en la pequeña pantalla.
Sobre el debate de lo positivo y negativo que aporta la televisión en la educación de los más pequeños se han
lanzado varias recomendaciones: evitar que vean películas y escenas de violencia, intentar ver la televisión junto a
los hijos, no hacer de la televisión una niñera, promover otras actividades como la lectura y pasatiempos al aire libre.
Para finalizar las charlas del primer día, Alberto Fijo realizó un análisis de tres series británicas: Downton Abbey,
Luther y The Hour. Afirmó que "la figura del padre en un porcentaje muy alto de la ficción seriada contemporánea, es,
a mi juicio, más un recurso que un argumento o una trama principal de la ficción".
Sobre las series británicas en general dijo que "de alguna manera, en su producción audiovisual seriada, la ficción
británica se mantiene fiel tanto en los dramas como en las comedias a unas tradiciones, a una manera de contar y a
unas estrategias dramáticas, incluso cuando nos ocupamos de formatos aparentemente innovadores por temática o
tratamiento.
El segundo día del Congreso ha comenzado con la ponencia de Paolo Braga, profesor de la Universidad del Sagrado
Corazón. También él ha realizado un análisis de la figura paterna en tres series, en esta ocasión norteamericanas:
Mad Men, Breaking Bad e In Treatment. Títulos de referencia para fijar el nivel expresivo (escritura, puesta en
escena, imagenes, recitación) más alto de la industria televisiva americana. Las tres tienen un padre como
protagonista. Y se basan todas sobre un esquema dramático común. Reduciendo al mínimo, sería esto: crisis de la
media edad del personaje principal que tiene o inicia una doble vida, ha explicado.
Además, ha mencionado una serie que es referencia en el mundo de las series: Los Soprano. Depresiones, crisis de
pánico, psicoanálisis, amantes, paternidad... todo esto está ya en la serie que cuenta las aventuras de Tony Soprano,
jefe mafioso italoamericano en tratamiento con una analista que desconoce su banda, ha mencionado.
A continuación, el profesor de la Universidad que organiza el Congreso, Juan José García-Noblejas, ha hablado
sobre la crisis del bienestar y las nostalgias familiares en las series del Nordic Noir escandinavo.
Una de las observaciones realizadas ha sido "que la perspectiva ética que asoma por los resquicios de las historias
del 'noir nórdico' quisiera pedir y a veces pide una ética de bienes estables, sin la desesperación de verlos reducidos
a meros placeres inmediatos que puedan proporcionar --no sólo las drogas o el sexo ocasional indiscriminado- sino
los mismos resultados del trabajo profesional".
Del mismo modo, ha querido "destacar que estas series ofrecen una salida a la misma situación que retratan, que
(con las exageraciones y los matices propios de todo arte), apunta hacia el principio moral de hacer bien el bien, o de
hacer lo que se tiene que hacer y hacerlo bien".
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23/04/2013
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La última ponencia del día la ha realizado el profesor Armando Fumagalli, de la Universidad Católica del Sagrado
Corazón. Ha contado algunas experiencias sobre como "conciliar el conflicto dramático con un enfoque positivo sobre
la paternidad". Ha explicado que "una familia sólida tiende a ser más difícil de serializar" pero ha afirmado que se
puede hacer, "es necesaria más capacidad y más maestría".
Durante los dos días se ha realizado la presentación de comunicaciones por parte de participantes y dos tablas
redondas, moderadas respectivamente por la profesora María Caballero, de la Universidad de Sevilla y del profesor
John Wauck, de la Santa Cruz.
En el ámbito del Congreso, el lunes por la tarde se ha presentado el libro de Armando Fumagalli Creatività al potere.
Da Hollywood alla Pixar (passando per l’Italia) [Creatividad al poder. De Hollywood a Pixar (pasando por Italia)], y el
martes por la tarde se presentará la muestra "Ninguno genera si no es generado: al descubrimiento del Padre en
Homero, Dante, Tolkien", organizada con la colaboración de la Fraternidad de San Carlo.
----------------ANCHE IN:
- GLORIA.TV: it.gloria.tv/?media=433632
- CATHOLIC.NET: http://es.catholic.net/familiayvida/154/294/articulo.php?id=57933
- FORMICHE: (Italiano) http://www.formiche.net/2013/04/22/la-figura-del-padre-nella-serialita-televisiva/
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23/04/2013
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La figura paterna nella "età dell'oro" della TV
La figura del padre nella serialità televisiva è stata l’ultima conferenza del ciclo sul tema “Poesia, comunicazione e
cultura”, promosso ogni due anni dalla facoltà di comunicazione della PUSC.
La conferenza punta ad offrire uno studio della paternità così come è rappresentata nelle serie televisive più popolari,
in particolare per quanto riguarda il ruolo del padre nella famiglia, l’assenza della figura paterna, il rapporto tra padre e
figli.
La sessione di ieri è iniziata con la presentazione della “età dell’oro” della fiction televisiva, a cura del professor
Alberto Nahum García, dell’Università di Navarra. Di seguito è intervenuta la giornalista del TG3 e scrittrice Costanza
Miriano, madre di quattro figli, che ha parlato del ruolo del padre nella famiglia, mentre Alberto Fijo, direttore del
quotidiano Fila Siete e caporedattore di Acerensa, ha analizzato tre serie televisive britanniche: Dowtown Abbey,
Luther e The Hour.
Padre John Wauck, professore di comunicazione istituzionale alla PUSC, tra i moderatori della conferenza, ha
spiegato a ZENIT che il tema di quest’anno è stato scelto, in parte, per “attirare l’attenzione sul notevole ruolo che la
paternità gioca in molti programmi televisivi di oggi”.
Come università pontificia, ha spiegato il docente, “siamo interessati in primo luogo alle questioni teologiche e,
spesso, anche antropologiche, filosofiche e morali. In un ambiente accademico, troppo spesso ci dimentichiamo che
non è necessariamente nei libri di testo o nelle aule che questi temi vanno sviluppati”.
Alcuni dei relatori della sessione di oggi (ieri, ndt), ha proseguito, hanno notato come “stiamo attraversando una ‘età
dell’oro’ della televisione, nella quale ci permettiamo il lusso di un’enorme quantità di tempo per raccontare storie
assai lunghe e complicate con una tecnologia che ora è quasi alla pari con la tecnologia usata nei film. In termini di
qualità, la differenza tra televisione e cinema, si è quindi ridotta”.
A differenza dei film, ha osservato padre Wauck, che di solito hanno una durata limitata intorno alle due ore, le serie
televisive sono in grado di approfondire questioni complesse riguardanti la vita e l’esistenza, nel corso di svariate ore.
“Questioni di identità e di paternità, il rapporto tra padri e figli, le questioni etiche che coinvolgono l’esercizio
dell’autorità genitoriale, la reazione dei figli alla presenza o all’assenza del padre, i vari difetti o mancanze dei padri
stessi: tutte queste tematiche possono essere trattate in modo più approfondito in queste lunghe serie televisive, che
non in un film che deve sintetizzare tutto in un paio d’ore”.
“La saga di una famiglia è difficile da rappresentare in appena due ore, mentre in queste serie televisive è possibile ed
è ciò che tu vedi”.
L’obiettivo della conferenza della facoltà di comunicazione di quest’anno non è quello di offrire una soluzione ai
problemi della famiglia ma ad identificarne la crisi dal punto di vista della televisione. “Spesso in molte serie televisive
il problema è l’assenza di un padre o un padre che è, in un certo senso, inadeguato. Cercare padri perfetti sta
diventando molto difficile nel mondo della TV di oggi. Una delle relazioni presentate oggi ha a che fare con il papà de
La casa nella prateria ma è stato necessario tornare indietro a quei tempi per riscontrare una tale figura paterna”.
“Molte delle figure paterne che troviamo nelle serie televisive di oggi sono profondamente difettose, quando sono
presenti”, ha detto padre Wauck, osservando come “talvolta la vera storia della paternità in una serie è l’assenza del
padre, così come avviene nella società in generale”.
Sebbene la maggior parte degli spettacoli televisivi presi in esame siano britannici o statunitensi, i relatori sono quasi
esclusivamente spagnoli o italiani. “C’è una dimensione assai internazionale in questa conferenza – ha detto padre
Wauck – non solo per il fatto che i relatori vengono da vari paesi ma anche per le diversità culturali tra questi ultimi e i
programmi che vengono analizzati. I relatori sono quindi in grado di guardare alle serie televisive americane con un
occhio un po’ diverso da quello di un commentatore americano”.
Lo studioso ha anche trovato significativo che uno dei relatori, Costanza Miriano, ha affermato di non avere tempo di
guardare la televisione. “Quest’ultimo è un punto di cui vale la pena tenere conto, in una conferenza come questa,
perché suscita una domanda: se i genitori non hanno il tempo di vedere i programmi in cui si parla di genitorialità,
allora chi è li guarda? Probabilmente non sono visti da persone con figli”.
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23/04/2013
ROMA SETTE
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Cultura e Società: Quale "padre" nelle serie tv?
di Christian Giorgio
Analizzare la figura del padre nell'età dell'oro delle serie televisive. Questo l’obiettivo al centro dei due giorni di
convegno organizzati dalla facoltà di Comunicazione sociale della Pontificia Università della Santa Croce per il 22 e
23 aprile. «Quello di Francesco è un pontificato focalizzato sulle periferie - ha esordito il rettore, monsignor Luis
Romera -. Ciò che dobbiamo fare è esplorare il lontano da noi, conoscerlo. Le serie tv ci avvicinano, per prime, a
queste realtà e tramite esse riusciamo a capire come, nel contesto postmoderno, stia cambiando il modo di raccontare
la famiglia e in essa la figura del padre». Il retroterra culturale su cui si basa la nuova generazione di fiction,
soprattutto di stampo anglosassone, è quello che parte dagli anni '90 e che arriva ai nostri giorni mutando stereotipi e
racconti. È quello della decostruzione valoriale all'interno della quale, ha continuato il rettore, «il rischio di interpretare
il concetto di libertà in termini di autonomia è alto. In questo senso, la figura del padre è a rischio perché è quella che
trasmette i valori, che ci fa confrontare con coraggio con noi stessi rendendoci liberi. Quando si confonde la paternità
con il paternalismo, quindi, si mette in crisi la dimensione che rende possibile la libertà»
Un tranquillo professore di chimica, padre di famiglia e marito perfetto scopre un giorno di essere malato di cancro.
C'è poco tempo, vuole lasciare qualche soldo alla famiglia e così decide di produrre droga sintetica. È la migliore di
tutto il sud America. Il timido professore diventa presto uno spietato trafficante, sempre più avido e lontano dalla
famiglia che voleva aiutare. Si tratta della sinossi di “Breaking Bad”, serie tv americana nata nel 2008 e giunta alla sua
ultima stagione. L'ha citata, nel suo intervento, Alberto Nahum Garcìa, docente di Comunicazione audiovisiva
all'università di Navarra. «L'esempio è lampante - ha detto lo studioso -; l'ambiguità morale viene sempre di più usata
dagli sceneggiatori per interessare lo spettatore. Al punto di andare ad intaccare una figura che, fino agli anni 70,
veniva considerata un totem della narrazione cinematografica e televisiva, quella del padre». Diverse sono le serie tv
che giocano in questa zona grigia, proponendo figure ai limiti dell'accettazione etica da parte della coscienza dello
spettatore. “I Soprano” e “Dexter” su tutte. In questi casi «i personaggi sono tecnicamente cattivi - ha indicato Garcìa -,
ma ci portano ad avere empatia nei loro confronti. Siamo di fronte a nuovi modi di concepire storie e di strutturarle in
un contesto che, per diversi motivi, non ha più nulla da invidiare al cinema».
Ma sono i prodotti culturali ad influenzare le persone e i comportamenti o viceversa? A una delle domande più difficili,
non solo in campo sociologico ma anche per quello che attiene la vita quotidiana, ha cercato di rispondere la
giornalista Costanza Miriano. «I messaggi che provengono dai modelli culturali che conosciamo ci indicano, sempre di
più, una perfetta sovrapponibilità dei ruoli di padre e madre. Maschio e femmina tendono a uniformarsi nell'educazione
dei figli, producendo la perdita dell'identità familiare che abbiamo sempre conosciuto».
Poco preoccupato delle ripercussioni sociali dei nuovi modelli narrativi delle fiction è sembrato invece Alberto Fijo,
direttore della rivista di critica cine-televisiva spagnola Fila Siete. «La post-modernità offre molte occasioni; tra queste
- ha osservato Fijo - quella di tuffarsi in una vertigine della narrazione che permette di sperimentare e di allontanare la
paura del silenzio che oggi opprime l'uomo». In questo senso la figura paterna, soprattutto nella fiction anglosassone,
ha concluso Alberto Fijo, «è più una risorsa che un argomento nella trama. È la figura che permette di unire il puzzle
disgregato di una storia che è quella narrata dal postmodernismo».
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AVVENIRE
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“La fiction Made in Italy ha buoni padri”
***Segue il testo in originale
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24/04/2013
24-APR-2013
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Dir. Resp.: Marco Tarquinio
da pag. 25
RADIO VATICANA
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La figura del padre nelle fiction tv analizzata in un Convegno alla Santa Croce
Si è concluso nei giorni scorsi, presso la Pontificia Università della Santa Croce, il Convegno della Facoltà di
Comunicazione su “La figura del padre nella serialità televisiva”. Per due giorni, un gruppo di esperti si è confrontato
per offrire uno studio su come la paternità viene rappresentata nelle serie televisive più popolari, a partire da quale sia
il ruolo del padre nella famiglia, la sua presenza o assenza e il suo rapporto con i figli. Il servizio di Carla Ferraro:
Ad aprire i lavori, il rettore dell’Università, mons. Luis Romera, che ha offerto un suo spunto di riflessione sul rapporto
del Padre con la modernità:
“La figura del padre, che potrebbe essere interpretata come una minaccia alla libertà, è invece la figura di chi apre lo
spazio della libertà perché il padre, il padre autentico, ci dà la vita, perché il padre trasmette un’educazione
dell’umano, che ci aiuta a crescere umanamente. E’ la figura di chi ci protegge e quindi ci fa sentire sicuri dinanzi alle
sfide della libertà ed è anche la persona che sa esigere che noi ci confrontiamo con la nostra libertà e quindi in questo
modo possiamo andare incontro alla grande alla bella esperienza di essere liberi”.
Mons. Romera ha poi proseguito citando la catechesi del Papa emerito Benedetto XVI del 30 gennaio scorso, in cui
spiega la paternità di Dio partendo da quella umana:
“Il Papa in questa catechesi ha affrontato il tema, bellissimo argomento, di Dio padre, di Dio padre onnipotente. Ci fa
capire, all’inizio del suo intervento, come sia difficile a volte oggi parlare di paternità di Dio proprio perché siamo in una
società nella quale vediamo la figura del padre con meno luce, con più difficoltà, per tanti motivi che il Papa elenca in
maniera succinta ma molto acuta. La cosa bella del discorso del Papa è che, riconoscendo la difficoltà di oggi di
parlare della figura del padre, dice tuttavia che la Sacra Scrittura, e concretamente già il Vangelo, ci permettono di
ascoltare direttamente da Dio cosa sia essere padre e riscoprire la paternità di Dio e magari riscoprendo la paternità di
Dio riscoprire anche la paternità umana”.
Gli aspetti peculiari che contraddistinguono le serie televisive italiane e il modo in cui esse rappresentano la figura del
padre sono stati spiegati dal prof. Armando Fumagalli, direttore del Master universitario in Scrittura e produzione per
la fiction e il cinema:
R. – In generale, si parla molto bene delle serie americane fra i critici e male di quelle italiane. Invece, secondo me, la
cosa buona di essere italiane è che c’è un certo pluralismo mentre nelle serie americane è molto frequente avere
figure molto negative del padre, famiglie molto disgregate, dove la figura del padre viene vissuta quasi più per
assenza. In Italia, ci sono alcuni esempi positivi come le serie di “Don Matteo” col maresciallo Cecchini, o “Che Dio ci
aiuti”, che in teoria parla di una suora ma in realtà c’e lì una figura di un padre che deve recuperare il ruolo paterno nei
confronti di un bambino e secondo me si è riusciti a trattare bene questo tema della paternità.
D. – Quali sono i valori che vengono veicolati mediante le fiction televisive in Italia?
R. – Grazie al cielo, in Italia c’è una certa pluralità e c’è anche spazio – cosa che non avviene in altri Paesi – per
fiction a contenuto religioso. In questi giorni, esce nelle librerie un mio volume che si chiama “Creatività al potere”, in
cui cerco di far vedere come moltissimo dipenda dalla sensibilità della cultura dei creativi i quali, a partire dalla loro
specifica sensibilità ed esperienza personale, raccontano poi le grandi storie che arrivano a milioni, decine di milioni,
anche centinaia di milioni, di persone in tutto il mondo. Si possono raccontare storie che hanno conflitto, hanno
dramma, hanno quindi interesse, in cui non è che non succeda niente, ma nello stesso tempo danno anche una
visione della famiglia non malata, non ideologicamente e aprioristicamente negativa o pessimista. Ovviamente questo
non è facile, bisogna anche riflettere. E noi, come cristiani, dobbiamo riflettere su come riuscire a raccontare le cose in
modo interessante, attraente, coinvolgente e non banale.
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AGENZIA SIR
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29/04/2013
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Teologia: Pont. Univ. Santa Croce, Un simposio su Ratzinger e Peterson
“Joseph Ratzinger ed Erik Peterson. Due itinerari teologici”. È il titolo del simposio che si terrà il 2 maggio, a partire
dalle ore 15, alla Pontificia Università della Santa Croce (piazza Sant’Apollinare, 49) su iniziativa della Pontificia
Academia Theologica, della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI e della Fondazione Benedetto XVI
(Ratisbona).
L’evento sarà introdotto dalla “lectio” di Thomas Söding, dell’Università di Bochum, su “La Sacra Scrittura nella Chiesa
cattolica. Sul dialogo teologico di J. Ratzinger con E. Peterson”. Saranno inoltre presentate due comunicazioni,
rispettivamente da parte di Albert Gerhards, dell’Università di Bonn, su “Il nodo teologico ed ecclesiologico della
liturgia”, e di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, dell’Università di Dresda e di Vienna, su “Il problema del confronto con la
cultura secolare”.
A fare gli onori di casa, il vice gran cancelliere dell’Università, monsignor Fernando Ocáriz, affiancato da monsignor
Manlio Sodi, presidente dell’Academia Theologica, che introdurrà i lavori, e da monsignor Stephan Heid, del
Römisches Institut der Görres-Gesellschaft, come moderatore. La giornata si concluderà con un atto accademico per
il conferimento del diploma di emeritato a monsignor José Luis Illanes, direttore dell’Istituto Storico San Josemaría
Escrivá, che terrà la “lectio magistralis” dopo la “laudatio” di monsignor César Izquierdo, dell’Università di Navarra.
---------------ANCHE IN:
- ZENIT: www.zenit.org/it/articles/joseph-ratzinger-ed-erik-peterson-due-itinerari-teologici
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Nostalgia del padre
Cristina Abad Cadenas
30. Abr. 2013
Las series televisivas son hoy las ficciones más influyentes, continuación de los grandes relatos de la literatura
popular. Por eso es interesante ver cómo reflejan los distintos papeles en la familia. En un mundo en que la figura del
padre está hoy más desvaída, la imagen que nos dan de él las series refleja y provoca también este cambio.
Vivimos la edad de oro de la ficción televisiva. Nunca hasta ahora se había producido tal eclosión de series de
televisión y, lo más curioso, en muchos casos sin televisor y sin serialidad en el visionado. Internet se ha convertido
en el catalizador, capaz de acelerar, inducir y propiciar la creación y la recepción de las historias de siempre.
Porque, ¿qué son al fin y al cabo las series sino la continuación de los grandes relatos de la literatura popular que
han fascinado al público desde los albores de la humanidad? Nos gusta que nos cuenten historias porque nos gusta
que nos cuenten nuestra propia historia.
Personalidades del mundo académico, creativos de series y apasionados de la ficción televisiva han discutido sobre
la figura del padre en la ficción seriada, en el marco de un congreso celebrado en la Pontificia Universidad de la
Santa Cruz de Roma (PUSC) entre los días 22 y 23 de abril.
No podemos saber qué pensaría Aristóteles del detective Kurt Wallander, personaje creado por el escritor sueco
Henning Mankell y protagonizado por Kenneth Branagh para la serieWallander de la BBC, expresión del género
“nordic noir”. Según el profesor Juan José García-Noblejas, el estagirita reconocería las reglas de la mímesis que
estableció en suPoética: “La actividad de mimetizar es propia de la naturaleza humana, porque en ese proceso
aprendemos a conocer, también a conocer el mal”.
“Wallander –explica el profesor de Teoría General de la Comunicación de esta Universidad– es un buen policía pero
no es buen hijo, ni buen esposo, ni buen padre. Tiene un gran desconcierto respecto de la sociedad en la que vive y
se esfuerza en batallar por la piedad respecto de su padre y busca ser acreedor de honor por parte de su hija, las dos
grandes tendencias de la ética social”.
“Mad Men”, “Breaking Bad” e “In Treatment” tienen en común la crisis de la edad del personaje principal que lleva o
comienza una doble vida
Fronteras borrosas
¿No es acaso esta nuestra propia historia? Costanza Miriano, periodista de la RAI y escritora, pone el dedo en una de
nuestras llagas contemporáneas: “Las fronteras entre el bien y el mal se vuelven borrosas, también los roles padremadre tienden a uniformarse. Antes la madre protegía y el hombre marcaba el camino. Hoy no hay jerarquía interna,
ni autoridad”.
Y el director de la revista de crítica cinematográfica y televisivaFila Siete y profesor del Centro Universitario
Villanueva,Alberto Fijo, como el cirujano que entra en el quirófano, examina esas manifestaciones de la enfermedad a
la luz de un texto de Juan Orellana: “Una de las características evidentes de nuestra civilización posmoderna es el
cambio de rol de la figura paterna, o más bien su progresiva disolución y difuminación”.
Para concluir, Mons. Luis Romera, rector de la PUSC, con un diagnóstico de disfunción: “Según Bauman, la
autonomía da derechos que no podemos vivir de hecho porque el ser humano no es autónomo. El padre es la figura
que da la vida, que protege, que trasmite el gran valor de lo humano: el que abre el espacio de la libertad. Cuando se
cae en el paternalismo o en el autoritarismo, entra en crisis”.
En ese arco de posibilidades y en la ausencia del padre encontramos a muchos de los protagonistas de la ficción
televisiva actual.
Paternidades periféricas y vicarias
Fijo ve la figura del padre en las series como recurso más que como tema, como pilar sobre el que se construye las
aventuras del “héroe”, en particular en la serialidad británica contemporánea.
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Downton Abbey, Luther, The Hour tienen en común ser series “vivas”, emitidas en abierto por cadenas públicas y con
guionistas británicos que han dado el salto al cine. “Ese héroe es el hijo que no tiene padre o que ha perdido la
relación con él o que la tiene, pero tremendamente desvirtuada –asegura–. Matthew Crawley y John Luther no tienen
padre. Freddie Lyon lo tiene pero se trata de lo queda de un padre”.
“Paternidad periférica hay, y mucha, en The Hour –continúa–. Freddie Lyon pierde tres padres (el suyo, Clarence y
Lord Elms), juguetes rotos en un guiñol donde los que manejan los hilos son personajes por así decirlo sin familia,
absolutamente consagrados a la maquinación. El protagonista de Luther no se hace a la idea de estar sin su mujer.
Esquizoide, abrumado por el mal, se enfrenta a él y se rompe, porque no tiene donde reponerse. Su refugio, su
medicina, será cuidar de los demás, en una suerte de paternidad vicaria: hacer las veces de padre de gente que o no
lo tiene o lo ha eliminado de su vida”.
“Robert y Matthew, las figuras paternas en Downton Abbey, son la tradición, en dos estadios evolutivos. La
modernidad les afecta, una modernidad que rebota en el frontón femenino. Celos, lealtad, soberbia, venganza,
perdón se ponen en marcha con el concurso de personajes masculinos que el guionista Julian Fellowes modela con
mucha habilidad, convirtiéndolos en reactivos que hacen cambiar a las mujeres”.
El protagonista de “Luther” hace las veces de padre de gente que o no lo tiene o lo ha eliminado de su vida
El padre que cae
Precipitándose como esposos y padres, y con gran sentimiento de culpabilidad, tenemos a los personajes principales
de las series de cable estadounidenses. Según Paolo Braga, profesor de la Università Cattolica del Sacro Cuore, Mad
Men, Breaking Bad e In Treatment tienen en común que se transmiten por canal de pago, tienen un padre por
protagonistas y están basados en un esquema dramático común: la crisis de la edad del personaje principal que tiene
o comienza una doble vida. En el origen de esta fórmula encontramos Los Soprano (HBO, 1999). Más atrás toda una
tradición de ficción televisiva basada en la crisis existencial que bebe de un patrimonio de la literatura
contemporánea, “de Salinger a Carver y Cheever, a través de Miller y Mamet”.
“Mad Men no es una serie enteramente dedicada al tema de la paternidad –dice Paolo Braga–, pero esta cuestión se
encuentra cerca del corazón de la historia”. “Don Drapper es un padre desprovisto de puntos de referencia. Un
hombre que tiene una hermosa familia y éxito en el trabajo, pero que está cayendo en picado”, como bien expresa la
presentación del personaje en caída libre desde un rascacielos de Madison Avenue. La serie trata de las
expectativas: “El choque entre lo que quiero y lo que quieren de mí”. La publicidad es la concreción en la serie de
expectativas metafóricas de los demás y el humo de los omnipresentes cigarrillos simboliza esta tensión no resuelta
entre las expectativas internas y externas.
Mr. White, de Breaking Bad, es un profesor de química que sabe que sufre de cáncer, y comienza a producir drogas
sintéticas en secreto para ganar dinero y apoyar económicamente a su familia cuando muera: “una mezcla entre Mr.
Chips y Scarface”. “La cuestión de fondo es: ¿hasta dónde se puede caer en la transformación de un personaje? La
serie explora el tema de la responsabilidad moral. Para ser más precisos, el tema de las consecuencias de una
conducta inmoral”.
El psicoanalista Paul Weston de In Treatment es un profesional serio, convencido de la utilidad de su trabajo, una
persona equilibrada con una esposa hermosa y a su altura, un padre que sabe cómo hablar con sus hijos, y que en la
primera temporada asiste al propio derrumbe de esa autoimagen positiva y a la pérdida del sentido de la ética.
Sin embargo, como espectadores podemos empatizar con los tres. “La estrella de Mad Men hace cosas equivocadas,
no es un moralista pero tiene un sentido moral parcial, vive en un malestar existencial del que es consciente”, sobre
todo en momentos de soledad. “Mr. White ama a su familia. Lo que hace, lo hace por ellos. Y despierta en el
espectador la admiración, la compasión, el amor y la esperanza de redención”. “Paul Weston, a pesar de la caída de
la existencia, es un buen profesional, hay repercusiones de su trabajo que hacen comprensible su disolución como
psicoanalista. Actúa mal pero es consciente de estar equivocado”.
¿Por qué enganchan las series?
Alberto Nahum García, profesor de Comunicación Audiovisual en la Universidad de Navarra, alude a cinco factores
que explican por qué enganchan las series.
En primer lugar, la distribución marcada por la globalización, que ha servido para extender contenidos de calidad.
“Medio mundo amaneció antes para ver en directo el final de Lost. Hablamos de la TV como la caja tonta, pero en
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realidad es una caja muy lista que se ha emancipado y ya no necesita de un único receptor”.
En segundo lugar, el producto, que ha experimentado un salto de calidad. “Se han roto las fronteras entre TV y cine.
Hay una gran tradición, sobre todo en EE.UU., donde cada vez más cineastas y actores maduros se pasan a la TV”.
También, la ambientación temática, marcada por una “ambigüedad, un gris moral” (Breaking Bad, The Shield), que
reta constantemente nuestra conciencia, a lo que contribuye la ‘libertad’ del cable (más violencia, más sexo), la
posibilidad de ahondar temporalmente en conflictos que requieren tiempo, y de tratar cuestiones políticas, como
vemos enHomeland, 24, The Americans.
Por último –señala García–, la sofisticación de las historias, para lo que las series se han convertido en campo ideal
de guionistas (posibilidad de contar la historia a fuego lento, como en Fringe; o de tener 25 minutos para hablar, como
enIn Treatment), incluso volviendo sobre sí misma hasta “romper la cuarta pared”. Y las narrativas trasmedia, en las
que el espectador es actor y creador, reina y gobierna: ve la serie cuando quiere, la deja, habla sobre ella, etc.
Alberto Fijo da un paso más. “Vivimos la edad de oro de la ficción seriada televisiva, con unos niveles de escritura,
realización y diseño de producción nunca vistos. Pero, como decía Joubert, ‘los primeros poetas o los primeros
autores volvían sabios a los locos. Los autores modernos buscan volver locos a los sabios’. Basta asomarse a buena
parte de la producción del cable norteamericano para extender un cheque en blanco a Joubert. Se multiplican los
relatos que buscan desesperadamente la atención de los productores, que, a su vez, se las ingeniarán para ganarse
la fidelidad de un espectador que no es el espectador que hemos conocido hasta el año 2000, sino lo que llamaremos
el espectador posmoderno, el espectador-seguidor, que se ha quitado el yugo de los programadores de TV y
consume series en Internet. Es el espectador que ha soltado el mando y ha empuñado el ratón o levantado el índice
para descargarlo sobre la pantalla del iPad”.
Las series no son la vida
Recogiendo la llamada de atención de Roger Silverstone sobre el “peligroso trasvase” entre el mundo de los medios y
nuestro mundo, García-Noblejas concluye algo evidente pero no por ello recordado: que el mundo de la ficción
televisiva no coincide con nuestro mundo real.
Es preciso “reconocer la fragilidad y porosidad de nuestra frontera”, que se debe –según Silverstone– a que “las
infinitas pequeñas historias de los medios sustituyen a las grandes narraciones del mundo: las ideologías, las
filosofías, las religiones”.
Con frecuencia nos identificamos con los personajes, como personas de referencia para nuestro mundo real. Y esto,
explica el profesor, es un error. “La ética está en la capacidad de comprender los principios de acción que el hombre
tiene. No siempre vale la identificación final con los personajes, porque éstos no tienen en sí mismos los principios de
las acciones, que de ordinario vienen con las historias que incluyen a esos personajes”.
Saber contar buenas historias
Llegados a este punto, ¿es misión del cine o de la televisión transmitir valores? Alberto Fijo lo tiene claro: “El cine
está para narrar y la ficción seriada también, no para transmitir valores”, además de que “no creo en los valores sino
en las virtudes”. “En The Good Wife, hay pocos valores y sin embargo es interesantísimo el modo de abordar la
cuestión de la paternidad. Lo importante es procurar la formación de la gente y saber cuándo está preparada para ver
determinada cosa”.
Costanza Miriano apostilla: “Me preocupa enormemente el problema de la estupidez. Creo que la inteligencia es tan
importante como la verdad. Yo no tengo tiempo de ver series, creo que la única que me ha enganchado ha sido The
Newsroom. No puedo estar de acuerdo con lo que veo pero no por ello resulta poco instructivo”. “Realmente –añade
Fijo– un niño expuesto a algo aparentemente inocuo como Disney Channel muchas horas al día puede caer en la
estupidez”.
Armando Fumagalli, profesor de la Universidad Católica del Sacro Cuore de Milán y consultor de guiones para la
productora Lux Vide, que presentó su libro Creatividad al poder. De Hollywood a Pixar (pasando por Italia), puso
algunos ejemplos que ponen de manifiesto las posibilidades de conciliar el conflicto dramático con una visión positiva
de la paternidad.
En particular mencionó la miniserie sobre Ana Karenina, en la que se da relieve a todas las historias, y se recupera la
importancia como contrapeso de la pareja Levin-Kitty. Habló también de tres series de éxito en Italia donde priman
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buenas figuras paternas: Don Mateo, Que Dios nos ayude y Me he casado con un policía.
En busca de la catarsis
La cuestión de fondo es que muchas de las series mencionadas “muestran y al mismo tiempo ponen en tela de juicio
el desequilibrio vital que supone centrarse en las responsabilidades de la ocupación profesional, cuando esto sucede
en detrimento de la vida familiar”, comenta el profesorGarcía-Noblejas. “Ofrecen una salida a la misma situación que
retratan, que apunta hacia el principio moral de hacer bien el bien, o de hacer lo que se tiene que hacer y hacerlo
bien”.
Es lo que sucede, por ejemplo, con Wallander. “Nos enfrentamos a un mundo contextual con un estilo de vida que en
principio podría parecer envidiable pero que constituye un estado de cosas muy críticamente explorado y juzgado por
los profesionales que idearon y produjeron estas series”.
“Han sido sus respectivos públicos nacionales, añade, quienes –viviendo como ciudadanos en un contexto semejante
al realísticamente dramatizado–, no solo han convertido unosbestsellers (como los de Mankell) en blockbusters, sino
que también han convertido en un acontecimiento social las series producidas por Danmarks Radio (DR), la televisión
pública danesa, concebidas como provocación al debate acerca de los asuntos cívicos presentados, sin dejar de ser
un entretenimiento de calidad”.
Hay en los personajes del “nordic noir” –concluye el profesor de la PUSC– una especie de nostalgia, es decir, de
sentido de ausencia de un patria, una familia y unos amigos, que no están en ninguna arcadia feliz del pasado, sino
que se encuentran en un futuro deseado y que se ha de traer al presente para que las cosas no continúen siendo lo
que ahora son: el tono ético-político y estético con que su vida llega al espectador dice: “nuestra realidad es así, pero
no queremos o no quisiéramos que siguiera siendo así para nuestros hijos”. “En este sentido, son catárticas”. “Siguen
–añade Paolo Braga acerca de las tres series citadas por él con anterioridad– una narración lineal claramente trágica,
una forma de contar historias que enseña a través de la negación”.
Ejemplos de esta catarsis han sido expuestos tanto en ponencias como en comunicaciones a lo largo del congreso
sobre “La figura del padre en la serialidad televisiva” con títulos como “Fringe, desesperación y redención de un
padre”, “Los Soprano. El conflicto de vincular dos mundos irreconciliables: el crimen y la vida familiar”, “La catarsis
incompleta de Father&Son” o “¿Un sicario nace o se hace? Claves narratológicas del éxito de la webserieThe
Confession”.
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CATHOLIC.NET
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01/05/2013
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es.catholic.net/laiglesiahoy/noticias.php?id=45711
De Benedicto a Francisco, los treinta días que cambiaron la Iglesia
Qué todo lo que sucede en el cónclave sea secreto, es sabido, entretanto que pasó en este período, cómo nació y se
reforzó la candidatura del papa Francisco. Desde la renuncia de Benedicto XVI el 11 de febrero al 13 de marzo,
elección del papa Bergoglio, la Iglesia cambió, pasando por un inusitado período de sede vacante, con papa un
emérito, y la elección de un papa latinoamericano buscado en un país “en el final del mundo”.
El libro escrito por el vaticanista argentino Andrés Beltramo, de la agencia de noticias Notimex y de Vatican Insider; y
del periodista colombiano, César Mauricio Velásquez, ex embajador colombiano ante la Santa Sede, analiza indicios,
noticias y hechos e intenta dar respuestas.
El libro editado por Planeta indica que en el pre cónclave, o sea durante las Congregaciones Generales de los
cardenales, las noticias que llegaron a los medios de prensa sobre presuntas o reales divisiones, reafirmaron la
convicción entre los cardenales de la necesidad de no votar ni a un italiano ni a un europeo, por lo que algunos
cardenales, africanos, asiáticos, latinoamericanos y estadounidenses desde el inicio votaron por Bergoglio.
Andrés Beltramo Álvarez era uno de los cuatro periodistas que seguían en la Sala de Prensa de la Santa Sede el
Consistorio en que se pensaba se anunciarían solamente algunas canonizaciones.
Y relata, en una crónica completa y a flor de piel, los momentos históricos desde el mismo instante de la renuncia que vivió en primera persona- hasta la elección de Jorge Mario Bergoglio en la Capilla Sixtina.
César Mauricio Velásquez, ex embajador ante la Santa Sede, narra algunos de sus encuentros y diálogos personales
con el papa Benedicto XVI y desarrolla los temas fundamentales de su pontificado, así como las causas de su
renuncia y el futuro de la Iglesia con el nuevo Papa Francisco.
Constituye una vivencia directa del pontificado de Benedicto XVI, el papa de las grandes decisiones, y de los
asombrosos hechos que terminaron con la “fumata” blanca y la posterior aparición, ante el mundo, del primer
pontífice latinoamericano.
Un relato organizado en cuatro capítulos, 225 páginas, 23 fotografías, publicado por Editorial Planeta en Colombia y
que será distribuido en diferentes países de América Latina.
César Mauricio Velásquez.- Periodista de la Universidad de La Sabana. Redactor político de radio, prensa y
televisión. Fue presidente del Círculo de Periodistas de Bogotá. Secretario de prensa de la Presidencia de la
República de Colombia durante el gobierno de Álvaro Uribe Vélez y embajador de su país ante la Santa Sede entre
2010 y 2012.
Andrés Beltramo Álvarez.- Licenciado en Ciencias de la Comunicación por la Universidad Popular Autónoma del
Estado de Puebla (México). Especializado en periodismo religioso por la Pontificia Universidad de la Santa
Cruz de Roma. Es corresponsal ante la Santa Sede de la agencia mexicana NOTIMEX y de La Red, estación de
radio de Argentina. Escribe para el diario italiano La Stampa de Turín, en su sitio Vatican Insider y mantiene el blog
Sacro&Profano.
----------------ANCHE IN:
- DIARIO CORREO: http://diariocorreo.pe/opinion/noticias/4546523/columnistas/treinta-dias-que-cambiaron-la-iglesia
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L’OSSERVATORE ROMANO
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01/05/2013
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2FDetail&last=false=&path=/news/cultura/2013/100q13-Un-incontro-sorprendente-Joseph-Ratzinger-e.html&title=
Così diversi e così vicini
&locale=it
Così diversi e così vicini
Il 2 maggio a Roma, alla Pontificia Università della Santa Croce, si svolge il convegno «Joseph Ratzinger ed Erik
Peterson. Due itinerari teologici», dies academicus della Pontificia Accademia Teologica organizzato in collaborazione
con la Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI e con la Fondazione Benedetto XVI di Ratisbona. La
giornata approfondirà — spiega Manlio Sodi, presidente della Pontificia Accademia Teologica — «tre grandi temi che
appaiono particolarmente rilevanti ai fini di un confronto tra i percorsi teologici di Peterson e Ratzinger. Si tratta della
teologia biblica, della teologia della liturgia e di quella riflessione sulla cultura secolare che si colloca tra l’antropologia
teologica e la filosfia cristiana della storia».
Afferma Thomas Söding nel suo intervento: “L’incontro di Joseph Ratzinger con Erik Peterson è sorprendente. Gli
elementi di contrapposizione biografica e teologica non potrebbero essere maggiori”. A dividere i due è lo spazio di
una generazione, con tutti i suoi drammi. L’uno si è convertito al cattolicesimo in un’epoca caratterizzata dai cosiddetti
pontificati piani, l’altro ha lasciato una sua documentabile traccia nei testi del concilio Vaticano II. Peterson è un
outsider. Joseph Ratzinger è invece decisamente un insider. Peterson è uno spirito mosso dall’inquietudine,
Ratzinger è invece un esteta, un contemplativo; entrambi hanno però criticato in termini costruttivi la teologia del
proprio tempo: Peterson quella evangelica, Ratzinger quella cattolica. Peterson ha scritto un’ecclesiologia dominata
dalla prospettiva escatologica, Ratzinger invece un’ecclesiologia che vive di un’anima eucaristica. A prevalere
nell’opera di Peterson è la prospettiva apocalittica, connotata in particolare dalla categoria della riserva escatologica;
in quella di Ratzinger prevale invece l’elemento giovanneo in cui convergono in forma simbiotica la presenza della
salvezza e il suo futuro.
E probabilmente sono state proprio certe differenze a destare l’interesse di Joseph Ratzinger per Erik Peterson.
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06/05/2013
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www.zenit.org/es/articles/cardenal-ouellet-un-obispo-debe-promover-la-santidad-de-sus-fieles
Cardenal Ouellet: ''Un obispo debe promover la santidad de sus fieles''
El arzobispo de Burgos, Francisco Gil Hellín, ha presentado esta mañana en la Universidad de la Santa Cruz en
Roma, el volumen Sinopsis del Decreto Conciliar Christus Dominus, sobre el ministerio episcopal. El libro es la
octava publicación de una serie dedicada a las Sinopsis de los documentos del Concilio Vaticano II publicada por la
Editorial Santa Croce. Los volúmenes escritos anteriormente por el arzobispo han sido sobre los siguientes
documentos conciliares: Dei Verbum, Lumen Gentium, Presbyterorum Ordinis, Gaudium et Spes, Sacrosanctum
Concilium, Unitatis Redintegratio y Dignitatis Humanae.
El encuentro ha comenzado con el saludo y bienvenida del rector de la Universidad, monseñor Luis Romera, que ha
mencionado el "evidente valor científico" de la obra y ha señalado que estamos viviendo un momento de renovación
en el que se nota la acción del Espíritu Santo. Tras estas palabras ha dado paso al cardenal Ouellet, prefecto de la
Congregación para los Obispos.
El cardenal ha reconocido el intenso trabajo que ha supuesto este volumen que "es indispensable para estudiosos ya
que en un único volumen se recogen las intervenciones de los padres conciliares". Ha señalado también la
importancia de realizar sinopsis de estos decretos. Sobre las funciones de los obispos ha remarcado la
responsabilidad y el deber que tienen de hacer operante al Espíritu Santo en la Iglesia de Cristo, es una
"responsabilidad del obispo hacia la Iglesia particular y la Iglesia universal". Además, un obispo debe "promover la
santidad de sus fieles en su diócesis" acompañado del carácter misionero que debe tener su labor. Otro punto que ha
destacado es el sentido de familia que se debe crear entre los presbíteros en la que el obispo cumple con la figura del
padre.
A continuación los profesores J. Grohe y M. De Salis, han intervenido para contextualizar y explicar algunos puntos
fundamentales y significativos de la obra del arzobispo Francisco en la que han realizado un recorrido histórico y
teológico sobre el ministerio episcopal. Matizando conceptos como la colegialidad episcopal y la creación y papel
fundamental de las conferencias episcopales, y el sentido teológico de este ministerio. También se ha querido
recordar las palabras que Benedicto XVI dirigió al clero de Roma el 14 de febrero del 2013 sobre los aspectos
fundamentales del Concilio Vaticano II desde su experiencia personal.
Para finalizar, monseñor Francisco Gil Hellín ha dado las gracias a todos los presentes tras recibir los ánimos por
parte de los mismos, a seguir con este trabajo de investigación con otros documentos conciliares que son "una
herramienta de trabajo tan útil". Además, ha adelantado que el próximo documento conciliar sobre el que podría
escribir sería Nostra Aetate, declaración sobre las relaciones de la Iglesia con las religiones no cristianas.
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DIARIO DE BURGOS
www.diariodeburgos.es
07/05/2013
argomento
Attività interne
www.diariodeburgos.es/noticia/ZDD930267-9E3A-F37A
-3DC354DD75D865D8/20130507/arzobispo/presenta/roma/ultimo/libro
El arzobispo presenta en Roma su último libro
Angélica González / Burgos - martes, 07 de mayo de 2013
El arzobispo, Francisco Gil Hellín, presentó ayer en Roma su última obra, titulada Sinopsis del decreto del Concilio
Vaticano II Christus Dominus. Se trata de un trabajo expositivo que acerca al lector la evolución del texto conciliar
sobre el ministerio pastoral de los obispos (’Christus Dominus’) desde su primitivo esquema hasta el texto final
aprobado por los asistentes al concilio, del que ahora se cumplen cincuenta años.
El acto ha tenido lugar en el aula Benedicto XVI de la Universidad Pontificia de la Santa Cruz. En el mismo ha
intervenido el cardenal de la Santa Sede Marc Ouellet, prefecto de la congregación para los obispos.
El motivo de la presentación en la Ciudad Eterna radica en que el volumen, que consta de 923 páginas, ha sido
publicado por la editorial vinculada a la citada universidad.
Con esta obra, Gil Hellín suma el octavo volumen a la colección de sinopsis sobre los documentos del concilio, de los
que ya analizado sus cuatro constituciones Dei Verbum (sobre la revelación), Lumen Gentium (sobre la Iglesia),
Gaudium et Spes (sobre la Iglesia y su misión en el mundo actual) y Sacrosanctum Concilium (sobre liturgia); los
decretos Presbyterorum Ordinis (sobre el ministerio y la vida de los presbíteros) y Unitatis Redintegratio (sobre el
ecumenismo)y la declaración Dignitatis Humanae (sobre la libertad religiosa).
Tras su presentación en la capital italiana, Gil Hellín hará lo propio en Burgos. La cita será el miércoles 22 de mayo, a
las 20 horas en el Aula Magna de la Facultad de Teología.
---------------ANCHE IN:
- EUROPA PRESS: http://www.europapress.es/castilla-y-leon/noticia-arzobispo-burgos-presenta-roma-ultima-obrasinopsis-decreto-concilio-vaticano-ii-20130506134904.html
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AGENZIA ANSA
www.ansa.it
13/05/2013
argomento
Attività interne
A Ateneo Opus Dei Master Finanza e Etica, Presenta G. Tedeschi
ROMA, 13 MAG - L'universita' dell'Opus Dei lancia un master in finanza ed etica. E' dedicato a ''Risk management,
prodotti finanziari e aspetti etici'', con al centro quindi anche le criticita' legate all'uso dei derivati, il ciclo di studi in
programma da ottobre a dicembre prossimi alla Pontificia Universita' della Santa Croce, riservato a dirigenti e
funzionari di banche e assicurazioni, amministratori pubblici e giovani laureati.
A presentarlo, giovedi' prossimo con un pomeriggio di studi su ''Etica e rischio: scenari per una nuova finanza'',
saranno tra gli altri l'ex ministro Antonio Martino e l'ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi. ''E' possibile
coniugare il ricorso ai derivati finanziari con il buon uso del potere?'', e' una delle domande cui vuole rispondere il
nuovo master, partendo anche da presupposto che tra i principali responsabili dell'attuale crisi economica ci sono gli
strumenti finanziari e la loro modalita' di funzionamento.
Proprio sui piu' discussi prodotti finanziari, come i derivati, e' stato allestito il programma di approfondimento post
laurea, promosso dal Centro di Ricerca ''Markets, Culture & Ethics'' dell'Universita' della Santa Croce, in
collaborazione con il Gruppo Schult'z. Il corso prevede 60 ore di lezioni suddivise in otto moduli didattici, attraverso i
quali si offrira' una sintesi di contenuti necessari ''affinche' gli scenari presenti e futuri si aprano davvero su una
finanza nuova, che non riduca l'etica ad un'etichetta, ma la renda criterio costante e sicuro dell'azione economica'', ha
affermato in proposito il Prof. Mons. Martin Schlag, direttore di del Centro ''Mercati, cultura e etica''.
La proposta formativa, nelle intenzioni dei promotori, abbina contenuti di carattere specificamente tecnico nel campo
della finanza ai fondamenti etici della saggezza pratica e del successo: lo scopo di fondo e' dimostrare che gli
strumenti finanziari, se sostanziati dalla riflessione sull'agire umano, non hanno nulla da perdere. Infatti, ''rimettere
l'uomo al centro dell'azione economica e finanziaria potenzia gli esponenti di ogni algoritmo'' - ha aggiunto Schlag -,
ben consapevoli che ''l'etica non e' una salsa che copre ogni azione'', ma ''deve essere gia' dentro l'azione''. A
chiudere il corso, a dicembre, sara' Lord Brian Griffiths of Fforestfach, vice presidente di Goldman Sachs,
''notoriamente coinvolto nei temi di etica e finanza'', sottolineano all'Universita' della Santa Croce.
(ANSA). GR 13-MAG-13 16:21 NNN
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FORMICHE
www.formiche.net
13/05/2013
argomento
Attività interne
http://www.formiche.net/2013/05/13/finanza-ed-etica-possono-convivere/
Finanza ed etica possono convivere?
Redazione
È possibile coniugare il ricorso ai derivati finanziari con il buon uso del potere? C’è compatibilità tra la gestione del
rischio in ambito bancario e assicurativo e la gestione di se stessi? Si può parlare contemporaneamente di algoritmi e
virtù?
La crisi economica del 2008 ha portato alla luce evidenti criticità collegate ai meccanismi di scambio che animano i
mercati finanziari; pur trattandosi di un fenomeno dalle cause più complesse, tra i principali responsabili di questa crisi
ci sono senz’altro gli strumenti finanziari e la loro modalità di funzionamento.
Per cercare di dare una risposta a queste problematiche ancora lontane da una soluzione unitaria e condivisa, il
Centro di Ricerca Markets, Culture & Ethics della Pontificia Università della Santa Croce, in collaborazione con il
Gruppo Schult’z diretto da Luigi Pastorelli, ha allestito un programma di approfondimento sui più discussi strumenti
finanziari, rivolto a dirigenti e funzionari di banche e assicurazioni, amministratori del settore pubblico e giovani
laureati.
Il corso, concepito come un master e in programma da ottobre a dicembre 2013, prevede 60 ore di lezioni suddivise in
otto moduli didattici, attraverso i quali si offrirà una sintesi di contenuti necessari “affinché gli scenari presenti e futuri si
aprano davvero su una finanza nuova, che non riduca l’etica ad un’etichetta, ma la renda criterio costante e sicuro
dell’azione economica”, ha affermato in proposito monsignor Martin Schlag, direttore di Mce.
Una proposta indubbiamente audace, che abbina contenuti di carattere specificamente tecnico nel campo della
finanza ai fondamenti etici della saggezza pratica e del successo. Lo scopo di fondo è pertanto quello di dimostrare
che gli strumenti finanziari, sostanziati dalla riflessione sull’agire umano in senso pieno, non hanno nulla da perdere.
Infatti, “rimettere l’uomo al centro dell’azione economica e finanziaria potenzia gli esponenti di ogni algoritmo” – ha
aggiunto Schlag – ben consapevoli che “l’etica non è una salsa che copre ogni azione”, ma “deve essere già dentro
l’azione”.
Questo programma di “Risk management, prodotti finanziari e aspetti etici” sarà presentato il prossimo giovedì 16
maggio alle ore 15,30, in Piazza Sant’Apollinare alla Pontificia Università della Santa Croce con un pomeriggio di studi
sul tema “Etica e rischio: scenari per una nuova finanza”, al quale interverranno, tra gli altri, l’ex ministro Antonio
Martino e l’economista ed esperto di finanza Ettore Gotti-Tedeschi (nella foto).
A chiudere il corso a dicembre sarà Lord Brian Griffiths of Fforestfach, vice-chairman di Goldman Sachs, notoriamente
coinvolto nei temi di etica e finanza.
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AGENZIA ADNKRONOS
www.adnkronos.com
16/05/2013
argomento
Attività interne
Crisi: Gotti Tedeschi, non ci sarebbe se cattolici avessero letto Encicliche
CRISI: GOTTI TEDESCHI, NON CI SAREBBE SE CATTOLICI AVESSERO LETTO ENCICLICHE 'LA FINANZA E' IL
TIPICO STRUMENTO CHE E' SFUGGITO DALLE MANI DELL'UOMO'
Roma, 16 mag. (Adnkronos) - La crisi globale non ci sarebbe stata se il mondo cattolico avesse studiato con
attenzione le encicliche dei Papi. Lo ha sottolineato Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior e rappresentante in
Italia del Santander, intervenendo ad un convegno di 'Finanza ed Etica' organizzato all'Universita' Pontificia della
Santa Croce. E in Vaticano si leggono le encicliche? "Si leggono, ma forse vanno rilette per capire bene che cosa
volessero dire i Papi".
L'esperto di finanza ed economista e' stato invitato dalla Pontificia Universita' della Santa Croce in occasione del
convegno di presentazione di un'iniziativa che si svolgera' a partire da ottobre e che si rivolge appunto al mondo
finanziario. Gotti Tedeschi non e' stato presentato come ex presidente dello Ior ne' lui ha mai fatto riferimento nel suo
intervento all'esperienza passata all'Istituto di opere religiose del Vaticano. Parla pero' della crisi globale e dice
chiaramente che "la crisi non ci sarebbe stata se il mondo cattolico avesse studiato con attenzione le enclicliche dei
Papi". Una su tutte, ad esempio, per l'economista, "racconta le origini della crisi economica con una precisione
esemplare". Si tratta della 'Caritas in veritate'.
Gotti Tedeschi, quindi, fa riferimento all'intervento che oggi il Papa ha fatto parlando agli ambasciatori della crisi
economica. "Perche' il Papa e' stato costretto a fare questo discorso? -chiede alla platea Gotti Tedeschi- Per capirlo
bisogna leggere le encicliche perche' magari voi leggete solo il Bignami non le encicliche. Come si cambia il mondo?
Discutendo appunto le encicliche dei Papi". Secondo l'economista, "la finanza e' il tipico strumento che e' sfuggito
dalle mani dell'uomo".Gotti Tedeschi spiega anche il rischio di uno strumento quando non viene gestito. "Il rischio dice- e' che l'uomo perde il senso della vita. E di chi e' la colpa? La colpa e' dei preti che non insegnano la dottrina".
(Dav/Opr/Adnkronos)
- 27/144 -
AGENZIA ANSA
www.ansa.it
16/05/2013
argomento
Attività interne
Crisi: Gotti Tedeschi, in Vaticano si rileggano le Encicliche
In Vaticano si leggono le encicliche? Si e' letta Caritas in veritate? Un momento di silenzio, un sospiro, poi la risposta:
"Se e' stata letta forse andava riletta". Risponde cosi' l'ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, interpellato nel
corso di un convegno alla Pontifica Universita' Santa Croce organizzato per presentare un corso su Etica e finanza
concepito come un master che partira' in autunno, da ottobre a dicembre.
Un corso di grande attualita', visto che proprio oggi papa Francesco ha richiamato la necessita' di una riforma
finanziaria per superare la crisi. Secondo Gotti Tedeschi, alcune encicliche e in particolare Caritas in veritate di
Benedetto XVI, ma anche la Rerum Novarum di Leone XIII e la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, sono
fondamentali per capire la crisi economica e individuare soluzioni.
"Ma le encicliche non le leggete", ha detto provocatoriamente Gotti Tedeschi rivolgendosi ai partecipanti al seminario
e idealmente ai cattolici. Il suo intervento all'incontro e' la sua prima partecipazione a un convengo pubblico dopo la
sua uscita dallo Ior, circa un anno fa, quando su sfiduciato dal board. Ma nel presentarlo, al tavolo dei relatori, di Gotti
viene ricordata la sua carica come rappresentante italiano del Santander, non l'esperienza alla "banca" vaticana. Nel
suo discorso, il banchiere ed economista torna sui temi che gli sono cari: la crisi demografica come causa della caduta
del Pil a cui si e' risposto con l'aumento sfrenato dei consumi; i processi di delocalizzazione per far aumentare il
potere d'acquisto che si sono tradotti in una perdita di capacita' produttiva; il futuro assalto dei paesi asiatici che
"compreranno l'Occidente, anche sul piano culturale".
L'unica via e' "ricostruire una morale", ma senza pretendere che la finanza sia etica: "La finanza e' solo uno strumento,
non e' buona o cattiva, e' neutra. Ma e' uno strumento sofisticato che e' sfuggito dalle mani dell'uomo. Etico non e' mai
lo strumento, e se qualcuno parla di banca etica, sparategli. In senso metaforico, s'intende", scherza l'economista,
secondo il quale, tra l'altro, "negli ultimi due anni non e' stato preso nessun provvedimento per innalzare la
produzione" e da questo clima "non vengono fuori gli Einaudi, ma i Grillo".
Al termine del suo intervento, all'economista e' stato chiesto se in Vaticano si leggano le encicliche. "Si leggono, ma le
encicliche vanno approfondite per capire cosa volesse dire l'estensore - ha risposto Gotti -. Benedetto XVI, che a mio
giudizio meriterebbe l'appellativo di 'Grande', con la Caritas in veritate ha scritto un documento la cui introduzione
rappresenta da sola un'enciclica. Se non si parte da li' e' come leggere i dieci comandamenti saltando il primo. E
invece non e' stata da molti affrontata con quella doverosa attenzione che merita. Specie in quei passaggi in cui
spiega cosa accade se l'uomo non distingue tra fini e mezzi". Quindi se in Vaticano "quell'enciclica e' stata letta, forse
andava riletta". (ANSA).
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AVVENIRE
www.avvenire.it
argomento
Attività interne
Encicliche da rileggere
***Segue il testo in originale
- 29/144 -
17/05/2013
AVVENIRE 17 maggio 2013, pag. 3
IL FATTO QUOTIDIANO
www.ilfattoquotidiano.it
17/05/2013
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Attività interne
!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/17/crisi-gotti-tedeschi-colpa-e-dei-preti-che-non-insegnano-dottrina/596548/
Crisi, Gotti Tedeschi: ” La colpa è dei preti che non insegnano la dottrina”
Passano i Papi, ma non i misteri del Vaticano. Neanche quelli che riguardano episodi apparentemente minori, ma
senz’altro non casuali. Come quello della scelta del relatore per presentare il nuovo corso Finanza & Etica che la
Pontificia Università della Santa Croce attiverà dal prossimo anno accademico: Ettore Gotti Tedeschi. Sì, proprio il
banchiere che nel maggio 2012 era stato rimosso dall’incarico di presidente dello Ior dallo stesso consiglio della banca
vaticana per “non aver svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio”.
Una dura motivazione e un’amara delusione per un uomo che Papa Benedetto XVI aveva chiamato allo Ior nel 2010
con l’incarico di incrementare la trasparenza sulla scia della “legge 127” che fissava in vaticano nuove norme
antiriciclaggio. Ma del resto, sin dall’inizio del suo incarico allo Ior Gotti Tedeschi è transitato da uno scandalo all’altro:
come ricorda il Giornale del 13 febbario 2012, “da settembre 2010 il banchiere è sotto inchiesta a Roma col dg Paolo
Cipriani per 23 milioni di euro dello Ior movimentati verso il Credito Artigiano e destinati a JpMorgan Frankfurt e a
Banca del Fucino, soldi sequestrati e restituiti a giugno 2011”. Seguono le indagini sui Grandi eventi-G8 da cui
emergono i conti Ior di don Evaldo Biasini, detto don bancomat.
Gotti Tedeschi, che nel suo curriculum vanta anche, con la sua banca Akros, il collocamento in Borsa della Parmalat
del bancarottiere Callisto Tanzi, viene poi tagliato fuori dagli affari finanziari della Santa Sede in modo piuttosto
brusco. In Vaticano ora lo si vede poco, mentre è più facile incontrarlo a Siena su richiesta della Procura che indaga
sul dissesto del Monte dei Paschi di cui è stato uno degli attori, essendo stato a lungo il braccio destro italiano di don
Emilio Botin, il banchiere spagnolo che nel 2007 vendette banca Antonveneta al gruppo senese.
Alla luce di tutto questo, l’iniziativa della Pontificia Università di dar spazio a Gotti Tedeschi, appare come una sorta di
riabilitazione. Del resto a Gotti Tedeschi i Santi in Vaticano non mancano. Magari lo stesso cardinale Tarcisio Bertone,
che, a suo tempo, lo volle ai vertici dello Ior, proprio mentre rappresentava in Italia gli interessi della banca spagnola
Santander di Botin che ebbe molto a guadagnare anche dall’acquisizione dell’iberica Recoletos da parte dell’editrice
del Corriere della Sera, Rcs. Operazione, come quella di Antonveneta, che Gotti Tedeschi conosce molto bene, ma di
cui difficilmente racconterà i dettagli anche solo etici.
Il banchiere di Piacenza preferisce soffermarsi sul senso delle encicliche papali più che sui bilanci delle società di cui
si è occupato. E agli studenti consiglia di leggere ciò che scrive il Santo Padreper comprendere il senso della crisi
economica: “La finanza è il tipo strumento che è sfuggito dalle mani dell’uomo – precisa in aula – Il rischio – dice – è
che l’uomo perda il senso della vita. E di chi è la colpa? La colpa è dei preti che non insegnano la dottrina”. Insomma,
i banchieri, quelli no, non c’entrano proprio un bel niente con la crisi, con i crac finanziari, con le tangenti e i conti
segreti.
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ITALIA OGGI
www.italiaoggi.it
17/05/2013
argomento
Attività interne
http://www.italiaoggi.it/giornali/stampa_giornali.asp?id=1825723&codiciTestate=1&accesso=FA
Indiscrezionario
Alla Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, si sono posti alcune domande: è possibile coniugare il ricorso ai
derivati finanziari con il buon uso del potere? C'è compatibilità tra la gestione del rischio in ambito bancario e
assicurativo e la gestione di se stessi? Si può parlare contemporaneamente di algoritmi e virtù? Per questo è stato
ideato un corso, concepito come un master e in programma da ottobre a dicembre 2013, che prevede sessanta ore di
lezioni suddivise in otto moduli didattici, attraverso i quali si offrirà una sintesi di contenuti necessari “affinché gli
scenari presenti e futuri si aprano davvero su una finanza nuova, che non riduca l'etica ad un'etichetta, ma la renda
criterio costante e sicuro dell'azione economica”.
I docenti? D'eccezione: come Ettore Gotti Tedeschi, già alla guida dello Ior. E a chiudere il corso a dicembre sarà lord
Brian Griffiths of Fforestfach, vice- chairman di Goldman Sachs: come si legge nel testo diramato dall'ateneo,
«notoriamente coinvolto nei temi di etica e finanza”
Dopo il successo dei primi due libri, dedicati al regno d'Italia e alla repubblica, Il progetto editoriale «La lira siamo noi»
di Editalia si completa con il nuovo volume Uomini e monete tra le due guerre. L'opera sarà presentata in anteprima al
salone del libro di Torino assieme a sei «riconiazioni» delle monete più significative dal punto di vista iconografico,
scelte fra i tagli emessi in oro e in argento tra il 1922 e il 1936. L'iniziativa di Editalia sta stabilendo record assoluti nel
mercato dei libri di pregio: tra il 2011 e il 2012, il volume La lira siamo noi dedicato alla repubblica ha venduto copie
per un valore commerciale superiore ai 15 milioni di euro.
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
18/05/2013
argomento
Attività interne
http://www.zenit.org/it/articles/risk-management-prodotti-finanziari-ed-aspetti-etici
“Risk management, prodotti finanziari ed aspetti etici” è il titolo del master
presentato alla Pontificia Università della Santa Croce, lo scorso 16 maggio.
Promosso dal Centro di Ricerca Markets, Culture & Ethics della Santa Croce, in collaborazione con il Gruppo Schult’z,
il corso avrà inizio a ottobre e durerà fino a dicembre 2013, per un totale di 60 ore di lezioni suddivise in otto moduli
didattici. È rivolto in primo luogo a dirigenti e funzionari di banche e assicurazioni, ma può interessare anche
amministratori del settore pubblico e giovani laureati in scienze economiche che intendono acquisire know-how nel
settore.
Si può coniugare il ricorso ai derivati finanziari con il buon uso del potere? E gli algoritmi con le virtù? Il programma
prevede un approfondimento sui più discussi strumenti finanziari, dove i contenuti di carattere tecnico saranno
abbinati a un’analisi degli aspetti etici all’interno di un’economia globalizzata. Per dirla con le parole del Prof. Mons.
Schlag, direttore di MCE, “rimettere l’uomo al centro dell’azione economica e finanziaria potenzia gli esponenti di ogni
algoritmo” e, ha aggiunto, “l’etica non è una salsa che copre ogni azione”, ma “deve essere già dentro l’azione”.
La gamma di temi che verranno affrontati in quest’ottica è ampia. Nel primo modulo, esposto dal Prof. Luigi Pastorelli,
direttore del Gruppo Schult’z, e dal Prof. Schlag, si partirà dal concetto di crisi, per chiedersi poi cosa sia successo.
Nei moduli successivi si parlerà di sviluppo ambientale compatibile e sostenibile, fondi sovrani, self-management,
tanto per citare alcuni argomenti.
Alla presentazione del master sono intervenuti, tra gli altri, l’ex ministro Antonio Martino e l’economista ed esperto di
finanza Ettore Gotti-Tedeschi, il quale ha affermato che la crisi globale non ci sarebbe stata se il mondo cattolico
avesse studiato con attenzione le encicliche dei Papi. In particolare, Gotti-Tedeschi ha citato Caritas in veritate di
Benedetto XVI, ma anche la Rerum Novarum di Leone XIII e la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, a suo dire
fondamentali per capire la crisi economica e trovare soluzioni.
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
24/05/2013
argomento
Attività interne
www.zenit.org/it/articles/credere-e-sapere-fede-tradizione-e-fiducia-nell-attivita-dell-uomo-di-scienza
Credere e sapere: fede, tradizione e fiducia nell'attività dell'uomo di scienza
Credere e sapere: fede, tradizione e fiducia nell’attività dell’uomo di scienza è il titolo del Workshop del DISF
(Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede) Working Group, in programma i prossimi 25 e 26 maggio
presso il Centro Convegni Bonus Pastor in via Aurelia, a Roma. Scopo dell’evento è favorire lo scambio intellettuale
fra ricercatori e docenti interessati ai rapporti fra scienze, filosofia e teologia.
Il workshop, giunto alla sesta edizione, conclude l’anno accademico 2012/13 del DISF Working Group, che è un
programma di formazione per giovani laureati promosso dal Centro di Ricerca DISF presso la Pontificia Università
della Santa Croce, a Roma. Il programma è articolato in un seminario permanente triennale che prevede cinque
incontri per anno accademico: quattro seminari e, appunto, un workshop finale.
Al gruppo di lavoro partecipano ricercatori e studiosi che intendono arricchire le loro conoscenze o l’attività
professionale con un approccio interdisciplinare, attento ai fondamenti filosofici delle scienze e alla luce dei contenuti
della Rivelazione cristiana.
Il tema scelto per il workshop del 2013 è in linea con l’Anno della Fede, inaugurato da Papa Benedetto XVI lo scorso
ottobre. Fra i relatori invitati figurano Roberto Timossi, filosofo e saggista, che terrà una lezione dal titolo La fede nella
scienza: a cosa (e a chi) deve credere chi fa ricerca scientifica e Lino Conti, ordinario di Storia della Scienza presso
l’Università degli Studi di Perugia, che terrà una conferenza pubblica sabato 25 alle 18.30 dal titolo Generazione e
creazione nella tradizione del pensiero scientifico e teologico.
Sono inoltre previste delle comunicazioni programmate a cura dei partecipanti, tra cui ricordiamo Miriam Savarese,
con il suo intervento Conoscenza personale e credenza: l’insegnamento di Michael Polanyi e Marco Crescenzi, con la
relazione: Distinguere per unire. I gradi del sapere: l’insegnamento di Jacques Maritain.
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AGENZIA SIR
www.agensir.it
03/06/2013
argomento
Attività interne
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=263274
Famiglia e Media: un seminario su
“sfide e opportunità per l’associazionismo”
“Raccontare la famiglia: sfide e opportunità per l’associazionismo”. Il tema della relazione complessa tra
associazionismo, famiglia e comunicazione è al centro del seminario organizzato, a conclusione del Progetto
Associated Families dal Forum delle associazioni familiari in partnership con la Pontificia Università della Santa Croce
e con il Fiuggi Family Festival che si terrà venerdì 7 giugno, alle ore 10, presso la Pontificia Università della Santa
Croce a Roma.
“Il seminario - spiegano gli organizzatori - costituisce un ulteriore momento di riflessione, formazione e rilancio su
alcuni temi centrali della comunicazione associativa delle associazione familiari”, da sempre impegnate nel reclamare
“urgenti politiche familiari che sostengano i giovani, la natalità e la conciliazione tra famiglia e lavoro”. La domanda di
fondo sarà: “Come è possibile includere le politiche familiari nell‘agenda della politica nazionale, attraverso un utilizzo
sapiente dei media?”. Cercheranno di rispondere a questa domanda Maria Mussi Bollini, Norberto Gonzalez Gaitano,
José Marie La Porte, Luciano Moia, Daniel Arasa, Antonella Bevere, Fernando Muraca.
---------------ANCHE IN:
- ZENIT: http://www.zenit.org/it/articles/raccontare-la-famiglia-sfide-e-opportunita-per-l-associazionismo
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GAUDIUM PRESS
es.gaudiumpress.org
04/06/2013
argomento
Attività interne
http://noticias.cancaonova.com/noticia.php?id=289338
Dom Fisichella analisa pontificado de Bento XVI
Da Redação, com Gaudium Press
"Espero que Bento XVI seja recordado na história por ter identificado o modo da Igreja relacionar-se com o mundo
contemporâneo". Com estas palavras, o presidente do Pontifício Conselho para a Promoção da Nova Evangelização,
Dom Salvatore Fisichella, se referiu, nesta terça-feira, 4, ao Pontificado do Papa Emérito.
Dom Fisichella falou a um grupo de jornalistas que participavam do curso sobre informação religiosa promovido pela
Pontifícia Universidade da Santa Cruz, desde o mês de março, em Roma. O prelado foi o encarregado de dar a
conferência conclusiva do encontro acadêmico, que levou como tema "2005-2012: uma análise do Pontificado de
Bento XVI".
Durante sua dissertação, Dom Fisichella descreveu o serviço petrino do Pontífice emérito a partir de quatro aspectos:
um Pontificado onde não houve descontinuidade no Magistério, mas desenvolvimento; que deu forte atenção a
questão de Deus no mundo contemporâneo; onde se abordou o tema do pecado da Igreja e que enfatizou a alegria
como algo constante do ser cristão.
Especial ênfase deu o prelado à questão de Deus no mundo contemporâneo, assinalando que Bento XVI foi o Papa
que "mais questionou o motivo pelo qual o homem esqueceu-se de Deus", aspecto que se vê - como descreveu com a importância que o Pontífice deu ao fenômeno do secularismo e do relativismo.
A esse respeito, disse que foi justamente o tema da questão de Deus o que colocou a Igreja em um estado de Nova
Evangelização, que significa "colocar tudo em uma nova linguagem, em categoria cristã". Razão pela qual - segundo
comentou - o Papa Emérito criou no ano de 2010 o Pontifício Conselho para a Promoção da Nova Evangelização,
que justamente hoje é presidida por Dom Fisichella.
Em relação com o tema do pecado da Igreja, o prelado recordou que durante o Ano Sacerdotal, celebrado em 2010,
o Papa Emérito falou de frente sobre o fenômeno dos escândalos da Igreja; "um escândalo que encontrou a resposta
com Bento XVI", que, "trocou as cartas, querendo mostrá-las sobre o pensamento: 'é a verdade que salva'", opinou.
Finalmente, Dom Fisichella referiu-se ao tema da alegria, como uma constante do pontificado de Bento, que em
repetidas ocasiões convidou os fiéis a viverem, "a alegria de serem filhos do Criador".
Mais de 30 jornalistas e comunicadores que trabalham em diversos meios de comunicação participaram do curso
sobre informação religiosa.
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VATICAN INSIDER
http://vaticaninsider.lastampa.it
04/06/2013
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Attività interne
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/pedofilia-paedophilia-pedofilia-chiesa-church-iglesia
-25386/
Chiesa e abusi. Cosa fa l’istituzione ecclesiastica per combattere la pedofilia
L’intervento del professor Davide Cito al seminario dell’Università Santa Croce
MARCO TOSATTI
Qualche settimana fa si è svolta alla Pontificia Università della Santa Croce una seduta del Corso di aggiornamento
che l’ateneo organizza regolarmente per gli operatori della comunicazione su temi relativi alla vita della Chiesa.
Il professore di Diritto Canonico Davide Cito, consultore della Congregazione per il Clero, ha tenuto una conferenza
sul tema degli abusi sui minori all’interno della Chiesa.
E’ una fotografia dello stato delle cose, e presenta alcuni aspetti degni di rilievo. “Non saremo mai abbastanza grati a
Benedetto XVI per quello che ha fatto in questo campo terribile”, per le nuove norme che dal 2001 regolano il
problema. “Anche consapevole del fatto che le critiche sarebbero piovute addosso a lui, e non ad altri, aiutato in
questo anche da mons. Charles Scicluna, che era Promotore di giustizia all’epoca” non ha avuto paura di riconoscere
che c’era un fenomeno nella Chiesa terribile. “Invece di delegare alle Conferenze episcopali e alle diocesi il problema
l’ha assunto lui, nel bene e nel male. Ha preso tutte le negatività”; adesso si sta trasferendo di nuovo la gestione alle
conferenze; “E i vescovi non vogliono prendersi queste responsabilità, vogliono che sia la Santa Sede a farlo. La
Santa Sede non vuole accentrare questa tematica su di sé, ma vorrebbe che fossero le diocesi a occuparsene”.
La consistenza numerica: “Adesso i casi all’anno che arrivano a Roma da tutto il mondo sono circa 400. A me sembra
un numero molto alto. Quello che è cambiato è la geografia dei luoghi. I casi di cui parlava Scicluna nel 2001 erano
quasi tutti del continente nord-americano e del mondo anglosassone; adesso c’è Sud America, Messico, Europa,
Italia, Spagna, Polonia. Ancora non ci sono molto Africa e Asia. Paesi che sembravano immuni non lo sono stati.
Benedetto se ne era reso conto”. Il problema sociale di questo tema è universale; è un tema non solo di Chiesa, ma
anche civile, e quindi se è universale da un punto di vista civile, lo è anche per la Chiesa.
Il prof. Cito ha insistito sul fatto che “Le persone vengono incoraggiate a sporgere denuncia all’autorità civile. Molto
spesso le persone non vogliono questo; le situazioni sono diverse da Paese a Paese. Ultimamente ci sono strette
collaborazioni fra autorità civile ed ecclesiastica che portano molto frutto”.
“Ma 400 casi l’anno ti lascia male. E non serve a consolarsi che nella società civile siano di più”. E’ interessante
notare la tipologia delle vittime. “Mentre nel caso degli abusi “civili” la maggioranza è sotto i 10 anni, ed è mostruoso,
nella Chiesa sui 400 casi circa il 90 per cento sono dello stesso sesso dell’abusatore; in controtendenza rispetto ai
casi “civili” che sono al massimo del 30 per cento. Nella Chiesa l’età è molto più alta, dai 15 ai 17 anni. Non è più
pedofilia, in senso tecnico, ma è un abuso di minori”.
Alla domanda che parte abbia l’omosessualità in tutto questo, il prof. Cito ha risposto: “L’ omosessualità esiste nella
Chiesa. Ma bisogna stare attenti a dire che l’omosessualità è la causa di tutto questo. Sarebbe come a dire che le
ragazze messe incinta dai preti hanno la loro causa nell’eterosessualità. Indubbiamente nella Chiesa c’è l’ambiente
che può favorire tutto questo. Quello che si vuole evitare è farne una causa-effetto, quasi imputando al’omosessualità
l’origine di quel problema. Non appare questa parola, nel rapporto del John Jay College”.
C’è da dire però che il rapporto del John Jay College un istituto di criminologia statunitense è stato di recente criticato
dal presidente del National Review Board, un organismo laico che assiste i vescovi USA nella lotta contro gli abusi.
Un giornalista aveva detto ad Al Notzon III, presidente dell’organismo che i ricercatori del John Jay hanno concluso
che “l’attrazione omosessuale non era in fattore significativo” nella crisi. Al Nozton III ha risposto: “La maggioranza
delle vittime di abusi da parte di preti sono ragazzi in età post-puberale.
Non concordo con le conclusioni raggiunte, dal momento che l’83 per cento dei casi sono di maschio verso un
maschio”. Il prof. Cito ha rilevato che “Molti dei responsabili di questi casi sono stati a loro volta abusati”. E ha
ricordato che nel documento creato all’inizio del secolo sui nuovi ordinamenti per i seminari si istituiva la regola per cui
persone con tendenze omosessuali non devono essere accettate nei seminari.
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VATICAN INSIDER
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06/06/2013
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El Vaticano recibe al año 400 casos de abuso sexual contra menores
México • El Vaticano recibe al año 400 casos de abuso sexual contra menores por parte del clero, lo que “es un dato
doloroso, y no sirve consolarse sabiendo que en la sociedad civil son más”, afirmó el sacerdote Davide Cito, asesor
de la Congregación para el Clero, a la que llegan las denuncias de pederastia desde todo el mundo.
El también profesor en derecho canónico participó en un curso de actualización para los agentes de la comunicación
sobre temas relacionados a la vida de la Iglesia en la Pontificia Universidad de la Santa Cruz y el tema de su
conferencia fue sobre los abusos contra menores dentro de la Iglesia.
La exposición de Cito, en la que destaca la firmeza del papa emérito Benedicto XVI contra los abusos cometidos por
el clero, fue divulgada por la página de internet Vatican Insider, un blog formado por vaticanistas tras la renuncia de
Ratzinger en el que difunden los temas más importantes de la sede pontificia.
De acuerdo con el informe de Cito, la geografía de los lugares en donde se denuncian casos de pederastia de
sacerdotes ha cambiado en los últimos 12 años, pues en un inicio casi todos eran de Norteamérica y de países
anglosajones, mientras que ahora se concentran más en Latinoamérica (incluido México), España, Italia y Polonia.
El sacerdote destacó en su ponencia que “mientras en el caso de los abusos civiles la mayor parte es en menores de
10 años, y es monstruoso… en la Iglesia la edad es mucho más elevada, de los 15 a los 17 años, ya no se trata de
pederastia en sentido estricto, pero sigue siendo abuso de menores”.
Sobre el papa emérito expresó que “nunca podremos agradecer por completo a Benedicto XVI por lo que hizo en este
terrible campo”, por las nuevas normas que desde 2001 regulan el problema.
“Conscientes de que las críticas habrían caído sobre él, y no sobre otros, y ayudado por monseñor Charles Scicluna
—promotor de justicia en esa época—, no tuvo miedo al reconocer que había un fenómeno terrible en la Iglesia
católica”, señaló Cito.
“En lugar de delegar a las conferencias episcopales y a las diócesis el problema, lo asumió él, en las buenas y en las
malas. Y cargó consigo todas las negatividades”, agregó.
El experto en derecho canónico también comentó que en la actualidad los obispos evaden la responsabilidad sobre
estos casos, “no quiere cargar con esto en sus espaldas y prefiere que sea la santa sede la que se ocupe”.
Cito destacó el hecho de que “en los últimos tiempos ha habido colaboraciones estrechas entre autoridades civiles y
eclesiásticas que han dado muchos frutos”, pero a pesar de que “las personas son animadas a denunciar a instancias
civiles, a menudo no quieren esto, las situaciones cambian dependiendo de los países.”
Homosexualidad
Cito también expuso que “en 90 por ciento de los casos dentro de la Iglesia la víctima es del mismo sexo que el
abusador; una tendencia diferente con respecto a los casos civiles en los que representan máximo 30 por ciento”.
Durante su ponencia fue cuestionado sobre la tendencia de las relaciones con personas del mismo sexo y señaló que
“la homosexualidad existe en la Iglesia, pero decir que es la causa de todo esto sería como decir que la
heterosexualidad es lo que lleva a sacerdotes a embarazar a muchachas”.
El sacerdote acotó que, “sin duda en la Iglesia existe el ambiente que puede favorecer esto, pero lo que se pretende
evitar es crear una relación de causa-efecto que establezca que el origen de este problema es la homosexualidad”.
Cito además destacó en su exposición que en el informe del John Jay College, instituto de criminología
estadunidense, no figura la palabra homosexualidad.
Ese documento fue criticado por el presidente del National Review Board, organismo laico que ayuda a los obispos
de EU en la lucha contra la pederastia, cuyo presidente, Al Notzon, señaló: “No concuerdo con las conclusiones
alcanzadas, puesto que 83 por ciento de los casos son de varón hacia varón”.
Al respecto, Davide Cito solo respondió que “muchos de los responsables de estos casos sufrieron abusos a su vez”.
Estados rechazan a refugiados: Iglesia
El encargado del Vaticano para los Emigrantes, cardenal Antonio María Veglio, ha denunciado que muchos Estados
en vez de acoger a los refugiados y evacuados adoptan medidas para disuadirlos, “al considerarlos un problema y no
tener en cuenta las razones que los llevaron a huir de sus países”.
En un artículo publicado en L’Osservatore Romano, Veglio explicó el documento “Acoger a Cristo en los refugiados y
en las personas desarraigadas a la fuerza”, que presentará hoy, y añadió que además de los Estados, la opinión
pública “cada vez se muestra más recelosa” con los refugiados.
“La respuesta correcta no es cerrar las fronteras. Los países deberían garantizar los derechos de los refugiados y
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AGENZIA EFE
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06/06/2013
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actuar según la Convención de 1951, dándoles acogida y trato como si fuesen ciudadanos de esos países”, afirmó el
purpurado.
El cardenal manifestó que la comunidad internacional se ha mostrado en muchos casos atenta a la situación de los
refugiados, pero que los compromisos adoptados no siempre se llevan a la práctica y se ven casos de “cruda
miseria”.
Según Veglio, la situación de los refugiados y los evacuados es “un índice de referencia del nivel de civilización en el
que se encuentra el mundo”, y señaló que actualmente hay en el mundo 100 millones de personas afectadas por la
emigración forzosa. (EFE/Ciudad del Vaticano)
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ROMA SETTE
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10/06/2013
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Famiglia: "Raccontare la famiglia" fuori dagli stereotipi
Né quella del «Mulino Bianco» né l'«inferno dei delitti»: all'Università Santa Croce convegno su media e realtà
familiare. Luciano Moia (Avvenire): «Scriviamo di chi affronta i problemi di tutti i giorni» di Mariaelena Finessi
Le manifestazioni a favore della famiglia e delle politiche familiari, «tanto in Francia in questi ultimi mesi quanto in
Spagna e in Italia negli ultimi anni, dimostrano un risveglio della presenza della famiglia nella società civile. Presenza
che trova una sordità paradossale nella classe politica e anche filtri e travisamenti sui media». Norberto Gonzalez
Gaitano, ordinario di Comunicazione pubblica e coordinatore del progetto Family&Media, con questa denuncia apre il
convegno "Raccontare la famiglia, sfide e opportunità per l'associazionismo", organizzato il 7 giugno a Roma dal
Forum delle associazioni familiari, dalla Pontificia Università Santa Croce e dal Fiuggi Family Festival.
Un'occasione per dibattere sulla difficoltà che incontrano le famiglie a farsi ascoltare da tv, giornali e radio. Eppure questa è di certo la riflessione più ricorrente - tutti sono parte di un nucleo familiare ma pochi sanno raccontarlo,
compreso coloro che intendono difenderlo. «Vorrei segnalare una difficoltà rappresentata dal fatto che associazioni
familiari, istituzioni e media parlano spesso linguaggi diversi - spiega Antonella Bevere, presidente del Fiuggi Family
Festival - dal momento che guardano la stessa realtà da angolazioni diverse». Basterebbe poter utilizzare i linguaggi e
gli strumenti che la modernità offre per raccontare una storia antica invece quanto il mondo, quella della famiglia per
l'appunto: «Le immagini e la musica, quando raccontano storie, sono buoni "traduttori simultanei" che bisogna
imparare a usare». «Del resto - aggiunge Francesco Belletti, presidente del Forum - è sempre più difficile far passare
nei media l'idea che la famiglia sia davvero una buona notizia», una difficoltà resa possibile «purtroppo anche dalla
disattenzione della politica che non considera la famiglia tra i fattori di sviluppo e di rilancio economico di fronte alla
crisi, oltre che primo e insostituibile fattore di protezione sociale».
Il nodo è qui. «Occorre uscire dagli stereotipi, quelli del "Mulino Bianco" o "dell'inferno", estremi con cui viene spesso
descritta la famiglia». Se non è idilliaca come negli spot delle merendine, «la famiglia diviene allora teatro reso a tinte
fosche», polemizza Luciano Moia, giornalista di Avvenire. E allora i quotidiani, «tutti ideologicamente schierati tanto
che chi sostiene il contrario - continua Moia -, siatene certi, vi sta mentendo», si soffermano nella descrizione di
«morbosi dettagli» di quelli che ormai vengono identificati come «delitti familiari». Un'espressione, quest'ultima, che il
giornalista invita a non utilizzare: «Si gettano ombre sulla famiglia, come se essa fosse la causa di tali atrocità. Una
definizione forse giornalisticamente efficace ma eticamente sbagliata. Occorre il coraggio invece di andare
controcorrente per risalire alle vere cause di questi drammi», legati spesso ad un insieme di situazioni difficili, dalla
separazione dei coniugi alla perdita del lavoro, dai figli quasi sempre tolti al padre se non addirittura anche la perdita
della casa. «Ecco, occorrerebbe piuttosto proporre storie di chi, con modalità diverse, ha affrontato e risolto in positivo
quegli gli stessi problemi».
«Il nostro sistema sociale genera continui attacchi alla famiglia ma questa situazione - è il suggerimento dato allora da
Josè Maria La Porte, docente di Comunicazione istituzionale - può costituire anche un'opportunità grandiosa: mai
come adesso è possibile trovare uno spazio per affermare il valore della famiglia. Occorre riflettere su come
comunicare la famiglia con concetti che riescano a scavalcare il pregiudizio». Anche perché, conclude Norberto
Gonzales Gaitano, «dal punto di vista informativo i media sono molto efficaci nel dire cosa pensare, non come
pensare: puntano per lo più all’ovvietà e finisce che molti identificano opinione pubblica con opinione pubblicata». Per
scardinare questo modo di agire possono risultare di grande aiuto i social media che contano su un seguito crescente:
il 34% della popolazione mondiale, infatti, utilizza Internet, mentre Facebook ha ormai superato il miliardo di utenti. In
finale, gli strumenti ci sono, «occorre solo competenza per comunicare il valore della famiglia» conclude Maria Mussi
Bollini, vicedirettore di RaiRagazzi, visto mai che «la normalità» non diventi finalmente una notizia.
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VATICAN INSIDER
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17/06/2013
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Los 30 días que cambiaron la Iglesia
El 19 de junio será presentado el volumen del reconocido vaticanista en Roma. Francisco ya tiene su ejemplar
"¡Cuántas tonterías debe decir...!". Con una sonrisa cómplice, el Papa Francisco bromeó al leer la portada del libro
"De Benedicto a Francisco. Los 30 días que cambiaron la Iglesia". A tres meses del inicio de su pontificado, parece
no tomarse demasiado en serio. O no desea que se magnifique su elección como sucesor de Pedro, aunque ya
cambió la Iglesia para siempre. El miércoles 12 de junio recibió una copia del texto, que hojeó con curiosidad. "Es la
fotografía periodística de un tiempo histórico, ojalá se anime a leerlo", le dijimos, aunque sabemos que tiene otras
prioridades.
Jorge Mario Bergoglio se concede a todos, sin distinción. Desde los "motoqueros" fanáticos de las Harley-Davidson
hasta los activistas pro-vida. Pero su elección no se podría comprender sin su predecesor, Benedicto XVI. Sin la
sorpresiva renuncia de Joseph Ratzinger, nunca hubiese existido el Papa "venido del fin del mundo". El testimonio de
este paso de estafeta quedó atestiguado a lo largo de las 200 páginas de este libro, escrito a cuatro manos con el
periodista y diplomático colombiano, César Mauricio Velásquez, que ya alcanzó su segunda edición.
A 90 días exactos de la misa de inicio de pontificado, resulta interesante escuchar un primer balance. Tendrá lugar en
un coloquio con motivo de la presentación del libro. Una excusa para hablar del pontificado de Francisco y las
expectativas abiertas en torno a él. Comentarán el texto dos personajes que conocen desde hace tiempo a Bergoglio
y pueden hablar con conocimiento de causa: Guzmán Carriquiry Lecour, secretario de la Pontificia Comisión para
América Latina y Andrea Tornielli, coordinador del Vatican Insider (La Stampa de Turín).
¿Que provocó la dimisión de Benedicto XVI? ¿Cuáles son las motivaciones más profundas de su decisión histórica?
¿Cómo se vivió este significativo acontecimiento en el corazón del Vaticano? ¿Qué situaciones han influido la
reflexión de los cardenales antes del más reciente Cónclave? ¿Qué determinó la elección de Francisco, el Papa
"venido del fin del mundo"? En un ejercicio periodístico el libro intenta responder a estas preguntas y a otras
preguntas, además de ser un relato muy dinámico de los días que pusieron a la Iglesia "patas para arriba".
Como escribió el propio Tornielli en su reseña: “El libro describe el periodo (inédito en la historia de la Iglesia) que
transcurrió entre el anuncio de la decisión de Benedicto XVI, sorpresivamente pronunciado en latín el 11 de febrero
por la mañana (justamente Andrés Beltramo Álvarez era uno de los cuatro periodistas que se encontraban en la Sala
de Prensa vaticana en ese momento), y el instante en el que la renuncia se hizo efectiva, es decir a las 20.00 del 28
de febrero de 2013. Durante esos días y, precisamente el 22 de febrero, entre los nombramientos anunciados
destacaba el del subsecretario para las Relaciones con los Estados, el “tercero de a bordo” de la Secretaría de
Estado, Ettore Balestrero, que fue promovido a nuncio apostólico en Colombia.”
“En el libro se desmonta la hipótesis que lanzaron algunos artículos periodísticos según la cual el nombre del joven
prelado habría estado, de alguna manera, vinculado con la investigación sobre los ‘vatileaks’, por lo que su
nombramiento se habría cocinado tras la publicación de esta información. En realidad, la promoción de Balestrero a
una de las nunciaturas más prestigiosas de América Latina, en el país que también alberga la sede del Celam, fue
tomada dos meses antes, cuando Benedicto XVI todavía no había comunicado a nadie la decisión de su renuncia”.
Todos estos temas serán motivo de atención en el coloquio, la invitación es abierta y la participación libre. La cita es
el próximo miércoles 19 de junio a las 17:00 horas en el Aula del Senado Académico de la Pontificia Universidad de la
Santa Cruz de Roma, Piazza di Sant'Apollinare, 49.
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AFP
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19/06/2013
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http://www.ilmondo.it/politica/2013-06-19/papa-guzman-carriquiry-diabolico-opporre-bergoglio-ratzinger_278229.shtml
Papa/ Guzman Carriquiry: Diabolico opporre Bergoglio e Ratzinger
Città del Vaticano, 19 giu. "Concentrarsi ossessivamente sulle differenze" tra Joseph Ratzinger e Jorge Mario
Bergoglio, "contrapporre" i due Papi, "coltivare la nostalgia del primo per criticare il Papa regnante, oppure
sottolineare troppo fortemente le novità introdotte da Francesco per disprezzare la grandezza di Benedetto XVI": "Ho
paura che sia opera del demonio, principe della menzogna e della divisione".
E' l'analisi del professore Guzman Carriquiry Lecour, segretario della Pontificia Commisione per l'America Latina
nonché amico storico del Papa argentino, che, a cento giorni dall'elezione in Conclave, ha presentato alla Pontificia
università della Santa Croce (Opus dei) il libro 'De Benedicto a Francisco. Los 30 dias que cambiaron la Iglesia' scritto
da Andres Beltramo e Cesar Mauricio Velasquez.
Alla presentazione è intervenuto anche il vaticanista Andrea Tornielli. "Oggi - ha detto Guzman Carriquiry - possiamo
dire che la decisione di Benedetto XVI di rinunciare è stata fatta davvero per il bene della Chiesa". Per l'intellettuale
uruguayano, "il pontificato di Benedetto XVI rischiava di continuare languidamente, senza le forze necessarie per
affrontare le grandi sfide aperte". Con la decisione delle dimissioni, invece, - "anche se rimane una parentesi di
mistero in cui è difficile addentrarsi" - Papa Ratzinger ha lasciato il passo "a chi può svolgere questo comito in diverse
e migliori condizioni".
E oggi, "di fronte alla moltitudine di gente che affolla San Pietro, di fronte a ciò che ascoltiamo, di fronte a ciò che i
nostri amici e conoscenti dicono di questo Papa, di fronte ai tanti che sembrano riavvicinarsi o avvicinarsi alla Chiesa,
ci ricordiamo ciò che Benedetto XVI diceva: che la Chiesa, sebbene non manchino tremendi problemi da affrontare, è
giovane ed è viva". Pur sottolineando di non essere d'accordo su alcuni punti del libro (come il discorso del cardinale
Angelo Sodano nella messa 'pro eligendo Pontifice' che, a suo avviso, era di una "apertura notevole"), Guzman
Carriquiry ha elogiato il libro mettendone in luce l'utilità tanto cronachistica quanto saggistica sui "trenta giorni che
hanno cambiato la Chiesa". AFP
--------------ANCHE IN:
IL
MONDO:
http://www.ilmondo.it/politica/2013-06-19/papa-guzman-carriquiry-diabolico-opporre-bergoglioratzinger_278229.shtml
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NOTIMEX
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20/06/2013
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Cumple Francisco 100 días de pontificado
Jueves, 20 de Junio de 2013 09:00
Andrés Beltramo Alvarez. Corresponsal
Ciudad del Vaticano.- El Papa Francisco cumplió hoy 100 días de pontificado entre el entusiasmo popular por sus
gestos de cercanía con la gente y la expectativa por las reformas que implementará para cambiar la estructura del
Vaticano.
Este jueves Jorge Mario Bergoglio lo pasó como un día más de trabajo, durante el cual celebró la misa en la capilla
de su residencia vaticana (la Casa Santa Marta) y recibió en audiencia a diversos grupos.
Desde su elección como líder máximo de la Iglesia su ritmo ha sido extenuante. No se ha tomado vacaciones y todos
los fines de semana ha presidido diversas ceremonias, desde misas hasta rosarios, todos masivos.
La principal característica de estos poco más de tres meses ha sido unaespectacular revitalización de la asistencia a
los eventos papales.
Mientras con Benedicto XVI durante el año las audiencia generales de los miércoles tenían un promedio de entre 30 y
50 mil asistentes, con el Papa Francisco esas cifras se han multiplicado.
Cada semana entre 90 y 100 mil personas asisten a las catequesis del obispo de Roma. La capital italiana sufre
constantemente el caos de tráfico producto de losríos de personas que se dirigen hasta la Plaza de San Pedro.
El otro signo tangible del cambio de pontificado han sido los gestos del Papa "venido del fin del mundo", como él
mismo se llamó aquel 13 de marzo, durante su primera aparición en público en el balcón central de la basílica
vaticana.
Hombre práctico y de discurso sencillo, Bergoglio ha rechazado el automóvil oficial más lujoso, ha preferido no
mudarse al apartamento pontificio en el Palacio Apostólico, ha mantenido sus zapatos negros cómodos traídos de
Argentina y la cruz pectoral sencilla.
Sin intentar contraponerse a sus predecesores, ha elegido un estilo más sobrio en las formas; lo que ha mezclado
con detalles concretos hacia los más necesitados.
Cada semana, antes de la audiencia, pasa hasta 45 minutos a bordo del papamóvil recorriendo la Plaza de San
Pedro saludando a los fieles, que acuden en multitud.
En muchas oportunidades ha pedido que se frene el vehículo para besar a niños y bebés, abrazar a discapacitados y
ancianos. Signos acogidos con gran entusiasmo por los fieles, que se han sentido acogidos e identificados.
Sus gestos han encontrado sustrato en sus palabras, incisivas y casi políticamente "incorrectas". Ha denunciado por
igual la hipocresía en la Iglesia, la corrupción, la avaricia, la ambición, la falta de ética y el escándalo del hambre en el
mundo.
La mayoría de estos mensajes los ha lanzado en los sermones de sus misas matutinas, celebradas en la capilla de
Santa Marta ante grupos de no más de 100 personas que cambian cada día.
Sus reflexiones son preparadas (el Papa dedica dos horas diarias a meditar sobre la Biblila), pero no están escritas
con anticipación; él las pronuncia libremente en "itañol", una mezcla poco pulida del español y el italiano.
No obstante su contenido se comprende y, a menudo, termina en los medios de comunicación. Llega incluso a
establecer la agenda de la prensa.
"Todo lo que hemos vivido en estos meses no puede no propiciar muchas interrogantes, nos interroga a fondo sobre
lo ocurrido", dijo un viejo amigo del Papa,Guzmán Carriquiry, secretario de la Pontificia Comisión para América Latina
del Vaticano.
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NOTIMEX
http://www.notimex.gob.mx/
20/06/2013
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Attività interne
http://www.imagenpoblana.com/2013/06/20/cumple-francisco-100-dias-de-pontificado
Durante la presentación del libro: "De Benedicto a Francisco. Los 30 días que cambiaron la Iglesia", en la sede de la
Pontificia Universidad de la Santa Cruz de Roma, aseguró que no se puede contraponer a los dos últimos papas.
Confesó su temor porque sea "obra del demonio, príncipe de la mentira y de la división" el concentrarse
obsesivamente sobre las diferencias entre Joseph Ratzinger y Jorge Mario Bergoglio.
De la misma manera, consideró negativo cultivar la nostalgia del primero para criticar el Papa reinante, o quizás
subrayar demasiado fuertemente las novedades introducidas por Francisco para despreciar la grandeza de Benedicto
XVI.
"Hoy podemos decir que la decisión de Benedicto XVI de renunciar fue de verdad por el bien de la Iglesia. Su
pontificado corría el riesgo de continuar lánguidamente sin las fuerzas necesarias para afrontar los grandes desafíos
abiertos", señaló.
Ante la multitud de gente que llena la Plaza de San Pedro, ante tantos que parecen acercarse de nuevo a la Iglesia,
nos acordamos aquello que Benedicto XVI decía: que la Iglesia, no obstante los tremendos problemas que debemos
afrontar, es joven y viva", añadió.
Mientras el Papa Francisco goza de un gran consenso público se apresta a aplicar una profunda reforma de la Curia
Romana, el aparato burocrático que permite el funcionamiento del Vaticano.
El gran desafío para él será el nombramiento del "primer ministro" de la Santa Sede, un nuevo secretario de Estado
que sustituirá a Tarcisio Bertone, el cardenal italiano con más de 78 años que fue designado en ese puesto por
Ratzinger.
Ese cambio será seguido de una reforma que, observadores informados, consideran será radical y abrirá una nueva
etapa en el gobierno central de la Iglesia católica.
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
21/06/2013
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http://www.zenit.org/it/articles/da-benedetto-a-francesco-dalla-rinuncia-all-elezione
Da Benedetto a Francesco, dalla rinuncia all'elezione
Alla Pontificia Università della Santa Croce la presentazione del libro di Andres Beltramo e Cesar Mauricio Velasquez
sui trenta giorni che hanno cambiato la Chiesa
Roma, (Zenit.org) Laura Guadalupi | 179 hits
De Benedicto a Francisco. Los 30 días que cambiaron la Iglesia è il titolo del libro presentato il 19 giugno presso la
Pontificia Università della Santa Croce a Roma. Oltre agli autori, Andres Beltramo e Cesar Mauricio Velasquez,
all’evento erano presenti due personaggi che da anni conoscono Papa Bergoglio: Guzman Carriquiry Lecour,
segretario della Pontificia Commissione per l'America Latina, e di Andrea Tornielli, coordinatore di Vatican Insider.
L’originalità del libro, ha spiegato il giornalista Andres Beltramo, sta nel fatto che la mattina dell’11 febbraio 2013, lui si
trovava in Sala Stampa Vaticana ed ha assistito in diretta all’annuncio di Ratzinger. Il volume racconta, quindi, di
come ha vissuto quel momento storico in prima persona, e si sviluppa con l’analisi dei trenta giorni successivi, che
portarono all’ennesimo colpo di scena: l’elezione di un pontefice sudamericano.
Alla vigilia dei primi cento giorni di pontificato di Francesco, Guzman Carriquiry Lecour ha messo in evidenza
innanzitutto la “sorprendente continuità della grande tradizione cattolica, del patrimonio di fede” tramandato dagli
apostoli sino ad oggi. In seguito ha sottolineato l’unità fra Bergoglio e Ratzinger, soprattutto nella preghiera, come
mostra l’immagine dei due pontefici inginocchiati a Castel Gandolfo. Come non menzionare, poi, che la prima
enciclica di Papa Francesco sarà a quattro mani con Benedetto XVI?
Secondo Andrea Tornielli fondamentale elemento di continuità tra i due è l’umiltà. È evidente che ci sono anche dei
fattori di discontinuità imputabili alla differente maniera con cui viene esercitato il ministero petrino. Una diversità
ovvia, visto che si tratta di persone distinte.
Altro punto interessante emerso dal discorso è il “cambiamento di percezione da parte dell’opinione pubblica”,
mutamento che, secondo Tornielli, riguarda anche il lavoro giornalistico. In pratica, oggi, pubblico e media sono attratti
non più tanto da quello che accade dietro le quinte, quanto piuttosto da ciò che avviene davanti alle telecamere. La
gente vuole essere informata sulle parole del Papa e sulle sue azioni. I riflettori tornano a puntare il palcoscenico
come forse, da troppo tempo, non facevano più.
(21 Giugno 2013) © Innovative Media Inc.
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MESSAGGERO VENETO
http://messaggeroveneto.
gelocal.it/
25/06/2013
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Attività interne
http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/06/25/news/costantini-si-pensa-a-farlo-beato-1.7322409
Costantini, si pensa a farlo beato
Il vescovo: ha salvato la vita a 355 bambini figli della guerra
I vertici della Chiesa e dello Stato hanno resp omaggio al cardinale Celso Costantini. I messaggi di Papa Francesco e
del presidente Giorgio Napolitano sono stati letti in apertura della presentazione del volume “Foglie secche” del
porporato pordenonese, ora pubblicato in edizione critica curata da monsignor Bruno Fabio Pighin per i tipi di
Marcianum Press di Venezia.
L’opera è stata presentata all’Università della Santa Croce, in piazza Navona, a Roma. L’aula magna era gremita di
vescovi, di esponenti politici e della cultura, di ambasciatori e di cittadini. Dalla diocesi di Concordia-Pordenone hanno
partecipato in 120 persone.
L’evento, presieduto dal cardinale Fernando Filoni, è stato aperto dal saluto del sindaco di Zoppola, Francesca
Papais, e di Giuseppe Bressa per la Provincia.
Il vescovo, monsignor Giuseppe Pellegrini, ha evidenziato che Costantini si rivela all’origine del trasferimento della
sede diocesana da Concordia a Pordenone: «L’avere salvato la vita a 355 bambini, da lui chiamati “Figli della guerra”
rimane un monumento insigne, che lo qualifica come degno candidato per un processo di beatificazione».
Le relazioni su “Foglie secche” sono state tenute dall’arcivescovo cinese Hon Tai Fai, dal direttore de L’Osservatore
Romano Giovanni Maria Vian, dal vescovo Arrieta e dall’avvocato Pompeo Pitter, nuovo presidente dell’associazione
“Amici del cardinale Celso Costantini”.
In sintesi, i relatori hanno definito l’opera il «capolavoro letterario» di Celso Costantini, la quale dà un notevole
contributo alla verità storica, evidenziata dall’apparato critico del testo fornito dal curatore Bruno Fabio Pighin.
Eccezionale è stata considerata la testimonianza sulla prima guerra mondiale, come anche il ritratto composto dal
futuro cardinale su Gabriele D’Annunzio che egli seppe fronteggiare a Fiume evitando un bagno di sangue alla città
martoriata e favorendo l’uscita di scena del comandante poeta.
Infine, i pordenonesi hanno visitato i giardini vaticani e la sede della Pontificia accademia delle scienze. Domenica,
all’Angelus, il saluto del papa.
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CHICAGO TRIBUNE
wwww.chicagotribune.com
04/04/2013
argomento
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Explore "Art and Faith" with John & Ashley Noronha
By David Bachtel, Community Contributor
3:51 p.m. CDT, April 4, 2013
Tour Roman churches and study their classic art treasures with John and Ashley Noronha. Our tour starts at 7:30pm
on April 18th in St. Mary Immaculate Parish’s Cana Hall at 15629 South Rt. 59 in Plainfield.
As we look at classic Roman art, we wonder how to begin to understand its significance and message. As our guides,
John and Ashley will help us get to the heart of Roman art. We’ll better understand the historical context (the who,
what, when, where and why) bringing the art to life to make its message present to us today.
Married in 2008, they have been working, studying and living in bella Roma ever since. Their passion is to share their
knowledge, helping others know and appreciate the riches of our faith through the profound symbolic meaning in the
classic art of Rome’s famous churches and museums.
For instance, you’ll visit Rome’s Church of St. Jerome of Charity where St. Jerome, the great Scripture Scholar who
translated the first official version of the Bible, once lived. They will discuss Domenichino's famed “Viaticum of St.
Jerome” helping us get deeper to penetrate the messages hiding inside.
Ashley, a graduate of the University of Dayton, is a journalist, the Rome Correspondent for the Relevant Radio
Network, a Professor and holds a Masters in Theology. She is now doing her PhD in Journalism and
Communications at the Pontifical University of the Holy Cross (Santa Croce). She speaks Italian, loves a good
cappuccino and sharing Rome with everyone from Romaphiles to first time visitors of all ages.
John is a Professor of Art & Architecture and Theology. He brings a diverse cultural and academic background with a
bachelor degree in Electronics and Telecommunications Engineering, a Master’s in Computer Engineering and
Information Systems and a Master’s in Philosophy and Theology. John enjoys integrating all these different fields with
his expertise in Church and Roman history.
Demonstrating how Roman art and faith come together, John and Ashley have been featured on EWTN's "Vatican
Reports" and in "Inside the Vatican" magazine,
For more information, visit http://johnandashley.org/ or call 815-436-2651.
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ALMUDI.ORG
www.almudi.org
08/04/2013
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e/o professori
www.almudi.org/Noticias/tabid/474/ID/2044/Economia-y-etica-Separacion-o-integracion.aspx
Economía y ética: ¿Separación o integración?
En un video corto (3,37 min) producido por la Cátedra de Ética Empresarial del IESE se afronta la relación entre
economía y ética. Intervienen los profesores Miguel Alfonso Martínez-Echevarría y Joan Fontrodona de la
Universidad de Navarra (España) y Martin Schlag y Luis Romera de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz
(Italia). Entre las ideas que sostienen destacan las siguientes:
• Debajo de toda teoría económica hay una idea de hombre.
• La renovación de la teoría económica pasa por profundizar en la naturaleza del ser humano.
• La ética estructura desde dentro la acción económica.
• Hay que crear riqueza tomando como medida al hombre.
• Una economía financiera desligada de la economía real no es humana.
• La ética es intrínseca a la acción del empresario.
• La opinión dominante en la sociedad no es suficiente para definir qué es ético.
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LA RAZÓN
www.larazon.es
10/04/2013
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http://www.larazon.es/detalle_normal/noticias/1701595/religion/telegenico-por-naturaleza#.UVoQXKT4ekm
Telegénico por naturaleza
Darío Menor
La autenticidad de sus gestos y lenguaje hacen que Francisco empatice al segundo con quien le mira
Ciudad del vaticano - El mundo vio a Jorge Mario Bergoglio por primera vez vestido de blanco el 13 de marzo. El
Papa Francisco apareció en el balcón central de San Pedro sin llevar sobre los hombros la muceta y con la cruz
metálica que porta desde su ordenación episcopal, no el crucifijo de oro que se le presupone a un obispo de Roma.
Se presentó con un «buenas tardes», con una broma sobre que los cardenales habían ido «al final del mundo» para
buscarle y con un gesto sencillo: inclinó la cabeza pidiendo a los fieles que rezasen por él.
Aquella fue la primera muestra como Papa de una actitud con la que está encandilando a la opinión pública. Después
vinieron los zapatos negros y no rojos, vivir en la residencia Santa Marta y no en el Palacio Apostólico, bendecir en
silencio a los periodistas para respetar a los no creyentes, celebrar su primera misa en una pequeña parroquia y no
en la basílica de San Pedro, romper continuamente el protocolo para abrazar a los fieles... Y, ayer mismo, renunciar a
las felicitaciones de Pascua en 65 idiomas distintos para acortar los tiempos.
«Los gestos y los modos de Francisco dan una idea de gran humanidad. Supone una novedad por su forma de
presentarse, por su gestualidad... Utiliza un lenguaje privo de lo superfluo. Es denso pero sintético, con frases breves
y modos de gesticular muy comprensibles. Logra la empatía del oyente, que se compartan los sentimientos de los
que habla», opina Paolo Peverini, profesor de Semiótica de los Medios de Comunicación en la Universidad Luiss de
Roma. «Habla de forma sintética, con una voz que implica a quien tiene delante, provocando una escucha
emotivamente activa».
En su opinión, aquel gesto inicial en el balcón central de San Pedro ha entrado ya en la historia y en la memoria
colectiva de todos gracias a la televisión. El encargado de recoger todas las imágenes que tienen que ver con el Papa
es Dario Viganò, director del Centro Televisivo Vaticano. En una entrevista con el diario «Avvenire», Viganò calificaba
a Francisco de «naturalmente telegénico». Consideraba que con sus gestos, que «enseñan mucho», ha escrito ya
«su primera encíclica», en la que transmite que «la verdad cristiana es testimonial antes incluso de ser
argumentativa».
Nueva era comunicativa
Diego Contreras, decano de la Facultad de Comunicación de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz de
Roma, sostiene que Francisco abre un nuevo periodo comunicativo. «Hace que el balón esté ahora en el
campo de la Iglesia, que recupere la iniciativa. Le ayuda a liberarse de la zahorra que hacía que la voz de
Benedicto XVI no se escuchase en muchos momentos, sepultada por dificultades como el «caso Vatileaks».
Por supuesto que hay que seguir resolviendo estas cuestiones, yendo hacia una purificación interior, pero
ahora la opinión pública también trata otros puntos sobre la Iglesia», opina Contreras.
El «enamoramiento» que los medios muestran con Francisco hace temer que vaya luego seguido por periodos más
difíciles. «Estamos efectivamente en una luna de miel. Con Benedicto XVI, con quien resultan inevitables las
comparaciones, ocurrió lo contrario. Sus principios, desde la percepción pública, fueron muy duros y sólo pudo
mejorar. Habrá que ver lo que ocurre con Francisco. Hay quien analiza sus gestos con una visión ideológica y
quedará luego probablemente decepcionado», comenta el decano y profesor de la Universidad de la Santa Cruz. Es
lo que ocurre, por ejemplo, con la pobreza, cuya raíz está en «la pobreza evangélica», sostiene Contreras.
Peverini, por su parte, destaca que el Papa acompaña sus gestos, que «comunican cambio», con sus palabras: «Él
es el primero que habla de corrupción». Lo hace incluso improvisando, algo que para este semiólogo es muy
significativo, pues da idea de diálogo y de toma de contacto con el oyente. Francisco, además, tiene un gran
capacidad para ser entendido por la Prensa por dos motivos: utiliza «palabras clave que los medios de comunicación
en seguida relanzan», y realiza gestos que lo liberan de algunos símbolos radicados en el «imaginario colectivo
desde hace tiempo», lo que consigue que parezca «más humano».
Los dos expertos coinciden al considerar auténticas las formas con que Francisco habla y actúa. «La fuerza de sus
gestos es que son auténticos. El gran público no conocía antes a Bergoglio, pero quienes sí lo conocían perciben la
continuidad. Si actuara de forma artificial acabaría notándose y sería como un bumerán, al final tendría un efecto
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LA RAZÓN
www.larazon.es
10/04/2013
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http://www.larazon.es/detalle_normal/noticias/1701595/religion/telegenico-por-naturaleza#.UVoQXKT4ekm
negativo», apunta Contreras, para quien se ha vuelto a la «fuerza de los gestos» de Juan Pablo II. Peverini también
cree que el Papa «no busca un efecto», pues habla con las personas con total naturalidad y sin tener en cuenta que
la opinión pública mundial esté pendiente de él.
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AGENZIA ZENIT
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11/04/2013
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Getting to the Bottom of Liturgical Reform
A major international conference on the liturgy will take place June 25-28 in Rome in which a large number of highly
distinguished and world-renowned speakers will discuss liturgical formation and celebration, and its foundation for the
mission of the Church. Cardinal Raymond Burke, Cardinal Malcolm Ranjith and Archbishop Augustine DiNoia will be
among those taking part.
Conference convener Bishop Dominique Rey of the Diocese of Fréjus-Toulon, France, says the liturgy is the point of
departure for the new evangelisation. The June meeting, he adds, will be held in the light of the Year of Faith and the
50th anniversary since the start of the Second Vatican Council. Around 300 participants from more than 20
countries are expected to attend “Sacra Liturgia 2013,” which will take place at the Pontifical University of the
Holy Cross.
To find out more, Dom Alcuin Reid, a monk in the Diocese of Fréjus-Toulon, France, who has been given by Bishop
Rey the responsibility for organising the conference, discussed with ZENIT the conference’s main aims, how it could
help heal post-conciliar liturgical disputes, and how to register to take part.
***
What are the main aims of the conference?
Sacra Liturgia 2013 aims to underline the centrality of sound formation in and the optimal celebration of the sacred
liturgy in the life and mission of the Church in the 21st century and to emphasise that these are crucial foundations,
not optional extras, as we engage in the imperative of the new evangelisation.
We hope to give further impetus to the “new liturgical movement,” something that has spread throughout the Church in
recent years and which encompasses a desire to implement the liturgical reforms called for by the Second Vatican
Council more faithfully as well as an openness to the riches of the pre-conciliar liturgy. Both of these have much to
give in sustaining our Christian life and mission today, and both have their rightful place in the life of the Church. At the
conference we will celebrate solemn Mass and Vespers in both forms.
How could it help heal the post-conciliar liturgical disputes?
These disputes are often caused by reading into the Council’s Constitution on the Sacred Liturgy later ideas or
enthusiasms, of differing merit, which are simply not there. For example, Mass facing the people, having the entire
liturgy in the vernacular, communion in the hand, the introduction of altar girls and of extraordinary ministers of Holy
Communion are commonplace now, but have nothing to do with the Council itself. Sometimes an appeal to the “spirit”
of Vatican II is made to justify these later innovations, but this ignores the authoritative nature of the Council’s texts,
dissipates their integrity and relativises them.
If we are to be faithful to the Council, good, careful scholarship is necessary. Scholarship which looks at what the
Council said, the context in which it was said, and how faithfully it was or was not implemented.
Then we must ask: are the policies of the Council the best ones for the beginning of the 21st century? We have seen
and learnt much in the past 50 years. We need to learn from these experiences, good and bad. For example the place
of the vernacular in the reading of Sacred Scripture at Mass has taken root across the world and now is even an
expectation of many congregations attending the older rite. We have also learnt that the older rite, celebrated well and
respecting its integrity, is highly valued by young people of this century and bears significant fruit in vocations to the
priesthood and religious life. So too, generations have been raised with the newer rites, and that is a pastoral reality
which must be respected.
It is by taking all the relevant factors into account, rather than by standing behind “party lines,” that such disputes will
be left behind as the unfortunate baggage of a liturgically turbulent era that they are. The Conference hopes to help
move us forward in this way.
Some argue that liturgical abuses were sown in Sacrosanctum Concilium, others say they began before the
Second Vatican Council constitution. What position will the conference take on this, if any?
Individual speakers may examine particulars of Sacrosanctum Concilium and identify influences in its drafting or
explore ways its phrases were interpreted. The organisers take no formal position on this other than asking for
scholarship that is clear and sound.
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AGENZIA ZENIT
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11/04/2013
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I would add personally that a lot of work needs to be done in studying this issue. There was good and bad practice
before and after the Council, and there were also key individuals seeking to influence official liturgical reform at both
times. Scholarship is needed to assist us in identifying these clearly so that the Church of the future may see whether
elements of liturgical tradition were unduly jettisoned and also whether some later developments might be of value to
the older rites.
How does the papal transition affect the conference? Does it make it more important and relevant?
The Conference was certainly inspired by the liturgical vision and teaching of Pope Benedict XVI and by the Year of
Faith inaugurated by him. He could rightly be called the father of the new liturgical movement to which we hope to
make a contribution. We were all delighted when Bishop Rey received Pope Benedict’s “strong encouragement” for
the initiative after informing him about it during his ad limina visit last December. Pope Benedict’s resignation left us
sad, of course, but it is something that we must accept and respect.
According to God’s Providence different popes address different issues in the life of the Church—and rightly. Pope
Francis will, no doubt, be considering what his emphases are to be. In respect of the sacred liturgy much of the
fundamental work has been done by his predecessor. The Holy Father does not need to write another Sacramentum
Caritatis or Summorum Pontificum. These are already in place and a change of pope does not detract from their
magisterial or legal status, just as the teaching and acts of Blessed John Paul II did not lose their import with the
election of a new pope in 2005. Pope Francis is in a good position to build on his predecessor’s acts in this area if he
wishes. And in many ways, because of the work of his predecessor, he is freer to concentrate on other important
aspects of the Church’s life.
Certainly, Sacra Liturgia 2013 will draw richly on the example and teaching of Pope Benedict XVI and will in some
ways be a fitting tribute to him and a testament to the ongoing value of his liturgical teaching and example, but not in a
way that sets one pope against another. The Conference is in Rome in order to be close to Peter, with whom we hope
to be present at the Mass of Saint’s Peter and Paul on June 29th.
What sort of people will be present at Sacra Liturgia 2013? Is it still possible to register for a place?
Registrations are coming in all the time, but yes, there are full and part-time places available. We have delegates from
approximately 25 countries around the world (and will, of course, have simultaneous translation available). Bishops,
priests, deacons, seminarians, lay men and women and religious are registering from around the world. Some
delegates are responsible for teaching liturgy or for sacred music in their dioceses or parishes, others are interested in
the issues personally or academically. Some are using the opportunity as a week of liturgical formation. Some simply
wish to hear the internationally renowned speakers.
No doubt many new connections will be made between those present and friendships will be formed in June. In this,
Sacra Liturgia 2013 will be something of a catalyst for authentic liturgical renewal in the 21st century.
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ABC
www.abc.es
12/04/2013
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«El pueblo cristiano necesita nuevos pastores bien formados»
El Centro Académico Romano Fundación (CARFA) lleva 24 años ayudando a la formación de sacerdotes y
seminaristas, tanto en la Universidad Pontificia de Santa Cruz, en la ciudad de Roma, como en las Facultades de
Estudios Eclesiásticos que se encuentran en Navarra. Desde 1989, y a través de esta Fundación, se trata de poner
en marcha el funcionamiento y mantenimiento de los centros donde se imparten las enseñanzas que forman a los
nuevos sacerdotes. Además, también abogan porque desde los colegios eclesiásticos internacionales y convictorios
que existen, los alumnos puedan recibir la mejor formación y educación de cara a servir a la Iglesia.
Ha sido a través de él mediante el cual ha tenido lugar en Valladolid una conferencia que giró en torno a la Ayuda a la
Formación de Sacerdotes y Seminaristas, con el objetivo de que puedan acceder a este tipo de estudios sea cual sea
su procedencia, y sus recursos económicos. De este modo, participaron en el coloquio Luis Alberto Rosales
(CARFA) , Monseñor Luis Romera, rector de la Universidad de la Santa Cruz (Roma), y Joseph Kalungi, sacerdote
que actualmente se forma en esta universidad.
Presentados por María Dolores Cuadrado, delegada de CARFA Castilla y León, el coloquio giró en torno a este
proyecto de apoyo a la Iglesia, y de la necesidad de esta cooperación y difusión para que se pueda llevar a cabo.
Desde la Fundación, lamentan “que se hable mal de la Iglesia”, ya que están intentando que se posibilite que
seminaristas y sacerdotes vayan a estudiar a Roma o Pamplona. Esto, según Luis Alberto Rosales, “tiene unos
costes que hay que cubrir”, pero es sin duda un ejercicio de educación para estas personas.
Por su parte, Luis Romera comentó que Roma “es un lugar privilegiado para estudiar”, sobre todo para aquellos que
son “hombres de Dios”, como es el caso de los sacerdotes. Consideró que las personas que quieren dedicarse a la
Fe, “saben abrirse al mundo contemporáneo y dialogar con hombres y mujeres en su contexto”. Además, señaló que
la importancia de estos programas a la hora de formar sacerdotes tiene que ver con unir “la capacidad intelectual y la
fraternidad sacerdotal, de la que luego se recogen frutos”.
El rector y el consejero
Antes de la intervención de Joseph Kalungi, hubo palabras para el nuevo Papa Francisco. Según Rosales, es alguien
“que sonríe, que transmite alegría, sencillez, sobriedad, y que invita rezar”. Aspectos que considera fundamentales
para el presente y futuro de la Iglesia, y que pueden sacar al ser humano de la profunda crisis que vive Occidente: “el
Papa transmite la gran idea de la misericordia de Dios, y podríamos salir de esta etapa si aprendiésemos a
tenerlaVolviendo a la formación eclesiástica, el último ponente, cuyo testimonio era esperado por su origen ugandés,
y su educación en este momento, vino de la mano de Kalungi. Comentó que “Uganda es uno de los países de África
con mayor número de católicos, unos 15 millones”. Sin embargo, hay “una necesidad aguda de formar sacerdotes”,
agregando que “el pueblo cristiano necesita pastores bien formados que les guíen”. Además, considera que la tarea
de la Evangelización es muy difícil, y en su país, como en tantos otros, existen muchos jóvenes que sienten la
llamada de Dios, pero no han tenido educación suficiente para llevarla a cabo. Por ello, y a través del Centro
Académico Romano Fundación, lanzó la idea de la necesidad de la formación para futuros curas, por el bien de la
Iglesia.
----------------ANCHE IN:
- EL NORTE DE CASTILLA: www.elnortedecastilla.es/20130411/local/valladolid/importante-todos-sentidos-vida
-201304112206.html
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AICA
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12/04/2013
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Concluyó en Chile el II Seminario Internacional de Comunicación de Iglesia
Santiago (Chile) (AICA): Desde el 8 al 10 de abril, se desarrolló en el Centro de Extensión de la Pontificia Universidad
Católica de Chile (PUC) el II Seminario Internacional de Comunicación de Iglesia: ¨Fe, jóvenes historias¨. Organizado
por la Conferencia Episcopal de Chile, la PUC y el Duoc UC, y el auspicio del Pontificio Consejo para las
Comunicaciones Sociales (PCCS). Contó con la presencia de destacadas personalidades nacionales y extranjeras
del ámbito de la comunicación. Monseñor Claudio María Celli, presidente del PCCS, expuso un completo estudio
donde reveló inéditas cifras sobre las redes sociales, los medios de comunicación masiva y su relación con el
catolicismo.
Desde el 8 al 10 de abril, se desarrolló en el Centro de Extensión de la Pontificia Universidad Católica de Chile (PUC)
el II Seminario Internacional de Comunicación de Iglesia: "Fe, jóvenes historias". Organizado por la Conferencia
Episcopal de Chile, la PUC y el Duoc UC, y el auspicio del Pontificio Consejo para las Comunicaciones Sociales
(PCCS). Contó con la presencia de destacadas personalidades nacionales y extranjeras del ámbito de la
comunicación.
El discurso de apertura estuvo a cargo del obispo auxiliar de Santiago, monseñor Cristián Contreras, quien destacó la
importancia de los tres conceptos en que se centró el seminario: "Fe, jóvenes e historias son tres palabras cargadas
de contenido de vida y esperanza que nos invitan a reflexionar sobre el servicio comunicativo de la Iglesia, porque la
comunicación es un verbo propio de la misión de la Iglesia. La comunicación en la Iglesia es diaconía, tal como lo
hizo Jesús que vino a servir al mundo y no a ser servido".
Según el prelado, estos tres elementos "resumen con claridad el momento que está viviendo la Iglesia Católica en el
contexto del Año de la Fe y en el pleno desarrollo de la Misión Joven, que sigue revitalizando la acción pastoral de la
Iglesia durante este año".
Mons. Celli: “Internet es el nuevo continente por evangelizar”
La primera ponencia del seminario estuvo a cargo de monseñor Claudio María Celli, presidente del PCCS, quien
expuso un completo estudio donde reveló inéditas cifras sobre las redes sociales, los medios de comunicación
masiva y su relación con el catolicismo.
Monseñor Celli mostró, a través de estadísticas y gráficos, la evolución del uso de las nuevas redes sociales en las
distintas generaciones, resaltando el fuerte impacto que ellas han generado en los jóvenes.
En su conferencia “La Comunicación y el Concilio Vaticano II: ¿Puede ser actual un Concilio celebrado hace 50
años?”, el presidente de la PCCS recordó que los últimos pontífices han insistido en los desafíos que plantean las
nuevas tecnologías.
“Las nuevas tecnologías forman parte de la propia misión de la Iglesia. Los últimos pontífices nos ayudan a
comprender que la vocación de la comunicación social en la Iglesia es la presentación de la verdad sobre el hombre”,
afirmó.
Sin embargo, recordó que Benedicto XVI enfatizó en que la evangelización necesita de verdaderos testimonios
cristianos.
“No podemos imaginar que el anuncio, con las tecnologías más actuales, pueda prescindir de un testimonio personal
profundo de fe en Nuestro Señor. Es por ello que el hombre contemporáneo escucha más a gusto a los que dan
testimonio que a los que enseñan. Y si escuchan a los que enseñan es porque dan testimonio”, enfatizó.
Asimismo, recordó que el uso de las nuevas tecnologías para la evangelización tuvo un importante impulso con el
beato Juan Pablo II, principalmente a partir de su carta apostólica “El rápido desarrollo”.
Este cambio pasó por dejar de ver a los medios de comunicación como simples herramientas, sino más bien como
espacios culturales donde la misma gente habita. “Internet es el nuevo continente para evangelizar”, afirmó.
Destacados expositores
Una larga y destacada nómina de conferencistas expusieron al auditorio su experiencia profesional y respondieron a
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AICA
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12/04/2013
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las inquietudes de los jóvenes participantes.
Fueron ellos: Andrea Tornielli (Italia), periodista y editor de Vatican Insider, publicó más de 50 libros sobre Historia de
la Iglesia, colabora con numerosas publicaciones internacionales y su blog “Sacri Palazzi” es uno de los más
reconocidos sobre información vaticana.
Gustavo Entrala (España), fundador y director general de 101, fue responsable de la apertura y uso de la cuenta en
Twitter del Papa y con su agencia desarrolló “Pope App”, la aplicación del Papa.
Rafael Rubio (España), director de Comunicación en la JMJ de Madrid 2011; Pbro. José María La Porte (España),
decano de la Facultad de Comunicación Institucional de la Pontificia Università della Santa Croce (Roma,
Italia); Pbro. Marcio Queiroz (Brasil), director de Comunicaciones, Jornada Mundial de la Juventud - JMJ- Río 2013 y
asesor de Comunicaciones de la Pastoral de Rio de Janeiro, Brasil.
Mons. Lucio Adrián Ruiz (Argentina), director del Servicio Internet Vaticano, que maneja varios sitios web del
Vaticano, entre ellos www.vatican.va. Asesor de la Red Informática de la Iglesia en América Latina (RIIAL); Susana
Nuin (Uruguay), secretaria Ejecutiva de Comunicación del CELAM y vice coordinadora de la RIIAL.
John L. Allen Jr. (USA), corresponsal del semanario National Catholic Reporter, y analista sobre el Vaticano para
CNN y NPR; José María Irisarri (España), presidente de Globomedia y Vértice 360, productor ejecutivo de películas y
series y formatos televisivos; Gustavo Ron (España), guionista y director de cine español; Ryan Worms (Canadá),
director de Comunicación de Development and Peace, organización dependiente de la Iglesia Católica Canadiense y
parte de Caritas Internationalis.
Bosco Ybarra (España), fundador de May Feelings, red social que intercambia oraciones por intenciones,
comentarios y mensajes; Pbro. Cristián Roncagliolo (Chile), vice-gran canciller de PUC; Pbro. Emiro Cepeda
(Colombia), profesor de la Università Pontificia Salesiana (Roma, Italia); Irene Villa (España), periodista y conductora
en la radio COPE y en Canal 13 (España) y Carlos Schaerer (Chile), subdirector de El Mercurio de Santiago.+
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EUROPA PRESS
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12/04/2013
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Rector de Universidad Pontificia de la Santa Cruz:
"Francisco con sus gestos ejemplifica el magisterio de Benedicto XVI"
El presidente de la Conferencia de Rectores de las Universidades Pontificias de Roma y rector de la Universidad
Pontificia de la Santa Cruz de Roma, monseñor Luis Romera, ha indicado que observa una continuidad entre el
Pontificado de Benedicto XVI y el de Francisco en el sentido de que el primero fue el de "un hombre intelectual que
sabe dialogar con la modernidad y poner de manifiesto las razones de la fe" y el actual es un Papa "que desde una
experiencia pastoral distinta, latinoamericana, con su vida y sus gestos está ejemplificando esos grandes temas que
Benedicto XVI había puesto de manifiesto con su magisterio".
"Juan Pablo II es el Papa de la caída de muro de Berlín, pero también el Papa con el que empezó a despertar en una
cultura secularizada la nostalgia de Dios, el sentido de la fe; luego viene Benedicto XVI y dice que todo ese
entusiasmo por la fe hay que saber asumirlo con profundidad, requiere poner la cabeza y desglosa el gran tema de la
fe cristiana; y después de esa profundización intelectual, viene un Papa pastor, que dice vamos a asumirlo
personalmente, vamos a ser personas de oración, personas de misericordia", ha explicado, al tiempo que ha
recordado a Benedicto XVI como "una persona de extraordinaria afabilidad y acogedora".
En declaraciones a Europa Press con motivo de su participación en Madrid en la preparación del X Encuentro
Romano de Emprendedores organizado por el Centro Académico Romano Fundación, Romera ha destacado del
Papa Francisco que está poniendo de manifiesto a través de su persona, sus gestos, su palabra, una serie de
"grandes valores de la fe cristiana": la prioridad de la oración en la vida cristiana --algo que mostró el mismo día de la
elección cuando puso a rezar a todos en la Plaza de San Pedro--; la sencillez y la sobriedad; y la misericordia.
Sobre este último aspecto, Romera ha explicado que el Dios de Jesucristo es un Dios misericordioso y eso lo tiene
que ver el cristiano para saber transmitir a los demás esa misericordia, más aún en "una sociedad que está viviendo
una crisis dura" de la que se saldrá "con medidas de carácter técnico, económico, político o social" pero, sobre todo,
"cuando las personas aprendan a tener misericordia, a comprenderse, a perdonar, a no guardar rencores, a superar
las distancias ideológicas, a vivir la solidaridad".
En este sentido, considera que el Papa está enviando un mensaje, no solo para salir de la crisis coyuntural, sino
también de "esas otras crisis quizá menos evidentes, más latentes, de carácter cultural y existencial, pero que son
más profundas, la crisis de la ausencia de sentido en la vida".
El presidente de la Conferencia de Rectores de las Universidades Pontificias de Roma, universidades promovidas y
dirigidas por la Santa Sede que tienen por objeto formar a sacerdotes, seminaristas, religiosos y laicos de los cinco
continentes, para que desempeñen papeles relevantes en la Iglesia, ha señalado que estas instituciones pueden
ayudar al Papa, primero con su cercanía física desde el punto de vista afectivo pero, sobre todo, con el "efecto
multiplicador" que tiene su "seria" formación en todo el mundo.
Y aunque el Papa Francisco no les ha pedido aún nada directamente, ellos, según ha indicado Romera van a
esforzarse por "profundizar intelectualmente y transmitir también vitalmente a los alumnos esa grandeza de la fe" en
que el Papa les ha "confirmado". En esta tarea de transmitir la fe es en lo que piden ayuda al Papa pues, según ha
apuntado, en un contexto que es herencia de la modernidad con una serie de desafíos culturales, "hacen falta
cristianos que hayan sabido asumir con hondura la fe".
Para Romera, en la actualidad hay "una ausencia cultural de nociones, de imágenes, de símbolos". Sin embargo, al
mismo tiempo cree que es "un momento sumamente interesante" al existir "una cultura en la cual la presunción de
hace unas décadas de que quizá con la ciencia y con la técnica se podían resolver todos los problemas humanos, ha
entrado en crisis" y que se está dando cuenta de que "los grandes temas de la existencia humana, el sentido de la
vida, el modo de orientarse, los desafíos éticos, la familia, el amor, requieren de una elaboración distinta".
------------------ANCHE IN:
- LA INFORMACION:
http://noticias.lainformacion.com/religion-y-credos/papa/rector-de-universidad-pontificia-de-lasanta-cruz-francisco-con-sus-gestos-ejemplifica-el-magisterio-de-benedicto-xvi_bddTDMlP6RZguEcnWMTe17/
- 56/144 -
EUROPA PRESS
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12/04/2013
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http://www.europapress.es/sociedad/noticia-rector-universidad-pontificia-santa-cruz-francisco-gestos-ejemplificamagisterio-benedicto-xvi-20130412192834.html
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LA RAZÓN
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12/04/2013
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Luis Romera remarca la fuerza de la fe en esta etapa de la Historia
y valora el impulso dado por el Papa
***Segue il testo in originale
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6
Viernes. 12 de abril de 2013 • LA RAZÓN
Castilla y León
EL DÍA EN IMÁGENES
Eduardo Margareto/Ical
SOCIEDAD
Amenazados por
desahucios demandan
en Valladolid tiempo
para alegar los abusos
Decenas de personas se manifestaron ayer
frente a las puertas de los juzgados de lo Social
de Valladolid para exigir la paralización de las
ejecuciones hipotecarias hasta que no exista
una regulación que cumpla la sentencia del
Tribunal de Luxemburgo. La plataforma Stop
Desahucios 15M Valladolid entregó al juzgado
un documento con hasta trece «ideas» que
consideran abusos. Además, la plataforma pide
que se amplíe el para que los afectados puedan
alegar dichas cláusulas. Stop Desahucios
denuncia que de las 150 familias amenazadas
que les han pedido ayuda en Valladolid, una
treintena ha recibido una carta en la que les dan
diez días para alagar esos supuestos abusos
hipotecarios. En la imagen, Dori Benegas,
asesora de Stop Desahucios en Valladolid,
conversa con Andrés, uno de los afectados.
Dos Santos
RELIGIÓN
Luis Romera remarca la fuerza de la fe en esta etapa
de la Historia y valora el impulso dado por el Papa
El rector de la Universidad Pontifica de la Santa Cruz, de Roma, Monseñor Luis Romera (2d),
pronunció ayer, en Valladolid, una conferencia en la que subrayó la «pujanza» de la fe y el
sentido de la misma. A pesar de los avances científicos y tecnológicos, «el ser humano sigue
siendo un ser humano para sí mismo, desde el punto de vista intelectual y existencial»,
explicó. «Ahí es donde entra la fe», argumentó Romera, quien valoró el «nuevo impulso»
dado por el Papa Francisco con su «ejemplo extraordinario» de vida y gozo cristiano.
Juan Lázaro/Ical
J. L. Leal/Ical
SOCIEDAD
El lechazo
triunfa en el
Salón de
Gourmets
Unos 400 comensales disfrutaron ayer en el Salón
de Gourmets de Madrid del plato estrella de Castilla
y León: el lechazo. El ágape, compuesto por 70 kilos
de chuletillas, elaborado por profesores y alumnos
de la Escuela de Cocina Fernando Pérez, se degustó
con pan de Candeal y quesos de Entrepinares, y se
regó con tintos de la Ribera, rosados de Cigales y
blancos de Rueda e Yllera. En la imagen, el alcalde de
Valladolid, Javier León de la Riva, y la concejala
Mercedes Cantalpiedra, prueban las chuletillas.
SOCIEDAD
Semana hípica para
discapacitados en
Pereruela de Sayago
Jinetes de toda España, desde los que necesitan ayuda para
realizar la monta hasta algunos que compiten en Doma Clásica,
se encuentran estos días en la localidad zamorana de Pereruela
de Sayago participando en la Semana de Formación y en el
Campeonato Hípico de España de Doma para personas con
discapacidad intelectual. Un evento que se realiza por vez primera
en esta provincia. En la imagen, Fernando Martínez Maillo y
Alberto de Castro, asistieron ayer a la entrega de premios.
NASZ DZIENNIK
www.naszdziennik.pl
12/04/2013
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http://www.naszdziennik.pl/wiara/29558,prosza-o-przyjecie-do-kosciola-katolickiego.html
Proszą o przyjęcie do Kościoła katolickiego
Piątek, 12 kwietnia 2013 (16:25)
Średnio od 3 do 4 duchownych niekatolickich prosi co tydzień o przyjęcie do Kościoła katolickiego - ujawnił ks. abp
Gerhard Müller, prefekt Kongregacji Nauki Wiary.
Jak wyjaśnia Radio Watykańskie w przekonaniu arcybiskupa Müllera jest to nowa tendencja, która w ostatnich lat
wyraźnie przybiera na sile.
Ksiądz arcybiskup Müller otworzył wczoraj na Papieskim Uniwersytecie św. Krzyża obrady konferencji o wierze i
prawie kanonicznym. Hierarcha zaznaczył, że Ewangelia koliduje z dominującą dziś mentalnością, opartą na
poszukiwaniu subiektywnej i indywidualnej satysfakcji. Dlatego też - zdaniem prefekta Kongregacji Nauki Wiary głoszenie Ewangelii staje się czymś niewygodnym.
Watykańska rozgłośnia dodaje, że hierarcha przypomniał, iż istotnym obowiązkiem każdego członka Kościoła jest
pogłębianie swej katolickiej tożsamości i rozumienia własnej wiary
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NATIONAL CATHOLIC REPORTER
http://ncronline.org/
12/04/2013
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http://ncronline.org/blogs/all-things-catholic/hard-questions-about-francis-argentina-and-lesson-chile
Hard questions about Francis in Argentina and a lesson from Chile
John L. Allen Jr.
The more you move around, the more you sense that the problems the church faces are often pretty much the same
everywhere. My experience on Monday and Tuesday in Santiago, Chile, brought the point home.
I was in Chile for a conference on church communications sponsored by the Pontifical Catholic University of Chile and
the country's bishops' conference. The audience was composed mainly of people involved in media work about the
church, either as church spokespersons or as independent journalists, bloggers and so on.
Despite the obvious differences in culture and geography that separate Chile from the United States or Europe, I was
struck by how eerily similar the conversations seemed. I found the same concern about a hostile press climate, the
same frustration that it's difficult to tell positive stories about the church, which one often hears from Catholics in the
West.
My friend and colleague Andrea Tornielli, for instance, spoke on the same day he published an article for La Stampa
back in Italy about how priests were reporting an increase in demand for confession, which they attribute to the
"Francis effect." Tornielli told the crowd in Santiago that priests told him Italians were showing up in droves, citing
Francis' line that "God never gets tired of forgiving us; it's we who get tired of asking forgiveness."
Tornielli said at a moment when commentators are focused on other matters about the new pope, it would seem "they
haven't understood what's really going on."
Heads nodded up and down the room as Chileans said the same thing was true in terms of commentary here.
Fr. Josè Maria La Porte, a Spaniard who teaches at the Opus Dei-run University of the Holy Cross Rome,
described a recent trip he'd taken to Cuba in which he met priests who travel around the countryside ministering to the
poorest of the poor, traveling in a beat-up old car where they have to carry cans of gas because it's too expensive to
buy it along the way, even if they could find stations that work. He described seeing them stop the car and take out a
rubber hose, sucking on it to get the gas flowing and then pouring it into the tank.
"I wish we could see stories about priests like this in the media sometimes," La Porte said, once again drawing strong
agreement from the locals, who said these types of stories rarely see the light of day in their media.
I was asked to speak about unity in the church. Jokingly, I told the crowd that inviting a journalist to talk about unity is
a bit like asking a terrorist to talk about peace in the sense that we're not really in the unity business. If everybody got
along, frankly, we'd have precious little to talk about.
That said, I told the crowd I have thought a fair bit about the subject of unity, perhaps because I come from a Catholic
culture in the United States that in many ways is profoundly divided. I served up my usual diagnosis, which is that
although people say we American Catholics are polarized, the truth is that we're more tribalized.
Looking around, what one sees are different tribes: pro-life Catholic, peace-and-justice Catholics, liturgical
traditionalist Catholics, church reform Catholics, Obama Catholics, neo-con Catholics, the movements, various ethnic
churches, and on and on. In principle, all that diversity is a treasure, but it becomes dysfunctional when these various
tribes start seeing one another as the enemy, and too often that's our situation.
I suggested that what the church in the United States needs is a grassroots effort to build zones of friendship across
the tribal lines, places where Catholics of different temperaments and outlooks can rub shoulders -- not to debate
issues, but simply to get to know one another.
I was struck by how much all this seemed to resonate with the Chileans, who told me that many of the same tribal
divisions exist in their backyard, too.
Along the way, I told a story about Benedict XVI's trip to the United Kingdom in 2010, and as a joking aside, I said
poking fun of the pope is sort of the national sport in the U.K. Within seconds, somebody in the crowd had tweeted
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NATIONAL CATHOLIC REPORTER
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12/04/2013
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http://ncronline.org/blogs/all-things-catholic/hard-questions-about-francis-argentina-and-lesson-chile
out: "What about Chile?"
Of course, the Catholic church is a global brand with almost 1.2 billion members, and the situations it faces around the
world are often wildly diverse. The moral of my experience in Chile, however, is that sometimes we have more in
common than we might think.
[John L. Allen Jr. is NCR senior correspondent. His email address is [email protected]. Follow him on Twitter:
@JohnLAllenJr.]
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TE INTERESA
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El papa Francisco "transmite oración,
sencillez y misericordia con naturalidad"
B. Aragoneses
Salir a las periferias, abrirse a los demás, transmitir la fe... Es la gran misión encomendada a los cristianos en este
Año de la Fe, y a la que el Papa Francisco ha urgido en sus discursos y homilías. Darse a los demás, ser pastores
"con olor a oveja", no teniendo miedo a la ternura y a la bondad, como él mismo ha recordado.
El rector de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz de Roma, monseñor don Luis Romera Oñate, que esta
tarde imparte en Madrid una conferencia acerca de "¿Por qué creemos? El sentido de la fe en la sociedad
contemporánea" organizada por el Centro Académico Romano Fundación CARF, señala para Teinteresa que "el
cristiano debe aprender la lección de los nuestros dos últimos Papas. De Benedicto XVI, la lección de una fe que
dialoga con la modernidad, una fe consciente".
Y ha destacado "la relevancia de que haya cristianos que piensen su fe, con buena formación religiosa". Y es que,
comos señala don Luis, "no basta con el catecismo que aprendimos de pequeños, se requiere una fe de convicciones
hondas porque la hemos pensado. Una fe que encuentra razones, y que es capaz de transmitirlas".
Por su parte, del Papa Francisco señala el rector de la Pontificia Universidad de la Santa cruz que "nos ha enseñado
que cuando la fe se vive con profundidad nos lleva a rezar, a la vida espiritual, y al mismo tiempo es una fe que
transmite misericordia a los demás… porque creemos en un Dios que es misericordioso".
Salir a las periferias
El Papa Francisco, un Papa todo corazón que alude constantemente a la misericordia de Dios, ha hecho multitud de
referencias a esta misericordia. En este sentido, don Luis Romera destaca que "hoy en día, la crisis que vivimos
requiere una gran lección de misericordia: comprendernos, saber perdonar y pedir perdón, vivir una solidaridad
profunda, convivir... Y esto entronca con ese salir a las periferias de las que habla el Papa: a la periferia de las
ciudades donde la gente sufre y a los que hay que atender cristianamente, pero también a las periferias del espíritu,
de aquellos que han perdido el sentido de la vida, los que están desalentados y deprimidos porque no saben
reaccionar ante las vicisitudes de la vida".
Precisamente la misericordia es uno de los grandes valores que, según don Luis, el Papa sabe transmitir "con gran
naturalidad, además de la prioridad de la oración (ya desde su primera salida al balcón) y por extensión una gran
devoción a la Virgen; la sencillez, que es la apertura a los demás sin temor porque se tiene confianza no en uno
mismo sino en Dios; y la sobriedad, que forma parte de la vida cristiana y que quizás se ha perdido en los últimos
años".
¿Cómo transmitir la fe?
Don Luis recuerda que la fe es el acto interior de la persona más profundo porque tiene que ver con el sentido último
de la persona. En este sentido es un don porque es abrirse a un Dios que nos viene al encuentro. Y es un don que en
el caso de España fundamentalmente se recibe a través de la familia. Y también es un acto de la libertad, en el que la
persona se implica. Una libertad madura y consciente de los grandes desafíos que nos rodean y que se da cuenta de
cuál es la respuesta última a la existencia".
"La transmisión de la fe", continúa el rector, "debe ser profunda y por tanto tocar necesariamente la esfera afectiva
pero eso no lo es todo, porque la fe no es sentimiento y no debe estar en manos de los vaivenes de las emociones.
Por eso es importante que se piense la fe y que se haga pensar la fe".
Precisamente don Luis, que es catedrático de Metafísica, explica que "la filosofía es el ámbito de diálogo de la fe; es
el ámbito en el cual el ser humano se ha enfrentado a las grandes preguntas. Y la filosofía que uno no pierde nunca
es la que vuelve a plantear los grandes temas de la existencia: quiénes somos, adónde vamos, de dónde venimos,
por qué estamos aquí".
"Ahora mismo", continúa don Luis, "hay una situación cultural y existencial de las personas en la que hay una
desconfianza en la razón, desconfianza a veces resignada, como si la vida hubiera que vivirla sin razones, sin
sentido. Hay un recelo ante palabras que orienten, que den sentido. Hay que tener el coraje de abrirse
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TE INTERESA
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12/04/2013
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intelectualmente a la luz de la fe".
Con la ciencia y la técnica no basta
Don Luis añade que "vivimos un contexto muy peculiar porque hemos heredado una historia de la modernidad llena
de grandes valores humanos, caracterizada por una valoración de la libertad, la dignidad y la razón de la persona. Y
estos valores tienen una raíz es claramente cristiana. Y ya en la segunda mitad del siglo XX ha habido un desarrollo
extraordinario de la ciencia y de la técnica que ha generado una cultura en la cual el ser humano cree que se puede
vivir con las respuestas que dan la ciencia y la técnica, y la fe se queda relegada".
"Pero la misma fe nos da cuenta de que no podemos hacer todo por nosotros mismos. Aparece la pregunta radical de
quiénes somos". Y el catedrático concluye: "Percibo ahora que nos estamos empezando a dar cuenta de que con la
ciencia y la técnica podemos hacer mucho, pero no todo".
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LA STAMPA.IT
http://www.lastampa.it
15/04/2013
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lastampa.it/2013/04/15/blogs/san-pietro-e-dintorni/premio-de-carli-prorogato-il-termineMeaApLU3CMUzIofIcT4XCL/pagina.html
Premio De Carli: prorogato il termine
Marco Tosatti
È stato prorogato al prossimo 30 aprile il termine ultimo per l'invio dei lavori al Premio "Giuseppe De Carli", promosso
dall'associazione che porta il nome del noto giornalista scomparso, e che ha l’obiettivo di mantenere viva la sua
eredità umana e professionale.
È stato prorogato al prossimo 30 aprile il termine ultimo per l'invio dei lavori al Premio "Giuseppe De Carli", promosso
dall'associazione che porta il nome del noto giornalista scomparso, e che ha l’obiettivo di mantenere viva la sua
eredità umana e professionale. La decisione di posticipare i termini è stata adottata tenendo conto degli eventi
straordinari che si sono susseguiti negli ultimi mesi nella Chiesa: dalla rinuncia al pontificato di Benedetto XVI
all'elezione di papa Francesco.
Il Premio "Giuseppe De Carli", alla prima edizione, è riservato ai giornalisti che operano nell'ambito dell'informazione
religiosa nella carta stampata, nell'emittenza radiofonica, televisiva e dei nuovi media oltre che a laureati e dottori di
ricerca che hanno discusso una tesi di laurea magistrale o specialistica, licenza o dottorato presso le Università
pubbliche, private, pontificie o presso gli Istituti Superiori di Scienze Religiose.
L'obiettivo del Premio è, attraverso il ricordo di Giuseppe De Carli responsabile della struttura Rai Vaticano scomparso
nel 2010, di sensibilizzare, promuovere e premiare un giornalismo e una ricerca universitaria improntati a
professionalità, serietà, rispetto della deontologia e alla passione per questo particolare tipo di informazione.
L'iniziativa è promossa in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della
Sapienza Università di Roma, con la Pontificia Università della Santa Croce e con la Pontificia Facoltà
Teologica "San Bonaventura". Gode inoltre del patrocinio di Rai Vaticano, dell'Ordine nazionale dei
giornalisti, della Federazione nazionale stampa italiana, dell'Unione cattolica stampa italiana, del Parco
nazionale della Pace di Sant'Anna di Stazzema, del Consiglio regionale del Lazio e della Provincia di Roma.
Queste le categorie e le modalità di partecipazione:
Sezione A - Giornalisti (professionisti, pubblicisti, praticanti o corrispondenti esteri): il Premio sarà attribuito a
insindacabile giudizio della Giuria a uno o più operatori dell'informazione che si siano distinti per qualità e
professionalità dei loro articoli o servizi apparsi su testate nazionali, internazionali o locali della carta stampata, online, di radio e televisione, che abbiano come tema centrale l'informazione religiosa nei suoi diversi aspetti e
declinazioni, prodotti dall'1 gennaio 2012 al 30 marzo 2013. La data ultima per la consegna del materiale è il 30 aprile
2013.
Sezione B - Laureati e dottori di ricerca: la Giuria prenderà in esame le tesi inviate dai candidati, discusse negli Anni
accademici 2010/2011 e 2011/2012, che abbiano come tema centrale l'informazione religiosa nei suoi diversi aspetti e
declinazioni. Anche in questo caso, la data ultima per la consegna degli elaborati è il 30 aprile 2013.
Il Regolamento completo è disponibile sul sito dell'Associazione (www.associazionedecarli.it). È inoltre possibile
seguire le novità attraverso l'account Facebook (http://www.facebook.com/assodecarli) e Twitter (https://twitter.
com/assodecarli).
------------------ANCHE IN:
- ZENIT:
carli
http://www.zenit.org/it/articles/prorogato-il-termine-per-la-presentazione-dei-lavori-al-premio-giuseppe-de-
- 64/144 -
AGENZIA ASSOCIATED PRESS
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22/04/2013
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http://www.washingtonpost.com/world/europe/pope-francis-who-once-said-priestly-celibacy-could-change-is-lobbiedto-make-it-optional/2013/04/22/052869ec-ab65-11e2-9493-2ff3bf26c4b4_story.html
Argentine ex-bishop’s widow wants Pope Francis
to make priestly celibacy optional
By Associated Press
BUENOS AIRES, Argentina — She uses a wheelchair and carries the weight of her 87 years, but Clelia Luro feels
powerful enough to make the Roman Catholic Church pay attention to her campaign to end priestly celibacy.
This woman, whose romance with a bishop and eventual marriage became a major scandal in the 1960s, is such a
close friend with Pope Francis that he called her every Sunday when he was Argentina’s leading cardinal.
Luro’s convinced that he will eventually lead the global church to end mandatory priestly celibacy, a requirement she
says “the world no longer understands.” She believes this could resolve a global shortage of priests, and persuade
many Catholics who are no longer practicing to recommit themselves to the church.
“I think that in time priestly celibacy will become optional,” Luro said in an interview with The Associated Press in her
home in Buenos Aires, after sending an open letter to the pope stating her case. “I’m sure that Francis will suggest it.”
John Paul II, Benedict XVI and other popes before them forbade any open discussion of changing the celibacy rule,
and Francis hasn’t mentioned the topic since becoming pope last month.
“I don’t see how in any way this would form part of his agenda,” said the Rev. Robert Gahl, an Opus Dei moral
theologian at the Pontifical Holy Cross University in Rome.
But as Cardinal Jorge Mario Bergoglio, he referred to the issue of celibacy in ways that have inspired advocates to
think that the time for a change has come.
In his book “On Heaven and Earth,” published last year, Bergoglio said: “For the moment I’m in favor of maintaining
celibacy, with its pros and cons, because there have been 10 centuries of good experiences rather than failures.” But
he also noted that “it’s a question of discipline, not of faith. It could change,” and said the Eastern Rite Catholic church,
which makes celibacy optional, has good priests as well.
“In the hypothetical case that the church decides to revise this rule ... it would be for a cultural reason, as with the case
of the Eastern church, where they ordain married men,” he said in “Pope Francis. Conversations with Jorge
Bergoglio,” re-published last month by his authorized biographers, Sergio Rubin and Francesca Ambrogetti.
Luro and her husband, the former bishop of Avellaneda, Jeronimo Podesta, felt ostracized from the church for many
years, but she says Bergoglio didn’t hesitate to minister to them when Podesta was hospitalized before his death in
2000. They became such good friends thereafter that Luro said Bergoglio called her every Sunday for 12 years, and
often discussed the celibacy issue as they debated all sorts of hot topics in private conversations.
Luro now feels that the cardinals’ election of a Jesuit and Vatican outsider who is committed to expanding the global
church and reaffirming its commitment to the poor shows their willingness to undertake profound changes to stem an
exodus of the faithful.
The Rev. Thomas Reese, a Jesuit priest and Vatican analyst at Georgetown University, said a first step might be for
Francis to simply signal that it’s OK to debate the issue.
“The Vatican led by John Paul and Benedict said that certain topics were just off the table, and any bishop who
discussed them would be in trouble. And theologians who wrote about them would get into trouble. So this is part of a
bigger question of how much open discussion Pope Francis is going to allow in the church,” Reese said.
“This would be exactly the kind of open discussion that the Vatican does not like,” Reese added. “Their attitude is that
you shouldn’t confuse the children by having the parents argue.”
Canon 277 of the Vatican’s legal code reads: “Clerics are obliged to observe perfect and perpetual continence for the
sake of the kingdom of heaven and are therefore bound to celibacy. Celibacy is a special gift of God by which sacred
ministers can more easily remain close to Christ with an undivided heart, and can dedicate themselves more freely to
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AGENZIA ASSOCIATED PRESS
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22/04/2013
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http://www.washingtonpost.com/world/europe/pope-francis-who-once-said-priestly-celibacy-could-change-is-lobbiedto-make-it-optional/2013/04/22/052869ec-ab65-11e2-9493-2ff3bf26c4b4_story.html
the service of God and their neighbor.”
Still, celibacy is not dogma — a law of divine origin — but a tradition of the Roman Catholic church. Dogma cannot
change, but traditions can.
“We’re very enthusiastic and hopeful that Francis could reverse this canonic measure,” said Guillermo Schefer, a
former priest who along with his wife, Natalia Bertoldi, are vice presidents of the Latin-American Federation of Married
Priests. “It’s important that the priests can also opt for a life of marriage and family. It would help them integrate more
with the people.”
In the Eastern Rite Catholic Church, seminarians who are already married can be ordained later as priests. Some
married Anglican priests also have been allowed to convert to Roman Catholicism, and some widowers with families
have become priests later.
But as Gahl notes, no Roman Catholic tradition allows men who have already “married the church” to later marry a
wife. This would create a divided heart, a weakened commitment, and go against much of what Francis has said since
becoming pope about the need for priests to deny themselves earthly pleasures as they spread the Gospel, he said.
“He’s been preaching this pretty much every morning” at the Vatican, Gahl said. Advocates for optional celibacy are
“saying priesthood is too hard; why don’t we make it easier? But what the pope is saying is, “If you make this sacrifice,
it would bring you pure joy.’ ”
Those resisting change say celibacy has other benefits, not least among them financial: Imagine if the world’s 400,000
Roman Catholic priests all had families, presumably large ones given the church’s ban on contraception. Suddenly,
relatively meager priestly salaries would have to increase exponentially.
Still, tens of thousands of priests have left their ministries to marry, and many others, particularly in Africa and Latin
America, have remained while having relationships with women and children on the side. Bergoglio condemns that
practice in his books.
“What I won’t permit is the double life,” he said. “If he can’t carry on his ministry, I tell him to stay home, that we seek a
papal dispensation, and that way he can receive the sacrament of marriage.”
Benedict reaffirmed mandatory celibacy in response to a high-profile crusade by a married African archbishop who
was excommunicated after defying the Vatican and ordaining four married men as bishops.
Bergoglio’s great friend Cardinal Claudio Hummes of Brazil got into hot water when he noted that priestly celibacy is
not a matter of divine law during a 2006 newspaper interview he gave before arriving in Rome to take over the
Vatican’s office for the world’s priests. It sparked such speculation about a potential change that Hummes had to issue
a lengthy statement reaffirming celibacy.
Luro was 39, separated and with six children when she met Podesta, then 45, in 1966. He was already a bishop, and
very committed to social causes, advocating liberation theology as part of the Movement of Third World Priests.
“I was the first woman for Jeronimo,” she recalls. Far from hiding it, they made their relationship public and launched a
campaign for optional celibacy that took them to the Vatican’s doors. Shortly thereafter, Pope Paul VI issued the
encyclical “Sacerdotalis Caelibatus” in 1967, ratifying priestly vows of perpetual celibacy.
Luro said Bergoglio’s Sunday phone calls were a huge support for her. “We would speak of the church, we debated. I
sent him Jeronimo’s writings.”
And after becoming Francis, he called her again, she said. Out of respect for the pope, she won’t say what he told her.
---------------ANCHE IN:
- THE RECORD: http://www.therecord.com/living/faith/article/924292--argentine-ex-bishop-s-widow-wants-popefrancis-to-make-priestly-celibacy-optional
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22/04/2013
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http://www.washingtonpost.com/world/europe/pope-francis-who-once-said-priestly-celibacy-could-change-is-lobbiedto-make-it-optional/2013/04/22/052869ec-ab65-11e2-9493-2ff3bf26c4b4_story.html
- DELMARVA NOW: http://www.delmarvanow.com/viewart/20130427/LIFESTYLE/304270021/Old-friend-hopes-popewill-end-priestly-celibacy
- PHIL STAR: http://www.newsflash.org/2004/02/hl/hl112377.htm
- JAPAN TIMES: http://www.japantimes.co.jp/news/2013/04/30/world/ex-bishops-widow-takes-on-priestly-celibacy/#.
UX_PuRm42UY
- EL NUEVO HERALD: (Spagnolo) http://www.elnuevoherald.com/2013/04/27/1464494/celibato-otro-desafio-en-elhorizonte.html
- 67/144 -
BELLUNOPRESS
www.bellunopress.it
23/04/2013
argomento
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www.bellunopress.it/2013/04/23/a-vittorio-veneto-due-giornate-di-studi-interdisciplinari-su-diritto-e-matrimoni-focuscon-medici-e-docenti-su-disturbi-della-personalita-e-nuove-tecnologie/
A Vittorio Veneto Due giornate di studi interdisciplinari su diritto e matrimoni.
Focus con medici e docenti su disturbi della personalità e nuove tecnologie
L’Aula Magna degli Istituti Paritari – International College “Dante Alighieri” di Vittorio Veneto ospiterà sabato 27 aprile
e sabato 25 maggio due incontri sul tema “Mondo contemporaneo e realtà matrimoniale oggi”, riconosciuti dall’Ordine
degli Avvocati di Treviso per la formazione obbligatoria degli iscritti.
Questa prima edizione degli incontri di studio vuole presentare e fare comprendere agli operatori del Diritto civile e
canonico, e a tutti coloro che a vario titolo si occupano di famiglia e matrimonio, i principali sviluppi di alcuni argomenti
legati alle scienze mediche e informatiche che si possono presentare anche nei tribunali ecclesiastici.
I due incontri avranno carattere interdisciplinare. La prima area tematica affronterà i temi dei disturbi della personalità
e la loro incidenza sulla capacità di un soggetto di contrarre matrimonio. La seconda analizzerà l’influsso delle nuove
tecnologie nel campo del diritto processuale canonico alla luce dell’evoluzione nel campo dell’informatica e dei
cambiamenti strutturali e culturali della comunicazione. Ampio spazio sarà riservato all’interazione tra relatori e
partecipanti.
“I seminari in questione – ricorda il presidente degli Istituti Paritari avv. Marco Caliandro – sono la prima iniziativa del
Centro studi “Dante Alighieri” che, nell’ambito dell’attività del nostro Istituto, si occuperà di organizzare eventi,
seminari e corsi di formazione per imprese, professionisti e lavoratori ma anche di produrre pubblicazioni e studi in
merito. Abbiamo già un grande numero di professionisti che si sono iscritti e parteciperanno alla nostra prima
iniziativa, che siamo sicuri avrà buon esito”.
Ore 10.45: “Il consenso matrimoniale e i disturbi psicologici. Dottrina e giurisprudenza rotale” (Rev. Prof. Héctor
Franceschi, Ordinario di Diritto matrimoniale canonico Pontificia Università della Santa Croce – Roma)
Entrambi gli incontri si svolgeranno nell’Aula Magna dell’International College “Dante Alighieri” in via Niccolò
Tommaseo 10 a Serravalle di Vittorio Veneto. Informazioni al numero 342-0282174, e – mail
[email protected].
----------------ANCHE IN:
- L’AZIONE: www.lazione.it/news
- LA TRIBUNA DI TREVISO: tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2013/04/26/news/matrimonio-e-diritti-civili-1.6956204
- 68/144 -
CATHOLIC NEWS AGENCY
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24/04/2013
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http://www.catholicnewsagency.com/news/swiss-theologian-same-sex-civil-unions-discriminate-against-marriedcouples/
Theologian: Same-Sex Civil Unions Discriminate Against Married Couples
by ESTEFANIA AGUIRRE/CNA/EWTN NEWS 04/24/2013
Ethics professor cautions equating homosexual unions to marriage because the legal system starts to transform the
nature of marriage as a social and legal institution.
ROME — After a Vatican official stated that the Church could support same-sex civil unions as “private law solutions”
for protecting people’s rights, a Swiss theologian is saying that if they are equated with marriage these unions
discriminate against married heterosexual couples.
“Besides containing an erroneous moral message, it actually means to objectively discriminate against married
people, who intentionally have engaged in a union ordered towards the task of the transmission of human life,
accepting all the burdens and responsibilities of this task,” said Swiss theologian Father Martin Rhonheimer.
“Conferring legal equality to same-sex unions signifies to publicly establish, in the law system, the principle of
dissociation of sexuality and procreation,” he explained in an April 22 telephone interview with Catholic News Agency.
His comments come after Archbishop Piero Marini, president of the Pontifical Committee for International Eucharistic
Congresses, expressed his openness to same-sex civil unions.
“In these discussions, it is necessary, for example, to recognize the union of people of the same sex, because there
are many couples who suffer because their civil rights are not recognized,” he said on April 20 in an interview with the
Costa Rican newspaper La Nacion.
“What cannot be recognized is that that couple be a marriage,” said Archbishop Marini.
A second Vatican official, Archbishop Vincenzo Paglia, who spoke on the subject in a March 27 news conference, was
misquoted by the press to make it seem he favored it.
Archbishop Paglia, the head of the Pontifical Council of the Family, said that the Church is opposed to anything that
treats other unions as equivalent to marriage between a man and a woman, but that it could accept “private law
solutions” for protecting people’s rights.
In a Vatican press conference on Feb. 4, he said that there are “several kinds of cohabitation forms that do not
constitute a family” and that their number is increasing.
The archbishop suggested that countries could find “private law solutions” to help people living in non-matrimonial
relations to “prevent injustice and make their life easier.”
But Archbishop Paglia persisted in reaffirming that it is society’s responsibility to preserve the unique value of
marriage.
Father Rhonheimer, who teaches political philosophy and ethics at the Pontifical University of the Holy Cross
in Rome, said accepting same-sex civil unions is equating them with marriage, which, “by its very nature, is a union
between a man and a woman.”
But he does not exclude private law solutions, as mentioned by Archbishop Paglia, protecting same-sex couples’ civil
rights and facilitating, for example, mutual care in case of illness and old age or adaptations in the field of inheritance
law.
“When equating homosexual unions to marriage, however, the legal system starts including a principle which in fact
transforms the nature of marriage as a social and legal institution,” Father Rhonheimer said.
“Besides being discriminating against those who bear considerable sacrifices in raising children and contribute in a
most essential and irreplaceable way to the common good of society over time, it also has non-predictable long-term
consequences for the entire legal and social system,” he added.
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24/04/2013
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He explained that approving same-sex unions could only be consistently argued for by assuming there is no moral
relevant link between sexuality and procreation, an idea which is the legacy of the “sexual revolution” of the second
half of the 20th century having disastrous effects on the societies of Western countries.
“Any attempt of proving the equality, in social and political terms, of heterosexual and homosexual unions is vain,
simply because homosexual unions are by their very nature non-procreative,” Father Rhonheimer said.
According to the Swiss professor, the Church teaches that homosexual orientation is a disorder, but people who
experience that disorder should not be blamed or somehow seen as guilty for having it.
“On the other hand, the Church teaches that homosexual acts are gravely and intrinsically sinful and that, therefore,
persons with homosexual orientation should abstain from sexual acts, being continent (equal to unmarried people),”
he said.
The Vatican’s Congregation for the Doctrine of the Faith published a document in June 2003 that stated that “respect
for homosexual persons cannot lead in any way to approval of homosexual behavior or to legal recognition of
homosexual unions.”
The document, titled “Considerations Regarding Proposals to Give Legal Recognition to Unions Between Homosexual
Persons,” says the common good requires that laws recognize, promote and protect marriage as the basis of the
family.
The document says: “Legal recognition of homosexual unions or placing them on the same level as marriage would
mean not only the approval of deviant behavior, with the consequence of making it a model in present-day society, but
would also obscure basic values which belong to the common inheritance of humanity.”
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29/04/2013
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http://www.catholicnewsagency.com/news/bishop-rey-reflects-on-popes-liturgy-evangelization-connection/
Bishop Rey reflects on Pope's liturgy, evangelization connection
By David Uebbing
Vatican City, Apr 29, 2013 / 07:17 am (CNA/EWTN News).- Pope Francis understands the important role the liturgy
plays in the New Evangelization and combines it with his own style to communicate the grace of God, says Bishop
Dominique Rey.
“I think each Pope arrives at his own charism, his own personality. And the personality of Pope Francis is a sense of
freedom, simplicity, (an awareness) of context,” Bishop Rey observed in an April 23 interview with CNA.
And the way the faith is conveyed during the liturgy, he said, “is very important.”
Pope Francis, he noted, “speaks each day in the homily, for all the services of the Vatican, and he develops a very
strong and simple homily.
“I think many persons are touched by these thoughts, and many persons receive the Holy Father and his teaching as
the grace of God,” he said.
Bishop Rey, who heads the Diocese of Fréjus-Toulon in France, came to Rome last week to prepare for the June 25
-28 summit on the Sacred Liturgy and the New Evangelization, which will be held at the Pontifical University of
the Holy Cross.
The international gathering is intended to underscore the “central place” of the liturgy in “the mission of the Church,”
he said, adding that the “source and the goal of the New Evangelization is the adoration and the contemplation of
God.”
The conference will feature talks on celebrating the Mass in both the ordinary and extraordinary form, which will be
given by Cardinals Antonio Cañizares Llovera and Walter Brandmüller, respectively.
Other liturgy-related topics that will be addressed include, sacred architecture, music, new ecclesial movements,
academic formation, catechesis, the bishop’s role as guardian of the liturgy, and liturgical law in the Church’s mission.
As for Pope Francis, Bishop Rey thinks his reflections and Magisterium enter into “the traditional sense of the liturgy;
there is no change.”
For more information on the conference, please visit http://sacraliturgia2013.com.
----------------ANCHE IN:
- DFW CATHOLIC: http://www.dfwcatholic.org/bishop-rey-reflects-on-popes-liturgy-evangelization-connection-10662/.
html
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CATHOLIC CULTURE / CWN
www.catholicculture.
org/news
01/05/2013
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www.catholicculture.org/news/headlines/index.cfm?storyid=17748
Vatican Radio highlights Sacra Liturgia conference
Vatican Radio has interviewed Bishop Dominique Rey of Fréjus-Toulon (France) about Sacra Liturgia 2013, a
conference devoted to liturgy and the new evangelization. Bishop Rey is the organizer of the conference, which will
take place in June at the Pontifical University of the Holy Cross in Rome. Among the speakers are Cardinals
Antonio Cañizares Llovera, Walter Brandmüller, Malcolm Ranjith, and Raymond Burke; Archbishop Alexander
Sample; and bishops, priests, and laity, including Jeffrey Tucker of the Church Music Association of America.
Holy Mass will be celebrated in both the ordinary form and the extraordinary form during the conference.
“I had the joy of participating in the Synod for the New Evangelization,” said Bishop Rey. “I have seen . . . the essential
place of the liturgy for the New Evangelization, because in the liturgy we receive the grace of God, and in the liturgy
there is the association between the Sacrament, and the transmission of faith, the content of faith, and the meeting of
all the community during this sacred moment.”
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AGENZIA REUTERS
Agenzia Reuters
03/05/2013
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http://www.reuters.com/article/2013/05/02/us-pope-benedict-idUSBRE9410TC20130502
Ex-Pope Benedict back at Vatican to live out retirement
By Philip Pullella
VATICAN CITY(Reuters) - Benedict XVI moved back to the Vatican on Thursday, opening an uncertain era in Catholic
Church history where an "emeritus pope" and a ruling pontiff will live as neighbors for the first time.
Benedict, the first pope to abdicate in 600 years, will live out his retirement in a restored convent in the Vatican
gardens with a view of the dome of St. Peter's Basilica and just a short walk from the residence of his successor,
Francis.
Benedict, 86, arrived by helicopter from Castel Gandolfo, the papal summer residence south of Rome, where he had
been staying since February 28 while the convent was being restored.
Francis, 76, greeted Benedict in front of the convent, the first time they have met since March 23, when Francis visited
Benedict at Castel Gandolfo and Benedict renewed a pledge of "unconditional reverence and obedience" to Francis.
A Vatican statement said the two later prayed together in the chapel of the small building, which also includes a library
for the former theology professor, quarters for his aides and a guest room for his older brother, Georg, a monsignor.
"He is happy to be back at the Vatican ... where he intends to dedicate himself to the service of the Church, above all
with prayer," it said.
Unlike on the day of his abdication and his March 23 meeting with Francis at Castel Gandolfo, Vatican television
decided not to distribute images of Benedict's return. It gave no reason.
When the two met in March, Benedict looked exceptionally frail. But the Vatican says he suffers only from normal
ailments of old age and has no serious illness.
While the presence of a reigning pope and a former one is a new situation, experts say it would only cause difficulties
if Benedict tried to influence Pope Francis's decisions, something he has promised not to do.
Shortly before his resignation, Benedict said he would live out his remaining days "hidden from the world".
Still, some Church scholars say that in the event that Francis undoes some of Benedict's policies while he is still alive,
the former pope could become a lightning rod for conservatives and polarize the Church.
CONSERVATIVE REFERENCE POINT
"Benedict almost certainly will be a point of reference for critics of Francis, especially in conservative circles. You can
easily imagine them saying, ‘Benedict wouldn't have done it this way,'" said John Allen, author of several books on the
Church and correspondent for the National Catholic reporter.
"That criticism will circulate on blogs, in journals, and in the pews, no matter where he's physically located, and
Benedict himself won't be a party to it. If anything, being behind Vatican walls will make it more difficult for the
opposition to reach him and claim some sort of blessing," Allen said.
Vatican officials have said the men, both of whom wear slightly different white vestments, would likely meet
occasionally and perhaps confer on Church matters but that Francis is his own man.
"On a human level, it's hard to imagine that Pope Francis would treat the retired pope as some sort of 'untouchable'. I
think they can certainly spend time together and exchange views without causing any crisis in the Church," said John
Thavis, author of "The Vatican Diaries".
Benedict's two months away have allowed everyone to get used to the idea that he is no longer on the Vatican stage,
said Father John Paul Wauck, professor at the Pontifical University of the Holy Cross in Rome.
"It was a healthy hiatus during which Francis had the freedom to establish himself as the new successor of St. Peter,"
- 73/144 -
AGENZIA REUTERS
Agenzia Reuters
03/05/2013
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http://www.reuters.com/article/2013/05/02/us-pope-benedict-idUSBRE9410TC20130502
Wauck said, adding that he would be surprised if Benedict tried to influence Church decisions.
(Reporting By Philip Pullella; Editing by Ralph Boulton and Michael Roddy)
------------------ANCHE IN:
- LA NACIÓN: http://www.lanacion.com.ar/1578384-una-situacion-que-despierta-algunas-incognitas
- PERÙ 21: http://peru21.pe/mundo/papa-emerito-benedicto-xvi-regresa-al-vaticano-vivir-convento-2129143
- 74/144 -
LA INFORMACIÓN
http://www.lainformacion.
com/
08/05/2013
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!
noticias.lainformacion.com/religion-y-credos/papa/el-papa-nombra-nuevo-obispo-auxiliar-de-brasilia-y-de-marilia-enbrasil_1zpbSSDPBOVEhxdzu1EtV6/
El papa nombra nuevo obispo auxiliar de Brasilia y de Marilia, en Brasil
Ciudad del Vaticano, 8 may.- El papa Francisco ha nombrado a los sacerdotes José Aparecido Gonçalves de
Almeida, de 53 años, obispo auxiliar de Brasilia, y a Luiz Antônio Cipolini, de 51, obispo de Marília, ambas diócesis de
Brasil, informó hoy el Vaticano.
José Aparecido Gonçalves de Almeida, del clero de la diócesis de Santo Amaro, era actualmente subsecretario del
Consejo Pontificio para los Textos Legislativos.
Luiz Antônio Cipolini, del clero de la diócesis de São João da Boa Vista, era actualmente rector del Instituto
Diocesano de Filosofía y sucede al obispo Osvaldo Giuntini, que presentó su renuncia al gobierno pastoral de Marília
por motivos de edad y fue aceptada por el Pontífice, informó también hoy el Vaticano.
Gonçalves de Almeida nació en 1960 en Ourinhos (Brasil) y fue ordenado sacerdote en 1986. Es doctor en Derecho
Canónico por la Universidad de la Santa Cruz, de Roma.
En su ministerio pastoral ha sido vicario y administrador parroquial de "Santa Cruz" en Parelheiros; párroco de "Nossa
Senhora do Perpétuo Socorro" en Jardim Prudência.
La archidiócesis de Brasilia tiene una superficie de 5.814 kilómetros cuadrados, una población de 2.246.000
personas, de las que 1.541.000 son católicos. Cuenta con 320 sacerdotes y 674 religiosos.
Cipollini nació en 1962 en Caconde (Brasil) y fue ordenado sacerdote en 1986. Es licenciado en Teología Moral por el
Alfonsianum de Roma.
En su ministerio pastoral ha sido vicario parroquial y párroco de "Nossa Senhora do Rosário" en Mogi Guaçu; párroco
de Santana" en Vargem Grande do Sul; rector del Seminario diocesano de Teología; profesor de Ética en el "Centro
Universitário de Administração" en São João da Boa Vista.
Desde 2006 es profesor y rector del Instituto diocesano de Filosofía y párroco de "Nossa Senhora de Fátima" en São
João da Boa Vista.
La diócesis de Marilia tiene una superficie 11.958 kilómetros cuadrados y una población de 711.000 personas, de las
que 568.000 son católicos. Cuenta con 91 sacerdotes y 163 religiosos.
- 75/144 -
TRACCE
www.tracce.it
10/05/2013
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www.tracce.it/default.asp?id_ev=2732&id=6
Presentazione del libro "Lettera a mia figlia" di Antonio Socci
Venerdì 10 maggio, alle 17.30, presso l'Aula Magna Giovanni Paolo II della Pontificia Università della Santa Croce
(Piazza di S. Apollinare 49, Roma) si terrà la presentazione del libro "Lettera a mia figlia" di Antonio Socci.
Intervengono con l'autore Paolo Mieli, giornalista e presidente di RCS Libri, e il cardinale Camillo Ruini.
Modera Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione.
- 76/144 -
UNIVERSITÀ NAVARRA
http://www.unav.es
10/05/2013
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www.unav.edu/web/vida-universitaria/detalle-noticia-pestana/2013/05/14/un-libro-aborda-desde-la-filosofia-y-laneurociencia-la-unidad-psicofisica-de-la-persona?articleId=2749407
Un libro aborda desde la filosofía y
la neurociencia la unidad psicofísica de la persona
Sus autores son José Ángel Lombo, profesor de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz, y José Manuel GiménezAmaya, director del grupo CRYF
José Ángel Lombo, profesor de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz (Roma), y José Manuel GiménezAmaya, director del grupo de investigación ‘Ciencia, Razón y Fe' de la Universidad de Navarra, han publicado el libro
La unidad de la persona. Aproximación interdisciplinar desde la filosofía y la neurociencia.
En el volumen, los autores tratan de explicar la unidad psicofísica de la persona, tanto en su estructura interna como
en su actividad vital, desde el diálogo de la neurociencia con la filosofía.
La obra consta de tres apartados. En ‘Cognición: consideraciones filosóficas y neurobiológicas', se abordan
cuestiones como el concepto de vida y de formalidad, el conocimiento sensible, los sentidos externos e internos, la
atención…
En el segundo, ‘La emoción desde la filosofía y la neurobiología', los autores tratan la distinción entre sentimiento,
afecto, emoción, pasión y los estados de ánimo; el comportamiento emocional y la toma de decisiones, entre otros
temas.
Por último, ‘¿La unidad perdida? Las enfermedades mentales' se centra en aspectos como la racionalidad, la
articulación entre lo orgánico y lo sensible, la articulación emocional entre conocimiento y acción… Al final, se incluye
un epílogo sobre la libertad del hombre.
José Ángel Lombo es licenciado y doctor en Filosofía por la Facultad de Filosofía y Letras de la Universidad de
Navarra. También se licenció en la Facultad Eclesiástica de Filosofía del campus y se doctoró en la Pontificia
Universidad de la Santa Cruz, donde actualmente ejerce la docencia y la investigación.
José Manuel Giménez-Amaya es catedrático de Anatomía y Embriología de la Universidad Autónoma de Madrid y
doctor en Filosofía por la Universidad de Navarra. Ha sido investigador en Neurociencia y profesor visitante en
diversas universidades europeas y norteamericanas. En la actualidad, imparte docencia en la Facultad Eclesiástica
de Filosofía de Universidad de Navarra y dirige el Grupo de Investigación ‘Ciencia, Razón y Fe'.
- 77/144 -
ACIPRENSA
www.aciprensa.com
14/05/2013
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www.aciprensa.com/noticias/simposio-de-academia-de-historia-sobre-la-iglesia-subraya-vigencia-del-conciliovaticano-ii-26773/#.UZTZufFkWUd
Simposio de Academia de Historia sobre la Iglesia
subraya vigencia del Concilio Vaticano II
La Fundación Cajasol, en Sevilla (España), ha acogido la celebración de la 24º edición del Simposio de Historia de la
Iglesia en España y América, centrado en los "50 años del Concilio Ecuménico Vaticano II". El presidente de la
Academia de Historia, José María Prieto, organizador del Simposio, destaca la vigencia de las enseñanzas del
Concilio Vaticano II, afirmado que el cuerpo doctrinal del Vaticano II "es una incitación perenne, abierta a la vida de
cada cristiano".
El encuentro ha tenido lugar este lunes en sede de la Fundación Cajasol, en la plaza San Francisco de Sevilla,
contando con la presencia del presidente de la entidad, Antonio Pulido, y el Cardenal Julián Herranz, entre otros,
según ha informado la Fundación en una nota.
Por su parte, el profesor de la Universitá della Santa Croce (Roma), Johannes Grohe, ha subrayado el carácter
ecuménico del Concilio, reivindicando así su carácter universal y trascendente, y la llamada implícita que, con ese
carácter ecuménico, tenía también para todos los cristianos no católicos.
El profesor de la Universidad Eclesiástica de San Dámaso (Madrid), Gabriel Richi, ha explicado las aportaciones del
cardenal Bueno Monreal al esquema de la constitución apostólica 'De Ecclesia'.
En su intervención, el Cardenal Julián Herranz, presidente emérito del Consejo Pontificio para los Textos Legislativos,
ha disertado sobre la reforma de la legislación de la Iglesia a partir del Concilio Vaticano II, fundamentado en dos
pilares, uno de carácter científico, basado en el Derecho; y otro de carácter histórico, basado en la rica producción
magisterial del propio Concilio.
El Cardenal Herranz ha destacado asimismo que la finalidad de esta reforma se fraguó en vistas a un mayor espíritu
de servicio de la propia Iglesia hacia sus fieles, que deben ser los protagonistas del Derecho.
En la clausura del Simposio, el Arzobispo de Sevilla, Monseñor Juan José Asenjo Pelegrina, ha abordado la
recepción fiel de las enseñanzas del Concilio, que califica como "potencial no suficientemente explotado", e invita a
volver sobre los textos conciliares para reconocer y aprovechar su valor y esplendor.
Asimismo, Mons. Asenjo ha anunciado que la edición del próximo año 2014 del Simposio de Historia de la Iglesia en
España y América versará sobre la Nueva Evangelización, en la que destacarán ponencias sobre la tarea apostólica
de San Juan de Ávila, de San Francisco Solano.
- 78/144 -
ARCHISEVILLA
www.archisevilla.org
14/05/2013
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www.archisevilla.org/secciones.php?sec=&ssec=21&id=2264
El Simposio de la Academia de Historia subraya la vigencia del Vaticano II
La Fundación Cajasol ha acogido la celebración de la XXIV edición del Simposio de Historia de la Iglesia en España y
América, centrado en los 50 años del Concilio Ecuménico Vaticano II.
El presidente de la Academia de Historia, José María Prieto, organizador del Simposio, destacó la vigencia de las
enseñanzas del Concilio Vaticano II, afirmado que el cuerpo doctrinal del Vaticano II “es una incitación perenne,
abierta a la vida de cada cristiano”.
El profesor de la Universitá della Santa Croce (Roma), Johannes Grohe, subrayó el carácter ecuménico del
Concilio, reivindicando así su carácter universal y trascendente, y la llamada implícita que, con ese carácter
ecuménico, tenía también para todos los cristianos no católicos.
Por su parte, el profesor de la Universidad Eclesiástica de San Dámaso (Madrid), Gabriel Richi, explicó las
aportaciones del cardenal Bueno Monreal al esquema de la constitución apostólica De Ecclesia.
El cardenal Julián Herranz, presidente emérito del Consejo Pontificio para los Textos Legislativos, disertó sobre la
reforma de la legislación de la Iglesia a partir del Concilio Vaticano II, fundamentado en dos pilares: uno de carácter
científico, basado en el Derecho; y otro de carácter histórico, basado en la rica producción magisterial del propio
concilio. Mons. Herranz destacó asimismo que la finalidad de esta reforma se fraguó en vistas a un mayor espíritu de
servicio de la propia Iglesia hacia sus fieles, que deben ser los protagonistas del Derecho.
En la Clausura del Simposio, el arzobispo de Sevilla, mons. Juan José Asenjo, disertó sobre la recepción fiel de las
enseñanzas del Concilio, que calificó como “potencial no suficientemente explotado”, e invitó a volver sobre los textos
conciliares para reconocer y aprovechar su valor y esplendor.
Asimismo, mons. Asenjo anunció que la edición del próximo año 2014 del Simposio de Historia de la Iglesia en
España y América versará sobre la Nueva Evangelización, en la que destacarán ponencias sobre la tarea apostólica
de San Juan de Ávila, de San Francisco Solano.
---------------ANCHE IN:
DIARIO
DE
SEVILLA:
www.diariodesevilla.
es/article/sevilla/1523029/asenjo/lamenta/la/confusion/desmemoria/y/analfabetismo/religioso.html
- 79/144 -
OPUS DEI
www.opusdei.es
15/05/2013
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http://www.opusdei.es/art.php?p=53449
Con la vista en el Vaticano II
Un nutrido grupo de personas asistió un año más a esta actividad, que tuvo lugar en el salón de actos del Centro
Cultural Cajasol, en Sevilla. Abrió el acto José María Prieto Soler, Presidente de la Academia de Historia Eclesiástica
y organizador del Simposio, quien destacó la vigencia de las enseñanzas del Concilio Vaticano II, afirmado que el
cuerpo doctrinal del Concilio “es una incitación perenne, abierta a la vida de cada cristiano”.
Johannes Grohe, profesor de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz (Roma), subrayó el carácter ecuménico
del concilio, reivindicando así su carácter universal y trascendente, y la llamada implícita que, con ese carácter
ecuménico, tenía también para todos los cristianos no católicos. Recordó cuáles son las características de un Concilio
ecuménico a través de un rápido paseo por la Historia de la Iglesia.
Luego llegó el turno para Gabriel Richi, Profesor de la Universidad Eclesiástica de San Dámaso, de Madrid, con una
ponencia titulada “Aportaciones del Cardenal José María Bueno Monreal al esquema de la constitución apostólica De
Ecclesia”.
El recuerdo de quien fuera Arzobispo de Sevilla llenó su ponencia, donde puso de relieve la figura del purpurado, a
través de sus intervenciones orales en el Concilio, que contribuyeron a revalorizar la misión de los laicos en la Iglesia.
Gracias a sus aportaciones, se terminaron las definiciones negativas del laicado, lo que en su momento fue celebrado
por la prensa como “la hora de los laicos”.
El papel del Concilio en la reforma de las leyes de la Iglesia
Por último, el Cardenal Julián Herranz, Presidente Emérito del Consejo Pontificio para los Textos Legislativos, disertó
sobre “El Concilio Vaticano II y la Reforma de la legislación de la Iglesia”. Su discurso estuvo fundamentado en dos
pilares: uno de carácter científico, basado en el Derecho; y otro de carácter histórico, basado en la rica producción
magisterial del propio concilio.
Herranz destacó que la finalidad de esta reforma legislativa, cuyos orígenes se remontan al Concilio Vaticano II, se
fraguó en vistas a un mayor espíritu de servicio de la propia Iglesia hacia sus fieles, que deben ser los protagonistas
del Derecho. Recordó que toda persona, desde que es bautizada, se hace titular de unos derechos y deberes,
encaminados a desplegar su vocación a la santidad.
En palabras del purpurado: “Aún hemos de conocer y vivir mejor las enseñanzas del Vaticano II; aún podemos
encarnar mejor toda su riqueza doctrinal en la vida de la Iglesia. La sabiduría del Vaticano II fue un regalo de Dios,
como lo han sido los Papas que se han sucedido desde entonces interpretando y difundiendo fielmente aquellas
enseñanzas, que además siguen plenamente vigentes”.
Entre sus múltiples recuerdos, salpicados de buen humor, destacó la figura histórica del Venerable D. Álvaro del
Portillo, por su enorme contribución a las tareas preparatorias, de desarrollo y posterior aplicación de los textos
conciliares. Animó a los presentes a profundizar en su conocida obra “Fieles y laicos en la Iglesia”.
Preguntado sobre las expectativas reales de cambios en la Iglesia a raíz de los gestos del Papa, que apuntan a una
renovación, contestó: “Pienso que no se trata de hablar sólo y siempre de cambios; precisamente en las enseñanzas
del Concilio Vaticano II tenemos un cuerpo doctrinal riquísimo y renovado, al que todos los Papas se vienen refiriendo
justamente como fuentes de renovación en la continuidad. En todo caso, la principal renovación y cambio ha de
comenzar en el corazón de cada uno de nosotros”.
La recepción de las enseñanzas del Vaticano II
En la Clausura del Simposio, el Arzobispo de Sevilla, Mons. Juan José Asenjo disertó sobre la recepción fiel de las
enseñanzas del Concilio, que calificó como “potencial no suficientemente explotado”, e invitó a volver sobre los textos
conciliares para reconocer y aprovechar su valor y esplendor. Asimismo, Mons. Asenjo anunció que la edición del
próximo año 2014 del XXV Simposio de Historia de la Iglesia en España y América versará sobre la Nueva
Evangelización, en la que destacarán ponencias sobre la tarea apostólica de San Juan de Ávila en tierras españolas
y de San Francisco Solano en tierras latinoamericanas.
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OPUS DEI
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15/05/2013
IL TEMPO
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17/05/2013
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-1.1139307
Riforma finanziaria etica contro la dittatura dell’economia senza volto
La soluzione a questa crisi mondiale? «Una riforma finanziaria che sia etica e che produca una riforma economica
salutare per tutti». Con una vera e propria scossa, Papa Francesco indica la strada da percorrere e mette in guardia
dalle «conseguenze funeste» della «precarietà quotidiana» in cui vivono «la maggior parte degli uomini e delle donne
del nostro tempo». Parole forti, pronunciate in una circostanza apparentemente di scarso rilievo quale può essere la
presentazione delle credenziali di quattro Stati che non sono certo potenze mondiali (Kirgizistan, Antigua,
Lussemburgo e Botswana) e che invece dimostrano l’attenzione di Francesco ai bisogni concreti dell’uomo. Dopo aver
evidenziato l’aumento di patologie, violenze e povertà, mentre «la paura e la disperazione prendono i cuori di
numerose persone, anche nei Paesi cosiddetti ricchi» (e ne sono un segnale inquietante i suicidi causati dai debiti,
dalla perdita di lavoro o della casa) il Papa ha espresso il suo parere su una delle cause della crisi: il «rapporto che
abbiamo con il denaro, nell’accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società». Una crisi che affonda le sue
radici «nella negazione del primato dell’uomo.
Abbiamo creato nuovi idoli», al posto del vitello d’oro il «feticismo del denaro» e della «dittatura dell’economia senza
volto». Una prospettiva che «riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. E peggio ancora, oggi l’essere
umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare», tanto che la solidarietà
che «è il tesoro dei poveri» è considerata controproducente. Uno scenario dominato da ideologie che «promuovono
l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria» al di fuori del legittimo controllo degli Stati e finiscono
con l’instaurare «una nuova tirannia», tanto più pericolosa perché spesso invisibile. Ma il Papa ha denunciato con
vigore anche «una corruzione tentacolare e un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali».
Parole che scuotono il mondo della finanza e mettono di fronte alle loro responsabilità i governanti, che hanno il
dovere di trovare un nuovo equilibrio: «Il denaro deve servire e non governare! - ha detto Francesco - Il Papa ama
tutti, ricchi e poveri; ma ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo,
promuoverlo. Il Papa esorta alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’etica in favore dell’uomo nella realtà
finanziaria ed economica». E sempre ieri l’ex presidente dello Ior, Gotti Tedeschi, partecipando a un convegno su
finanza ed etica organizzato dall’Università della Santa Croce, ha detto che la crisi globale non ci sarebbe stata se
il mondo cattolico avesse studiato con attenzione le encicliche. Il Papa è tornato sul tema ricevendo il card. Maradiaga
e i vertici di Caritas Internationalis: «Oggi è in pericolo l'uomo, è in pericolo la persona umana»; c'è «uno squilibrio
negli investimenti finanziari», per cui a fronte di «grandi riunioni internazionali, si muore di fame».
Il richiamo di Francesco ovviamente non è rivolto solo ai cattolici ma a quanti cooperano per la promozione del bene
comune. Non c’è dubbio, però, che i cattolici devono sentirsi particolarmente toccati. Nell’omelia a S. Marta ieri il
Pontefice, commentando «i guai» di S. Paolo ha ricordato che «annunciando Gesù, le conseguenze sono queste!»
ma ha avvertito che nella Chiesa ci sono troppi «cristiani tiepidi, da salotto. Quelli educati, tutto bene, ma che non
sanno fare figli alla Chiesa con il fervore apostolico».
Andrea Acali
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ABC NEWS
http://abcnews.go.com/
21/05/2013
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The Pope and the Devil: Is Francis an Exorcist?
Pope Francis' fascination with the devil took on remarkable new twists Tuesday, with a well-known exorcist insisting
Francis helped "liberate" a Mexican man possessed by four different demons despite the Vatican's insistence that no
such papal exorcism took place.
The case concerns a 43-year-old husband and father who traveled to Rome from Mexico to attend Francis' Mass on
Sunday in St. Peter's Square. At the end of the Mass, Francis blessed several wheelchair-bound faithful as he always
does, including a man possessed by the devil, according to the priest who brought him, the Rev. Juan Rivas.
Francis laid his hands on the man's head and recited a prayer. The man heaved deeply a half-dozen times, shook,
then slumped in his wheelchair.
The images, broadcast worldwide, prompted the television station of the Italian bishops' conference to declare that
according to several exorcists, there was "no doubt" that Francis either performed an exorcism or a simpler prayer to
free the man from the devil.
The Vatican was more cautious. In a statement Tuesday, it said Francis "didn't intend to perform any exorcism. But as
he often does for the sick or suffering, he simply intended to pray for someone who was suffering who was presented
to him."
The Rev. Gabriele Amorth, a leading exorcist for the diocese of Rome, said he performed a lengthy exorcism of his
own on the man Tuesday morning and ascertained he was possessed by four separate demons. The case was
related to the legalization of abortion in Mexico City, he said.
Amorth told RAI state radio that even a short prayer, without the full rite of exorcism being performed, is in itself a type
of exorcism.
"That was a true exorcism," he said of Francis' prayer. "Exorcisms aren't just done according to the rules of the ritual."
Rivas took the Vatican line, saying it was no exorcism but that Francis merely said a prayer to free the man from the
devil.
"Since no one heard what he said, including me who was right there, you can say he did a prayer for liberation but
nothing more," Rivas wrote on his Facebook page, which was confirmed by his religious order, the Legionaries of
Christ.
Fueling the speculation that Francis did indeed perform an exorcism is his frequent reference to Satan in his homilies
— as well as an apparent surge in demand for exorcisms among the faithful despite the irreverent treatment the rite
often receives from Hollywood.
Who can forget the green vomit and the spinning head of the possessed girl in the 1973 cult classic "The Exorcist"?
In his very first homily as pope on March 14, Francis warned cardinals gathered in the Sistine Chapel the day after he
was elected that "he who doesn't pray to the Lord prays to the devil."
He has since mentioned the devil on a handful of occasions, most recently in a May 4 homily when in his morning
Mass in the Vatican hotel chapel he spoke of the need for dialogue — except with Satan.
"With the prince of this world you can't have dialogue: Let this be clear!" he warned.
Experts said Francis' frequent invocation of the devil is a reflection both of his Jesuit spirituality and his Latin American
roots, as well as a reflection of a Catholic Church weakened by secularization.
"The devil's influence and presence in the world seems to fluctuate in quantity inversely proportionate to the presence
of Christian faith," said the Rev. Robert Gahl, a moral theologian at Rome's Pontifical Holy Cross University. "So,
one would expect an upswing in his malicious activity in the wake of de-Christianization and secularization" in the
world and a surge in things like drug use, pornography and superstition.
In recent years, Rome's pontifical universities have hosted several courses for would-be exorcists on the rite, updated
in 1998 and contained in a little red leather-bound booklet. The rite is relatively brief, consisting of blessings with holy
water, prayers and an interrogation of the devil in which the exorcist demands to know the devil's name, how many are
present and when they will leave the victim.
Only a priest authorized by a bishop can perform an exorcism, and canon law specifies that the exorcist must be
"endowed with piety, knowledge, prudence and integrity of life."
While belief in the devil is consistent with church teaching, the Holy See does urge prudence, particularly to ensure
that the victim isn't merely psychologically ill.
The Rev. Giulio Maspero, a Rome-based systematic theologian who has witnessed or participated in more than a
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ABC NEWS
http://abcnews.go.com/
21/05/2013
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dozen exorcisms, says he's fairly certain that Francis' prayer on Sunday was either a full-fledged exorcism or a more
simple prayer to "liberate" the young man from demonic possession.
He noted that the placement of the pope's hands on the man's head was the "typical position" for an exorcist to use.
"When you witness something like that — for me it was shocking — I could feel the power of prayer," he said in a
phone interview, speaking of his own previous experiences.
The Vatican spokesman, the Rev. Federico Lombardi, sought to temper speculation that what occurred was a fullfledged exorcism. While he didn't deny it outright — he said Francis hadn't "intended" to perform one — he stressed
that the intention of the person praying is quite important.
Late Tuesday, the director of TV2000, the television of the Italian bishops' conference, went on the air to apologize for
the earlier report.
"I don't want to attribute to him a gesture that he didn't intend to perform," said the director, Dino Boffo.
That said, Francis' actions and attitude toward the devil are not new: As archbishop of Buenos Aires, the former
Cardinal Jorge Mario Bergoglio frequently spoke about the devil in our midst.
In the book "Heaven and Earth," Bergoglio devoted the second chapter to "The Devil" and said in no uncertain terms
that he believes in the devil and that Satan's fruits are "destruction, division, hatred and calumny."
"Perhaps its greatest success in these times has been to make us think that it doesn't exist, that everything can be
traced to a purely human plan," he wrote.
Italian newspapers noted that the late Pope John Paul II performed an exorcism in 1982 — near the same spot where
Francis prayed over the young disabled man Sunday.
---------------ANCHE IN:
PORTLAND
PRESS
debate_2013-05-22.html
HERALD:
www.pressherald.com/news/nationworld/popes-blessing-sparks-exorcism-
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22/05/2013
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Polémica por un supuesto exorcismo del Papa Francisco
¿El Papa Francisco es un exorcista?
La pregunta circula desde que el Pontífice argentino colocó sus manos el domingo sobre la cabeza de un hombre
joven tras celebrar misa en la Plaza de San Pedro. El joven respiró profundamente media docena de veces, sufrió
una convulsión y luego se abatió sobre su silla de ruedas mientras el Papa oraba frente a él.
El canal televisivo de la Conferencia Episcopal italiana dijo que había hablado con exorcistas, quienes coincidieron en
que no hay duda de que el Papa Francisco efectuó un exorcismo o una oración para liberar al hombre del poder del
demonio.
El Vaticano fue más cauto ayer. En un comunicado, indicó que el Pontífice "no pretendía efectuar ningún exorcismo
pero, como suele hacer con los enfermos o los que sufren, simplemente pretendió orar por alguien que estaba
sufriendo y que le fue presentado".
La especulación es azuzada por lo que parece ser una obsesión del Papa con el tema del diablo, frecuente en sus
homilías, y un aparente repunte en la demanda de exorcismos entre los fieles a pesar del trato irreverente que
Hollywood suele dar a ese rito.
¿Cómo olvidar el vómito verde y la cabeza giratoria de la niña poseída en el clásico "El exorcista" de 1973?
En su primera homilía como Papa el 14 de marzo, Francisco advirtió a los cardenales reunidos en la Capilla Sixtina al
día siguiente de que fue elegido, que "el que no le reza a Dios le reza al diablo".
Desde entonces ha mencionado al demonio en varias ocasiones, la más reciente en una homilía el 4 de mayo
durante su misa matutina en la capilla del hotel del Vaticano, en la que habló de la necesidad de diálogo... pero no
con Satanás.
"Con el príncipe de este mundo uno no puede dialogar. ¡Que esto quede bien claro!", advirtió.
Los expertos dicen que el hecho de que el Papa Francisco mencione con frecuencia al diablo es un reflejo tanto de su
espiritualidad jesuita y sus raíces latinoamericanas como de una Iglesia Católica debilitada por la secularización.
"La influencia y la presencia del diablo en el mundo parece fluctuar en una cantidad inversamente proporcional a la
presencia de la fe cristiana", dijo el padre Robert Gahl, teólogo de la Universidad Pontificia de la Santa Cruz en
Roma. "Así, uno esperaría un incremento en su actividad mal intencionada como consecuencia de la
descristianización y secularización" en el mundo y un incremento de cosas tales como el consumo de drogas, la
pornografía y la superstición.
En los últimos años, las universidades pontificias de Roma han sido sede de varios cursos para aspirantes a
exorcistas en torno al rito, actualizado en 1998 y contenido en un pequeño libro rojo empastado en cuero. El rito es
relativamente breve y consiste en bendiciones con agua bendita, oraciones y un interrogatorio al diablo en el que el
exorcista exige saber el nombre del demonio y cuándo saldrá de la persona a la que posee.
Sólo un sacerdote autorizado por un obispo puede efectuar un exorcismo y el derecho canónico especifica que el
exorcista debe estar "dotado de piedad, conocimiento, prudencia e integridad''.
Aunque la Iglesia enseña que el diablo sí existe, la Santa Sede exhorta a la prudencia, en especial para asegurarse
que la persona afligida no esté simplemente postrada por una enfermedad psicológica.
El padre Giulio Maspero, quien está especializado en teología sistemática y vive en Roma, ha participado en más de
una decena de exorcismos. Dice estar seguro de que la oración del Papa Francisco el domingo fue un exorcismo
hecho y derecho o cuando menos una oración para "liberar" al hombre joven de la posesión diabólica.
Hizo notar que la colocación de las manos del Pontífice sobre la cabeza del hombre es la "posición típica" que usa un
exorcista.
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22/05/2013
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"Cuando se es testigo de algo así -para mí fue impactante- podría sentir el poder de la oración", afirmó en una
entrevista telefónica, refiriéndose a sus propias experiencias.
Maspero dijo que fue especialmente simbólico que el presunto exorcismo efectuado por el Pontífice se haya
efectuado en Pentecostés, una fiesta muy importante de la Iglesia en la que enseña que los apóstoles de Jesús
recibieron al Espíritu Santo.
"El Espíritu Santo está relacionado con el exorcismo porque... es la manifestación de cómo Dios está presente entre
nosotros y en nuestro mundo", señaló.
Aunque el portavoz del Vaticano, el padre Federico Lombardi, buscó atemperar las sugerencias de que lo que ocurrió
fue un exorcismo en serio; tampoco lo negó. Sólo dijo que el Papa Francisco no había "pretendido" realizar uno.
La prensa italiana hizo notar que el fallecido Papa Juan Pablo II efectuó un exorcismo en 1982, cerca del mismo sitio
donde Francisco oró el domingo frente al hombre joven en la silla de ruedas.
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23/05/2013
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Premio "Giuseppe De Carli": ecco i nomi dei componenti
L'Associazione culturale "Giuseppe De Carli - Per l'informazione religiosa", promotrice della prima edizione
dell'omonimo Premio istituito per ricordare la figura umana e professionale del vaticanista fondatore e responsabile di
Rai Vaticano, ha definito la composizione della giuria che dovrà valutare tutti gli elaborati pervenuti, in vista della
cerimonia di premiazione, in programma per la metà di ottobre.
Questi gli otto componenti: Aldo Cazzullo, inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera; Marina Corradi,
editorialista di Avvenire; Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti; Rodolfo Lorenzoni, giornalista
Raie a lungo collaboratore di De Carli; Massimo Enrico Milone, responsabile di Rai Vaticano; Mario Morcellini,
docente e direttore del Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale dell'Università La Sapienza; padre Domenico
Paoletti(OFMConv), docente e preside della Pontificia Facoltà teologica San Bonaventura Seraphicum; Carla Rossi
Espagnet, teologa e docente presso la Pontificia Università della Santa Croce e l'ISSR all'Apollinare.
Una sessantina i lavori pervenuti, di cui 48 da giornalisti operanti in tutte le tipologie di testate: carta stampata con
quotidiani e periodici, radio, televisione, new media, sia a carattere nazionale sia locale.
Per quanto riguarda invece la categoria dei laureati e dottori di ricerca, partecipano lavori provenienti dalle Università
di Padova, Pisa, Milano, dagli Istituti Superiori di Scienze Religiose delle città di Cosenza, Cagliari, Benevento e
Roma.
Il Comitato promotore, come da Regolamento, opererà una prima selezione di conformità al bando, sottoponendo ai
membri della Giuria gli elaborati rispondenti alle norme previste. Il giudizio sui lavori sarà basato su criteri di rilevanza
e originalità dei contenuti, rigore, completezza e accuratezza dell’informazione, qualità della scrittura, stile espositivo,
forza comunicativa, aderenza alle finalità del Premio.
I vincitori saranno premiati nel corso di una cerimonia che si svolgerà a Roma attorno alla metà di ottobre, nell'ambito
di un Convegno di studi sui temi inerenti l'informazione religiosa. In quell'occasione sarà anche presentata la seconda
edizione del Premio.
Per ulteriori informazioni sul bando e sull'Associazione: http://www.associazionedecarli.it/
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VATICAN INSIDER
http://vaticaninsider.lastampa.it
24/05/2013
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vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/giuseppe-de-carli-vaticanisti-premio-25100/
De Carli e l'etica dell'informazione religiosa
Intervista a Elisabetta Lo Iacono, presidente dell'Associazione intitolata al vaticanista
Luca Rolandi
Roma
Giusppe De Carli, vaticanista scomparso tre anni fa, ha lasciato un grande eredità grazie al suo lungo lavoro al
seguito di tre Papi e nell'informazione religiosa. Per onorare la sua lezione e memoria un gruppo di amici e colleghi ha
dato vita ad una Associazione che promuove un premio e iniziative per promuovere una infomrazione religiosa
improntata sulla competenza, la passione e la capacità di testimoniare valori cristiani.
Di questa esperienza con la presidente lavorano con grande impegno il vice presdiente dell'Associazione il vice
presidente Giovanni Tridente, Rita Megliorin e Paolo Cecilia.
Presidente Lo Iacono, quali le modalità dell’assegnazione e perché ricordare il vaticanista De Carli fondatore e
responsabile di Rai Vaticano?
L'Associazione nasce per ricordare Giuseppe De Carli attraverso quelle che erano le sue priorità per l'ambito
giornalistico, ovvero la qualificazione della professione, l'etica e la particolare attenzione ai giovani. Sono queste le
direttrici sulle quali intendiamo muoverci e che ispirano anche i criteri guida per la valutazione dei lavori, ovvero
originalità dei contenuti, rigore, completezza e accuratezza dell’informazione, qualità della scrittura, stile espositivo,
forza comunicativa, aderenza alle finalità del Premio. Giuseppe De Carli è stato un grande maestro e amico per molti
di noi, riteniamo che il suo patrimonio di conoscenze, il suo stile, il suo amore per la professione e per la Chiesa non
debbano finire archiviati nelle teche Rai o nei nostri ricordi, piuttosto essere tramandati alle nuove generazioni,
rappresentando al contempo uno stimolo per tutti noi.
Quali sono i componenti della giuria del Premio?
Il Premio prevede due categorie: quella dei giornalisti e quella dei laureati e dottori di ricerca di Università e Istituti
superiori di scienze religiose. La giuria si compone quindi di esperti sia in ambito giornalistico sia accademico, peraltro
l'Associazione si avvale della collaborazione scientifica dell'Università La Sapienza, della Pontificia Università della
Santa Croce e della Pontificia Facoltà teologica "San Bonaventura". I componenti di giuria di questa prima edizione
sono Aldo Cazzullo, inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera; Marina Corradi, editorialista di Avvenire;
Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti; Rodolfo Lorenzoni, giornalista Rai e a lungo
collaboratore di De Carli; Massimo Enrico Milone, responsabile di Rai Vaticano; Mario Morcellini, docente e direttore
del Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale dell'Università La Sapienza; padre Domenico Paoletti
(OFMConv), docente e preside della Pontificia Facoltà teologica San Bonaventura Seraphicum e Carla Rossi
Espagnet, teologa e docente presso la Pontificia Università della Santa Croce e l'ISSR all'Apollinare.
Le iniziative dell’Associazione si rivolgono ai giovani. Come è cambiata la figura del vaticanista e in generale del
giornalista che si occupa della realtà religiosa
I cambiamenti cui stiamo assistendo da qualche anno sono comuni al settore dell'informazione in generale, dettati in
particolare dai profondi e rapidi mutamenti tecnologici. La rapidità che sta caratterizzando l'ambito dell'informazione
può far scivolare in una certa semplificazione dettata dalla velocità dei flussi comunicativi. Non dimentichiamo che il
giornalista che tratta l'informazione religiosa deve affrontare la sfida suppletiva di andare oltre la notizia in sé,
rendendo al fruitore dell'informazione quella dimensione di fede, spirituale, che rappresenta la vera sfida ed essenza
di questo specifico ambito. Essere vaticanisti, al di là delle novità degli strumenti, richiede sempre una vasta
formazione, la capacità di saper parlare a tutti della Chiesa e del suo messaggio, anche e soprattutto ai non credenti,
con quella passione e quell'equilibrio necessari per essere credibili. Per dirla con parole di De Carli, "l'informazione è
una questione di sguardo, di profondità spirituale dello sguardo".
Avete già pensato ad organizzare incontri e seminari sul tema della comunicazione religiosa sempre onorare la
memoria di De Carli?
Il primo appuntamento si svolgerà attorno alla metà di ottobre, a Roma, con un convegno di studi sull'informazione
religiosa, durante il quale avverrà la premiazione di questa prima edizione del Premio e la presentazione della
seconda. Tra i nostri principali obiettivi, oltre al Premio a cadenza annuale, c'è quello di promuovere periodici
appuntamenti di riflessione e confronto sullo stato dell'informazione religiosa, mediante il coinvolgimento di operatori
del mondo della comunicazione, studiosi di questo ambito e rappresentanti della Chiesa. Un sorta di cammino
comune, nei rispettivi ruoli, per conoscersi meglio e migliorarsi, attraverso stimoli reciproci. Oltre a questo, intendiamo
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VATICAN INSIDER
http://vaticaninsider.lastampa.it
24/05/2013
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vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/giuseppe-de-carli-vaticanisti-premio-25100/
promuovere iniziative di formazione per i giovani e, su questo fronte, sarà senz'altro preziosa la collaborazione dei
soggetti che hanno dimostrato attenzione verso la nostra Associazione, come l'Ordine nazionale dei giornalisti, la
Federazione nazionale della stampa, l'Unione cattolica stampa italiana, Rai Vaticano e quei singoli professionisti che
vorranno offrire il loro patrimonio di conoscenze ai più giovani, proprio come faceva Giuseppe De Carli.
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EUROPA PRESS
www.europapress.es
03/06/2013
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http://www.teinteresa.es/navarra/pamplona/profesionales-participaran-direccion-entidades-Iglesia_0_931108317.html
Unos 50 profesionales de 25 diócesis participarán en una jornada sobre
dirección de equipos en entidades de la Iglesia
03/06/2013 - EUROPA PRESS, PAMPLONA
Medio centenar de profesionales asistirán este martes y miércoles a una jornada de la Universidad de Navarra que
abordará la dirección de equipos en las entidades de la Iglesia. Entre los asistentes, se encuentran profesionales de
25 diócesis españolas
La actividad está organizada por el Grupo de Investigación sobre el Sostenimiento de la Iglesia Católica (GISIC),
según ha informado la Universidad de Navarra a través de una nota.
La primera sesión versará sobre los 'Fundamentos de la dirección de personas en la Iglesia' y será moderada por
Ignacio Ferrero, subdirector del Máster en Dirección de Personas en las Organizaciones.
En ella intervendrán los siguientes expertos del centro académico: Miguel Ángel Ariño, profesor del IESE; Jorge
Miras, profesor de Derecho Administrativo Canónico; José Ramón Villar, profesor de Teología Dogmática; e Ignacio
Cristóbal, director de Recursos Humanos de la Clínica. Entre otros temas, tratarán el trabajo en equipo y la
participación de los fieles en la toma de decisiones.
El profesor Javier Otaduy moderará la segunda sesión, que lleva por título 'Competencias para la dirección de
personas'. Los ponentes serán el coach y consultor Carlos Andreu, que hablará sobre 'Conocerse para dirigir a las
personas'; el catedrático de Economía Aplicada Miguel Alfonso Martínez de Echevarría, con la ponencia 'El trabajo
bien hecho, clave de la Dirección de Personas'; y Cristian Mendoza, profesor de Comunicación Institucional de la
Pontificia Universidad de la Santa Cruz (Roma), que se centrará en 'La comunicación interna y la
transparencia de la Verdad'.
MESA REDONDA
En la tercera y última sesión, 'Nuevos escenarios de la dirección de personas', actuará como moderadora la
catedrática María Blanco. En primer lugar, Mons. Juan Ignacio Arrieta, secretario del Pontificio Consejo para los
Textos Legislativos, hablará sobre 'El gobierno patrimonial y la comunión'.
Por su parte, David Martín, director de Compras de la Conferencia Episcopal Española, impartirá una ponencia sobre
'Gestión del cambio y motivación de las personas'.
A continuación se celebrará una mesa redonda sobre 'El gobierno patrimonial y la autoridad en la Iglesia', que contará
con Antonio Fernández, vicario general de la Diócesis de Cuenca; Gaspar Martínez, secretario general de la Diócesis
de Bilbao; y José Javier Romera, vicario general y moderador de Curia de la Diócesis de Getafe.
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INFO CATÓLICA
http://infocatolica.com
06/06/2013
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Mons. Arrieta: «El Derecho canónico tiene como reto
mostrar correctamente la identidad y principios de la Iglesia»
«El Derecho canónico expresa el ser de la Iglesia y tiene como reto mostrar correctamente la identidad y principios de
ésta, con un lenguaje y formas adecuados a la cultura de cada momento». Así lo indicó Mons. Juan Ignacio
Arrieta, secretario del Pontificio Consejo para los Textos Legislativos, durante una Jornada celebrada en la
Universidad de Navarra sobre dirección de equipos en las entidades de la Iglesia, organizada por el Grupo de
Investigación sobre el Sostenimiento de la Iglesia Católica (GISIC).
(UNAV/InfoCatólica)Tal y como apuntó Mons. Arrieta, las leyes de la Iglesia «traducen en formas jurídicas
socialmente reconocidas el contenido de la fe», por eso «cuando el Magisterio profundiza en aspectos nuevos, a
veces hay que corregir también la formulación de algunas leyes para que expresen mejor la realidad de la Iglesia».
A este respecto, se refirió al proyecto de revisión del libro VI del Código de Derecho canónico, ‘De las sanciones en la
Iglesia’ que se está llevando a cabo desde hace unos años: «Algunas opciones que se hicieron en este terreno en los
años setenta se ha comprobado que eran difíciles de ejecutar, creaban incerteza y complicaban mucho el rol del
obispo que tiene que aplicar la ley penal. Por eso, como ocurre con cualquier ley que se comprueba que no funciona
adecuadamente, se ha hecho necesario corregirla».
Adaptación a nuevas realidades y diferentes culturas
Mons. Arrieta afirmó que la flexibilidad es una de las características del Derecho de la Iglesia, como se refleja «en su
capacidad de adaptación a nuevas realidades» y «de amoldarse a culturas muy diferentes respetando el núcleo
fundamental de la fe».
En ese sentido, recordó cómo «el ordenamiento jurídico de la Iglesia ha sabido adaptarse a las diferentes culturas de
la tierra, asumir tradiciones tan diferentes como las de África, Japón, Latinoamérica a lo largo de veinte siglos, siendo
siempre fiel a sus principios fundamentales. Esta capacidad no tiene parangón alguno y es reflejo en campo jurídico
de la universalidad de la fe católica».
El secretario del Pontificio Consejo para los Textos Legislativos hizo estas declaraciones en el marco de la jornada
‘La dirección de personas en el gobierno patrimonial de las entidades eclesiásticas’, que tuvo lugar en las Facultades
Eclesiásticas de la Universidad de Navarra los días 4 y 5 de junio. Asistieron más de 50 expertos, entre los cuales
había miembros de equipos de gobierno y gestión de 25 diócesis españolas.
Las ponencias y mesa redonda
La primera sesión versó sobre los Fundamentos de la dirección de personas en la Iglesia y fue moderada por Ignacio
Ferrero, subdirector del Máster en Dirección de Personas en las Organizaciones. Intervinieron Miguel Ángel Ariño,
profesor del IESE; Jorge Miras, profesor de Derecho Administrativo Canónico; José Ramón Villar, profesor de
Teología Dogmática; e Ignacio Cristóbal, director de Recursos Humanos de la Clínica Universitaria. Entre otros
temas, trataron sobre el trabajo en equipo y la participación de los fieles en la toma de decisiones.
El profesor Javier Otaduy moderó la segunda sesión, sobre Competencias para la dirección de personas. Los
ponentes fueron el coach y consultor Carlos Andreu; el catedrático de Economía Aplicada Miguel Alfonso Martínez de
Echevarría; y Cristian Mendoza, profesor de Comunicación Institucional de la Pontificia Universidad de la
Santa Cruz (Roma)
En la tercera y última sesión, Nuevos escenarios de la dirección de personas, actuó como moderadora la catedrática
María Blanco. Intervinieron Mons. Juan Ignacio Arrieta, secretario del Pontificio Consejo para los Textos
Legislativos, quien habló sobre 'El gobierno patrimonial y la comunión', y David Martín, director de Compras de la
Conferencia Episcopal Española, que lo hizo sobre 'Gestión del cambio y motivación de las personas'.
Finalmente se celebró una mesa redonda sobre El gobierno patrimonial y la autoridad en la Iglesia, que contó con
Antonio Fernández, vicario general de la Diócesis de Cuenca; Gaspar Martínez, secretario general de la Diócesis de
Bilbao; y José Javier Romera, vicario general y moderador de Curia de la Diócesis de Getafe.
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Molestowanie seksualne: afera, która wciąż gnębi Watykan
Data dodania: 2013-06-09 08:33:13 Ostatnia aktualizacja: 2013-06-11 10:41:18
Sophie Tedmanson
Do Watykanu ciągle płyną sygnały z wielu krajów o przypadkach molestowania seksualnego nieletnich przez księży.
Rocznie jest ok. 400 takich doniesień - pisze Sophie Tedmanson
Ta kolejna porcja sygnałów to jednocześnie kolejny ból głowy watykańskich oficjeli, którzy obiecują
rozliczanie księży dopuszczających się takich przestępstw. Ostatnie informacje zaprezentował ksiądz
profesor Davide Cito z Kongregacji ds. Duchowieństwa, a trafiły one do opinii publicznej za sprawą Vatican
Insider, portalu włoskiego dziennika "La Stampa".
Wedle statystyk rocznie Watykan otrzymuje ok. 400 doniesień o seksualnym wykorzystywaniu nieletnich przez
duchownych, ale nie ma wątpliwości, że to czubek góry lodowej, że wciąż o wielu przypadkach opinia publiczna nie
dowiaduje się, panuje bowiem wśród duchowieństwa zmowa milczenia.
Ciekawa jest jednak uwaga księdza Davide Cito - otóż do niedawna doniesienia o przypadkach pedofilii w Kościele
napływały niemal wyłącznie z Ameryki Północnej. Teraz geografia tych szokujących czynów zmieniła się, obejmuje
kraje Ameryki Południowej i coraz więcej krajów europejskich, m.in.
Włochy, Hiszpanię i Polskę. Okazało się, że kraje uznawane za odporne na takie zjawiska wcale takimi nie były.
Zdaniem księdza Cito ofiary wykorzystywania seksualnego zachęca się, by załatwiały swoje krzywdy na drodze
procesów cywilnych, z tego powodu wielu rezygnuje z takiej drogi dochodzenia sprawiedliwości. - Około 400
przypadków rocznie to dane, które bolą - nie krył ksiądz Cito i dodawał, że nie jest dla Kościoła pociechą to, iż w
społeczeństwie cywilnym przypadków pedofilii jest więcej.
Ten duchowny podkreślił, że o ile w społeczeństwie cywilnym większość ofiar pedofilii ma mniej niż 10 lat, to w
przypadku tych czynów popełnianych przez duchownych wiek ten jest wyższy: od 15 do 17 lat. To oznacza, że pod
względem prawnym przypadki te kwalifikują się nie jako pedofilia, lecz seksualne wykorzystywanie nieletnich - mówił
ksiądz Cito.
Duchowny ten nie kryje faktu, iż homoseksualizm istnieje w Kościele. Ale dodaje, że trzeba być ostrożnym w
mówieniu, że homoseksualizm jest przyczyną tego wszystkiego. Wedle niego w Kościele jest środowisko sprzyjające
takim zjawiskom. Ale - jak powiedział na papieskim Uniwersytecie Świętego Krzyża w Rzymie - trzeba unikać
stwierdzeń o przyczynach i rezultatach, bo to jest niemal wskazywanie homoseksualizmu jako przyczyny tego
problemu. Nie napawały optymizmem jego słowa, że biskupi w niektórych krajach nie biorą na siebie
odpowiedzialności w rozpatrywaniu przypadków pedofilii - wolą, by zajmował się nimi Watykan.
O tym, jak wyglądała i pewnie nadal wygląda praktyka w Kościele wobec przypadków molestowania nieletnich przez
duchownych, powiedział kardynał George Pell, najwyższy hierarcha katolicki w Australii. Otóż zeznając przed komisją
parlamentarną w Melbourne, przyznał, że Kościół katolicki w stanie Wiktoria przez dziesiątki lat tuszował
wykorzystywanie seksualne dzieci w obawie przed skandalem. Innymi słowy - ofiary tych czynów ani ich rodzice i
opiekunowie nie mieli szans dochodzenia sprawiedliwości, kurtyna rozpostarta przez duchowieństwo była bowiem
bardzo szczelna.
W ostatnim tygodniu maja kardynał Pell, arcybiskup Sydney i były arcybiskup Melbourne, składał zeznania przed
komisją śledczą parlamentu stanu Wiktoria badającą przypadki wykorzystywania seksualnego dzieci. Kardynał
powiedział, że wyraża pełną skruchę i absolutnie przeprasza za molestowanie przez księży, które doprowadziło do
wielu samobójstw. W obecności ofiar i ich rodzin przyglądających się z galerii dla publiczności kardynał Pell przez
kilka godzin składał zeznania w czasie ostatniego publicznego przesłuchania parlamentarnej komisji śledczej
badającej sprawę molestowania dzieci w Melbourne.
Niektórzy ludzie w galerii dla publiczności płakali, gdy kardynał Pell przyznał, że systemowe tuszowanie przestępstw
pozwoliło księżom pedofilom żerować na dzieciach.
Kardynał powiedział, że niekiedy duchownych stawiano ponad prawem i niszczono dokumenty, by ukryć przypadki
seksualnego wykorzystywania dzieci. - Głównym motywem była ochrona reputacji Kościoła. Obawiano się skandalu powiedział komisji kardynał. George Pell, który w latach 1996-2001 był arcybiskupem Melbourne, przyznał, że już w
1988 r. Kościół katolicki dostrzegał, iż pedofilia jest ogromnym problemem w Australii.
Kardynał odrzucił jednak twierdzenia, że w Kościele istniała kultura molestowania seksualnego. Stwierdził, że
większość księży nie była "plotkarzami" i główny problem polegał na tym, że nikt nie chciał o tym mówić. - Sądzę, że
większym błędem było to, iż nikt o tym nie mówił, nikt o tym nie wspominał - powiedział kardynał. - Ja z pewnością nie
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byłem tego świadomy. Nie sądzę, by wiele osób - jeśli ktokolwiek z kierownictwa Kościoła katolickiego - zdawało sobie
sprawę, z jak strasznym i powszechnym problemem mamy do czynienia.
Kardynał Pell musiał zmierzyć się z wieloma pytaniami, w tym o to, czy osobiście wiedział o wykorzystywaniu
seksualnym dzieci, ale tuszował te sprawy, czy wiedział o ignorowaniu ofiar i dlaczego w Kościele katolickim tak
często dochodziło do wykorzystywania seksualnego dzieci.
Zdaniem kardynała Kościół podchodził do wykorzystywania seksualnego dzieci "niedoskonale" i nie rozumiał szkody,
jaka jest wyrządzana ofiarom. - Zgadzam się, że zbyt późno odnieśliśmy się do cierpienia ofiar i że zajmowaliśmy się
tą sprawą bardzo niedoskonale - powiedział komisji. - Myślę, że duże znaczenie miało po prostu pragnienie ochrony
dobrego imienia Kościoła. Wielu ludzi w Kościele nie rozumiało, jak wielka szkoda jest wyrządzana ofiarom.
Teraz lepiej to rozumiemy.
Wcześniej kardynał przyznał, że były arcybiskup Melbourne sir Frank Little był uwikłany w tuszowanie przypadków
wykorzystywania seksualnego dzieci, a były arcybiskup Ballarat niszczył dokumenty, jednak zaprzeczył, by sam był w
jakikolwiek sposób uwikłany w te aferalne sprawy.
Kardynał Pell zgodził się jednak z twierdzeniem, że stawianie pedofilów ponad prawem i przenoszenie ich do innych
parafii prowadziło do kolejnych ohydnych przestępstw seksualnych.
- Bez wątpienia zrujnowano życie wielu ludziom - powiedział kardynał. - Nie ma wątpliwości, że te przestępstwa
przyczyniły się do wielu samobójstw.
Wcześniej demonstranci zgromadzeni na schodach parlamentu stanu Wiktoria wyrazili nadzieję, że w czasie
przesłuchania kardynał George Pell powie prawdę. Garstka demonstrantów z organizacji zrzeszającej wychowanków
australijskich sierocińców Care Leavers Australia Network (CLAN), trzymając transparenty, skandowała: "George Pell,
powiedz prawdę" i "Nie ma usprawiedliwienia dla molestowania dzieci". Demonstranci twierdzili, że więcej
przedstawicieli ich organizacji jest na sali obrad komisji.
44-letnia Sherrin Caird z CLAN powiedziała, że to bardzo ważny dzień dla ofiar wykorzystywania seksualnego. Mamy nadzieję, że on powie prawdę i że skończy się tuszowanie tych przestępstw - powiedziała Caird. - Mamy też
nadzieję, że Kościół się poprawi i nie będzie tolerował wykorzystywania seksualnego dzieci - dodała.
Śledztwo w stanie Wiktoria w sprawie wykorzystywania seksualnego dzieci trwa od listopada ubiegłego roku. W
dokumentach przedłożonych komisji Kościół katolicki przyznał, że przez ostatnie 80 lat co najmniej 620 dzieci w stanie
Wiktoria było molestowanych przez księży. Komisja śledcza ma ogłosić swój raport pod koniec września. Śledztwo w
stanie Wiktoria jest jednym z kilku dochodzeń w sprawie wykorzystywania seksualnego dzieci w Australii,
prowadzonych ostatnio w całym kraju. W listopadzie ubiegłego roku prowadzono śledztwo w Nowej Południowej Walii
w sprawie molestowania seksualnego w regionie Hunter Valley.
W kwietniu w sądzie okręgowym w Melbourne rozpoczęła prace komisja królewska ds. reakcji instytucjonalnych na
wykorzystywanie seksualne dzieci, która została powołana przez premier Australii Julię Gillard w celu zbadania reakcji
wszystkich organizacji religijnych, szkół i instytucji opiekuńczych na przypadki molestowania seksualnego.
Prokurator generalny Australii Mark Dreyfus ocenia, że przed komisją królewską stanie ponad 5 tys. osób i będzie to
najszerzej zakrojone śledztwo w historii kraju. Pierwszy, tymczasowy raport z ustaleń komisji ma zostać ogłoszony w
czerwcu przyszłego roku.
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INTERECONOMIA
www.intereconomia.com
10/06/2013
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Sacerdotes en la era digital
Monseñor Lucio Ruiz es el Jefe del Servicio de Internet del Vaticano desde 2009. Escudero y estratega informático de
la Iglesia Católica.
Pareciera ser que las nuevas tecnologías van de la mano con el carácter cientificista, excesivamente racional y amigo
del ateísmo. La cultura del hombre tecnológico muy a menudo se empeña en negar la existencia de Dios por que no
la puede comprobar con los artilugios de la ciencia.
No es el caso de Monseñor Lucio Ruiz, argentino experto en tecnologías de la información. Nacido en 1965,
fue ordenado sacerdote en Santa Fe de la Vera Cruz, en 1990. El P. Lucio Adrián Ruiz estudió en el Seminario
Metropolitano de Santa Fe. Es Analista en Informática Aplicada de la Universidad Nacional del Litoral. Obtuvo
una maestría en Administración de Negocios en la Universidad Politécnica de Madrid y una licenciatura en
Teología Fundamental y Dogmática en la Pontificia Universidad de la Santa Cruz (Roma), con una tesis en
Teología de la Comunicación.
Mons. Ruiz es un entusiasta del ciberespacio bien aprovechado para la difusión del cristianismo. El santafecino
sostiene que la Iglesia siempre utilizó todos los medios a su disposición para trasmitir el mensaje de Jesús. Pintura,
literatura, música, prensa, radio y televisión. Internet y las redes sociales se suman a esa dinámica.
Sus frases denotan el carácter de una generación que ha protagonizado los grandes cambios en materia de
comunicación. “El Papa Francisco es una nueva tecnología. Él, la persona suya, es una tecnología 2.0, por su
humildad, por su sonrisa, por su mensaje pequeñito, simple, profundísimo. Su mejor tecnología es su cuerpo”
(13/4/2013), afirma Lucio Ruiz.
La Iglesia se adapta a los tiempos e intenta traducir el mensaje de Jesús en la clave que les es propia a las nuevas
generaciones. Conozcamos un poco más a este sacerdote argentino a través de una entrevista de sólo 4 min. 25
seg., realizada por el diario Perfil.com.
A medida que el hombre incorpora nuevas tecnologías informáticas y de comunicación, el cuerpo se acostumbra y se
hace dependiente de los nuevos canales. En muchos casos reemplazamos la capacidad natural por los nuevos
aparatos que no forman parte de nuestro cuerpo.
Para el hombre religioso, el exceso de comunicación disminuye el tiempo de introspección. De a poco va perdiendo la
sensibilidad espiritual que lo conecta con Dios y el Espíritu Santo.
En una época de vertiginoso desarrollo tecnológico, se impone un pensamiento reflexivo y humanista. Julio Ariza
Irigoyen, presidente del Grupo Intereconomía y uno de los referentes cristianos de los medios de comunicación,
aboga por “un equilibrio entre las relaciones humanas presenciales y las virtuales” y una “recuperación del contacto
personal de lo cercano” (26/5/2013).
El gran reto de monseñor Lucio Ruiz y otros sacerdotes formados como él, es utilizar las nuevas tecnologías lo más
que se pueda para difundir las enseñanzas cristianas. Pero al mismo tiempo aconsejar que no es bueno excederse
en el uso de las mismas, para preservar la condición natural de los seres humanos.
Contenidos relacionados
Conferencia de Mons. Lucio Ruiz: “Nueva evangelización, nuevas tecnologías. La evangelización en la era digital” 11/4/2013. Descarga PDF.
UCA - Pontificia Universidad Católica Argentina.
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INFORMAZIONE.TV
www.informazione.tv
15/06/2013
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Delegazione della Confartigianato di Ascoli e Fermo
presente all’assemblea nazionale
Una presenza significativa si è rivelata quella della delegazione di Ascoli e Fermo, composta da dirigenti, artigiani e
funzionari dell’associazione, all’Assemblea nazionale della Confartigianato svoltasi al Parco della Musica di Roma.
l'intervento di Daniele Scotucci
Proprio un rappresentante del territorio di Ascoli e Fermo, l’imprenditore calzaturiero di Porto Sant’Elpidio, Daniele
Scotucci, è intervenuto, insieme ad altri due artigiani, a rafforzare ed ampliare la relazione del presidente nazionale di
Confartigianato, Giorgio Merletti.
I tre imprenditori artigiani hanno riportato in platea la propria esperienza nel corso della crisi economica e, in
particolare, Scotucci, ha descritto il faticoso e difficile percorso che la sua azienda ha dovuto affrontare per salvarsi,
puntando l’indice in particolare sul ruolo negativo degli istituti di credito nel rapporto con le aziende.
“Vorrei che l’azienda continuasse a crescere - ha rimarcato Scotucci - per le venti famiglie che hanno permesso a noi
di vincere la battaglia e di continuare a combattere. Il problema per noi è stato quello del credito. Le banche non
analizzano più i business aziendali ma solo i rating, solo numeri e non progetti e serietà. Il sostegno della Cooperativa
Artigiana Kuferle è stato l’unico quando tutti, le banche in particolare, ci hanno voltato le spalle”.
Un discorso fortemente applaudito dai numerosi presenti.
Al termine dell’assemblea, nel pomeriggio il gruppo dei dirigenti associativi si è portato presso la Pontificia
Università Santa Croce dove il professor Juan Andrés Mercado – vice direttore del centro MCE - ha tenuto
una lezione interattiva sulle virtù del lavoro, facendo emergere la centralità della persona e l’apporto
essenziale e positivo che la relazione tra persone può generare in un ambiente lavorativo, soprattutto nella
risoluzione di problemi complessi ed in questo tempo di crisi.
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AICA
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17/06/2013
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Congreso Vocacional Europeo
Lunes 17 Jun 2013 | 12:45 pm
Roma (Italia) (AICA): La Oficina Nacional italiana para la Pastoral de las Vocaciones informó que con el lema ¨El
sacerdote, testimonio gozoso de la fecundidad de las vocaciones¨, se realizará del 1 al 4 de julio en Roma el
Congreso Vocacional Europeo. Un acto organizado cada año por el Servicio Europeo para las Vocaciones (SEV), con
el objeto de impulsar las iniciativas de promoción vocacional en Europa.
La Oficina Nacional italiana para la Pastoral de las Vocaciones informó que con el lema "El sacerdote, testimonio
gozoso de la fecundidad de las vocaciones", se realizará del 1 al 4 de julio en Roma el Congreso Vocacional
Europeo. Un acto organizado cada año por el Servicio Europeo para las Vocaciones (SEV), con el objeto de impulsar
las iniciativas de promoción vocacional en Europa.
El encuentro, que tendrá lugar en la Casa La Salle, reunirá a los directores de los servicios nacionales europeos para
la pastoral de las vocaciones, con el objeto de reflexionar sobre el documento "Orientaciones pastorales para la
promoción de las vocaciones al ministerio sacerdotal", emitido por la Congregación para la Educación Católica el 25
de marzo de 2012.
El encuentro se iniciará en la tarde del 1 de julio con el saludo de bienvenida a los participantes que ofrecerá
monseñor Oscar Cantoni, obispo de Crema, Italia y presidente del SEV. Durante este primer día monseñor Celso
Morga Iruzubieta, secretario de la Congregación para el Clero, presentará el documento de la Congregación para la
Educación Católica sobre la promoción vocacional.
El martes 2 de julio comenzará la segunda sesión de trabajo en la que se abordará el tema "La alegría del corazón y
la vida del hombre -la Palabra de Dios que surge en cada testimonio vocacional gozoso y fecundo", que guiará el
padre Bernardo Estrada, biblista y director del departamento de Ciencias Bíblicas de la Pontificia Universidad
de la Santa Cruz de Roma.
El miércoles 3 de julio, los participantes asistirán a la audiencia general del papa Francisco, y en la tarde
reflexionarán sobre el tema "La dimensión de la alegría en la propia vocación", que se trabajará por grupos de
acuerdo a los diversos idiomas. Ese día el cardenal Mauro Piacenza, prefecto de la Congregación para el Clero
presidirá una misa para los asistentes.
Finalmente, el 4 de julio se desarrollará la última sesión con el tema "La vocación al sacerdocio madura en la
comunidad cristiana, y crece por el testimonio alegre del presbítero".+
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ABRUZZOWEB
www.abruzzoweb.it
18/06/2013
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http://www.abruzzoweb.it/contenuti/forestazione-agronomi-noi-unica-regione-senza-norma-riordino-/520941-268/
Forestazione: agronomi, ‘Noi unica regione senza norma riordino’
PESCARA - "Nonostante il 40 per cento del suo territorio sia coperto da boschi, l’Abruzzo è l’unica regione italiana
che non si è ancora dotata di una legge regionale di riordino del sistema forestale".
La denuncia arriva dalla Federazione degli Agronomi e dei Forestali abruzzesi che ha promosso a Pescara per sabato
22 giugno, alla Sala Favetta del Museo delle Genti d’Abruzzo, a partire dalle 9.30.
"La mancanza di una disciplina organica di riferimento - si legge - a livello regionale impedisce agli operatori del
settore di programmare in modo efficiente le attività, determinando confusione di competenze ed eccessiva
burocratizzazione delle procedure autorizzative, come nel caso dei tagli boschivi e dei lavori forestali".
Una proposta di legge, alla cui redazione ha contribuito anche la Federazione regionale dei Dottori Agronomi e
Forestali, è stata depositata da un anno in Commissione Agricoltura della Regione, e da allora la categoria sta
attendendo che la politica discuta e prenda provvedimenti circa il riordino del sistema regionale.
Alla necessità di approvare in tempi rapidi una legge che ridisegni gli ambiti di attività della categoria sarà dedicata la
prima parte della Convention.
La Convention sarà distinta in due momenti, uno pubblico con tre tavole rotonde sulla legge regionale, sul consumo
del suolo e sul dissesto idrogeologico, e la presentazione di un accordo per la formazione con l’Università degli Studi
di Teramo; l’altra, nel pomeriggio, dedicata invece al riordino delle professioni e ad approfondire i servizi promossi
dall’Ordine nazionale per gli iscritti.
Dopo i saluti del presidente regionale Mario Di Pardo, la Convention sarà aperta dalla tavola rotonda dal titolo Una
legge regionale per l’Abruzzo, alla quale parteciperanno il consigliere regionale Ricardo Chiavaroli, relatore del
progetto di legge, Giuseppe Farinae Federico Roggero, rispettivamente coordinatore della Commissione sulla Legge
forestale e docente di alla Facoltà di Giurisprudenza di Teramo.
“L’Abruzzo sconta un ritardo normativo che è diventato davvero inaccettabile, afferma il presidente della Federazione
regionale, Mario Di Pardo, e la politica, nonostante i segnali di attenzione all’inizio della legislatura, non è ancora
riuscita a portare a termine tale progetto. In questi anni il legislatore regionale ha proceduto con interventi sporadici,
senza però intervenire con una normativa organica, che potesse ridisegnare nel complesso spazi e competenze di
tutti i protagonisti del settore. In relazione alla recente riforma delle professioni, la nostra categoria, dimostrando una
maturità significativa, non ha subito la riforma passivamente ma l’ha interpretata con grande spirito di cambiamento,
con determinazione e con lungimiranza, cercando di gestire il rinnovamento per favorire l’ingresso e la tutela dei
giovani professionisti".
La giornata di studi proseguirà con la convenzione per il riconoscimento dei crediti formativi e per la realizzazione di
percorsi formativi destinati agli studenti ed agli iscritti all’Ordine, che sarà siglata dal Consiglio nazionale dell’Ordine e
dall’Università degli Studi di Teramo.
A firmare la convenzione saranno il Rettore Luciano D’Amico, e Andrea Sisti, presidente del Conaf nazionale.
Alla iniziativa interverrà anche Dario Compagnone, preside della Facoltà di Bioscienze.
La parte pubblica della Convention proseguirà con altri tre momenti di discussione: l’intervento di Sebastiano
Carbonara, docente di estimo alla Facoltà di Architettura di Chieti-Pescara, che illustrerà in che modo si è intervenuti
per la stima sommaria dei costi per la ricostruzione dei comuni abruzzesi colpiti dal sisma del 2009, e due tavole
rotonde conclusive.
Nella prima, moderata da Alessandro Marini, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali L’Aquila, i
rappresentanti degli ordini professionali tecnici si confronteranno sulla prevenzione del dissesto idrogeologico. A
seguire ci sarà un focus sull’uso e sul consumo del suolo, che vedrà come protagonisti il presidente dell’Inu (Istituto
Nazionale di Urbanistica) Abruzzo e Molise Raffaella Radoccia, Davide De Laurentis, dirigente superiore del Corpo
Forestale dello Stato, Antonio Sorgi, direttore Programmazione Aree e Parchi della Regione e Paolo Sonni, presidente
dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Pescara.
Nella seconda parte della giornata, che avrà inizio alle ore 15 con l’introduzione del presidente dell’Ordine di
Teramo, Marcella Cipriani, si parlerà di temi più attinenti alla categoria e al suo sviluppo professionale.
Spazio, quindi, ai temi dell’assicurazione e della formazione, con gli interventi di Riccardo Pisanti, segretario Conaf,
del presidente del Conaf Sisti e della vicepresidente Zari. Si discuterà anche del problema del credito in agricoltura
con la relazione di ConcezioGiovanni Di Matteo, di Agriventure Banca dell’Adriatico, e della riforma della previdenza
nell’ambito della riforma delle professioni, a cura di Arcangelo Pirrello e Oronzo Milillo, presidente e vicepresidente
dell’Epap. Concluderà la giornata di studi la riflessione di Juan Andres Mercado, docente alla Pontificia
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ABRUZZOWEB
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18/06/2013
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Università della Santa Croce, sul tema della intraprendenza in situazioni di difficoltà.
Gli agronomi in Abruzzo
In Abruzzo operano 430 professionisti abruzzesi iscritti all’Ordine regionale degli Agronomi e dei Forestali; di questi
solo il 15% è donna. In provincia di Teramo, dove la percentuale sale al 20%, tre consiglieri su nove sono donne.
Pochissimi, inoltre, sono i professionisti under 35, che rappresentano solo il 14% dei tecnici abruzzesi, mentre il 23%
ha un’età compresa tra 36 e 45 anni, il 57% tra 46 e 65, il 4% tra 65 e 75, il restante 2% ha oltre i 75 anni.
--------------ANCHE IN:
- RETE8: http://www.rete8.it/it/attualita/8197-forestazione-gli-agronomi-e-chiedono-norma-di-riordino.html
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El Papa según don Mariano
18 junio, 2013 Por Redacción
Cien días son cien días. Tautología. Para la sociedad de los medios, cien días son pulso, tendencia, y proyección. Y
así se aplica a quienes pasan al protagonismo de lo mediático. También al Papa Francisco que, durante estas fechas
pasadas, se ha visto sometido al primer balance de urgencia de una prensa internacional que sigue acariciando su
figura, su personalidad, su forma de ser y de estar.
No seré yo quien añada a esta radiografía global algunos tópicos al uso. Una vez leída la principal bibliografía al
alcance de la mano, es decir, los libros del Papa Francisco, he comenzado a espigar los libros sobre el Papa
Francisco. Y en este ejercicio de paciente encrucijada me he topado en la librería con uno singular, de especial valor,
el escrito por Mariano Fazio, editado por Rialp, y titulado “El Papa Francisco. Claves de su pensamiento”, que
me ha parecido el acercamiento más realista y sintético de cuantos me he echado, hasta ahora, al coleto.
Bien es cierto que tengo que confesar mi admiración por don Mariano, a quien conocí, antes de que se convirtiera en
una personalidad social y académica, hace veinte años en una fría mañana salmantina. Después de pasar por el
Rectorado de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz, en el año 2008, don Mariano regresó a su tierra, Argentina,
de la que se había marchado 27 años atrás. Según confiesa el autor en la página 13 del libro “actualmente soy el
Vicario Regional de la Prelatura del Opus Dei en Argentina” y en razón de esta misión trató en repetidas ocasiones al
hoy Papa Francisco.
Este libro está cargado de ideas, anécdotas, experiencias, recuerdos, que conforman una pintura de la personalidad
del Papa Francisco en la que destaca, tal y como hace nuestros autor, el sentido sobrenatural del Papa. Se pueden
contar las veces que don Mariano escribe “sentido sobrenatural” para referirse a la forma de comprender los
acontecimientos que tiene el Papa Francisco. Un hombre que nos ha traído la “dulce y confortadora alegría de
Evangelizar”.
Por estas cien páginas se van desgranado las devociones particulares del Papa, su forma de relacionarse con los
demás, sus prioridades, las claves de su pensamiento, su trayectoria, los apuntes principales de su biografía.
Anécdotas elevadas a categorías, y categorías que se encarnan en vida de quien es un hombre que “desde la
contemplación de Jesucristo y desde la adoración de Jesucristo ayuda a la Iglesia a salir de sí hacia las periferias
existenciales, a ser madre fecunda” (Intervención del cardenal Berboglio en las Congregaciones Generales previas al
Cónclave según el cardenal de la Habana).
Hay que agradecer a nuestro autor que, en este mosaico que ayuda a acompañar espiritual e intelectualmente al
Papa Francisco, haya buscado lo esencial cristiano como criterio y no haya caído en la trampa de los grandes
escenarios y de las dialécticas que discurren por las plateas. Trabajo que bien pudiera haber hecho, entre otras
razones, por ser autor una de las mejores introducciones a la historia de las ideas contemporáneas recientemente
publicadas.
Y, también, que no haya olvidado destacar el sentido del humor y la alegría, expresión del ejercicio del ministerio de
Pedro, y de la santidad cristiana.
José Francisco Serrano Oceja
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AGENZIA ZENIT
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20/06/2013
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«Fede teologale e pensiero filosofico»
Domani, venerdì 21 giugno, alla Lateranense, il convegno nell'ambito del X Simposio Internazionale dei docenti
universitari.
Roma, (Zenit.org) | 90 hits
«Fede teologale e pensiero filosofico». È il titolo del convegno che il prossimo venerdì, 21 giugno, si terrà presso
l’aula Pio XI della Pontificia Università Lateranense.
Strutturata in due sessioni (l’una mattutina, l’altra pomeridiana), l’iniziativa intendeinterrogarsi sul dialogo tra la
prospettiva sintetica e fondamentale della fede e la plurivocità delle esperienze culturali, filosofiche e religiose.
Presieduta dal Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, il vescovo Enrico dal Covolo, la sessione
mattutina (dalle 9.30) sarà caratterizzata dalle relazioni di Pierangelo Sequeri (Facoltà Teologica dell’Italia
Settentrionale), Markus Krienke (Facoltà Teologica di Lugano), Mario Micheletti (Università di Siena) e Lubos Roika
(Pontificia Università Gregoriana).
Al pomeriggio (dalle 15.00) interverranno Orlando Todisco (Università di Cassino), Michael Konrad (Pontificia
Università Lateranense), Giovanni Ferretti (Università di Macerata) e Christian Ferraro (Pontificia Università
Lateranense).
Presiederà il Magnifico Rettore della Pontificia Università della Santa Croce e Presidente della Conferenza dei
Rettori delle Pontificie Università Romane, Luis Romera.
Il convegno rientra nell’ambito delle iniziative del X Simposio Internazionale dei docenti universitari organizzato
dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma. Tema dell’evento, che inizierà domani 20 giugno per
concludersi domenica 23 giugno, sarà “Le culture dinanzi a Dio. Sfide, ricerche, prospettive, dal Mediterraneo al
mondo”. Il meeting, suddiviso in 22 convegni, coinvolgerà tutti gli atenei della capitale nei quali si incontreranno e
confronteranno circa 800 docenti universitari provenienti dall’Europa ma anche dall’Africa, dagli Stati Uniti e dal Sud
America.
Consulta il programma completo del X Simposio Internazionale dei docenti universitari.
(20 Giugno 2013) © Innovative Media Inc.
---------------ANCHE IN:
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OPUS DEI
www.opusdei.es
20/06/2013
argomento
Citazioni Università
e/o professori
http://www.opusdei.it/art.php?p=53752
Esce un nuovo volume di Studia et Documenta
Esce il settimo numero di Studia et Documenta, la rivista annuale dell’Istituto Storico San Josemaría Escrivá,
che contiene diversi articoli con particolari inediti sulla storia dell’Opus Dei.
20 giugno 2013
www.josemariaescriva.info
Uno di questi articoli è dedicato ad un viaggio, intrapreso in Spagna nel 1954, dal cardinale Roncalli, adesso Beato
Giovanni XXIII, nel corso del quale venne ospitato in due residenze universitarie, opere di apostolato corporativo
dell’Opus Dei, situate in Santiago di Compostela e in Saragozza. Ricorrendo a fonti di prima mano, Alfredo Méndiz
racconta le impressioni positive che tale esperienza aveva prodotto in Roncalli e conclude con una breve chiosa sul
rapporto che si era instaurato successivamente fra Papa Giovanni XXIII e Josemaría Escrivá.
Ministero sacerdotale di San Josemaría
Il fascicolo monografico con il quale si apre la rivista affronta diversi aspetti del ministero sacerdotale del fondatore
dell’Opus Dei negli anni ‘30 e ’40. Il primo lavoro scopre un tema praticamente sconosciuto: l’apertura dell’Opus Dei
alle donne. Gloria Toranzo ha svolto una minuziosa ricerca negli archivi ecclesiastici e non, ed ha intervistato diverse
persone che hanno avuto contatti con quelle donne che per prime s’impegnarono nell’attività di apostolato di san
Josemaría durante il decennio 1930-40. Furono inizi difficili, e alla fine, la maggior parte di quelle persone, malgrado la
loro generosa risposta iniziale alla chiamata a ricercare la santificazione attraverso il lavoro, abbandonò l’Opus Dei
per i motivi più diversi.
Il secondo articolo ricostruisce un altro viaggio di san Josemaría durante la guerra civile spagnola per incontrare i
giovani che avevano frequentato a Madrid, prima del 1936, le attività di formazione cristiana ed erano risultati dispersi
nella Penisola Iberica. L’autore, Joaquín Herrera Dávila, buon conoscitore dell’ambiente andaluso, traccia con dovizia
di particolari, l’itinerario di san Josemaría da Burgos a Siviglia e Cordova, servendosi di testimonianze dell’epoca − tra
le quali spiccano due lettere di Escrivá de Balaguer− e presentandoci un quadro realistico delle difficoltà di
spostamento attraverso la Spagna durante la guerra nell’aprile del 1938.
Constantino Ánchel è l’autore di un articolo riguardante le centodiciassette attività di predicazione di san Josemaría −
alcune sinora sconosciute − datate tra il 1938 e il 1946. Rivolte ad un ampio ventaglio di pubblico − sacerdoti, religiosi,
militanti di associazioni cattoliche, studenti, professori di Istituto, collaboratrici familiari, ecc.− queste attività si svolsero
in una ventina di località diverse. Per portare a termine questa ricerca, Ánchel si è avvalso di annotazioni scritte
proprio da Josemaría Escrivá, di diari dei centri dell’Opus Dei e di appunti presi dai partecipanti alle attività.
Nella rubrica Studi e Note, Martín Ibarra presenta una monografia sul periodo che il giovane Escrivá trascorse nel
collegio de “Las Escuelas Pías” di Barbastro (1908-1915). Ricardo Estarriol, autore di un altro articolo, racconta la
storia di quei tre viaggi in Austria di Escrivá de Balaguer, tra il 1949 e 1955, che gettarono le basi per la futura
istituzione del primo centro dell’Opera in quel paese, che avvenne nel 1957, e di quella volta in cui il fondatore si
rivolse con fervide preghiere alla Vergine Maria “Stella Orientis”, confidando nella Sua intercessione per la diffusione
dell’apostolato in un prossimo futuro nei paesi che in quel tempo si trovavano dietro “la cortina di ferro”.
Collegio Romano
L’apertura del Collegio Romano di Santa Maria ci pone di fronte ad un altro straordinario impegno di san Josemaría
per aprire nuove strade, spinto, in questo caso, dal desiderio che le donne potessero avere accesso alle università
ecclesiastiche per diffondere la dottrina cattolica nelle condizioni migliori. Dopo una sintesi dello status quaestionis
sulla presenza delle donne nelle università, Maria Isabel Montero mette al corrente il lettore di tutte quelle pratiche
compiute dal fondatore dell’Opera presso la Santa Sede affinché tale opportunità di accesso alle donne potesse infine
esser presa in considerazione. La sua monografia rivela anche le difficoltà che presentava l’impresa di avviare un
centro internazionale di studi, a causa dello scarso numero di presenze femminili nell’Opera. Gli sforzi di san
Josemaría culminarono con l'erezione, nel dicembre del 1953, del Collegio Romano di Santa Maria, che ha visto
passare più di milletrecento alunne provenienti da sessantadue paesi dei cinque continenti.
La rubrica Studi e Note si chiude con una collaborazione di Adelaida Sagarra. Prendendo spunto dalla Scuola
Alberghiera Zunil in Guatemala, avviata nel 1956, si delinea un modello d’integrazione sociale tra la cultura maya e la
cultura ispanica, in ambito rurale e urbano, ispirato dal fondatore dell’Opus Dei.
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OPUS DEI
www.opusdei.es
20/06/2013
argomento
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e/o professori
http://www.opusdei.it/art.php?p=53752
La rubrica dedicata a documentazione inedita – Documenti − si apre con un intervento di José Luis González-Gullón,
che pubblica alcune annotazioni prese da Ricardo Fernández Vallespín nel 1934, in cui viene messo in risalto, grazie
all’attività pastorale del fondatore dell’Opera, il clima sereno di lavoro e di cordialità che si respirava in seno
all’Accademia DYA, prima sede dell’Opus Dei, nella Spagna politicizzata di allora e scossa a livello sociale.
Francisca Colomer, in un altro articolo, scopre un resoconto di Prudencio Melo y Alcalde, arcivescovo di Valenza,
indirizzato al Nunzio in Spagna, Monsignor Gaetano Cicognani, nel 1941. A quei tempi in Spagna circolavano notizie
discordi sull’attività dell’Opus Dei, che varcarono le frontiere e giunsero a Roma. In via riservata, il Nunzio raccolse
dati dai vari vescovi e ne informò la Santa Sede: Melo y Alcalde fu uno di quei vescovi.
Nella rubrica Notiziario, curata da José Carlos Martín de la Hoz, si acclude una serie di informazioni esaurienti
riguardanti lo stato dei sedici processi di canonizzazione di persone appartenenti all’Opus Dei attualmente in corso.
Le rubriche “Recensioni” e “Schede” presentano complessivamente ventidue recensioni di pubblicazioni, selezionate
tra i libri più recenti, riguardanti san Josemaría Escrivá e l’Opus Dei.
L’Elenco bibliografico che chiude il numero è l’ultimo di quelli finora pubblicati da “Studia et Documenta” con la
bibliografia generale sull’Opus Dei, il suo fondatore, e sui prelati Álvaro del Portillo e Javier Echevarría sino all’anno
2002. Nei numeri successivi verrà pubblicata anche la bibliografia posteriore a quella data.
Cambio del direttore
La presente pubblicazione è caratterizzata da un cambio nella direzione della rivista: José Luis Illanes, attualmente
direttore di “Studia et Documenta” ha rimesso l’incarico, che ha ricoperto per dieci anni, al prof. Carlo Pioppi, che ha
lavorato al suo fianco sin dal primo momento in qualità di vicedirettore. Il Professor Pioppi insegna Storia della Chiesa
presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma.
Per maggiori informazioni vedi il sito dell'Istituto Storico San Josemaría Escrivá www.isje.org
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AGENZIA ADNKRONOS
www.adnkronos.com
21/06/2013
argomento
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e/o professori
Vaticano: Ruini, ‘Premio Ratzinger’ per la prima volta a un non cattolico
(Adnkronos) - Il cardinale Ruini osserva che "la Fondazione Benedetto XVI consentira' di conservare a lungo termine il
grande contributo di Joseph Ratzinger alla teologia; la pubblicazione della sua opera omnia facilitera' gli studiosi che
vorranno approfondire il suo pensiero". Il pontefice emerito "ha dato un contributo importantissimo sul piano telogico sottolinea ancora Ruini - e si puo' considerare fra i grandi teologi del XX secolo. La sua opera rimarra', sara' studiata e
sta gia' fecondando il pensiero teologico e la visione del mondo". Presentando il simposio su 'I Vangeli: storia e
cristologia.
La ricerca di Joseph Ratzinger' che si terra' a Roma dal 24 al 26 ottobre alla Pontificia Universita' Lateranense,
monsignor Giuseppe Scotti, presidente della Fondazione Benedetto XVI, dichiara l'intenzione di voler "dare eco a quel
grande impegno scientifico cui si e' sottoposto Ratzinger, nonostante il peso del pontificato". E cita "la rigorosa ricerca
scientifica" che ha portato all'elaborazione della sua trilogia su 'Gesu' di Nazareth'.
Anche per monsignor Luis Romera, vicepresidente del comitato organizzativo del simposio della Fondazione
Benedetto XVI, "la pubblicazione dei tre volumi su Gesu' ha rappresentato un significativo apporto e uno stimolante
contributo alla ricerca accademica e alla riflessione teologica. L'interesse suscitato dalla trilogia deriva non soltanto dal
fatto che l'allora Papa pubblicasse scritti teologici contenenti il risultato della sua ricerca personale, ma anche dal
riconosciuto prestigio dell'autore come intellettuale e professore, in sessanta anni di studio e insegnamento".
(Bon/Opr/Adnkronos) 21-GIU-13 14:16 NNNN
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TM NEWS.IT
www.tmnews.it
21/06/2013
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Papa/ Assegnato terza edizione del premio Ratzinger per teologia
Papa/ Assegnato terza edizione del premio Ratzinger per teologia Papa/ Assegnato terza edizione del premio
Ratzinger per teologia Il biblista inglese Burridge e il teologo tedesco Schaller Città del Vaticano, 21 giu. (TMNews) La fondazione vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI ha presentato oggi i nomi dei candidati prescelti dal
Comitato Scientifico per l`assegnazione della terza edizione del proprio premio.
"Sono lieto di presentare brevemente i profili dei due studiosi che riceveranno il 26 ottobre prossimo il Premio
Ratzinger, che giunge così alla sua terza edizione", ha detto in una conferenza stampa il card. Camillo Ruini,
presidente del comitato scientifico e della fondazione. "Si tratta di un biblista inglese, il Prof. Richard A. Burridge,
Decano del King`s College di Londra e ministro della Comunione Anglicana - il primo cristiano non cattolico a cui
viene conferito il Premio Ratzinger - e del teologo tedesco Christian Schaller, laico, docente di teologia dogmatica e
Vicedirettore dell`Istituto Papa Benedetto XVI di Regensburg, che sta pubblicando l`Opera Omnia di Joseph
Ratzinger".
Tra Papa Francesco e Benedetto XVI "nei contenuti sostanziali c'è grande continuità", ha detto peraltro Ruini. "La
continuità - ha spiegato - non toglie il fatto che ognuno è autenticamente se stesso, come abbiamo visto con tutti i
Papi dell'ultimo secolo, ognuno ha avuto una grande originalità, ogni Papa ha avuto il suo stile, ma c'è profonda
continutà. Il caso in cui la continuità sembrava più difficile è stato il passaggio tra Pio XII e Giovanni XXIII, ma poi Pio
XII è il più citato nei testo del Concilio Vatyicano II e adesso vediamo che nella nuova Enciclica sulla Fede, Papa
Francesco mostra una profonda continuità con Benedetto XVI".
Alla conferenza stampa in Vaticano hanno partecipato anche mons. Jean-Louis Brugues, presidente del Comitato
organizzativo del simposio 'I Vangeli: storia e cristologia. La ricerca di Joseph Ratzinger' che si svolgerà a Roma
presso la Pontificia Università Lateranense, dal 24 al 26 ottobre prossimo; mons. Luis Romera, vice-presidente del
comitato organizzativo e mons. Giuseppe Scotti, presidente della fondazione Joseph Ratzinger. Ai cronisti che
domandavano se Joseph Ratzinger parteciperà in qualche modo, ad esempio inviando un messaggio, al simposio di
ottobre, mons. Romera ha risposto: "A oggi non lo sappiamo". Ska 21-GIU-13 12:45 NNNN
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THE GUARDIAN
www.guardian.co.uk
23/06/2013
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http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/23/vatican-obrien-sex-abuse-claims-inquiry
Dismay among Britain's Catholics as church
says cardinal's successor must lead investigation
Catherine Deveney
The Observer, 23 giugno 2013
The Vatican has finally acceded to demands for a formal inquiry into Britain's most senior Catholic cleric, Cardinal
Keith O'Brien, whoresigned from the diocese of St Andrews and Edinburgh in Februaryfollowing allegations of sexual
misconduct.
An apostolic visitation, a high-level inspection in which the "visitator" is given authority directly by the pope, will take
place in the diocese, which has been accused of having had a "gay mafia" during the cardinal's tenure.
News of the apostolic visitation came via the papal nuncio, Antonio Mennini, in a meeting with one of the
complainants, a former priest known as "Lenny" who accused the cardinal of making sexual advancesto him when he
was a seminarian. "The archbishop told me the holy see had decided there would be an investigation into all of the
allegations. Anyone affected would be able to give evidence. If it is judged that there is sufficient evidence, then it
would go to another, deeper process in Rome," said Lenny.
Lenny expressed relief that the facts would finally be examined.
"I am glad the Catholic church has faced up to the need for a process to determine the truth," he said. "If this story had
not gone public in theObserver in February, if there had not been consistent calls for action, we would not have got to
this point. But it's now important to scrutinise the scope and remit of the visitation.
"It must address Keith O'Brien's behaviour, but also examine whether any promotions were awarded to the cardinal's
cronies."
However, Lenny was dismayed by the nuncio's insistence that the visitator should be the new archbishop of St
Andrews and Edinburgh. O'Brien's successor is expected to be announced this month and there is widespread
speculation that he will be a Scot currently working in Rome.
"I told Archbishop Mennini that the process was not likely to reach the truth if it was conducted by the new archbishop,
whoever that turns out to be. Priests are hardly likely to be completely frank with someone who holds their lives in his
hands for years to come. I hope the nuncio rethinks."
"It would be ridiculous to appoint the cardinal's successor," agreed Tom Doyle, a senior canon lawyer who worked at
the nunciature in Washington before representing abuse victims all over the world in cases against the Catholic
church.
"The whole point is that it's someone from outside. If they appoint O'Brien's successor to lead the investigation, they
are going to look like fools."
The cardinal's resignation and removal from Scotland for six months of prayer and penance had cast doubt over an
inquiry.
In a statement in March, he acknowledged: "My sexual conduct has fallen below the standards expected of me as a
priest, archbishop and cardinal." The admission suggested that his behaviour had covered a long period, but because
it was non-specific the allegations have subsequently been minimised.
Mennini's only public pronouncement has been that the cardinal made mistakes but had also done "a lot of good". "He
didn't say anything about Keith's victims," said Lenny. "I told him that was deeply offensive and hurtful."
"It's blame-shifting," said Doyle. "Hitler created the autobahn and Mussolini made the trains run on time. That's not the
point.
"Probably good was done while O'Brien was in charge, but the fact is that people's lives were seriously, seriously
harmed by him. That's certain."
Senior figures in Rome say the apostolic visitation is a way of dealing not just with the cardinal but with the more
general accusations of moral malaise sweeping the church in Scotland.
"Given that the Cardinal O'Brien case seems to be a salient feature of a larger network of dysfunction, an
apostolic visitation could be a very appropriate way of addressing the larger problem," said Father Robert
Gahl, an associate professor of ethics at the Pontifical University of the Holy Cross in Rome.
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THE GUARDIAN
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23/06/2013
argomento
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e/o professori
http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/23/vatican-obrien-sex-abuse-claims-inquiry
Doyle, who was involved in several apostolic visitations in Washington, is less convinced. Ireland's apostolic visitation
in 2011, following widespread child abuse cases, was a "total farce", he said.
"I don't think an apostolic visitation will achieve much. In my experience of sexual abuse – which dates back 30 years
– the only significant truth that has ever arisen has been when totally independent investigations have been carried
out.
"In America, it's been grand juries. In Ireland, it's been statutory commissions. If they are really looking into alleged
abuse by Keith O'Brien, the only way to do it is to appoint outside investigators who have free rein. But they won't."
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AGENZIA EFE
www.efe.es
26/06/2013
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http://www.elconfidencial.com/ultima-hora-en-vivo/2013/06/obispo-vasco-arrieta-ochoa-miembro-comision-20130626
-166804.html
El obispo vasco Arrieta Ochoa será miembro de comisión para reformar el IOR
EFE - 26/06/2013
Ciudad del Vaticano, 26 jun (EFE).- El obispo vasco Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru perteneciente a la
Prelatura del Opus Dei formará parte de la comisión que ha nombrado el papa Francisco para estudiar y
posteriormente reformar el polémico Instituto para las Obras de Religión (IOR), el llamado banco del Vaticano.
Arrieta es desde enero 2007 secretario del Pontificio Consejo para los Textos Legislativos de la Santa Sede.
La comisión estará presidida por el cardenal italiano Raffaele Farina y compuesta por el cardenal francés Jean-Loise
Pierre Tauran, la profesora estadounidense Mary Ann Glendon y el obispo Peter Bryan Wells, como secretario.
Arrieta Ochoa de Chinchetru, de 62 años, tendrá el cargo de coordinador de dicha comisión.
Nació en Vitoria el 10 de abril de 1951, fue ordenado sacerdote el 23 de agosto de 1977, y ha desempeñado
diferentes cargos pastorales, como capellán en España e Italia.
Doctor en Derecho Canónico y en Jurisprudencia, ha sido profesor de derecho canónico en la Universidad de Navarra
y en Roma y Venecia.
Ha sido decano de la Facultad de Derecho Canónico de la Universidad Pontificia de la Santa Cruz, de Roma, dirigida
por el Opus Dei y ha fundado la revista "Ius Eclessiae".
La creación de esta comisión es "un deseo del papa" para conocer mejor "la posición jurídica y las actividades del
Instituto y para "llegar a una mejor armonización del instituto respecto a la misión de la Iglesia católica", en el contexto
más general de las reformas que sea oportuno realizar por parte de las Instituciones que ayudan a la Santa Sede".
Esta comisión, según el documento de creación firmado por el papa, "recogerá documentos, datos e informaciones
necesarias para el desarrollo de sus funciones institucionales". EFE
---------------ANCHE IN:
- El Confidencial: http://www.elconfidencial.com/ultima-hora-en-vivo/2013/06/obispo-vasco-arrieta-ochoa-miembrocomision-20130626-166804.html
- EL MUNDO: http://www.elmundo.es/elmundo/2013/06/26/internacional/1372264036.html
- PERIODISTA DIGITAL: http://www.periodistadigital.com/religion/vaticano/2013/06/27/un-obispo-espanol-del-opuspara-limpiar-el-banco-vaticano-iglesia-religion-papa-obispo-ior-banco.shtml
- LA GAZETA: http://www.intereconomia.com/noticias-gaceta/iglesia/primer-paso-papa-para-reforma-banco-vaticano
-20130626
- NOTICIAS DE ÁLAVA: http://www.noticiasdealava.com/2013/06/27/politica/estado/el-papa-ordena-investigar-elbanco-vaticano
- EL SALVADOR: http://www.elsalvador.com/mwedh/nota/nota_completa.asp?idCat=47860&idArt=7996361
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CORRIERE DELLA SERA
www.corriere.it
27/06/2013
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Lo spagnolo Arrieta Ochoa «leone» dell'Opus Dei
è l'uomo chiave del gruppo
*** Segue il testo in originale
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Lo spagnolo Arrieta Ochoa «leone» dell'Opus Dei è l'uomo chiave del
gruppo
di Maria Antonietta Calabrò
in “Corriere della Sera” del 27 giugno 2013
Un vescovo dell'Opus Dei, di 62 anni, monsignor Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, è
«l'uomo chiave» della nuova Commissione istituita con Chirografo di papa Francesco in vista della
riforma dello Ior.
Uno spagnolo, dal temperamento forte. Qualcuno lo descrive come «un leone». Un leone, non per
l'aggressività, però. Anzi, ma per la sua forza tranquilla: un po' come il Leone protagonista delle
«Cronache di Narnia», che entra in campo, conduce e infine vince la buona battaglia.
Arrieta è un fine giurista scelto, nel 2007, da Benedetto XVI come segretario del Pontificio
Consiglio dei Testi legislativi. L'anno dopo è vescovo (ad ordinarlo è il Segretario di Stato Bertone,
insieme al vicario Agostino Vallini e all'allora arcivescovo Coccopalmerio). È stato per quindici
anni (dal 1984 al 1993 e dal 1995 al 1999) preside della Facoltà di Diritto Canonico e ordinario
della cattedra di Diritto dell'Organizzazione Ecclesiastica della Pontificia Università della Santa
Croce, università dell'Opus (proprio ieri sera a Roma una Messa in onore di San Josemaría Escrivá
è stata celebrata a Roma dal Prelato dell'Opus Javier Echevarría). E questo fatto chiude
definitivamente il capitolo delle polemiche che hanno coinvolto la presidenza dello Ior di Gotti
Tedeschi (anch'egli dell'Opus). Arrieta, è stato infine preside e professore ordinario dell'Istituto di
Diritto Canonico «S. Pio X» di Venezia, per gran parte (2003-2008) del mandato come Patriarca del
cardinale Scola.
«Uomo chiave», perché Arrieta è il «coordinatore» e come spiega il Chirografo questo vuol dire che
«ha poteri ordinari di delegato» della Commissione stessa. È un esempio molto imperfetto, ma
rende l'idea: ha i poteri come un amministratore delegato rispetto al proprio consiglio di
amministrazione. Il «coordinatore» infatti — scrive il Pontefice nel suo Chirografo — «agisce nel
nome e per conto della Commissione nella raccolta di documenti, dati e informazioni necessari»,
«allo svolgimento delle funzioni istituzionali» della Commissione stessa.
Davanti ad Arrieta in quanto «delegato» della Commissione quindi non valgono «il segreto d'ufficio
e le altre eventuali restrizioni stabiliti dall'ordinamento giuridico». Solo l'Aif, presieduta dal
cardinale Attilio Nicora, direttore generale, lo svizzero René Bruhelart, in quanto autorità di
vigilanza sullo Ior, è sottratto al potere dell'organismo.
Nella commissione sono stati nominati due Cardinali: il presidente Raffaele Farina, salesiano, classe
1933, già bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che ne è il legale rappresentante. Al suo fianco il
francese Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e
membro della Commissione di vigilanza cardinalizia dello Ior. Tauran, quindi, funzionerà da
«ponte» tra il nuovo organismo voluto da papa Francesco e il «vecchio» organismo della
Commissione cardinalizia (presieduta dal Cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone), prevista
dal Chirografo del 1990 di Giovanni Paolo II. La legge voluta da Wojtyla, per riformare l'Istituto
dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.
Tra i cinque «commissari» c'è un altro «ponte»: monsignor Peter Bryan Wells, americano,
presidente della Commissione per le assunzioni negli organismi vaticani sottosegretario per gli
Affari Generali della Segreteria di Stato. «Ponte» — in questo caso — tra la «vecchia» e la «futura»
Segreteria di Stato, sempre nell'ottica della Riforma della Curia cui dovrà lavorare il G8 dei
Cardinali coordinati da Oscar Maradiaga. Wells è il segretario del nuovo organismo.
In realtà gli americani sono due. La seconda è una donna, la professoressa di diritto ad Harvard (il
National Law Journal l'aveva già dichiarata nel 1998 una delle cinquanta donne avvocato più
influenti degli Stati Uniti): Mary Ann Glendon, ex ambasciatore di George W. Bush. Attualmente
Glendon è presidente della Pontificia Accademia delle Scienza sociali. «La signora Glendon —
spiega il portavoce vaticano padre Federico Lombardi — contribuirà anche per lo specifico della
sua attuale posizione». E quindi per la conoscenza del contesto sociale mondiale in cui dovrà
inserirsi la missione ecclesiale dello Ior.
I vertici dello Ior, e lo stesso board hanno appreso della nuova Commissione a cose fatte.
Il comunicato della segreteria di Stato che ha accompagnato il Chirografo però è molto chiaro: «Il
Santo Padre si augura una felice e produttiva collaborazione tra la Commissione e l'Istituto» e del
suo intero personale.
IL FOGLIO
www.ilfoglio.it
27/06/2013
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http://www.ilfoglio.it/soloqui/18804
Il Papa si riprende lo Ior in punta di chirografo e lo mette sotto inchiesta
Con un chirografo spedito dalla suite numero 201 Santa Marta, Papa Francesco ha deciso di istituire una
commissione d’indagine sulle attività dello Ior, l’istituto per le opere di religione fondato da Pio XII. Decisione giunta a
sorpresa che segue di un paio di settimane la nomina del fidatissimo mons. Battista Ricca (che della Casa di Santa
Marta è il direttore) a prelato della stessa banca vaticana. Una lettera scritta di proprio pugno e datata 24 giugno con
cui Bergoglio, “sentito il parere di diversi cardinali e altri fratelli nell’Episcopato, nonché di altri collaboratori”, decide di
creare ex novo un organismo che dovrà “raccogliere puntuali informazioni sulla posizione giuridica e sulle varie attività
dell’Istituto al fine di consentire, qualora necessario, una migliore armonizzazione del medesimo con la missione
universale della Sede Apostolica”. La commissione avrà pieni poteri e sarà chiamata fin da ora (e in tempi brevi) a
“raccogliere documenti, dati e informazioni necessari allo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali”. Importante,
poi, il fatto che per l’organismo “il segreto d’ufficio e le altre restrizioni stabilite dall’ordinamento giuridico non
inibiscono o limitano l’accesso ai documenti”.
Vuole vederci chiaro, il Papa, nelle attività della banca che ha sede nel quattrocentesco torrione di Niccolò V,
adiacente a quel Palazzo apostolico in cui Francesco non ha voluto abitare. A presiedere la commissione sarà il
cardinale Raffaele Farina, salesiano ottantenne già prefetto della Biblioteca vaticana e dell’Archivio segreto. Al suo
fianco, il protodiacono e presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Jean-Louis Tauran, che rimane
anche membro della commissione di vigilanza sullo Ior e che in tale veste più volte ha fatto sentire la sua voce contro
la gestione dell’istituto presieduto dallo scorso febbraio dal tedesco Ernst von Freyberg. Il coordinatore del gruppo
(con poteri di delegato nella raccolta dei dati) è il vescovo spagnolo Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru,
già preside della Facoltà di diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce e attualmente
segretario del Pontificio consiglio per i Testi legislativi, il dicastero guidato dal canonista Francesco
Coccopalmerio. A completare il gruppo ci sono poi mons. Peter Bryan Wells e la professoressa Mary Ann Glendon,
ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede dal 2008 al 2009. Il Papa, nel chirografo, annuncia di voler essere
costantemente informato sui lavori della commissione, e una volta che questi saranno ultimati, “gli esiti nonché
l’archivio” dovranno essere consegnati “in modo tempestivo” sul suo tavolo. Al vescovo di Roma non sono bastate le
interviste rilasciate alla stampa estera dal presidente dello Ior in cui si ricordava il lavoro svolto per rendere
trasparente l’istituto e i progetti per il futuro.
E’ stato perentorio, Bergoglio, nel battere un rintocco che, come scrive il vaticanista Sandro Magister, “ha il rimbombo
della campana da morto per la discussa banca vaticana”. Il metodo seguito dal Papa è stato lo stesso già applicato lo
scorso aprile con la creazione del gruppo di lavoro incaricato di studiare la riforma della costituzione apostolica Pastor
Bonus che regola l’attività della curia romana: nessuna scelta avventata, niente stravolgimenti repentini né destituzioni
di prelati. Prima ci si siede attorno a un tavolo, si leggono le carte, si studia e ci si confronta. E solo dopo si agisce.
Senza fretta. Ma quando poi c’è da prendere le decisioni, lo si fa senza preallertare nessuno, sorprendendo tutti e
spesso anche i diretti interessati. E a decidere è solo uno, il Papa. Non a caso, nel chirografo reso noto nella tarda
mattinata di ieri con un comunicato esplicativo della Segreteria di stato a corredo, Francesco scrive di suo pugno che
d’ora in poi vorrà essere informato personalmente circa i lavori della commissione.
Ancora una volta, senza mediazioni. Un po’ come aveva fatto sabato scorso con gran parte dei nunzi apostolici giunti
a Roma da tutto il mondo: chiacchierate informali a Santa Marta, faccia a faccia per farsi un’idea dettagliata sulla
situazione della chiesa nelle periferie più lontane. Senza filtri della Segreteria di stato, senza sintesi dettagliate
preparate dagli uffici. D’altronde, anche a Buenos Aires il gesuita Bergoglio era abituato a lavorare così, a fidarsi più
del suo fiuto che dei rapporti redatti da commissioni e consigli. Francesco fa chiaro appello all’olfatto spirituale citato
da Ignazio negli Esercizi spirituali, e come fa il Generale della Compagnia, decide in prima persona. La collegialità va
bene, le riunioni sono necessarie per confrontarsi, per discutere e per delineare scenari su cui solo uno, poi, sarà
chiamato a esprimersi.
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IL FOGLIO
www.ilfoglio.it
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http://www.ilfoglio.it/soloqui/18804
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27/06/2013
VATICAN INSIDER
http://vaticaninsider.lastampa.it
27/06/2013
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e/o professori
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/liturgia-liturgy-benedetto-xvi-benedicto-xvi-benedictxvi-26004/
“Tributo” a Benedetto XVI animatore della riforma liturgica
Una due giorni all'Università della Santa Croce, tra gli oltre 350 partecipanti, sul recupero del senso del sacro
e del mistero
ALESSANDRO SPECIALE
ROMA
Il suo organizzatore, il vescovo di Tolone monsignor Dominique Rey, lo ha detto chiaramente nel suo discorso di
apertura: “Sacra Liturgia 2013”, la conferenza internazionale in corso a Roma in questi giorni, vuole essere prima di
tutto un “tributo” a Benedetto XVI e al suo programma, solo avviato, di rinnovamento della liturgia attraverso quella
che gli appassionati chiamano la “riforma della riforma” – un riesame della modernizzazione del culto della Chiesa
introdotto dal Concilio Vaticano II, a cominciare dalle messe nelle lingue locali, nell'ottica di un recupero del senso del
sacro e del mistero che secondo alcuni cattolici si è andato troppo perdendo nel corso dei decenni passati.
Ma nei primi due giorni di lavori all'Università della Santa Croce, tra gli oltre 350 partecipanti, non è emerso nessun
particolare scetticismo o pregiudizio nei confronti di papa Francesco, malgrado le sue priorità e le sue inclinazioni
siano diverse da quelle dei fautori del recupero della messa tridentina, liberalizzata da Benedetto XVI con il suo Motu
Proprio Summorum Pontificum.
La sensazione è che non si voglia riaprire all'interno della Chiesa una stagione di 'guerre culturali' come quelle che
avevano caratterizzato i decenni passati e, in parte, anche il pontificato del papa tedesco – complice anche la fine
almeno apparente dei negoziati con la lefebvriana Fraternità San Pio X.
L'unico relatore donna del convegno, la professoressa Tracey Rowland, docente di filosofia e teologia all'Istituto
Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia di Melbourne, in Australia, ha riscosso molti consensi quando ha
invitato anche il mondo più vicino alla liturgia tradizionale a fare un po' di autocritica: resistere allo spirito della
modernità, ha detto, a volte arriva a degli eccessi, “come far vestire le proprie mogli e figli come orfani di una fattoria
Amish”.
Soprattutto, ha avvertito, finché la messa tridentina, pur liberalizzata da papa Ratzinger, verrà percepita come
espressione di una parte politico-teologico all'interno della Chiesa, ad esempio come un'avversione nei confronti del
Concilio Vaticano II, il suo appeal tra i cattolici 'comuni' rimarrà limitato. E questo anche in un clima, come quello della
post-modernità, in cui la maggior parte dei giovani guardano con curiosità e interesse alla tradizione, “come fossero
tesori nella soffitta della nonna”, senza ostilità ideologica.
Un rifiuto esplicito della contrapposizione che è emerso anche dalla conferenza stampa di presentazione del secondo
pellegrinaggio a Roma del popolo 'tradizionalista', quello che si descrive come il “popolo del Summorum Pontificum”.
“Papa Francesco ha grande interesse per tutto ciò che può rinnovare e ringiovanire il volto della Chiesa”, ha detto don
Claude Barthe, cappellano del pellegrinaggio. “Sembra che questo papa venuto da lontano – ha aggiunto rifiutando
l'idea che Francsco sia pregiudizialmente ostile al mondo tradizionalista – abbia compreso con un'intelligenza molto
intuitiva quali fossero le forze vive del cattolicesimo nella nostra attempata cattolicità europea”. Dopo decenni di
contrapposizione ideologica all'interno della Chiesa, per Barthe, ormai “gli steccati stanno cadendo”.
Il pellegrinaggio si terrà a Roma dal 24 al 27 ottobre, e culminerà con una messa celebrata da monsignor Fernando
Areas Rifan, ordinario della diocesi personale di Campos, in Brasile.
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
28/06/2013
argomento
Citazioni Università
e/o professori
http://www.zenit.org/en/articles/the-bishop-s-role-in-liturgical-reform
The Bishop's Role in Liturgical Reform
Rome, (Zenit.org) Ann Schneible | 1263 hits
To know how to celebrate the liturgy, the sacred mystery of the Mass must be understood, says Archbishop Alexander
Sample of Portland, Oregon, who was one of the speakers at an international conference on Sacred Liturgy held this
week in Rome.
The four-day conference, which concluded today, offered studies of Sacred Liturgy with the aim of promoting and
renewing appreciation of liturgical formation and celebration, as well as its foundation for the mission of the Church.
Organized by Bishop Dominique Rey of Fréjus-Toulon, France, the overarching theme of the gathering was
approached within the context of the Second Vatican Council, 50 years on, and the many liturgical reforms that
followed.
Sacra Liturgia 2013, consisting of more than 16 conferences and the solemn celebration of Mass in both the
ordinary and extraordinary forms of the Roman Rite, was held at the Pontifical University of the Holy Cross in
Rome.
In an interview with ZENIT ahead of the conference, Archbishop Sample, who delivered an address on the roll of the
diocesan bishop as governor, promoter, and guardian of liturgical life, spoke on the bishop's responsibility to renew
and reform the Sacred Liturgy at the diocesan level.
This role, he said, "involves his threefoldoffice as teacher, sanctifier and governor of the local Church entrusted to his
pastoral care."
Archbishop Sample noted how this 50th anniversary of the Second Vatican Council provides the opportunity to revisit
the council texts and re-examine its message with regard to the Sacred Liturgy. "We must be able to read again these
beautiful teachings, but within a hermeneutic of reform in continuity, as Pope Benedict XVI called us to do. Much good
has been accomplished, but there are shadows as well that have resulted from what I believe was a misinterpretation
of the Council itself on the part of not a few. We need to be open and honest in our assessment of the fruitfulness of
liturgical reform."
"By studying again the direction the Council Fathers gave," he said, "remembering the whole period that preceded the
Council, we can, I hope, regain our bearings and steer the course of liturgical reform and renewal according to the true
mind of the Council."
In the years following the council, the archbishop said, the poor catechesis and faith formation created serious
challenges in directing the faithful toward a proper understanding of what the liturgy is about. "We are beginning to
regain some ground in this regard," Archbishop Sample continued, "but we have a long way to go. My generation and
those younger are simply not well catechized and formed in the teachings of the Church. Not only does this impact our
fundamental understanding of the mystery of our redemption in Christ, but even more so how that mystery is
celebrated and made present in the holy Mass."
"If we do not fully understand what is happening in the holy sacrifice of the Mass," he said, "we cannot properly
understand how to celebrate the sacred liturgy."
When speaking of the true "full, active, and conscious" participation in the liturgy, called for by the Second Vatican
Council, Archbishop Sample said that this participation "must first be directed to this fundamental need for the faithful
to understand the essential and intrinsic meaning of the Mass, helping them participate first on the level of the mind
and heart."
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RELIGIÓN EN LIBERTAD
www.religionenlibertad.com
29/06/2013
argomento
Citazioni Università
e/o professori
!
http://www.religionenlibertad.com/articulo.asp?idarticulo=29969
Rome Reports: 10 años contando en videos la actualidad de la Iglesia
y del Papa desde Roma
Todo comenzó en 2003 en las aulas de la facultad de comunicación de la Pontificia Universidad de la Santa
Cruz, en Roma: como una manera experimental de hacer televisión. Y fue así que se convirtió en la primera
agencia católica de noticias en formato video, cuando YouTube todavía no existía.
Apenas dos años después de que YouTube diera sus primeros pasos, el 11 de abril de 2007 inauguraron un canal en
lengua inglesa: 17.115.288 visualizaciones y 19.989 suscriptores son, hasta hoy, el resultado de un trabajo arduo que
animó a la creación, el 4 de febrero de 2009, de un canal en lengua española. La acogida no pudo ser menos buena
pues en cuatro años se hicieron con 21.961 suscriptores y su canal tiene más de 18.578.200 visualizaciones.
¿Claves del éxito? Cercanía a las fuentes, creatividad, competencia técnica y profesional, conocimiento de la Iglesia y
presencia en Roma, donde está su sede, lo que facilita el contacto directo con las informaciones que tratan y las
personas en torno a las cuales gira la información.
Pero el trabajo de «Rome Reports News Agency» no queda circunscrito únicamente a los videos diarios producidos
en lengua española e inglesa: entre sus servicios se cuentan el ofrecer productores, corresponsales, crews y montaje
a cadenas de televisión de todo el mundo que necesitan cubrir eventos especiales desde Roma. No es todo: además
de los documentales preparados con cierta periodicidad (el último de ellos titulado «Manzanas podridas», sobre la
pederastia en la Iglesia católica) realizan un noticiero semanal titulado «El mundo visto desde el Vaticano», un
exclusivo informativo de media hora con toda la actualidad del mundo desde la óptica del país más pequeño del
mundo.
Detrás de este gran proyecto de información que cientos de webs y cadenas de televisión en el mundo reproducen
diariamente han estado y están grandes profesionales de la comunicación: Daniel Arasa, Jorge Milán, Yago de la
Sierva, Marc Carroggio o Javier Martínez Brocal, quien al día de hoy es su joven director.
«Doy gracias de corazón a quienes han sabido observar y presentar estos acontecimientos de la historia de la Iglesia,
teniendo en cuenta la justa perspectiva desde la que han de ser leídos, la de la fe », decía el Papa Francisco en la
audiencia brindada a los periodistas que cubrieron el Cónclave y su elección. Y añadía: «Los acontecimientos de la
historia requieren casi siempre una lectura compleja, que a veces puede incluir también la dimensión de la fe. Los
acontecimientos eclesiales no son ciertamente más complejos de los políticos o económicos. Pero tienen una
característica de fondo peculiar: responden a una lógica que no es principalmente la de las categorías, por así decirlo,
mundanas; y precisamente por eso, no son fáciles de interpretar y comunicar a un público amplio y diversificado. En
efecto, aunque es ciertamente una institución también humana, histórica, con todo lo que ello comporta, la Iglesia no
es de naturaleza política, sino esencialmente espiritual: es el Pueblo de Dios. El santo Pueblo de Dios que camina
hacia el encuentro con Jesucristo. Únicamente desde esta perspectiva se puede dar plenamente razón de lo que
hace la Iglesia Católica». Palabras que parecerían describir y que bien pueden aplicarse a estos primeros diez años
de trabajo de «Rome Reports News Agency».
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EL OBSERVADOR
www.elobservador.com.uy
06/04/2013
argomento
Interviste
http://www.elobservador.com.uy/noticia/247577/francisco-representa-una-buena-corriente-de-aire-fresco/
“Francisco representa una buena corriente de aire fresco”
El experto en eclesiología destaca que el continente de la esperanza “da sus frutos”
Era el año 2001 y el sacerdote Philip Goyret, argentino pero nacido en Estados Unidos, participaba en el sínodo de
obispos y trabajaba codo a codo con un hombre de “una sólida personalidad espiritual”: era el cardenal Jorge Mario
Bergoglio, quien hoy es la imagen viviente de la “apertura universal de la Iglesia Católica hacia todo el género
humano”.
¿Qué implica para la Iglesia de hoy tener un papa que en principio rompe con muchas de las especulaciones
previas al cónclave?
Rompe, efectivamente, con todas las especulaciones, y esto una vez más prueba como quien gobierna la Iglesia no
son los hombres sino el Espíritu Santo, que sopla donde quiere. No es esto una scappatoia spiritualista: la
Providencia, a través del Espíritu, mueve las mentes y los corazones de los hombres (cardenales incluidos) en la
dirección adecuada, que no es siempre la que “prevén” los ojos humanos.
¿Qué incidencia tiene el hecho de que sea latinoamericano?
Tener un papa latinoamericano, ni italiano ni europeo, manifiesta muy claramente la catolicidad de la Iglesia Católica:
o sea, una característica que no es solo denominacional, sino de apertura universal hacia todo el género humano,
europeo y no europeo, para llevar todo el Evangelio a todos los hombres. Y no solo a la humanidad, sino al universo
entero.
Como argentino, como latinoamericano, ¿cómo lo interpela la elección del papa Francisco?
El nombre elegido marca todo un programa, donde la paz y la austeridad se ponen en primer plano, según la
emblemática figura del santo de Asís. Este programa incluye también la referencia al mundo natural: su protección y
su uso como vía de acceso a Dios. A los latinoamericanos, y de modo particular a los argentinos, es natural que esta
elección produzca una gran alegría. Creo que es también motivo de sano orgullo: el “continente de la esperanza” da
sus frutos...No es solo “todo esperanza”, sino que, en el tiempo actual, Latinoamérica está dando mucho a la Iglesia,
con un papa y con más del 40% de los católicos del mundo. Esto nos lleva más directamente a la “interpelación”, a la
que me parece se debe responder con una especial responsabilidad respecto a la nueva evangelización. Pero sin
que ello se convierta en un mero eslogan sino en una evangelización que es “nueva” porque se realiza desde la
caridad, que renueva siempre todo. Europa hizo mucho por la evangelización de Latinoamérica, pero ahora se
encuentra más necesitada; sería el caso de que los recursos de la Iglesia latinoamericana se redoblasen para
acometer los desafíos actuales, muy particularmente el que representan las sectas, pero también para cruzar
fronteras y llevar el Evangelio a otros continentes, incluido el viejo continente.
¿Esto implica una ruptura con la línea de los pontífices anteriores?
Cada pontificado tiene su especificidad, sin que ello necesariamente signifique ruptura. Pienso que el actual
pontificado, como se puede entrever por los gestos ya realizados, se moverá hacia la simplicidad del Evangelio, y
esto representa una buena corriente de aire fresco. Pienso también que los cuatro aspectos que, a mi juicio,
caracterizaron el pontificado anterior, encontrarán continuidad en el papa Francisco: la lucha contra la “dictadura del
relativismo”, la reforma de la Iglesia, la formación de los sacerdotes y la correcta recepción y aplicación del Concilio
Vaticano II.
¿Cuál es, según su punto de vista, la fortaleza de la figura de Bergoglio?
Pude trabajar codo a codo con el entonces cardenal Bergoglio durante el Sínodo de Obispos del 2001: él era relator
general adjunto (pero quedó como relator principal, porque el designado para este cargo, el arzobispo de New York,
volvió a su ciudad para atender a las víctimas del atentado a las torres gemelas) y yo era perito teólogo, de modo que
fueron semanas de relación intensa. Puedo decir que es una persona de oración auténtica, manifestada en lo que
luego dice; predica la pobreza encarnándola primeramente en su vida; y es lo que se llama “hombre de principios”:
nada ni nadie los doblega. Un conjunto de características que determinan una sólida personalidad espiritual.
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EL OBSERVADOR
www.elobservador.com.uy
06/04/2013
argomento
Interviste
http://www.elobservador.com.uy/noticia/247577/francisco-representa-una-buena-corriente-de-aire-fresco/
¿Y qué sucederá desde el punto de vista del ecumenismo y el diálogo interreligioso?
Con respecto a los judíos y a los cristianos no católicos, pienso que el punto fuerte del nuevo pontificado será una
tendencia a volver a lo esencial, sin dejar que las miserias y las superficialidades de los hombres ensucien o
empañen la belleza innata del Evangelio. Jesús arrastró multitudes solo con su palabra y su persona. Si mostramos a
Jesucristo tal cual es, sin que los hombres lo “tapemos”, nos encontraremos nuevamente todos en el monte de las
bienaventuranzas, olvidando las tonterías que nos separan. ¡Viva papa Francisco!
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EL NORTE DE CASTILLA
www.elnortedecastilla.es
14/04/2013
argomento
Interviste
http://www.elnortedecastilla.es/20130414/local/valladolid/labor-sera-ayudar-uganda-201304141856.html
«Mi labor será ayudar a Uganda a través de la predicación»
C. D. | VALLADOLID
La ayuda del Centro Académico Romano Fundación ha sido «vital» para que el ugandés Hernan Joseph Kalungi
logre ordenarse diácono
Hernan Joseph Kalungi supo desde los 18 años que su camino conducía al sacerdocio. Comenzó sus estudios en su
Uganda natal, pero cuatro años después llegó a Pamplona gracias a la oportunidad que le brindó el Centro
Académico Romano Fundación (CARF).
El principal objetivo de esta fundación es precisamente contribuir a la preparación humana y espiritual de
sacerdotes y seminaristas en la Universidad Pontificia de Santa Cruz y en las Facultades de Estudios
Eclesiásticos de la Universidad de Navarra. Tras esta formación los sacerdotes podrán transmitir lo
aprendido en sus países de origen, que en la mayoría de los casos están en vía de desarrollo.
Ese es el caso de Hernan Joseph Kalungi, que gracias a CARF pudo lograr avanzar por ese camino del sacerdocio,
el que él deseaba seguir y el 20 de abril se ordenará diácono.
–¿En qué consiste la ayuda que les aporta el CARF?
–Recibimos ayuda para costear los gastos de estudio y alojamiento. Además, a algunos nos ayudan a algunos gastos
ordinarios como puede ser libros de texto o asistencia sanitaria.
–¿Hasta que punto considera que ha sido necesaria para usted esta ayuda?
–En mi caso ha sido fundamental, vital. Sin ella no podría haber estudiado y haberme formado en Pamplona. Un
ejemplo muy claro: con todo el dinero que cuesta la formación y la residencia en Pamplona, en mi país podría
comprarme una casa. Sería imposible haberme costeado todo esto sin la ayuda del CARF. Imposible para mi familia,
imposible para mi diócesis… una locura sólo de pensarlo.
–¿Cómo conoció la opción de acudir a esta asociación?
–Gente de la Universidad de Navarra se puso en contacto con mi obispo para ofrecerle esta gran oportunidad y fue el
mismo obispo el que me eligió a mí. Entonces me explicó cómo iba a ser mi manutención y pude conocer el CARF.
–¿La vocación sacerdotal en Uganda alcanza a un gran número de personas?
–La verdad es que muchos jóvenes en Uganda querrían ser sacerdotes y los necesitamos de veras porque en un
territorio tan grande y con parroquias tan extensas requiere mucho trabajo. Pero hay gente que no tiene la educación
necesaria para poder llegar a estudiar e, incluso, algunos de los que tienen el nivel no puede ir al seminario porque
no hay suficientes plazas. Hay cinco en todo el país y cada diócesis envía a sus candidatos hasta que se llena el
cupo. En resumen, muchas personas que podrían haber sido sacerdotes santos no llegan a serlo por la falta de
medios. Y eso les frustra.
–¿Cuáles son las dificultades que atraviesan los seminaristas en su país?
–Lo principal es la falta de medios: cada familia tiene que ayudar económicamente al seminarista con unos 250
dólares al año, pero esa cantidad, que aquí puede sonar casi como una broma para vivir, es un esfuerzo tremendo.
Muchos de ellos tienen que trabajar muy duro durante las vacaciones para poder conseguir ese dinero, y luego en el
seminario no hay suficientes libros para una buena formación. A veces era imposible estudiar otra cosa que no fueran
los apuntes de clase porque no había un solo libro para consultar. Y dentro del seminario la comida no es una
maravilla. ¡Perdía seis kilos cada semestre!
–¿Cómo ha sido el proceso hasta su ordenación como diácono?
–Cuando tenía 18 años, después de madurarlo mucho, llegué a la conclusión de que Dios me llamaba al sacerdocio y
así lo comuniqué a las autoridades de mi diócesis. Pero como tenía beca del gobierno para estudiar en una
universidad, mi superior vio que era prudente que hiciera primero una carrera civil, que en mi caso es la veterinaria.
Cuando terminé la carrera volví al obispo y este me envió a un seminario mayor en mi país, donde estuve cuatro años
formándome antes de enviarme a Pamplona. Y así hasta el próximo 20 abril en que, Dios Mediante, espero
ordenarme diácono.
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EL NORTE DE CASTILLA
www.elnortedecastilla.es
14/04/2013
argomento
Interviste
http://www.elnortedecastilla.es/20130414/local/valladolid/labor-sera-ayudar-uganda-201304141856.html
–¿Cuál es su labor en la actualidad?
–En el momento actual sigo formándome, pero a partir del día 20 de abril, cuando me ordene, ejerceré el ministerio
propio de los diáconos. Y cuando termine los estudios de Teología a finales de mayo volveré a Uganda y el obispo
me asignará un encargo pastoral que, sea cual sea, será bienvenido.
Esta entrevista se puede leer completa en la edición impresa de El Norte de Castilla
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
29/04/2013
argomento
Interviste
www.zenit.org/es/articles/en-que-medida-la-falta-de-fe-puede-ser-motivo-de-nulidad-matrimonial
En qué medida la falta de fe puede ser motivo de nulidad matrimonial
Entrevista al profesor Miguel Ángel Ortiz de derecho matrimonial de la Pontificia Universidad de la Santa Cruz y
juez en el tribunal de apelación del Vicariato de Roma
Benedicto XVI poco antes de concluir su mandato, en su alocución anual a la Rota Romana, y en el contexto del Año
de la Fe, habló de la falta de fe como motivo de nulidad matrimonial. ¿Sería una nueva causal de nulidad, como han
transmitido algunos medios? O algo relacionado directamente al momento de dar el 'sí'. Aquí se plantean una serie
de matices que el reverendo Miguel Angel Ortiz, profesor de derecho matrimonial y juez en el tribunal de apelación
del Vicariato de Roma, explica a nuestros lectores en esta entrevista
¿Por qué para la nulidad de matrimonio hay siempre dos instancias judiciales?
--Prof. Ortiz: Porque el matrimonio goza del favor del derecho: se presume que alguien que se casa lo hizo de verdad.
Ya que el matrimonio es algo tan natural (la institucionalización de la vocación más radical del hombre, la vocación al
don de sí), para que pueda concluirse que quien celebró el matrimonio no quiso o no pudo hacerlo, se requiere una
prueba fuerte. Por ese motivo, para que las personas puedan volver a casarse, es preciso que haya dos tribunales
que coinciden en considerarlo nulo. Normalmente los procesos se resuelven en el mismo país en que se celebró el
matrimonio. Si las dos sentencias no son conformes (o si uno de los cónyuges lo pide expresamente), ordinariamente
se acude al tribunal de la Rota Romana.
Alguien dijo que el problema de nulidades fáciles a veces era más de los abogados que de los jueces
--Prof. Ortiz: En realidad el abogado asesora, no sería necesario acudir a un abogado, pero hay una complejidad
técnica que hace que la persona necesite un asesoramiento. Claro, el abogado tiene que ser honrado y no puede
falsear: también él está comprometido con la causa de la verdad. Además, el juez cuenta con pruebas (testigos,
pericias, documentos) que le ayudan a alcanzar la certeza moral sobre si la petición de nulidad está fundada o no.
¿Lo que se plantea es si hubo impedimento o un vicio del consentimiento en el momento del matrimonio?
--Prof. Ortiz: Por eso las sentencias de nulidad son declarativas y no constitutivas. El juez no dice de quién es la culpa
del fracaso del matrimonio, sino más bien si en el origen del mismo, cuando se casaron, de algún modo no hubo
matrimonio. El juez declara que a pesar de la apariencia (la celebración) en realidad no hubo matrimonio, esto es,
que a pesar de que alguien dijo que quería casarse, o bien no quiso o no pudo hacerlo, o bien se dio un vicio de
forma o un impedimento.
Muchas cosas son subjetivas y dependen de lo que la persona declara ¡pero la persona puede engañar!
--Prof. Ortiz: Puede pretender engañar, puede también engañarse a sí mismo: incluso pensando que es sincero
puede verse traicionado por la memoria, o condicionado por el trauma que supone el fracaso matrimonial. En el
pasado se consideraba que el juez no podía tomar en cuenta lo que decían las partes porque se presumía que
siempre mienten a su favor.
¿Y hoy en día?
--Prof. Ortiz: Gracias a Dios, no. El juez no puede desconfiar sistemáticamente de lo que dicen los cónyuges, pero
tampoco puede ignorar que en alguna ocasión las personas pueden autoengañarse o pretender engañar al tribunal.
Hoy se considera que la persona quiere hacer luz sobe su situación. El juez tiene que creer a las personas, y dar
crédito a lo que afirman, tanto con las palabras como sobre todo con su comportamiento, con los hechos probados.
La jurisprudencia suele afirmar que los hechos son más elocuentes que las palabras; por ejemplo, si digo que excluí
la indisolubilidad del matrimonio, pero el matrimonio ha durado muchos años, y he hecho numerosos intentos por
salvarlo, los hechos pueden desmentir lo que afirmo.
¿Cuáles son los porcentajes de nulidades en los diversos países?
--Prof. Ortiz: Depende de los países. Juan Pablo II alertó sobre una visión que puede parecer pastoral, porque el juez
sabe que de su decisión dependerá el futuro de los esposos, y posiblemente su acceso a los sacramentos. Es una
actitud que puede parecer pastoral, pero en realidad no lo es si el juez cede a la “tentación” de “favorecer” a la
persona para que pueda volver a casarse, aunque no haya alcanzado la convicción que el derecho le pide: la “certeza
moral”.
Juan Pablo II indicó en el año 1990 y Benedicto XVI lo ha retomado, que la pastoralidad no consiste en actuar contra
el derecho. Sino que si uno dicta una sentencia de nulidad de la que no tiene esa certeza firme, porque no se
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
29/04/2013
argomento
Interviste
www.zenit.org/es/articles/en-que-medida-la-falta-de-fe-puede-ser-motivo-de-nulidad-matrimonial
sustenta en las pruebas, sino que lo hace por hacer un favor, pero que no corresponde con la verdad, no es
verdadera pastoralidad, puesto que llevaría a la persona a vivir contra su verdadera condición. Como volverse a casar
estando ya casado.
¿Y en ese caso quien se carga la responsabilidad?
--Prof. Ortiz: Ante Dios y ante su conciencia cada uno, es un problema para el juez y también para quien mintió. En
Estados Unidos, son datos orientativos, las decisiones afirmativas (es decir, las que concluyen que consta la nulidad)
se acercan al 90% de los casos presentados. En Italia el porcentaje es sensiblemente menor, quizás porque hay una
cultura jurídica más consolidada. También puede influenciar la actitud pastoralista a la que me referí
precedentemente. Se corre el riesgo de que se introduzca en la Iglesia una mentalidad divorcista que considera que
matrimonio fracasado, casi casi es un matrimonio nulo. Pero no es así.
Benedicto XVI levantó el problema de que la falta de fe daña el matrimonio ¿y podría ser causa de nulidad?
--Prof. Ortiz: Todos los años el papa hace su alocución a la Rota. Esta vez, en el año de la Fe, quiso aprovechar para
poner de manifiesto la relación entre matrimonio y fe. Benedicto XVI parte de una premisa que está en la base de los
discursos de Juan Pablo II en 2001 y en 2003, en los que trató de la relación entre matrimonio natural y matrimonio
sacramental. No hay dos matrimonios (civil y religioso), sino uno solo, la unión del hombre y de la mujer que forman
una sola carne y que Juan Pablo II había denominado en una catequesis anterior sacramento primordial, de donde se
puede concluir que todo matrimonio tiene una naturaleza sagrada.
¿La Fe cómo incide?
--Prof. Ortiz: Benedicto XVI subraya la raíz común de la fe (fides) y la alianza (foedus) matrimonial natural, y aún con
la fidelidad (fidelitas) matrimonial. Eso quiere decir que la fe sostiene y refuerza la fidelidad conyugal. Juan Pablo II,
en la exhortación Familiaris Consortio de 1981 había dicho también que toda decisión de casarse “naturalmente” (en
“un amor indisoluble y en una fidelidad incondicional”) obedece siempre a la acción de la gracia, aunque los cónyuges
no sean plenamente conscientes. Si tienen esa intención de “hacer lo que hace la Iglesia”, el consentimiento es
suficiente.
¿Por qué dice: 'lo que hace la Iglesia', y no 'lo que dice'?
--Prof. Ortiz: Porque el signo sacramental (lo que hace la Iglesia cuando celebra el matrimonio de los bautizados) es
el mismo matrimonio de la creación, el matrimonio natural. Como acabo de decir, el verdadero consentimiento
siempre está sostenido por la gracia. Aunque no lo sepan los cónyuges, Dios une ese matrimonio. Para vivirlo en su
plenitud, y en la exigencia de la fidelidad conyugal la fe ayuda. La gracia no transforma el matrimonio que es
solamente uno, pero ayuda a vivirlo con plenitud. Por eso el papa Benedicto elogió a los cónyuges con dificultades o
abandonados que permanecen fieles con la ayuda de la fe.
¿Fe y consentimiento?
--Prof. Ortiz: A propósito de la incidencia de la fe en la validez del matrimonio, Benedicto XVI cita unas proposiciones
de la Comisión Teológica Internacional del año 1977, en la cuales se dice que aunque la fe personal no es necesaria
para casarse, cuando faltara una disposición para creer (para dejar obrar a la gracia) habría que plantearse si no falta
la misma disposición de casarse.
Por otro lado, en la Familiaris Consortio, Juan Pablo II señala de qué manera la falta de fe puede influir en la validez
del matrimonio: si los cónyuges rechazan de manera explícita y formal “lo que la Iglesia realiza cuando celebra el
matrimonio de los bautizados” (la unión fiel, indisoluble y abierta a la vida), el consentimiento sería sólo
aparentemente matrimonial, y el matrimonio inválido.
¿O sea no por la fe sino por la exclusión de las condiciones inherentes al matrimonio?
--Prof. Ortiz: En efecto, unos años antes Juan Pablo II había dicho, en otro discurso a la Rota, que la falta de fe podía
anular el matrimonio “sólo si niega su validez en el plano natural, en el que se sitúa el mismo signo sacramental”. En
la jurisprudencia es relativamente frecuente encontrar decisiones que consideran válido el matrimonio de quien no
deseaba el sacramento, e incluso había accedido a casarse por la Iglesia para hacer un favor al otro cónyuge,
siempre que la falta de fe no se hubiera traducido en un rechazo (una exclusión) del matrimonio mismo o de una
propiedad o elemento esencial del mismo.
¿O sea que lo que entra en juego es lo que se quiso en el momento mismo del 'sí' del matrimonio, y no la fe
veinte años después?
--Prof. Ortiz: Ciertamente, la validez o nulidad del matrimonio debe hacer referencia siempre a la existencia de un
verdadero consentimiento en el momento de casarse, no al devenir de la vida matrimonial. Por ejemplo, ¿los malos
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
29/04/2013
argomento
Interviste
www.zenit.org/es/articles/en-que-medida-la-falta-de-fe-puede-ser-motivo-de-nulidad-matrimonial
tratos son causa de nulidad? En sí mismos no, pero claro que es diferente si el maltrato se produce muchos años
después del matrimonio o al poco de casarse, en la medida en que esta actitud puede manifestar una anomalía
psíquica o una exclusión, o sea 'no quise casarme, quise tener una sierva'. Es decir, el maltrato en sí no es motivo de
nulidad pero puede ser indicio de un vicio presente en el momento de la boda. Lo que sucede veinte años después es
relevante en la medida que arroja luz sobre la voluntad que existió en el momento de casarse. Del mismo modo,
como dije, la falta de fe puede ser relevante si comportó la exclusión de las dimensiones naturales, como la
indisolubilidad, la fidelidad, etc.
O sea que no es una nueva causal de nulidad el que la persona perdiera la fe durante la vida. ¿Pero así como
existe el privilegio paulino, podría crear un privilegio de una segunda oportunidad?
--Prof. Ortiz: Juan Pablo II dedicó el discurso a la Rota del año 2000 a exponer distintos aspectos de la indisolubilidad
del matrimonio, entendida como un bien del mismo (aunque con frecuencia se la considere más como un límite a la
felicidad de las personas). Recordó que aunque todo matrimonio es indisoluble, en algunos casos cabe
excepcionalmente que se disuelva: cuando media el privilegio de la fe (sobre la base de la doctrina de san Pablo
conocida como privilegio paulino) o bien cuando el matrimonio no ha sido consumado, siempre que haya una causa
justa. Pero el matrimonio sacramental (entre dos bautizados) y consumado nunca puede ser disuelto, no se le puede
aplicar ningún privilegio. Se entiende que el signo sacramental es perfecto y completo, pues los cónyuges han “dicho”
que quieren entregarse no sólo con las palabras sino con toda la persona (con la cópula conyugal).
¿Lo que las Sagradas Escrituras dicen es tan claro como la fórmula de la Iglesia, 'hasta que muerte les
separe'?
--Prof. Ortiz: Lo que dice el Nuevo Testamento es 'Lo que ha unido Dios el hombre no lo separe'. Desde luego, la
posibilidad de disolver matrimonios en casos especiales (en favor de la fe y en el caso de no consumación) se
entiende en el contexto de la praxis de la Iglesia y del modo cómo el romano pontífice ejerce su potestad.
Precisamente en ese contexto, la afirmación de Juan Pablo II del año 2000 no deja lugar a equívocos, pues no sólo
recordó la doctrina en vigor (el matrimonio rato y consumado no se puede disolver), sino que añadió que esa doctrina
hay que entenderla como infalible: “se ha de considerar definitiva, aunque no haya sido declarada de forma solemne
mediante un acto de definición que es como decir ni yo ni mis sucesores podemos cambiarla.
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GLORIA TV
www.gloria.tv/‎
07/05/2013
argomento
Interviste
!
en.gloria.tv/?media=440467
L'abbé Laurent Touze - Professeur à l'Université de la Sainte- Croix 2ème partie
Video
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ALETEIA
http://www.aleteia.org/
15/05/2013
argomento
Interviste
http://www.aleteia.org/it/economia/interviste/etica-finanza-agire-economico-sia-guidato-da-valori-veri-1405001
Etica e finanza, “l'agire economico sia guidato da valori veri”
Intervista a mons. Martin Schlag, docente della Pontificia Università Santa Croce
Il nesso tra economia ed etica è diventato ancora più palese con la crisi economica che stiamo vivendo, che è
“fondamentalmente una crisi culturale”. In questa intervista ad Aleteia, mons. Martin Schlag, docente di teologia
morale e direttore del Centro di Ricerca Markets, Culture & Ethics della Pontificia Università della Santa Croce
(PUSC), affronta il rapporto tra etica e finanza, le sue ripercussioni nella società attuale, il vivere del cristiano in
questo settore, troppo spesso manovrato dalla logica dell'interesse e delle speculazioni. Considerazioni che mons.
Schlag offre alla vigilia di un convegno dal titolo “Etica e rischio: scenari per una nuova finanza” promosso dalla PUSC
per giovedì 16 maggio, alla presenza dell'economista Ettore Gotti-Tedeschi.
Quale rapporto tra etica e finanza?
Mons. Martin Schlag: L'etica non è una salsa che si può versare sulla carne, se piace, oppure non versare se non
piace, ma è parte integrante dell'agire umano, anche in senso economico. Esiste, è vero, una distinzione teoretica fra
l'etica e la scienza economica, e quindi anche della logica del mercato e della finanza, però entrambe sono
intrinsecamente collegate. In altre parole, l'agire economico deve essere retto da valori veri e pratiche buone. Questo
significa che un'azione moralmente cattiva è sbagliata anche in senso economico, almeno alla lunga. E un'azione
economicamente sbagliata può essere uno spreco di risorse della comunità, e quindi un male morale. Il nesso fra
economia ed etica è diventato palese nella crisi di cui stiamo soffrendo: è fondamentalmente una crisi culturale.
Sembra che le nostre società occidentali non trovino la forza per mettere il treno deragliato di nuovo sui binari. Ci
manca un nucleo di valori morali condivisi da dove rigenerare le forze umane che creano un futuro pieno di speranze.
Allora, il nostro desiderio non è semplicemente insegnare a mangiare a dei cannibali, ma cambiare il loro menù.
Può esistere un'etica nel mondo della speculazione e della finanza?
Mons. Martin Schlag: Certamente! Anche il mercato finanziario e certi tipi di speculazione servono il bene umano:
mettono a disposizione il capitale finanziario necessario per realizzare grandi progetti e distribuire il rischio fra più
persone. Purtroppo esistono molti pregiudizi e persino risentimenti ingiusti contro il mondo finanziario e chi lavora in
questo settore. Nella tradizione cristiana si parla della virtù della magnificenza che impiega i mezzi economici
necessari. Senza questa virtù non esisterebbero le grandi basiliche romane. Con questo voglio sottolineare anche i
limiti di una finanza eticamente buona: deve veramente servire l'economia reale. Una finanza che serve se stessa
crea un mondo fittizio e una ricchezza falsa. Chi poggia la sua speranza su tale ricchezza costruisce la sua casa sulla
sabbia. Tantissimi soldi senza lavoro e in poco tempo: questo puzza.
Dall'altro canto dobbiamo essere attenti al fatto che non tutto è oggetto del mercato. Constatiamo la tendenza a
passare da una situazione in cui la nostra società ha o usa un mercato, a una situazione in cui la società diventa un
mercato in cui tutto è vendibile o comprabile. Amore, dono, perdono, amicizia, anche decisioni politiche e meriti per il
bene comune non possono essere comprati: sono beni relazionali che non hanno un prezzo, ma sono parte della
dignità dell'essere umano.
Come deve comportarsi il cristiano in questo settore?
Mons. Martin Schlag: Un cristiano può e deve santificarsi anche nel lavoro finanziario. Quindi è obbligato a essere
esemplare e ineccepibile nel suo comportamento, sapendo che è chiamato a trasformare il mondo dal di dentro come
il lievito. È il compito dei laici di illuminare il mondo secolare con la luce del Vangelo e con la loro esperienza e le loro
competenze tecniche. Questo presuppone l'amore alla cultura in cui viviamo e lavoriamo, la sua profonda conoscenza
e un lavoro ben fatto in senso professionale. Inoltre, ognuno deve scoprire che cosa significa per lui inserire l'amore
non solo nelle microrelazioni ma anche nelle macrorelazioni come l'economia e la politica, come ha detto più volte
Benedetto XVI.
I derivati e i nuovi strumenti finanziari sempre più sofisticati sono da rigettare in toto, cristianamente parlando?
Mons. Martin Schlag: Affatto no! Ci vuole un lavoro di distinzione e uno studio attento. Anche alcuni strumenti
finanziari moderni servono a uno scopo lodevole, ad esempio l'assicurazione contro i rischi. Se però la sofisticatezza
degli strumenti diventa una maschera per una prassi immorale, per ingannare innocenti, per rubare i risparmiatori e le
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ALETEIA
http://www.aleteia.org/
15/05/2013
argomento
Interviste
http://www.aleteia.org/it/economia/interviste/etica-finanza-agire-economico-sia-guidato-da-valori-veri-1405001
famiglie, privare gli anziani della loro pensione, allora senza dubbio il giudizio è negativo. Un buon consiglio è di non
agire in casi di dubbio oppure di incomprensione.
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ROME REPORTS
www.romereports.com
17/05/2013
argomento
Interviste
http://www.romereports.com/palio/la-penitencia-del-cardenal-patrick-obrien-una-explicacion-desde-el-derechocanonico-spanish-10050.html#.UZoMPfFkWUc
La penitencia del cardenal Patrick O'Brien:
una explicación desde el Derecho Canónico
El pasado miércoles, el Vaticano anunció que el cardenal Patrick O'Brien dejaría Escocia para pasar algunos meses
de renovación espiritual, oración y penitencia.
Aunque no se especifica por qué se retira de la vida pública, O'Brien había sido anteriormente acusado de abusos
sexuales a seminaristas.
P. EDUARDO BAURA
Profesor Derecho Canónico Pontificia Universidad de la Santa Cruz (Roma)
“El comunicado es bastante escueto pero por lo que ahí se dice parece que se trata de una penitencia que el
cardenal hará de acuerdo con el Papa. Pero no parece que se ha tratado de una imposición de una pena, sino de una
penitencia por los pecados, por los hechos tan graves que ha cometido. Y como se trata de una persona pública, de
un cardenal, se ha dado noticia de que además abandonará Escocia y estará retirado durante un tiempo para hacer
penitencia, para hacer oración”.
Este retiro de la vida pública del cardenal O'Brien supone un caso excepcional en el Derecho Canónico por tratarse
de un cardenal. Pero puede servir para entender el procedimiento que el Derecho Canónico y el Derecho Civil
establecen para luchar contra estos casos.
P. EDUARDO BAURA
Profesor Derecho Canónico Pontificia Universidad de la Santa Cruz (Roma)
“Aunque sea cardenal es un fiel de la Iglesia católica, y también es un clérigo. Está previsto que un clérigo, si comete
pecados graves externos contra el sexto mandamiento, pueda ser punido por la ley canónica. Se trata de hacer un
proceso canónico. Existen diversas modalidades más o menos veloces, según se trate de delitos que tienen pruebas
evidentes, o hay que hacer primero un proceso judicial para aclarar la verdad, pero evidentemente podría ser también
perseguido aunque sea un cardenal”.
El comunicado termina informando de que “cualquier decisión relativa al destino futuro del cardenal se acordará con
la Santa Sede”. Y es que según el profesor Baura, cuando se trata de obispos o cardenales el Derecho Canónico
prevé que sea el mismo Papa el que tome cartas en el asunto.
P. EDUARDO BAURA
Profesor Derecho Canónico Pontificia Universidad de la Santa Cruz (Roma)
“Sería el Papa, pero habitualmente delega en la Congregación para la Doctrina de la Fe para este tipo de delitos. En
el caso de un cardenal el Papa podría tomar el caso más en primera persona. Podría también, porque es una pena
más prevista, y al ser el caso de un cardenal, existe la posibilidad, que se dio solo en un caso histórico, de quitar la
dignidad cardenalicia”.
Que el cardenal O'Brien se retire de la vida pública no es sólo un gesto, se trata de una primera y fuerte medida
prevista en el Derecho Canónico para luchar contra los abusos sexuales cometidos por sacerdotes.
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ABC NEWS
http://abcnews.go.com/
21/05/2013
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Interviste
www.youtube.com/watch?v=Z5oy4cUnhJk
Papal Protest Followers Upset By Changes to Religious Custom
* Video intervista al Rev. Prof. John Wauck
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AGENZIA ZENIT
www.zenit.org
31/05/2013
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Interviste
http://www.zenit.org/it/articles/serve-ancora-la-bioetica-prima-parte
Serve ancora la bioetica? (Prima parte)
Intervista a Pablo Requena, autore di un recente saggio sulla sacralità della vita
Roma, (Zenit.org) Laura Guadalupi |
Il concetto di sacralità della vita viene tradizionalmente associato alla dottrina cristiana, eppure spesso si dimentica
che questa nozione era presente, in modo diverso, già nelle religioni primitive, mentre il divieto per il medico di
praticare aborto ed eutanasia risale addirittura al Giuramento di Ippocrate.
In un’epoca caratterizzata dal dilagante relativismo etico, abbiamo parlato di sacralità della vita con Pablo Requena,
medico e professore di Teologia Morale alla Pontificia Università della Santa Croce, nonché autore del libro La
sacralità della vita. Serve ancora per la bioetica? (Rubettino).
Il Suo libro sulla sacralità della vita ha come sottotitolo una domanda: “Serve ancora per la bioetica?”. Ci
potrebbe dare la risposta, in poche parole?
Requena: Se si comprende bene ciò che si intende per sacralità applicata alla vita e se ripercorriamo le tappe del suo
uso lungo la Storia, la risposta non può che essere affermativa. Non intendo dire che questo sia l'unico modo per
fondare una bioetica, tanto filosofica come religiosa. Ci sono, infatti, altri concetti basilari nell'etica, come per esempio
la dignità umana, su cui si sono sviluppate diverse proposte interessanti. Ma oggi risulta sempre più chiaro che se la
bioetica non si fonda su qualcosa di stabile, su un concetto di persona non riduzionista, allora difficilmente sarà in
grado di compiere la sua missione. A quel punto, ci si potrebbe chiedere se “serve ancora la bioetica”, domanda che è
sempre più presente nelle pubblicazioni accademiche del settore.
Che cosa significa affermare che la vita dell’uomo è sacra?
Requena: Vuol dire che la vita ha qualcosa di misterioso che sfugge alla nostra possibilità, non soltanto di
comprensione, ma anche di manipolazione. Il termine “sacro” è stato inventato dall'uomo per riferirsi a realtà che
andavano oltre l’ordinario, il comune, il profano. In senso etico, serviva a indicare che le persone, ma non solo, sono
inviolabili. Gli studi fatti sul sacro, soprattutto nella seconda metà del XIX secolo e nella prima metà del XX, hanno
evidenziato che si tratta di qualcosa presente nella cultura umana di tutti i popoli. I nomi utilizzati sono diversi, ma c'è
sempre quel senso che Rudolf Otto chiama numinoso e che viene presentato come mysterium tremendum et
fascinans. Leggendo attentamente alcuni autori dell'ambito sociologico, fenomenologico ed ermeneutico, si scopre
che il sacro è presente nella vita dell'uomo, in particolare durante la nascita, la procreazione e la morte.
Ribadisce, quindi, che il sacro non è solo una prerogativa della religione cattolica…
Requena: Certamente. È chiaro che le diverse religioni applicano alla vita umana un proprio concetto di sacralità,
ciascuna in maniera differente. Ma è importante sottolineare che questo concetto non è il “modo cattolico” per
contrastare l'aborto o l'eutanasia. Alcuni autori di bioetica contemporanei criticano l'uso della nozione di sacralità come
se fosse un’ingerenza della religione nella bioetica, ma basta conoscere un po' di storia delle culture per rendersi
conto che tale posizione è una semplificazione sbagliata.
La dottrina cristiana aggiunge qualcosa al concetto di sacralità?
Requena: Sì, aggiunge moltissimo. Ho scritto questo libro soprattutto per far vedere ai cristiani, sulla scia dell'enciclica
Evangelium Vitae del Beato Giovanni Paolo II, il valore e la grandezza della vita umana, in quanto partecipazione alla
Vita di Dio. Per un cristiano dire che la vita è sacra significa che in quella vita c'è qualcosa della Vita di Dio. Non siamo
stati creati soltanto ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26). Il Verbo si è incarnato perché “abbiano la vita e
l'abbiano in abbondanza” (Gv 10,10), cioè il farsi carne del Figlio di Dio, il farsi vita umana, ha una pregnanza
teologica molto grande che dà enorme valore a qualsiasi vita umana, sia maschio o femmina, giovane o anziana,
sana o malata. Per questo motivo gli attentati contro la vita sono così gravi. Tuttavia, la sacralità della vita non
consiste solo nel vietare l’uccisione dell’uomo, ma spinge anche a trattare ogni persona nel modo migliore,
specialmente gli ammalati. Ciò apre al discorso sulla virtù della carità in ambito sanitario.
[La seconda parte dell’intervista al prof. Requena sarà pubblicata domani, sabato 1 giugno]
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Interviste
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31/05/2013
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01/06/2013
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Interviste
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Serve ancora la bioetica? (Seconda parte)
Intervista a Pablo Requena, autore di un recente saggio sulla sacralità della vita
Roma, (Zenit.org) Laura Guadalupi | 113 hits
Come coniugare la dottrina sulla sacralità della vita con la bioetica?
Requena: Come dicevo prima, la bioetica sta attraversando un momento difficile, perché ha voluto rispondere a molti
interrogativi che la tecnologia e lo sviluppo delle scienze pongono all'uomo di oggi. Nel far questo ha eliminato, però,
alcuni principi che durante i secoli hanno sostenuto la riflessione di filosofia morale e di etica medica. Puntando sul
principio di autonomia, l’etica ha finito col superare molti degli argini che si era posta proprio per proteggere l'uomo.
Lei menzionava prima il Giuramento Ippocratico che, per 25 secoli, ha dato delle indicazioni molto precise. In quel
testo il medico ha imparato che in nessuna circostanza uccidere un paziente è un’opzione terapeutica. Al contrario,
per una certa bioetica quel principio, oggi, non esiste più. Il problema è diventato individuare casi e circostanze in cui
eutanasia o suicidio assistito possano essere accettabili.
La clonazione è un altro prodotto di una bioetica senza solidi fondamenti. Dopo l'annuncio della nascita della pecora
Dolly, tutti si affrettarono a condannare la clonazione umana. Poi fu inventata la distinzione tra clonazione terapeutica
e clonazione riproduttiva, per condannare la seconda e permettere la prima. Ma se andiamo a vedere le motivazioni,
anche il secondo tipo di clonazione potrebbe diventare, in determinati casi, un’opzione “ragionevole”.
Nel libro Lei scrive dei tentativi di “desacralizzazione” della vita umana da parte di alcuni filosofi e bioetici di
impostazione utilitarista, che criticano la visione cristiana e, al posto della sacralità, mettono al centro la
qualità della vita. Secondo Lei questa sostituzione è parte di un processo irreversibile a favore del
relativismo, tanto in bioetica quanto nella società?
Requena: Penso che sia abbastanza chiaro che il clima di relativismo morale presente nelle nostre società abbia
influenzato non poco la riflessione in bioetica. Va segnalato, comunque, che il concetto di qualità della vita non è in
contraddizione con quello di sacralità, anzi, sono complementari, stanno su due livelli diversi del discorso morale. Un
cristiano deve difendere la sacralità della vita, così come deve battersi perché quella vita si trovi nelle migliori
condizioni possibili, sia nella salute che nella malattia. In quest’ultimo caso è importante mitigare il dolore e
combattere tutti quei sintomi che fanno soffrire il paziente. Non ha senso dire che una vita non è più degna di essere
vissuta perché non arriva a una certa qualità, questo discorso è valido per la produzione industriale, per le cose, non
per le persone. L'atteggiamento adeguato davanti a un ammalato è riconoscere il mistero che c'è dietro a
quell'individuo in quella data situazione (riconoscere la sua sacralità) e, di conseguenza, tentare di aiutarlo facendo
tutto il possibile (e si può fare molto) per migliorarne la qualità di vita fino alla fine.
Tra gli altri temi che tratta nel suo libro, quali pensa che siano di particolare interesse, oggi?
Requena: Aggiungerei due argomenti. Il primo si riferisce all'importanza di definire bene i diversi tipi di azione, così da
evitare inutili discussioni o fraintendimenti della dottrina cristiana sulla vita. Un esempio è la definizione di eutanasia,
termine spesso usato per riferirsi ad azioni con cui non ha niente a che fare. Quando non si ha un concetto chiaro, si
può pensare che la condanna netta della Chiesa sia troppo esigente, mentre se si comprende bene di che tipo di
azione si tratta, ci si rende conto della ragionevolezza della dottrina. Un altro tema importante, oggi, è il dibattito sulla
distinzione tra uccidere e lasciare morire. Anche qui, è necessario specificare i diversi tipi di azione, per non incorrere
in valutazioni morali affrettate.
Nell’enciclica Evangelium Vitae Giovanni Paolo II definisce aborto ed eutanasia delle uccisioni volontarie.
Ritiene che le persone siano sufficientemente informate sul valore della vita nel Cristianesimo e sulla gravità
morale di azioni ad esso contrarie?
Requena: Come si legge nel secondo capitolo dell'enciclica Evangelium Vitae, la dottrina cristiana dà grande valore
alla vita dell'uomo. Da ciò emerge con chiarezza la malvagità dell'uccisione volontaria di un altro essere umano.
Giovanni Paolo II si è soffermato concretamente su aborto ed eutanasia perché nella nostra società vengono a volte
presentati non come uccisioni, bensì come segni di libertà, manifestazione di sviluppo sociale o addirittura come modi
di azione compassionevoli. Sarebbe lungo spiegare, ora, il perché, ma nel terzo capitolo dell’Evangelium Vitae si
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01/06/2013
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Interviste
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possono trovare delle risposte. Tra le tante cose per le quali siamo debitori di Giovanni Paolo II c’è sicuramente il suo
Magistero e la sua testimonianza a favore della sacralità della vita... che può avere ancora un ruolo per la bioetica.
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PALABRA
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Interviste
Es urgente reconducir la economía
financiera al servicio de la economía real
***Segue il testo in originale
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01/06/2013
ÉTICA Y FINANZAS
Es urgente reconducir la economía
financiera al servicio de la economía real
Martin Schlag, teólogo y Director del Centro de Investigación Markets, Culture & Ethics, de la Universidad Pontificia de la Santa Cruz
El Papa Francisco ha hablado de la necesidad de regresar a la ética en campo
económico para poner fin finalmente
a la larga crisis financiera que afecta a
pueblos enteros.
—El Santo Padre se ha referido a una
especie de dictadura del dinero...
—El dinero es un medio muy útil de
cambio, una medida de valor y una reserva para el futuro. Jesús no lo condena en ningún lugar. Sí condena la idolatría del dinero, diciendo que no podemos servir a Dios y a él. O sea, no es
un problema sólo de hoy, sino de todos
los tiempos; diría que de la naturaleza
humana caída. Hoy sin embargo está
más patente el materialismo. El bienestar de que gozamos en general en
Occidente es una bendición, pero hemos caído en un super-consumismo:
muchos viven por encima de sus posibilidades. La mejor solución para salir
de esta crisis es estimular la productividad individual. Necesitamos más
ahorro, es decir renuncia al consumo
inmediato para poder invertir en empresas que crean trabajo, futuro y esperanza para la juventud.
—¿No es posible concebir una sociedad sin instrumentos financieros?
—No. El mercado financiero, cuando
funciona como debe, cumple un servicio muy grande: coordina la oferta
y la demanda de capital, o sea, lleva el
dinero hacia donde la gente lo necesita para sus empresas y industrias. El
dinero como tal no significa riqueza:
no se puede comer, en sí no produce
nada. Sólo tiene sentido en correspondencia con el trabajo humano. Es
urgente reconducir la economía financiera para que sirva a la economía
real, como ha dicho Papa Benedicto
XVI en su encíclica Caritas in Veritate.
Las finanzas, cuando están ordenadas al bien común, son buenas y honestas. Todas las actividades honestas
pueden ser un camino de santifica-
ción. Por ejemplo, nuestra Universidad comienza en octubre un curso
sobre ética y finanzas, que no va dirigido contra las finanzas o contra el
mundo económico; quiere estimular a
la búsqueda del bien en el quehacer financiero. Sin embargo, la ética es una
parte integral de esa comprensión: no
es como una salsa que se puede añadir
o no según los gustos.
La crisis en la que estamos no es
sólo una crisis económica, sino una
crisis cultural, en el sentido de una
crisis antropológica. Es decir, a nuestra sociedad le falta la fuerza moral
para superar las dificultades por sus
propios medios. Eso se manifiesta en
la deuda pública y privada, que es un
problema moral que no conseguimos
controlar, en la falta de voluntad de
poner la economía financiera al servicio de la economía real, y en la civilización de la muerte que paraliza la familia y dice no al futuro. El futuro está en
los hijos y las familias numerosas. n
Giovanni Tridente
Como una buena madre
Como una buena madre que “ayuda a sus hijos a crecer y quiere que crezcan
bien”, que piensa en su salud y los educa “para que afronten las dificultades
de la vida” y les ayuda “también a tomar decisiones definitivas con libertad”:
esto es para cada uno la Santísima Virgen, y así la describió el Papa Francisco
en la basílica de Santa María la Mayor, al inicio del mes mariano por excelencia,
mayo. El Santo Padre recordó “la importancia y la belleza de la oración del santo Rosario”, que debe ser rezado “en familia, con los amigos, en la parroquia”
para dar “más espacio al Señor en nuestra vida”, contemplando su rostro a través de la mirada de su Madre. Francisco quiso también cerrar el mes con esta
oración, en un acto mariano celebrado en la plaza de San Pedro.
Palabra, Junio 2013 | 17
PALABRA
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Interviste
Claves teológicas de
la enseñanza de san Josemaría
***Segue il testo in originale
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01/06/2013
Análisis
Entrevista
Vista parcial de los participantes en la canonización de san Josemaría, el 6 de octubre de 2002
Claves teológicas de
la enseñanza de san Josemaría
E
Conversación con los profesores Ernst Burkhart y Javier López Díaz
l 26 de junio, la
Iglesia hace memoria en la liturgia del dies natalis
de san Josemaría,
el día de su nacimiento a la vida
eterna del Cielo. Con esta ocasión
se celebran en todo el mundo Misas
de acción de gracias con la participación de numerosos fieles que
conocen sus enseñanzas y acuden a
su intercesión. Pero san Josemaría
no es sólo un santo popular por los
favores que obtiene.
En los años que han transcurrido desde su beatificación en 1992 y,
sobre todo, desde la canonización
en 2002, su mensaje atrae cada vez
más la atención de los teólogos. El
mismo Juan Pablo II afirmó que
“Josemaría Escrivá de Balaguer, como
otras grandes figuras de la historia
54 | Palabra, Junio 2013
contemporánea de la Iglesia, también
puede ser fuente de inspiración para
el pensamiento teológico. En efecto,
la investigación teológica, que lleva a
cabo una mediación imprescindible en
las relaciones entre la fe y la cultura,
progresa y se enriquece acudiendo a la
fuente del Evangelio bajo el impulso de
la experiencia de los grandes testigos
del cristianismo. Y el beato Josemaría
es, sin duda, uno de éstos” (discurso
del 14 de octubre de 1993).
El número de los estudios teológicos dedicados a su mensaje no
deja de crecer. El último y más amplio de los hasta ahora publicados
es la obra en tres volúmenes Vida
cotidiana y santidad en la enseñanza
de san Josemaría, de Ernst Burkhart
y Javier López Díaz, profesores de
Teología en Roma. Los tres tomos,
publicados en 2010, 2011 y 2013,
respectivamente, suman un total
1.827 páginas. Se trata de la primera exposición sistemática del
conjunto de las enseñanzas de san
Josemaría, y es a la vez uno de los
estudios más completos sobre la
espiritualidad laical y secular.
Palabra ha conversado con los
autores, ambos sacerdotes de la
Prelatura del Opus Dei, sobre el
mensaje de san Josemaría y sobre
esta obra, fruto de diez años de investigación.
—¿Cómo ha nacido la idea de llevar a cabo esta reflexión teológica
sobre la enseñanza del fundador
del Opus Dei?
—[E. Burkhart] Los escritos de san
Josemaría suman más de 13.000 páginas. Son meditaciones, homilías,
cartas, discursos, conversaciones
familiares y textos varios en los
que expone sus enseñanzas sobre
los diversos temas de la vida cristiana. Todo este material presenta
una gran unidad, hasta el punto de
que resulta más apropiado hablar
de “enseñanza”, en singular, que
de “enseñanzas”, porque todo está
penetrado por el espíritu de santificación en medio del mundo que
vio el 2 de octubre de 1928. Pero
hacía falta mostrar teológicamente
esa unidad, exponiendo su doctrina espiritual de modo sistemático. Esta es la razón que nos llevó a
emprender el trabajo. Deseábamos
ayudar a que se comprendiera cada
enseñanza de san Josemaría dentro
del conjunto de su doctrina, a que
se captara el espíritu que anima
toda su predicación.
—¿Qué es lo que caracteriza la
espiritualidad de san Josemaría
respecto a la de otros santos o
maestros espirituales del pasado?
—[J. López Díaz] San Josemaría se
caracteriza por haber enseñado
“una auténtica espiritualidad laical”,
como afirma en el libro de Conversaciones (n. 21). Su doctrina espiritual impulsa a los laicos a responder a la llamada universal a la
santidad y al apostolado en la vida
profesional, familiar y social, no “a
pesar” de esas ocupaciones, como
si fueran un obstáculo, sino a través de ellas, porque son camino de
santificación, como resulta patente
en la vida de Jesús en Nazaret.
—Entonces, ¿qué relación tiene
su enseñanza con la de quienes le
han precedido?
—[J. López Díaz] El mensaje de san
Josemaría está dentro de la gran
tradición de los maestros de vida
espiritual, desde san Bernardo,
por ejemplo, a santa Catalina de
Siena, o de Santa Teresa de Jesús a
san Francisco de Sales y a santa Teresa de Lisieux…., pero posee una
personalidad teológica propia. No
“adapta” las espiritualidades religiosas a la vocación laical, sino que
recupera para esta última diversos
elementos comunes del espíritu
cristiano que ya vivían los primeros fieles, pero que con el paso de
tiempo se habían materializado y
conservado fundamentalmente en
la vida religiosa −desde los aspectos
más básicos como la entrega total a
Dios, hasta ciertas prácticas de vida
cristiana como la oración mental−,
configurando de modo nuevo los
temas clásicos de los que se han
ocupado los grandes maestros espirituales. Por ejemplo, cuando habla de vida contemplativa, enseña
que es posible ser contemplativos
en medio del mundo; cuando se refiere a virtudes como la pobreza o
la humildad, enseña a vivirlas radicalmente de acuerdo con la condición secular y laical; etc.
Pero además, en su enseñanza pasan a primer plano una serie de temas propios de la condición laical y
secular que antes estaban ausentes
o difuminados. Por ejemplo, cuando comenzó a predicar su mensaje
se encontró –cito sus palabras− con
“un paréntesis de siglos, inexplicable
y muy largo, en el que sonaba y suena
esta doctrina a cosa nueva: buscar la
perfección cristiana, por la santificación del trabajo ordinario, cada uno a
través de su profesión y en su propio
estado”. Por eso solía decir que el
mejor modo de comprender su enseñanza era pensar en los primeros
cristianos, que buscaban la santidad y llevaban a cabo la misión
apostólica en la vida cotidiana civil
y secular. Este es el precedente más
claro de su mensaje.
—¿Quiénes son los destinatarios
de la enseñanza de san Josemaría? ¿A quiénes se dirige?
—[E. Burkhart] El mensaje de san
Josemaría es universal. Cualquier
fiel cristiano e incluso cualquier
persona de buena voluntad puede
sacar provecho de sus enseñanzas.
Los que no sean creyentes podrán
apreciar los valores humanos, la
defensa de la libertad, el empeño por el progreso, la justicia y la
paz…, aunque no percibirán su fundamento más profundo mientras
no se abran a la fe en Jesucristo.
Los católicos tendrán ocasión de
experimentar la fuerza de la llamada universal a la santidad y al
apostolado en la Iglesia, y se verán
Imagen de san Josemaría Escrivá en el exterior de la basílica de San Pedro
Palabra, Junio 2013 | 55
Entrevista
impulsados a seguir a Cristo, cada
uno por el camino de su vocación
personal. Pero quienes se sentirán
más directamente interpelados son
los laicos y los sacerdotes seculares,
pues a ellos se dirige derechamente
san Josemaría.
—¿Cuáles son los elementos que
definen el estudio teológico que
han realizado ustedes?
—[J. López Díaz] Lo más característico son las fuentes, la perspectiva y
el esquema. Por lo que se refiere a
las fuentes, hemos podido emplear
todos los escritos que san Josemaría ha redactado para transmitir
su enseñanza, así como los textos
procedentes de la predicación oral,
también aquellos que están en vías
de publicación por parte del Instituto Histórico San Josemaría Escrivá.
En cuanto a la perspectiva, diré
solamente que hemos usado la llamada “perspectiva de la primera
persona” porque queríamos hablar
de las acciones que constituyen la
vida espiritual, vistas no desde fuera sino desde el sujeto que actúa.
El esquema ha surgido de la misma
enseñanza de san Josemaría, que
habla de un “fundamento” de la vida
cristiana (el sentido de la filiación
divina), de un “eje” (la santificación
del trabajo profesional) y de un fin
último (que expresa de diversos
modos como, por ejemplo, la santidad y el apostolado). Vimos que en
torno a estos tres elementos se podían agrupar todas sus enseñanzas
–todos los aspectos de la existencia
de un cristiano− y así lo hemos hecho.
—¿Por qué apenas hacen referencia al Opus Dei?
—[E. Burkhart] En estos volúmenes
no se habla del Opus Dei como institución, es decir, como Prelatura
personal, pero se habla constantemente del espíritu del Opus Dei,
que es la enseñanza de san Josemaría. Lo hemos hecho así porque su
mensaje no es sólo para los fieles
del Opus Dei, sino para cualquier
fiel corriente o sacerdote secular.
En el Opus Dei se intenta vivir fielmente la enseñanza recibida del
fundador y se procura difundirla,
sabiendo que está destinada a una
multitud de personas.
56 | Palabra, Junio 2013
—¿Cómo se ha organizado el análisis de los
diversos textos de san
Josemaría?
—[J. López Díaz] Los tres
volúmenes corresponden a las tres partes del
esquema al que me he
referido antes. Hay una
Primera Parte sobre la
finalidad última de la vida
cristiana que san Josemaría describe en un
texto muy bello: “Hemos
de dar a Dios toda la gloria
(…). Y por eso queremos nosotros que Cristo reine, ya
que (…) por Él, y con Él, y
en Él, es para ti Dios Padre
Omnipotente en unidad del
Espíritu Santo todo honor
y gloria. Y exigencia de su
gloria y de su reinado es que
todos, con Pedro, vayan a
Jesús por María”.
Para san Josemaría, Ernst Burkhart
dar gloria a Dios se traduce en ser contemplativos en medio del mundo; buscar “sentido de la filiación divina” como
que Cristo reine significa ponerle fundamento de la vida espiritual.
en la entraña de la actividad pro- Esta enseñanza característica de san
fesional, unida a la vida familiar y Josemaría fue fruto de una moción
social; y querer que todos, con el interior del Espíritu Santo que le
Sucesor de Pedro, vayan a Jesús por llevó a sentirse no sólo “otro Cristo”
María, es edificar la Iglesia por la sino “el mismo Cristo”, ipse Christus,
santificación personal y el aposto- como san Pablo cuando afirmaba:
lado, que se resume en hacer de la “No soy yo el que vive, es Cristo quien vive
Santa Misa el centro y la raíz de la en mí” (Ga 2, 20). Saborear esa realipropia vida o, lo que es lo mismo, dad, apoyarse en ella, da una nueva
perspectiva a los sucesos, hace ver la
en hacer del día “una misa”.
Se trata, en definitiva, de tres mano amorosa de Dios Padre detrás
expresiones del fin último que, de todo, llena de alegría el vivir, estijuntas, componen la riqueza ence- mula la audacia apostólica…
Después se habla de la libertad
rrada en esa finalidad. Permítame
concluir haciendo notar la presen- cristiana que nace de la adopción
cia de María en la finalidad última, sobrenatural (la “libertad de los hijos
tal como la describe san Josemaría, de Dios”). El gran espacio que dey que esto significa que en la vida dica san Josemaría a este tema en
del cristiano la Santísima Virgen su predicación es también un sello
ha de estar “en todo y para todo”, propio de su mensaje, cargado de
como decía el venerable Álvaro del implicaciones: desde la espontaPortillo, poniendo de relieve el pro- neidad en la relación con Dios hasfundo carácter mariano de la ense- ta la convicción de que no hay dogmas en las cuestiones temporales,
ñanza de san Josemaría.
y de que el pluralismo de opiniones
—En la Parte Segunda de esta e iniciativas es algo no sólo toleraobra se habla de filiación divina y ble, sino necesario para santificar
el mundo desde dentro, que es la
de la libertad del cristiano…
—[E. Burkhart] El segundo volumen misión de los laicos.
El segundo volumen se cierra
trata, en efecto, de la perfección
del cristiano. Se habla ante todo del con un extenso capítulo sobre el
amor y las demás virtudes de los
hijos de Dios, los dones y frutos del
Paráclito. En todos los temas se manifiesta la luz que recibió san Josemaría en 1928.
—Los temas de la Parte Tercera,
que se acaba de publicar, parecen
los más prácticos.
—[J. López Díaz] En cierto sentido
es así, porque se estudia cómo se
realiza todo lo anterior en el camino de la vida presente. Se habla primero de la santificación del trabajo
profesional y de la vida familiar y
social. Nos encontramos aquí ante
el “eje” de la enseñanza de san Josemaría. Después se explica que
en la vida cristiana es necesario el
esfuerzo, la lucha interior, porque
el camino de santificación se ha
puesto cuesta arriba como consecuencia del pecado. Por último se
considera que el cristiano dispone
de unos medios para recorrer su
camino de santificación y de apostolado, medios sobrenaturales y
humanos que san Josemaría resume en un “plan de vida espiritual”.
—Hay un epílogo sobre la “unidad de vida”. ¿En qué consiste?
—[E. Burkhart] Es un concepto que
resume de algún modo la enseñan-
Javier López Díaz
za de san Josemaría. Si procuro actuar siempre para dar a Dios toda
la gloria, mi vida se ordena, se jerarquiza, todo acto se encuadra en
el proyecto de una existencia que
no busca otra cosa que agradar a
Dios. De esta unidad del fin deriva
también la crecimiento en la unidad interior del cristiano –unidad
entre sentimientos, voluntad y razón–, que le ayuda a actuar siempre coherentemente con su fe, sin
miedo al “qué dirán”, sin dejarse
dominar por un ambiente quizá
hostil. Quien vive la unidad de vida
es un hombre o una mujer “de una
pieza”, como gusta decir san Josemaría.
—Una pregunta sobre una cuestión particular, ¿qué significa
ser contemplativo en medio del
mundo?
—[J. López Díaz] La contemplación
es la oración más sencilla, una oración sin palabras que resulta posible cuando el amor es intenso. Es
un don que el Señor puede conceder a quien no pone obstáculos –las
distracciones, los pensamientos
centrados en uno mismo, la dispersión de los sentidos….– y cultiva
la presencia de Dios, con la ayuda
de su gracia. Entonces se está pendiente de Él en todo
momento, realizando con perfección los
propios deberes, también cuando se trata
de actividades que requieren toda la atención de la mente. Una
persona enamorada
puede tener presente
a quien ama sin dejar
de poner atención en
lo que hace. Para san
Josemaría, no se trata
sólo de rezar mientras
se trabaja (lo cual está
muy bien, si el trabajo lo permite) sino de
convertir el mismo
trabajo en oración, y
en oración contemplativa.
—¿Por qué insiste
san Josemaría en la
“lucha” del cristiano?
Parece un tema que
había desaparecido de la literatura espiritual de nuestro tiempo…
—[E. Burkhart] La santidad es una
meta preciosa –¡qué puede ser más
atractivo que tener en cierto modo
el cielo ya en la tierra!–, pero no se
alcanza sin la gracia de Dios, a la
que hay que corresponder libremente. Y esta correspondencia implica una lucha incesante contra la
inclinación al mal que todos arrastramos como consecuencia del pecado original.
Efectivamente, es un tema del
que hoy día apenas se habla. Hicimos un descubrimiento curioso
precisamente al trabajar en el capítulo sobre la lucha cristiana. Al
revisar la literatura teológica que
se ocupa de la ascesis cristiana,
vimos que a partir de la mitad de
los años 60 el número de títulos
había descendido vertiginosamente: de varias docenas a sólo
tres o cuatro.
Pero quien lee el Evangelio, se da
cuenta enseguida de que aquí hay
algo que no va bien. San Josemaría
lo detectó con clarividencia. “Este es
nuestro destino en la tierra” –dice, ya
casi al final de su vida–, “luchar por
amor hasta el último instante. Deo gratias”. La lucha del cristiano –contra
el diablo, el “mundo” y la “carne”,
como dice a veces con la tradición
espiritual de la Iglesia– es para él,
como esas mismas palabras expresan, una lucha por amor, esperanzada, alegre. Enseña un “ascetismo
sonriente”.
—Para ustedes, que lo han conocido personalmente, ¿qué significa san Josemaría?
—[E. Burkhart y J. López Díaz] Más
que un maestro extraordinario, ha
sido un padre del que se ha valido
el Señor para entrar a fondo en
nuestras vidas. Además de enseñarnos con su palabra, sus escritos
y su ejemplo, nos ha dado el calor
de un corazón enamorado de Dios.
Le hemos conocido y querido, y deseamos que muchas otras personas
descubran el camino de santificación que el Espíritu Santo ha abierto sirviéndose de san Josemaría, y
que experimenten la amabilidad de
su trato y la eficacia de su intercesión. n
Giovanni Tridente (Roma)
Palabra, Junio 2013 | 57
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01/04/2013
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Los primeros cristianos, alma del mundo pagano
***Segue il testo in originale
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La iconografía del arte cristiano
***Segue il testo in originale
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01/04/2013
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01/05/2013
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De la convicción a la actividad política: la coherencia cristiana
***Segue il testo in originale
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Con el Papa en Aparecida
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- 136/144 -
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El legado litúrgico de Benedicto XVI
***Segue il testo in originale
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01/05/2013
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Gestos y mímica. La retórica del arte
***Segue il testo in originale
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WASHINGTON POST
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Can Pope Francis finish the job that Benedict began?
By Robert A. Gahl J.r., Published: May 7, 2013 at 4:24 pm
In October of 1999, at the end of a meeting of departmental chiefs in the Vatican, I confronted Cardinal Joseph
Ratzinger and challenged him. The meeting was meant to discuss available options for dealing with the alreadyburgeoning international crisis of sexual abuse. Everyone in that room aimed for justice, especially for the victims, but
also for the accused. Ratzinger was leading the curial push to decisively deal with perpetrators who were still a threat
because of some weak-minded administrators and their policy to move criminals first to treatment and then back into
ministry.
I had been invited by the Congregation for Clergy to present an ethical analysis of the extrajudicial, administrative
practices used by the church to prosecute cases of clerical sexual abuse. At that meeting, I highlighted the risks of
violating the natural right to a fair trial. The cardinals expressed differences of opinion regarding their concern for the
rights of the accused and the terrible wounds of the victims who had been abused by those whom they had held in
sacred trust. Despite his gentleness, Ratzinger demonstrated deep determination to satisfy justice.
Ratzinger did not aim for a middle place between the competing interests of the victims and of the accused, but to
ascertain the truth, reach a verdict, and impose a just penalty, all while doing everything possible to heal the victims
and repair the damage done to the church and society. After noting my concern for judicial due process, he indicated
his unshakeable commitment to do everything possible to root out abusive clergy, fully cognizant that he could be
criticized by canon lawyers for eliminating traditional steps in ecclesiastical trials designed to protect the rights of the
accused.
That moment in 1999 was an emergency. The problem was even worse than it appeared. First under John Paul,
Ratzinger drafted new norms, extended statutes of limitations, and even offered dispensations from the retroactive
statutes of limitations in the case of the most grievous crimes committed against minors.
Once elected pope, Benedict continued the reform. He revised the church’s penal law and sharpened its teeth to make
sure that no criminal could evade sanction. He created tribunals, met with victims and purified the ranks of clergy from
those who might hurt the young. He held judicial trials and removed more than a 1,000 from the priesthood and
several from the episcopacy. Towards the end of his papacy, in 2010, Benedict again reformed church law to
empower a tribunal to hear cases brought against bishops and cardinals.
Benedict is rightly known for uplifting men and women of good will by preaching that God is love and Jesus is divine
Logos incarnate. Benedict also taught about the dark side of humanity. “Evil,” he once stated “draws its power from
indecision and concern for what other people think.” He had experienced the malignancy of the Nazi regime and
reconfirmed his commitment to sweep out the filth from the Bride of Christ.
Upon retirement, Benedict explained that he no longer enjoyed the needed vigor, of body and spirit, to govern the
church. He stepped aside so that a younger man might continue the task and follow through with reform of church
governance.
Now, the world observes the eloquent gestures in these first few weeks of Pope Francis, while wondering whether the
new pope will continue Benedict’s reform. Francis has already shown the world the Christ-like characteristics that the
cardinals, inspired by the Holy Spirit, had been seeking for the new pope.
In his third tweet, Pope Francis stated: “True power is service. The pope must serve all people, especially the poor,
the weak, the vulnerable.” And when archbishop in Buenos Aires, Bergoglio commented on the responsibility of
bishops regarding priests who have committed sexual abuse. “You must never look away” he said. “You cannot be in
a position of power and use it to destroy the life of another person.” It would be a mistake, he added, to put the
church’s reputation first, in a “corporate spirit … to avoid damaging the image of the institution.”
After meeting for the first time with Archbishop Mueller, the head of the Vatican’s office responsible for prosecuting
culpable clerics, whether priests, bishops, or even cardinals, Francis publicly confirmed his commitment to continue
Benedict’s efforts to protect minors, assist victims of abuse, prosecute criminals according to due process, and to help
bishops’ conferences around the world to implement the “necessary directives in this area that is so important for the
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WASHINGTON POST
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07/05/2013
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www.washingtonpost.com/blogs/on-faith/wp/2013/05/07/can-pope-francis-finish-the-job-that-benedict-began/
church’s witness and credibility.”
Cardinals have confided that when deliberating in the Sistine Chapel, they were looking for a pope who could lead a
reform of the Vatican while continuing Benedict’s policy of zero tolerance for sexual abuse. Benedict’s new laws
specify how to satisfy justice and guarantee accountability within the church by bringing to trial even the highest
ranking clerics accused of abuse of power, whether by sexual or financial crimes. In a mystical apparition, Jesus told
St. Francis of Assisi to repair his church. All signs point to a Pope Francis ready to keep cleaning the house of God.
Rev. Robert A. Gahl, Jr. is Associate Professor of Ethics at the Pontifical University of the Holy Cross.
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PALABRA
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Esperanza y memoria
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01/06/2013
PALABRA
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Catequesis con arte
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01/06/2013
L’OSSERVATORE ROMANO
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20/06/2013
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2FDetail&last=false=&path=/news/vaticano/2013/inglese/142q13-Pope-Francis-at-100--days-.html&title=More%20than
%20words&locale=en
More than words
Late on the rainy March evening of Pope Francis’ election, I took a cab home from St Peter’s Square and had the first
of what would become a long string of similar conversations with taxi-drivers, shopkeepers and total strangers on the
streets of Rome. It was as though the cabbie had fallen in love at first sight, despite the fact that he hadn’t actually
seen the new pope yet — he was working when Francis first appeared on the balcony, winning over the hearts of the
crowd with two very ordinary words, “buona sera,” and one extraordinary gesture, bowing in silence after asking the
crowd to pray for him. But my cabbie was receiving, on his phone, a play-by-play commentary from his wife who was
watching the scene on television at home, and she was in tears. That night, the reaction of the cab-driver and his wife
was repeated all over the globe.
Why do people experience this warm and immediate connection with Francis? What accounts for the overwhelming
crowds around St Peter’s at the Wednesday audience and the Sunday Angelus?
Without question, Francis has his share of pithy picturesque expressions — shepherds ought to smell like they’ve
been with the sheep! — and a clear-sighted, no-punches-pulled bluntness that was already evident in his first homily,
to cardinals in the Sistine Chapel on 15 March, when he said: “When we walk without the Cross, when we build
without the Cross, and when we profess Christ without the Cross, we are not disciples of the Lord. We are worldly, we
are bishops, priests, cardinals, Popes, but not disciples of the Lord.”
What is most distinctive, however, is not actually his powerful clarity or skillful turns of phrase. After all, Benedict XVI
was also an excellent communicator, capable of speaking forcefully about cleansing the “filth” from the Church, able to
give amazingly cogent, off-the-cuff remarks and even catchy, easy-to-grasp sound bites like “The Church is alive, and
the Church is young.”
Yet, despite the fundamental continuity in content, people sense a change. Whereas Benedict was content to let his
words speak for themselves — one of his many forms of humility — Francis communicates at another, more personal
level. With Benedict, the message was always clear, but the messenger was self-effacing. What you find with Francis
is a tendency to ad-lib, to spontaneously depart from a text and rephrase it so as to make the point hit home, or else to
invite the public to lend their voice in assent. As a consequence, with Francis, the message tends to become, in a
way, a personal plea. The words and ideas do not simply speak for themselves but become part of a personal
encounter.
Without making himself the center of attention, without any self-consciousness, he allows himself to be himself. We all
know he loves the Argentinian soccer team, San Lorenzo. Not long ago, as he was waving to people from the popemobile in St Peter’s Square, when he caught sight of a San Lorenzo fan and quickly signaled 3-0 — the score of San
Lorenzo’s latest victory — and then, without missing a beat, resumed waving to the rest of the piazza. Clearly he is a
man comfortable in his own skin, whose naturalness sets others at ease and attracts them.
Francis communicates with more than words. Stopping to pay his bill at the Casa del Clero the day after his election
was an eloquent expression of personal responsibility and of reluctance to accept privileges or special treatment.
Living in Casa Santa Marta expresses a similar message, along with a hunger for Christian fraternity and fellowship.
By spending time hearing confessions in the first Roman parish he visited, Francis sent priests everywhere a clear
signal about the importance of this sacrament in parish life. Indeed, teaching by example, Francis is fast becoming a
model for pastors everywhere. The vast majority of priests could scarcely dream of imitating the scholarly brilliance of
Benedict, but Francis’s example of outgoing charity and direct evangelical simplicity is accessible to all.
With time, it may well become evident that, in the successive papacies of Benedict and Francis, the Holy Spirit has
provided the Church with an exceptionally powerful “1-2 punch” of theory and praxis.
So far, the spring of Pope Francis has been a sun-filled period for the Church. Many say that, surely, the rains will
come. Fortunately, we have some idea of how Francis will respond. One of the already-indelible images of this new
papacy is of one Wednesday audience: in the pouring rain, a lone white figure standing out above a immense, motley
sea of umbrellas, both black and brightly-colored — the successor of St Peter, the shepherd without an umbrella,
drenched and smiling, forgetting about himself with an infectious joy that made his flock forget the rain.
Fr John Paul Wauck, Professor of Social Communications at the Pontifical University of the Holy Cross, Rome
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L’OSSERVATORE ROMANO
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%20words&locale=en
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